venerdì 30 settembre 2022

"E' stata la mano di Dio" (Spiegazione titolo)

 Il titolo dell'ultimo film di Sorrentino sebbene sembri avere connotazioni esclusivamente religiose, è riferito ad un momento sportivo, calcistico più esattamente, ben preciso, accaduto ormai quasi 40 anni fa.

Nel 1982 si combattè per pochi mesi una guerra tra la Gran Bretagna e l'Argentina per il dominio di alcune isole, denominate Falkland, o Malvinas secondo la dicitura spagnola.
Questo creò tensioni politiche e sociali tra i due paesi, e tra i due popoli ovviamente, che naturalmente si riversano in parte anche negli eventi sportivi. Fu cosi che la partita di calcio, del mondiale del 1986 tra Argentina ed Inghilterra, fosse particolamente sentita, ed avesse in parte connotati extracalcistici.
 
 
Durante i minuti di gioco Diego Armando Maradona segnò un gol molto discusso, perchè visibilmente realizzato con la mano, la palla infatti stava spiovendo in area di rigore dall'alto, e lui, di statura minuta, riusci a toccarla prima del portiere dell'inghilterra. Gli stessi compagni erano dubbiosi se esultare per un gol cosi palesemente irregolare, ma come dichiarò successivamente lo stesso Maradona, fu lui ad incitarli a farlo subito, perchè la scena sembrasse più regolare possibile agli occhi dell'arbitro, che infatti, convalidò la rete.

E fu proprio un'altra dichiarazione di Maradona a fine partita a coniare l'espressione del titolo del film, egli infatti disse che il gol era stato realizzato anche grazie alla mano di Dio.


mercoledì 28 settembre 2022

Apri gli occhi (1997) #Recensione

 "Apri gli occhi" è il titolo, frutto della semplice traduzione letterale, con cui è stato distribuito in Italia il film spagnolo del 1997 "Abre los ojos", con coprotagonista Penelope Cruz, nei panni di Sofia. 

Il film ebbe un enorme succeso al botteghino in Spagna e generò 4 anni dopo un remake Hollywoodiano, dal titolo "Vanilla sky".

Per entrambe le pellicole la trama è identica, tanto che la stessa Penelope Cruz, riprese lo stesso ruolo, mantenendo anche il nome del personaggio.

La storia è quella di un giovane arrivato ed arrivista, che perde tutto in un incidente stradale provocato volontariamente da una sua amante innamorata di lui. Si ritrova in seguito a dover lottare con la propria immagine, quella fisica non quella nella società, compromessa dal proprio volto sfigurato. Il film salta spesso da sogno a realtà, ed è questo uno degli elementi che tiene lo spettatore più attento, il dubbio di cosa sia reale e che cosa no.

E' impossibile non fare raffronti tra le due pellicole, dove balza subito all'occhio la differenza di budget e la differenza di intenti. L'originale ha meno elementi di spettacolarizzazione, come per esempio inseguimenti, ed è più incentrato sul dare valore solo a trama e dialoghi, probabilmente anche magari costretto dal budget inferiore.

I due film comunque risultano fin troppo simili, tanto da far apparirne una copia più che una rivisitazione, per quanto riguarda Vanilla Sky. 

Il doppiaggio in Italiano dell'originale è tutt'altro che ben fatto, ed anche la qualità video se pur abbia quasi 25 anni, è abbastanza scadente. (anche su siti in streaming come PrimeVideo)

E per quanto rifare un film stia a rappresentare un po' di arroganza e la presunzione di credere di saperlo fare meglio, è difficile non concordare con gli americani (che hanno realizzato un remake peggiore) che la trama in questione avesse un ottimo potenziale, in parte inespresso nella versione originale.

Il risultato è un buon film, che comunque lascia con l'amaro in bocca per certe parti tirate via ed altre che sembrano inserite a forza, che vuole trattare un sacco di argomenti e non ne sviscera completamente e degnamente nessuno. 

Concludendo con un ulteriore raffronto tra i due, è di gran lunga migliore il finale dell'originale, è spiegato, è comprensibile, è congruo, e riesce ad emozionare leggermente di più.

domenica 25 settembre 2022

Amy (Amy Winehouse) - 2015 #Recensione

 "Amy" è un docufilm, sulla vita della cantante britannica Amy Winehouse. Unisce spezzoni di riprese amatoriali fatte dagli stessi protagonisti, ad immagini della tv pubblica, misti a filmati di altri documentari riguardanti la cantante. 

La trama è semplicemente ed ovviamente quella della sua vita, ma è decisamente avvincente. Afflitta da alcune turbe psichiche fin da giovane età, esse sfociano in comportamenti estremi, riguardanti le droghe, l'alcol, le relazioni, ed un po' tutti i campi e gli aspetti della vita che ella si trova a dover affrontare. Di sottofondo però rimane una passione sconfinata per la musica, particolarmente per quella Jazz, ed un talento eccezionale, oltre quello che il mondo le ha visto mostrare come artista che a tratti è passata più come Pop, che altro.

L'argomento potrebbe non essere di interesse per molti, e si potrebbe anche definirlo oggettivamente come non di cultura generale, per non parlare di coloro i quali non abbiano apprezzato la musica dell'artista quando era in vita, o non sopportassero i suoi eccessi, proprinati con gran piacere dai media.
Tuttavia il documentario è davvero interessante, sorprendente a tratti, ben pensato e ben fatto. Tutti gli elementi audio e video sono amalgamati bene tra loro, e non fanno mai scemare l'attenzione nonostante siano più di due ore di "film". La parte musicale è presente, ma non eccessiva e mai invadente, lo si può guardare anche non conoscendo nemmeno il nome delle sette note. Il carattere, la personalità, il carisma della cantante sono ben mostrati, presumibilmente in quasi tutte le loro sfaccettature e certamente nelle loro contraddizioni. Si parteggia per lei, nonostante la maschera di sbruffonaggine, gli eccessi, e le mancanze di rispetto. 
 
Si riesce bene a capire quanto fosse circondata da persone, escluse le amiche strette ed alcuni collaboratori musicali, che hanno cercato di trarre un qualche vantaggio da lei, come persona e come personaggio pubblico, soprattutto dal lato economico. Alcuni di loro, ben da prima che diventasse famosa. 
 
In sostanza è un'opera ben fatta, che non tratta soltanto la singola vita di un artista, ma il rapporto conflittuale, che spesso si può avere nella vita, con la famiglia, gli amici, i partner, anche quando si vuole loro molto bene. La frase per spiegare tutto questo in generale, ed anche il suo caso specifico, è "You always hurt the ones you love" (Ferisci sempre chi ami), che da il titolo ad una delle sue canzoni. (La frase non è attribuibile a lei ovviamente, ed era gia stata ripresa da altri artisti).

martedì 20 settembre 2022

Freaks out - (Spiegazione titolo)

"Freaks out" è un film italiano del 2021 che non ha riscosso particolare successo, volendo riassumerne il risultato essendo magnanimi.

Il titolo è apparso da subito un po' stonante, sia con la produzione italiana appunto, che con la semplicità di comprensione che i titoli spesso cercano di avere, ma è in verità perfettamente calzante con l'opera ed anche un decente gioco di parole.

L'espressione viene dall'inglese, più specificamente trattasti di un "phrasal verb" che esprime il concetto di impazzire, nel gergo giovanile potrebbe essere l'equivalente di "smattare", che raffigura ancora meglio il concetto. Ma tale espressione essendo formata dalle parole "Freaks" (mostri) e "out" (fuori), può anche significare, se presa più letteralmente, "i mostri che se ne vanno all'esterno", che è poi esattamente quello che succede nel film, questi "mostri" non fanno altro che lasciare la loro comfort zone, ossia il circo dove lavorano, per esplorare il mondo esterno alla ricerca di... beh, questo è un po' troppo rilevatorio.:).

Quindi un titolo dal doppio significato, che in entrambi i casi racchiude aspetti rilevanti dell'opera. Per inciso i mostri non sono veri e propri mostri, ma nemmeno la parola "Freaks" in inglese è quasi mai usata per indicare mostri veri e propri, più spesso è soltanto un modo per appellare qualcuno che appaia "strano" socialmente per qualche ragione.

mercoledì 14 settembre 2022

Kadaver (2020) #Recensione

 Kadaver è un film norvegese del 2020, e vista tutta la eccellente produzione cinematografica recente proveniente dal nord Europa, potrebbe far pensare ad un'altra pellicola ben fatta e da consigliare, non è cosi.

Kadaver è un ammasso di generi, stili, concetti, obiettivi, atmosfere, assembrati tra loro in una vera accozzaglia mal riuscita, che lo rende quasi impossibile da apprezzare, se non per lo sforzo realizzativo, che comunque doveva essere maggiore per avere una resa ottimale.

Il titolo stesso, invariato nella versione originale, è fuorviante, non trattandosi specificamente ne di un film troppo splatter, ne di uno incentrato troppo su figure come cadaveri ambulanti stile zombie.

La costumistica e soprattutto le scenografie sono invece ben fatte, pertinenti ed a tratti intriganti, anche le parti in C.G.I. 

 
La trama è al limite dell'incomprensibile, si parte da uno scenario apocalittico per finire sulla famigliola che ancora regge grazie al vicendevole amore, per passare dalle allucinazioni del figlio, fino a quelle della madre, sfociando in una cena in un castello che sconfina costantemente, e malamente, tra reale e fittizio, condita con un continuo e spesso immotivato overacting. In aggiunta vi è la costante di non saper dove voglia andare a parare il film stesso, e non nel senso buono di non riuscire a prevederne il finale, nel vero senso che non è mai chiaro quale sia l'obiettivo stesso di certe scene, nè prima nè durante la loro attuazione. 

In sostanza è un film per tutti e per nessuno, un film che ha del buono e che aveva un potenziale enorme, perchè molte delle idee al suo interno potevano davvero far nascere un'opera eccezionale. 

La stessa cena/spettacolo di teatro al castello, dove solo una maschera decreta chi sia attore e chi commensale, è sulla carta un'idea fantastica, con mille porte apribili, figurativamente e letteralmente, ma si perde, si perde completamente e stupidamente persino dietro all'infrangimento delle proprie stesse regole, come quella del "tutto quello che vedrete è finzione", ben pensata e mal rispettata.

lunedì 12 settembre 2022

Paura e delirio a Las Vegas (1998) #Recensione

Uscito solo due anni dopo l'eccezionale Tranispotting, il film ne paga il valore inferiore un po' sotto tutti i punti di vista, ed è impossibile non paragonarli. A non giovargli è anche il fatto che il doppiatore dei rispettivi protagonisti sia lo stesso, una voce troppo nota per non associarlo mentalmente al ruolo di due anni prima.

 
La trama è quella di due sballati, in direzione Las Vegas con una macchina carica di ogni sorta di droga, ed altrettanto desiderosi loro stessi di provarne qualsiasi si presenti sul loro cammino. Sul loro cammino però in teoria ci sono una corsa di motociclette nel deserto, un servizio giornalistico da realizzare, un regolamento di conti, e molti altri elementi apparentemente stimolanti, che invece non aggiungono niente al fatto che nel film il concetto ripetuto fino alla nausea è che la droga faccia sudare e dia allucinazioni.

                                    

Come detto è impossibile non paragonarlo al quasi coetaneo Trainpotting, che risulta migliore come originalità, come scelte registiche, come profondità dei concetti e forza delle scene, ed in molti altri aspetti, tanto che il botteghino e la critica decreteranno proprio tutto il divario tra i due film appena descritto.

Tuttavia il cast è tra i più notevoli di sempre, nonostante i veri protagonisti sia "soltanto" Johnny Depp e Benicio Del Toro, hanno parti minori attori già al tempo di grosso calibro, come Cameron Diaz, Cristina Ricci, e Tobey Maguire.

In sostanza è un film molto psichedelico, certamente troppo per alcuni, che per chi riesca ad apprezzarlo regala effettivamente i tratti della commedia e del grottesco che vorrebbe esprimere, ma che difficilmente, indipendentemente da i temi trattati ed alcune scene da adulti, riesce ad essere per tutti.

venerdì 9 settembre 2022

I segreti della notte - 2020 #Recensione

 "I segreti della notte", titolo originale : "The night clerk", è un film americano del 2020 con Helen Hunt a rappresentare gli attori di primo livello, nella parte della madre di un ragazzo autistico, più specificamente affetto dalla Sindrome di Asperger, che per quanto risulti funzionale nella società, non riesce a soddisfare i propri bisogni, in particolare vengono presi in considerazione nel film quelli affettivi, sotto forma di sentimenti per l'altro sesso.

La trama è molto semplice, ma non poi cosi banale, egli piazza infatti delle telecamere nelle stanze d'albergo dove lavora e riguarda i filmati senza troppa malizia o perversione, ma per avere avere il tempo di decidere la risposta migliore da dare nelle interazioni con i clienti, e per imparare ad essere più pronto alla cosa in generale. Ovviamente lo fa tramite la ricerca di un meccanismo costante da poter applicare a tutte le risposte, come accade nei soggetti autistici.


 
Il titolo originale non svela molto sulla condizione del personaggio ne su i temi che la pellicola tratterà, quindi rimane inutilmente anonimo ed ermetico, ma fa meglio della traduzione/adattamento in italiano, che è una vera e propria stupidaggine, forse un "clickbait", che lo rende fuorviante ed enfatizzato, oltre che poco, davvero poco, pertinente.

Il film non ha ricevuto pareri troppo positivi da spettatori e critica, tuttavia ha molti aspetti salvabili e nel suo insieme non è faticoso od irritante da guardare.

Ha un passo lineare, scorre bene senza alti e bassi e senza far salire e scemare l'attenzione, ha vari momenti di buona recitazione, soprattutto dal personaggio di Andrea Rivera, interpretato da Ana De Armas, che ogni tanto si perde ma appunto fornisce a tratti una performance piuttosto credibile.

La trama come detto è essenziale, ed è stato uno dei punti più attaccati, ma lo rende per tutti e senza pretese e quindi non è stato un azzardo fallito malamente, al massimo un non azzardo.

Vi sono alcuni aspetti minori del personaggio principale e della sua condizione che non combaciano particolarmente con tratti classici di tale condizione, come il camminare sulle linee delle mattonelle, piuttosto inusuale per chi ha solitamente un discreto numero di compulsioni. Tuttavia, è proprio il lato del suo autismo, o meglio come venga rappresentato nel film, che da la quasi totalità del valore all'opera.

Una volta iniziata infatti, sembrava una pellicola insipida destinata ad andare a peggiorare, è invece proprio l'accuratezza con cui è stato raffigurato lo spettro autistico, ed il modo in cui viene mostrato come in tali soggetti la verità sia sacra, tanto da avere un valore più alto di tutto, persino dell'amore, cosa impensabile ed insospettabile da parte di una persona "sana", che lo ha reso un film accettabile.

mercoledì 7 settembre 2022

Freaks out (2021) Recensione

 Sono rari i film che riescono ad essere eccellenti sotto un po' sotto tutti gli aspetti, altrettanto rari sono quelli che falliscono in tutto, e questo è uno di quest'ultimi.

La trama è quella di alcuni "mostri", o meglio umani con superpoteri che a loro dire sono invalidanti, finiti a lavorare per vari circhi ai tempi della seconda guerra mondiale. La scomparsa di un membro del loro gruppo fidato di amici, li porta ad imbarcarsi nel rischioso compito della sua ricerca, alcuni volenti altri nolenti. Il resto è un urlio, un caos nemmeno realmente caotico ed una serie di battute, scenette e situazioni già viste e riviste, e riviste.

Fallisce la trama, davvero troppo semplice, da cartone per bambini, fallisce enormemente il grottesco e l'umorismo, l'accento romanesco appare fin troppo forzato in alcune scene e decisamente sovrautilizzato nel complesso. Fallisce la recitazione, un po di tutti, a tratti decenti e convincenti, ma in sostanza sempre viziati dallo spesso presente overacting italiano, più da teatro che da cinema.

Fallisce la ricerca del mantenere l'attenzione dello spettatore con ogni sorta di elemento cinematografico immaginabile, dal trucco, agli effetti speciali, dalle esplosioni alle scene di sesso accennate. C'è tutto in questo film, ed è tutto poco avvincente. 

Si salva l'attore Franz Rogowski (che interpreta un personaggio di nome Franz, l'omonimia è casuale), per una ottima performance recitativa, per una ottima presenza scenica e per l'aver interpretato un personaggio calzante e ben scritto.

Il resto, è impossibile da non sconsigliare. Il risultato del botteghino, dai 13 milioni spesi ai soli 2 incassati, è solo uno dei segnali che indicano di starne alla larga. Quasi 2 ore e 30 minuti di eccessi visivi, recitativi e stilistici in generale, tutto per creare un caos, che alla fine risulta soltanto pedante e che non comunica niente.

giovedì 1 settembre 2022

Thirteen lives #Recensione

 "Thirteen lives" (Titolo invariato nella versione distribuita in Italia), è un film del 2022, diretto da Ron Howard che raramente toppa nelle sue opere, ed infatti anche in questo caso, è stato un ottimo lavoro. 

La trama è basata sui fatti reali accaduti pochi anni fa in una grotta della Tailandia, dove una squadra di calcio giovanile si addentrò per divertimento dopo un allenamento pensando di poterne uscire in poche ore come al solito, ma fu colta di sorpresa da una pioggia torrenziale, un inizio anticipato della stagione dei monsoni, che ne allagò parti bloccandoli all'interno. Partì dunque una disperata attività di soccorso, che coinvolse ben più risorse, persone, solidarietà ed umanità, di quanto si potesse immaginare.

Il film è davvero ben fatto sotto tutti i suoi aspetti, è coinvolgente, per tutta la sua durata, senza far rifiatare per un costante interesse nel sapere come andrà a finire. Scene, inquadrature, conversazioni, imprevisti, sono tutte rese bene e credibilissime a livello umano, senza spettacolarizzazioni inutili, nonostante i fatti lo avrebbero permesso. 

Il cast non sarà stato stellare sulla carta, ma la performance è stata eccezionale, Viggo Mortensen e Colin Farrell (nei panni di due sommozzatori giunti per prestare aiuto) hanno fornito una prestazione tanto reale quanto un attore possa raggiungere, coadiuvati da una altrettanto ottima performance di Joel Edgerton (anch'egli sommozzatore). A loro si sono aggiunti tutta una serie di attori meno conosciuti e comparse che hanno recitato in lingua Thai, che non hanno certo brillato ma che non hanno nemmeno abbassato rilevantemente il livello del film.

La storia va anch'essa commentata perchè non è soltanto trama in questo caso, è una vera e propria immersione in tutta una serie di eventi reali stupefacenti che si verificarono in quei giorni durante quel tentativo di salvataggio. Una costante del film (e dei fatti) da menzionare, è come dopo pochi minuti, e per ogni minuto successivo, sembra sempre che sià già stato detto tutto e non si capisce che cosa altro possa accaddere. Ovviamente come detto così non è, tutto scorre in maniera intrigante ed appassionante fino alla fine, fine che arriva dopo 2 ore e mezzo, che però non si fanno sentire sullo spettatore. 

In conclusione è un racconto ben riuscito, che ha reso tributo ad una storia sorprendente, alla quale (nella vita reale) hanno preso parte un quantitativo enorme di menti e competenze tecniche, che radunarle dovendole pagare invece che per loro stessa volontà, avrebbe richiesto una fortuna.

Un film per tutti, davvero tutti, senza violenza, crimini, esplosioni, armi, eccessi di recitazione, drammi gratuiti, spettacolarizzazioni inutili, suspence inappropriata, ma invece molto concreto, molto reale, molto umano.

Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.