venerdì 29 luglio 2022

La notevole fertilità del cinema danese contemporaneo

Il cinema danese ha contribuito rilevantemente alla cinematografia mondiale negli ultimi anni, e non sembra fermarsi la proliferazione delle pellicole di successo che riesce e a sfornare. Forse quel marcio ipotizzato da Shakespeare ha finalmente trovato la sua via di espressione.

In particolare è la presenza di registi provenienti da quella piccola penisola nord-europea che riescono a finire per affermarsi a livello mondiale, che sorprende.

Su tutti certamente Lars Von Tier, (nome d'arte di Lars Tierer), che non avrebbe bisogno di presentazioni, ormai alla ribalta da anni, non tanto per aver lanciato il Dogma95, un movimento cinematografico che si basava sui canoni classici della recitazione, senza effetti speciali per intenderci, quanto per pellicole di successo realizzate anche nell'ultima decade, come Melancholia, o la molto provocatoria Nymphomaniac, ed ovviamente la più datata, Dancer in the dark, che ricevette una candidatura agli oscar come miglior canzone.

Ma vi sono anche altri registi, più giovani, che si sono fatti apprezzare in questi ultimissimi anni.

Il primo è Gustav Moller, anch'egli regista e sceneggiatore, che con il suo Den Skyldige (Il Colpevole), film del 2018, ha dimostrato come si riesca con pochissime risorse, ma con un'idea interessante e le capacità per svilupparla in maniera semplice e coinvolgente, a tenere lo spettatore incollato allo schermo, desideroso di vedere come vada a finire una storia, che di fatto, nemmeno sta vedendo ma gli viene principalmente soltanto raccontata dal protagonista, tramite le telefonate che riceve un centralinista della polizia di Copenhagen. Il film fu candidato all'oscar nel 2019 come miglior film straniero.

 
Nel 2020 è la volta di Thomas Vinterberg e del suo Druk (Un'altro giro) candidato anch'esso all'oscar ma stavolta vincitore come miglior film straniero, oltre alla sua candidatura personale che non gli ha poi fruttato la statuetta, come miglior regista. Anch'egli regista e sceneggiatore, classe 1969, quindi sentiremo sicuramente parlare ancora di lui in futuro.

Il 2021 è stato l'hanno di Flee, documentario misto tra animazione e filmati d'archivio, che ha portato sul grande schermo temi come l'omosessualità, l'immigrazione, la famiglia, tutti vissuti attraverso gli occhi di un giovane rifugiato afgano, costretto a lasciare il proprio paese, ma che riuscirà ad affermarsi lavorativamente in Europa e nel mondo, continuando però purtroppo a portare con se tutte le ferite morali di innumerevoli vicissitudini, perdite di affetti e rimpianti. Anche questo film è stato candidato a 3 premi oscar, ed anche il suo regista Jonas Poher Rasmussen è poco più che quarantenne, quindi capiterà probabilmente di assistere ad ulteriori sue opere di valore.

Questo non voleva essere un post dedicato specificamente ai registi ne alle pellicole, ma una via di mezzo, per segnalare più che celebrare, 4 registi ormai riconosciuti come di successo, attraverso i loro lavori migliori. L'aspetto degli oscar forse è un po datato come parametro di valutazione di un film, o forse non è mai stato attendibile, ma certo fa comprendere se e quanto una pellicola abbia perlomeno fatto il giro del globo.

lunedì 25 luglio 2022

Essere John Malkovic (1999) #Recensione

 Essere John Malcovic (titolo originale : Being John Malcovic) è un film di fine millennio, piuttosto originale nella sua realizzazione, ma che forse non trova grande ammirazione tra i puristi dei generi che unisce.

La trama è quella di un burattinaio, non affermato, che vive con la propria moglie tirando avanti facendo esibizioni in strada. La vita non gli sorride, nè lavorativamente ne sentimentalmente, dove il loro rapporto sembra essere in crisi per moteplici ragioni. Tutto cambia quando è costretto a trovarsi un lavoro più classico e stabile, in ufficio, che però gli per permette di scoprire l'amore, per la propria collega, ed una piccola porta, reale, che lo trasporta nella mente di John Malcovic appunto, che nel film interpreta nient'altro che se stesso.

Il film riscosse subito un ottimo successo e negli anni è diventato un vero e proprio classico, la critica stessa gli tributò un notevole merito, con ben 3 candidature agli Oscar, anche se nello specifico, sembra pienamente meritata quella come miglior sceneggiatura originale, adeguata quella come miglior regista, ma abbastanza forzata quella a Catherine Keener come miglior attrice non protagonista. Certamente fotogenica e degnamente dentro al personaggio, ma la performance recitativa nuda e cruda, non è stata certo differente da quella in "40 anni vergine" qualche anno dopo. 

Come detto è un film che unisce vari generi, e lo scontro principale si ha, come anche nel film stesso, tra il realismo di molte scene e quello che non è assolutamente possibile nella realtà, in altre. Non è un film per menti razionali e non è certo un film di fantascienza, tuttavia per molti di quelli che lo hanno apprezzato è evidentemente riuscito ad amalgamare bene i due aspetti.

Il cast è di tutto rispetto, oltre al suddetto Malkovic, ottima la sua performance, ed alla nominata Keener, entrambi non protagonisti, vi è la coppia centrale del film, composta dagli sposi Cameron Diaz e John Cusack, nei rispettivi panni di Lotte e Craig. Innumerevoli sono le comparsate, sempre come se stessi, di altrettante star di Hollywood, da Brad Pitt a Sean Penn, fino a diverse scene con Charlie Sheen.

In sostanza è un film abbastanza particolare, con un cast da film di prim'ordine, basato su di una idea sufficentemente interessante, che può essere visto da tutti, ma che è difficile esser certi a chi consigliarlo specificamente.

Una nota curiosa, è come successivamente lo stesso John Malcovic abbia rivelato che inizialmente avrebbe preferito essere lui a dirigere il film e poter scegliere qualcun'altro per interpretare la sua parte.

giovedì 21 luglio 2022

Ma la corazzata era Kotiomkin o Potiemkin?! #SpiegazioneTitolo


 Il dubbio sorge dal fatto che per molti di noi italiani, sia arrivata prima la conoscenza de "La corazzata Kotiomkin", insostenibile film dell'est proiettato al cineforum della ditta nella saga di Fantozzi, e di cui lo stesso se ne deve sorbire varie repliche, rispetto alla consapevolezza che sia una pellicola moto conosciuta, addirittura un'opera che è considerata un capolavoro specialmente per alcuni suoi aspetti di realizzazione. 

Guardando la scena de "Il secondo tragico Fantozzi", magari da piccoli, viena da pensare che si stia effettivamente parlando di un film reale, anche se le scene proiettate furono rigirate su di una scalinata di Roma per l'occasione, a causa dell'impossibilità di usare quelle originali, per l'aspetto dei diritti d'autore.

 
Il film viene descritto come noiosissimo, sopravvalutato e composto addirittura da 18 bobine. Nulla di più lontano dalla realtà, la pellicola infatti dura soltanto 70 minuti circa, è ritenuta dagli addetti ai lavori un'opera che ha realmente segnato la storia del cinema, e visionandola non appare certo particolamente ritmata, ma se ne trovano di molto più lente e noiose. 

In sostanza il titolo, come un po tutti gli altri aspetti di questa opera cinematografica che sta per compiere 100 anni, è stato anch'esso trasformato, dall'originale "La corazzata Potiemkin" a quel "La corazzata Kotiomkin" ritenuta da Fantozzi "una cagata pazzesca". 



martedì 19 luglio 2022

Trainspotting 2 - #Recensione

Il più bel giorno nella vita di un appassionato di cinema, è quello in cui viene annunciato il sequel del proprio film preferito, il giorno più brutto invece, spesso, è quello in cui si ha finalmente la possibilità di vederlo. 

Dopo un'attesa di ben 21 anni, nel 2017, è uscito il secondo capitolo del film diventato un cult, Trainspotting. 
Come molti sequel non ha raggiunto i livelli dell'originale e questo sarebbe stato tanto difficile quanto stupefacente se fosse accaduto, tutta via il risultato è stato altrettanto sorprendente, in negativo. 

Giusto abbassare le proprie pretese ed aspettative quando esce un nuovo capitolo di una saga ben riuscita, per non rimanernci male, ed appunto in alcuni casi, per non sentirsi traditi, leggasi esattamente quello che è successo.

I più accaniti fan della prima pellicola infatti hanno certamente trovato questo nuovo lavoro di Boyle, più come un insulto, che come un vero e proprio continuo riguardante la vita dei personaggi principali.

La trama sarebbe già di per se sorvolabile, i 4 protagonisti del primo film, si ritrovano a seguito di varie, innumerevoli, e stucchevoli coincidenze, ad incontrasi tutti nella propria città contemporaneamente, 20 anni dopo, rancorosi gli uni con gli altri e pronti a vendicarsi ognuno col proprio personale stile. 

 
Ciò che lo rende in generale frustrante, particolamente per coloro che hanno amato Trainspotting, non è la lentezza, la lunghezza, la noiosità, la pessima recitazione e l'abominevole colonna sonora, tutte caratteristiche presenti in abbondanza, è che i personaggi non sono più tridimensionali, mentre nel primo film erano stati tremendamente reali. 
Inoltre il primo era la quintessenza dello stile British, puramente scozzese se preferite, mentre questo ha tutti i tratti di una action-comedy d'oltre oceano, quasi un B-movie.

E perchè continuare a comparare cosi insistentemente le due pellicole?, perchè questo è proprio quello che accade nel secondo episodio, infiniti riferimenti di pochi secondi, sia audio che video, alla prima opera, una copia rivisitata in tutti gli aspetti salienti, modernizzati, la trasposizione e l'adattamento alla decade corrente, di tutti i piccoli elementi che hanno funzionato nel primo film, tanto per prendere sia i nostalgici che le nuove generazioni. 

Un tratto specifico inaccettabile di questo sequel (volendone prendere uno su tutti come emblema del pessimo lavoro fatto), è la figura di Francis Begbie, diventato il cattivo del film, che per quanto si possa ammettere che fosse quello avulso all'interno del gruppo iniziale, rimane una connotazione troppo forte e sconnessa dai tratti caratteriali che hanno reso i loro personaggi immortali.

Di ulteriori critiche se ne potrebbero muovere altrettante oltre a quelle appena espresse, ma la morale della storia è che regista e produzione erano seduti su di una miniera d'oro (il primo film) e sarebbe probabilmente bastato mettere tutti i protagonisti in una stanza a fare una partita di biliardo mentre rimembravano il passato per produrre un sequel decente, ed invece è stato realizzato questo, che lo rende realmente più vicino ad una parodia del primo film che altro.. Boyle che prende in giro il proprio stesso lavoro degli anni 90, incredibile.. ed inaccettabile.

Una nota positiva però la si può trovare, tutti i brevi flashback audio e video con riferimenti al primo film, di cui questa pellicola è ricolma, fanno rimembrare una volta ancora quanto essa fosse stata un assoluto capolavoro.

Ma come detto la scrittura dei personaggi non coincide proprio con i loro caratteri che abbiamo conosciuto nel primo film, ed è quindi incomprensibile come sia stato possibile riservare a Begbie, il ruolo di "villain", lui che era stato perdonato cosi tante volte "perchè in fondo è un amico!".




lunedì 18 luglio 2022

Lo scopo di questo blog

 Se ne sono andati ormai anche i primi 150 post, non credo dunque ci sia particolare bisogno di segnalarlo ma sia più un sottolinearlo, il fatto che a questo url si punti sulla quantità e non sulla qualità.

La ragione principale, ma non l'unica, è il fatto che spesso alla gente serva soltanto una piccola spinta per fare qualcosa, come quella che può dare un post di poche righe riguardo ad un film, un attore, una frase cinematografica, in alcuni casi persino un gossip, incuriosendo e spronando quel tanto che basta perchè possa proseguire poi con le proprie gambe nel vasto mondo di internet il documentarsi sull'argomento che lo ha attratto. 

 
Lo scopo del blog è dunque quello di aprire una porta verso un mondo, quello della cinematografia e limitrofi, per qualcuno che si trovi titubante sullo zerbino. Ad altri le righe scritte in questi post non susciteranno reazione alcuna, ma per quei pochi che verranno in qualche modo incuriositi, sarà come averli fatti entrare in un museo, che inizialmente ammireranno ed al quale potranno poi magari in futuro contibuire. Stiamo ancora parlando del mondo del cinema in generale, perchè non è solo il regista o l'attore il protagonista di tale mondo, nè lo spettatore ne è solo spettatore, sono infatti registi ed attori ad essere i primi spettatori dei lavori altrui, e coloro che vengono chiamati comunemente spettatori, ossia chi segue le opere e le vicende dall'altro lato dello schermo, è invece un grande contribuitore, diffusore, divulgatore e col tempo anche conoscitore.

Si tratta dunque di scrivere piccoli post, infarinature su argomenti variegati ma sempre con lo stesso tema di fondo, l'intrattenimento del mondo del cinema, di modo che altri possano attraverso poche semplici righe, avere lo stimolo di varcare una soglia ed iniziare ad appassionarsi come è stato per molti di noi, a qualcosa che prima si vedeva solo distaccatamente. 

Come detto non è dunque un blog di approfondimento, tutt'altro, nè vuole essere una fonte professionale di notizie o un luogo per esperti del settore, ma è proprio l'esatto contrario, uno spazio per neofiti, che vogliano in un momento di tempo da perdere, magari sul treno e magari dal cellulare, informarsi o aggiornasi su qualcosa in maniera veloce, senza imbattersi in post di 100 righe che poi potrebbero abbandonare e non riuscire a finire in tempo. 

Per tutto questo, buone letture brevi a tutti :).

martedì 12 luglio 2022

Jared Leto, qual è la sua vera arte?

 Siamo abituati a veder eccellere persone nello sport, nella musica, nel cinema, ed in tutti gli altri campi immaginabili, ma solitamente in uno singolo di essi per persona. 

Non è il caso di Jared Leto, che non solo ha dimostrato in ormai almeno 2 decadi di carriera di essere eccelente sia nella recitazione cinematografica, che nel canto, ma ha anche acceso spesso dibattiti in quale dei due campi sia addirittura più bravo. 

 
Il dubbio nasce dal fatto che a livello musicale, canoro più specificamente, abbia dimostrato con la sua band i Thirty seconds to Mars, fondata nel secolo scorso, di essere un eccellente cantante, facendo uscire con essa ad oggi, 5 album, ma essendo un blog sul cinema è la parte cinematografica quella che interessa maggiormente. E' dunque sorprendente come oltre alle ottime doti recitative, dimostrate per esempio nella sua performance in Lord of war al fianco di Nicholas Cage, egli abbini anche una notevole dedizione alla causa, essendo in grado di raggiungere considerevoli trasformazioni del fisico, principalmente legate al peso, per poter interpretare al meglio le parti assegnategli.

In sostanza, come è accaduto nel post precedente legato al musicista-attore Glan Hansard, l'obiettivo del blog non è tanto di sviscerare gli aspetti tecnici dei pluritalentuosi artisti, ma di cercare di capire se questi passaggi dal campo della musica al cinema, abbiano realmente un aspetto meritocratico, o siano maggiormente causati da aspetti come la popolarità in uno dei due campi, o l'avere una qualche parentela rilevante.

Anche nel caso di Jared Leto si può dire dunque appurato, che egli abbia meritato di essere acclamato in entrambi i campi.

giovedì 7 luglio 2022

Sisters with transistors #Recensione

 Sisters with transistors (Il titolo nella versione italiana non cambia) è un film documentario che sembra avere ben poco di film e quasi tutto del documentario, compresi gli aspetti di quelli mal riusciti, come essere troppo o troppo poco nozionistici invece che avvincenti per i non esperti del tema o come essere un argomento di nicchia che ritiene di meritare l'interesse della massa.

Erano esempi di cattive riuscite cinematografiche non necessariamente legate a questa opera nello specifico, ma sicuramente volevano introdurre il fatto che, per quanto apparentemente la critica sia stata abbastanza univoca nel proprio giudizio positivo, seguiranno righe fuori dal coro, piuttosto deluse dal risultato finale di questo documentario e da quanto poco trasmetta allo spettatore.

Il tema è quello di quanto poco spazio abbia avuto la figura femminile nella libertà di produrre arte nelle decadi passate, in particolare si concentra su testimonianze di donne, al tempo giovani ragazze intraprendenti, che hanno fatto la storia della musica elettronica. Storia che però è rimasta sconosciuta ai più e non sembra aver reso il meritato tributo a tali protagoniste. Storia che non si può che concordare sia stata interessante, dal campionamento di suoni comuni della vita di tutti i giorni, fino alla trasformazione delle note vocali in suoni, realizzando in pratica il primo prototipo del moderno ed usatissimo autotune.

Purtroppo però come anticipato, di film non ha quasi niente, si tratta di un documentario vero e proprio, con tanto di immagini spesso statiche che lo rendono ancor più lento e poco avvincente. Pecca nell'initrigare realmente lo spettatore sotto l'aspetto musicale e fa poco meglio sotto quello umano, perchè per quanto si riesca a familiarizzare empaticamente con certe situazioni descritte, molte altre dichiarazioni sembrano più gratuite che altro, ai limiti della propaganda. Una frase su tutte "ancora oggi (2020) quando accendo la radio, è soltanto una parata di uomini", alludendo al fatto che la donna non abbia ancora adeguato spazio nella musica moderna, un pensiero davvero difficile da condividere guardando la lista degli artisti pop contemporanei trasmessi in radio.

In sostanza era un argomento che stuzzicava l'interesse e l'immaginario, che si prometteva di trattare argomenti moderni e rilevanti per la costruzione di una società migliore, ma che fallisce sia sugli aspetti stilistici che su quelli morali, suonando spesso fazioso, attraverso dichiarazioni di menti che più che libere e leggere, suonano come risentite.

lunedì 4 luglio 2022

Perchè si chiede l'autografo alle star?

La risposta potrebbe essere più complessa e variegata di quello che si possa pensare. Innanzitutto è bene precisare che alcune star chiedano o abbiano chiesto denaro in cambio dei propri autografi, e questo fa certamente perdere il contatto umano tra celebrità e fan, per scendere nel puro business, ed in un poco dichiarato sfruttamento della propria popolarità. Va detto anche che in alcuni casi si potrebbe trattare di vendite a scopo benefico, dato che i proventi potrebbero andare altrove. 

In ogni caso in questo post parleremo di quelli realizzati gratuitamente e dal vivo, e non di quelli acquistabili da remoto su internet.

Sicuramente ci può essere una componente sentimentale e nobile, quella di avere un ricordo del momento, dei magari soltanto pochi istanti passati in compagnia di una persona che si ammira o a cui si è stati legati a distanza per anni a causa della sua presenza in qualche film, saga o serie televisiva. 

 
Un'altra possibilità, cumulabile alle altre, ma anche possibile come a se stante, è quella di voler avere un qualcosa di tangibile, per le più svariate sottoragioni : voler dimostrare agli altri che la storia di aver incontrato tale persona sia vera, oppure volerlo usare come motivo di vanto nei confronti di chi non abbia avuto la stessa fortuna, o ancora potrebbe essere per un aspetto opportunistico, sapendo che magari un giorno, vicino o lontano, acquisterà valore monetario.

Ciò che è certo ed inconfutabile è che la tecnologia, ed in particolare il fatto di avere costantemente in tasca una fotocamera, ha finito per far si che le foto/selfie rimpiazzassero in gran parte la richiesta di un autografo, è infatti ormai una foto in compagnia della star di turno, il cimelio che le gente tende a richiedere di poterle essere concesso, certamente più della loro firma.

La cosa ha portato con se delle nuove problematiche, inpensabili prima, sia per le star, che se pur quasi sempre pronte ad essere fotografate, avevano sempre tempo di scegliere l'espressione e l'angolazione, e spesso anche il fotografo, mentre adesso ricevono scatti da tutte le angolazioni da chiunque gli sia attorno, con il richio di apparire meno avvenenti, truccate, fedeli alle altre foto, di come vorrebbero. Ma ha portato alla stessa problematica anche da parte dei comuni mortali, che chiedendo una foto a gente che vive anche di immagine, si ritrovano spesso ad apparire ben distanti delle celebrità con cui si fotografano.

Molte altre potrebbero essere le interpretazioni e le sfumature di esse da poter ipotizzare riguardo al perchè chiedere firme o foto a persone famose quando le si incontrano, ma forse l'unica spiegazione che le raccoglie davvero tutte, è quella di avere qualcosa da dire, qualcosa con cui approcciarle, anzichè avvicinarsi fissandole senza avere realmente niente con cui esordire. La foto, come prima l'autografo, hanno standardizzato la rottura del ghiaccio tra le celebrità ed i loro fan. 


venerdì 1 luglio 2022

Glen Hansard dal palco al set

 Forse sarebbe più corretto dire "dal set al palco al set", dato che da musicista ancora non particolarmente conosciuto, ebbe una piccola parte nel film irlandese del 1991 "The Commitments", per poi procedere nel diventare un musicista di tutto rispetto, tornando sul set nel 2006 come protagonista del film "Once", pellicola indipendente anch'essa irlandese, come di fatto è anche egli stesso, che gli permise di vincere addirittura un oscar come miglior canzone, tratta dalla colonna sonora.

Glen Hansard fa dunque parte di quella cerchia, alla fine non poi cosi ristretta, di musicisti prestati alla cinematografia, o comunque di persone che abbiano partecipato rilevantemente in entrambi i campi. 
Questo blog cercherà di trattare molti di questi personaggi, provando a capire perchè ci sia stato uno "spill-over" parola al momento più conosciuta che mai, e se ci siano effettivamente dei meriti.

Nel caso di Glen Hansard il momento chiave è quando, una volta steso il copione del film Once, fu scelto Cillian Murphy come protagonista, che però rifiuto per ragioni tecniche e personali, e fu dunque Hansard previo concinvimento da parte della produzione a diventarne l'effettivo protagonista. La scelta fu premiata da una recitazione poco tecnica ma molto realistica, che lo fece amare da parte del pubblico e fece apprezzare enormemente la pellicola e le sue canzoni, alla critica. 

Egli fu dunque un musicista a tutti gli effetti, con poca o nessuna esperienza sul set, che finì per diventare il protagonista di una storia tanto semplice quanto vera ed interessante. E per quanto oggi non si riesca ad immaginare, come quasi sempre accade, la pellicola con un protagonista diverso da lui, è certamente oggettivo che la sua performance scenica, recitativa e musicale, sia passata alla storia come un qualcosa di innegabile valore, rendendolo dunque uno di quei passagi da un campo all'altro, che hanno più avuto ragione di esistere.

Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.