giovedì 25 agosto 2022

Col..onnello da Tiffany.

Riguardo a George Peppard si può dire che sia come se abbia vissuto due vite, cinematograficamente parlando, quasi due carriere diverse, difficili da immaginare appartenenti alla stessa persona. 

La prima è quella da attore di film, con un invidiabile curriculum di studi dedicati, tra cui l'actor studio di New York, presente in molte pellicole diventate grandi classici, come "Colazione da Tiffany", in cui prende parte addirittura come coprotagonista, nel ruolo di uno scrittore di bella presenza che alla fine riesce persino a conquistare Audrey Hepburn (nel film nella parte di Holly). Vive la sua decade di maggiore gloria durante tutti gli anni 60, prendendo parte a molti film di successo e con successo e dovendo rinunciare anche ad alcuni di altrettanta notorietà, come "I magnifici sette", ma sempre rispettato nel settore ed apprezzato dalla critica.

Poi arrivano gli anni 70, con loro molti insuccessi al botteghino di lavori a cui prende parte, fino al colpo più duro, il deludente risultato di un film che aveva deciso di interpretare, dirigere e produrre, che lo portò in una pessima situazione economica, e da li il passo all'alcol fu breve, oltre che anch'esso un classico.

 
Si risollevò però, nella maniera più inaspettata, e quella fu appunto come una seconda vita cinematografica, nel ruolo più diametralmente opposto, impensabile ed inimmaginabile, per chi lo avesse visto anni prima nel panni del pacato e paziente compagno di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany.
Divenne infatti il Colonnello John Smith, per tutti "Hannibal", che se pur fosse un personaggio dal taglio ironico e sagace, era pur sempre il capo di un commando militare specializzato fuggito di prigione perchè condannato ingiustamente da un tribunale militare. La serie durò 5 stagioni, dal 1983 al 1987, e fu un successo planetario, l'immagine del "militarismo buono", questo è il termine tecnico, in voga in quegli anni, funzionò, e la squadra dell'A-Team (questo era anche il nome della serie) diventò un'icona ed un appuntamento imperdibile, per tutti coloro che erano adolescenti in quegli anni. 
 
Peppard non lasciò mai le scene ufficialmente, continuò a lavorare fino a pochi giorni dalla morte, avvenuta a soli 66 anni per complicamente di un cancro ai polmoni. (Il sigaro in bocca fu uno dei suoi maggiori marchi di fabbrica del personaggio di Hannibal Smith). Fu sicuramente una vita di alti e bassi la sua, ma altrettanto certamente una vissuta al massimo, a testimonianza di ciò basta citare i ben cinque matrimoni, tanti persino per il mondo di Hollywood, augurandogli di poter aver guardato indietro ed aver pesato che la propria vita fosse tra i suoi "piani ben riusciti", noi certamente "andavamo matti" per il suo A-Team.

 


lunedì 22 agosto 2022

Fargo (1996) #Recensione

 Metti i fratelli Cohen, metti una storia realmente accaduta, metti un titolo ermetico che suona bene, e... niente, viene fuori che il film è particolarmente lento, con sguardi e scene allungate forse oltre il dovuto, caretteristiche che sono presenti anche in altri lavori dei Cohen, a cui si aggiunge il fatto che i fatti non siano affatto presi in maniera esatta da una storia vera, e per aggiungere la beffa al danno, viene fuori già alla seconda scena che il titolo non ha nulla di misterioso o di affascinante, è soltanto il nome della cittadina del Nord Dakota in cui avvengono alcune scene del film. 

La trama è quella di un venditore di auto con problemi economici, che cerca di far rapire la moglie da dei criminali per poi ricavarne personalmente parte del riscatto che verrà chiesto. Le cose non vanno proprio come sperava ed inizia una serie di intrecci familiari, lavorativi, investigativi, che si trascinano senza colpi di scena memorabili fino alla fine.

Il film vorrebbe avere una linea comica nelle sue dinamiche, che miste ai fatti terribili che avvengono ai vari protagonisti, molteplici omicidi nello specifico, ambirebbe a renderlo grottesco al punto giusto da piacere, e certamente cosi è stato per molti, tanto che è stato inserito dall'American Film Institute nella lista dei cento migliori film di tutti i tempi, ma non per tutti. 

Il cast non era eccezionale sulla carta, ma poteva comunque vantare la presenza di Steve Buscemi e William H. Macy, oltre alla detentrice di ben tre premi oscar come miglior attrice (ad oggi) Frances McDormand, uno dei quali ricevuto proprio per il film in questione. 

La pellicola ha negli anni raggiunto lo status di film di culto, ed è quindi consigliabile a tutti coloro che vogliano o debbano farsi una cultura generale cinematografica, è invece abbastanza sconsigliabile a tutti gli altri, coloro che cerchino qualcosa di un po' più movimentato, avvincente, stimolante.

sabato 20 agosto 2022

Nuovo Nuovo Cinema Paradiso?

L'opera di Tornatore del 1988 è ancora ad oggi considerata un capolavoro, essendo invecchiata senza risentire di critiche sociali per i temi trattati e magari visti in maniera diversa oggi, nè per aspetti tecnici come effetti speciali ormai sorpassati o fin troppo ovvi, come accade a molti film a distanza di decadi.
Ed è per questo che ancora un film molto conosciuto e di cui si continua a parlare, la riprova sono due novità che in qualche modo gli sono legate, annunciate di recente.
 
La prima è di pochi mesi fa (2021), ossia la rivelazione del perchè Salvatore Cascio (Totò), che interpretò il protagonista bambino all'internò del film, dimostrando padronanza del ruolo e molta fotogenia, e che veniva considerato dal brillante futuro dopo l'enorme e meritato successo della pellicola e della sua stessa performance, abbia lasciato improvvisamente e senza spiegazioni chiare, le scene.
In quegli anni infatti Totò inizio a sviluppare una grave malattia agli occhi, che lo portò in breve tampo a perdere quasi completamente la vista, condizione che lo constrinse ad abbandonare del tutto la recitazione, e della quale non riuscì a parlare per decenni, lasciando incertezza sul perchè fosse sparito dal mondo del cinema che amava tanto.
Mondo del cinema che amava altrettanto nella pellicola di tornatore, nella quale, e questa è una coincidenza tanto incredibile quanto sulla quale sia impossibile sorvolare, il coprotagonista, Philippe Noiret diventa anch'egli cieco, un elemento estremamente rilevante nel film, e che influenza direttamente e permanentemente la vita del personaggio del piccolo Totò.
 
 
Fatte queste due doverose premesse per chiarire i fatti o anche soltanto per rinfrescare la memoria, le due recenti novità riguardanti questi argomenti sono che, nel 2021 è appunto uscito un corto, riguardo a questa condizione di Salvatore Cascio, con lui stesso come protagonista, che tratta l'argomento e racconta questi anni passati lontano dai riflettori. E' realizzato tramite Telethon come campagna di sensibilizzazione nei confronti delle malattie rare ed è disponibile gratuitamente sul sito di Raiplay, il titolo è "Ad occhi aperti".

 
L'altra novità, e questa è proprio di pochi giorni fa, è che le vicende dell'indimenticato Cinema Paradiso
torneranno sullo schermo, non come sequel, ma bensì come serie televisiva (scelta forse dettata anche dell'interesse attuale per il mondo delle serie televisive da parte del pubblico).
Al momento non si sà molto, tranne il fatto che saranno 6 puntate, e che, cosa più importante, sarà nuovamente e fortunatamente, proprio Tornatore ad essere dietro la telecamera.  

mercoledì 17 agosto 2022

Jim Jefferies - Freedumb (2016) #Recensione

 "Freedumb" è uno spettacolo del comico australiano Jim Jefferies, ufficialmente registrato durante una sua effettiva esibizione live a Nashville, negli Stati Uniti.

I temi trattati sono molto vari, come capita spesso di potersi aspettare da lui, si va dalle notizie sul gossip nazionale, alla politica, al controllo delle armi, alla religione, passando per tutta una serie di aneddoti personali di vita vissuta riguardanti sia lui che la sua famiglia, che vengono esposti molto apertamente senza timore del giudizio altrui.

Lo spettacolo è diviso in piccoli capitoli, riguardanti tutti i suddetti argomenti, anche se lo spettatore di fatto ne vede una versione lineare senza interruzioni ne intermezzi di nessun tipo.

La durata è di quasi 90 minuti, tuttavia sembra doveroso doverlo dividere in qualche modo per poterlo analizzare, ed il parametro sarà quello di scindere le sue esperienze personali, da quei momenti invece in cui riflette e fa riflettere sulla nostra società.

 
Il perchè deriva dal fatto che vi sia una palese e sostanziale differenza tra i due tipi di argomenti, ma soprattutto dal risultato che ne scaturisce dal suo trattarli. Il primo, quelli degli aspetti sociali, come politica, religioni, usi e costumi delle varie culture, lo fanno apparire a ragione come uno dei comici migliori e più apprezzati al mondo, per la sagacia e profondità di certe analisi su questi temi, per la capacità di far riflettere riguardo a certi argomenti e per il tipo specifico di ironia certamente originale e maturo.

Gli altri argomenti di contro, quelli riguardanti la sua vita privata, i suoi genitori, la famiglia che sta mettendo su con la propria compagnia, i suoi aneddoti sulle proprie esperienze personali, sull'uso di droge, etc, lo fanno apparire l'esatto opposto, risultando racconti già sentiti, infantili, esagerati e poco credibili come si conviene ad un comico mediocre, facendolo sembrare più un adolescente che cerca di raccontare il primo bacio vantandosene.

E uno spettacolo comico dalle due facce quindi, quella sofisticata ed intrigante, unica e sorprendente, di un comico diverso da tutti gli altri, e quella di un comico di provincia che usa i soliti temi scontanti e già sentiti, con storie adattate a se stesso, per riempire uno spettacolo, cosa di cui lui non avrebbe assolutamente bisogno.

In conclusione è un'ora e mezzo che non può essere vista da tutti indistintamente a causa di certi contenuti e per il linguaggio usato, ma è altrettanto uno spettacolo ricco di spunti interessantissimi, a tratti propriamente irriverenti come è giusto che faccia la comicità e la satira, e come egli stesso ci aveva abituati nella sua più nota "routine" quella sul controllo delle armi negli Stati Uniti. Allo stesso tempo è uno spettacolo che si perde in questa sua doppia faccia, rendendolo ancora ottimo nel suo aspetto di intrattenimento, ma molto meno memorabile e consigliabile nella sua interezza.


domenica 14 agosto 2022

Blade Runner (Spiegazione titolo)

 "Blade runner" è un film di fantascienza del 1982, il titolo rimane invariato tra la versione originale (in inglese) e quella in italiano. 

Il perchè si chiami in tale modo viene spiegato durante la visione, quindi queste poche righe saranno dirette principalmente a chi lo abbia sempre sentito nominare ma non lo abbia mai visto, senza dunque sapere che cosa voglia intentedere il titolo con quelle due parole.

 

Le due parole in questione, "Blade" e "Runner", tradotte letteralmente starebbero per "Lama" e "Corridore", adattandolo dunque concettualmente, una espressione che verrebbe usata in italiano sarebbe colui che "Corre sul filo del rasoio", quindi qualcuno che vive alla giornata, una esistenza piena di rischi.

E' proprio questo il caso di Harrison Ford, protagonista del film, ma ciò non basta per
spiegare il perchè egli venga definito uno dei migliori Blade Runner, per completezza infatti occorre dire che quella dei Blade Runner è, all'interno della storia che viene raccontata nel film, una vera e propria divisione della polizia (che curiosamente risponde al 995 e non al reale 911), dedita alla caccia dei replicanti che si siano dati alla fuga, per "pensionarli" una volta trovati.

mercoledì 10 agosto 2022

Il Colpevole (2018) #Recensione

Il Colpevole (Nella versione originale in danese : Den Skyldige. Nella versione inglese : The Guilty), è un film del 2018, che a parte il titolo poco sofisticato, poco avvincente, ed alla cui ricerca è stato dato evidentemente poco peso, è decisamente ben riuscito.

 
Si tratta delle vicende di un agente di polizia, che a causa di un processo a suo carico, è stato tolto dallo svolgere operazioni sul campo e parcheggiato al centralino del commissariato. Si troverà dunque di fronte a dover decifrare e gestire situazioni criminose da remoto, con tutte le problematiche ed incomprensioni che questo possa comportare.

                                   

Detta cosi la storia potrebbe non sembrare niente di entusiasmante, ma è invece proprio il contrario. L'assenza di azioni ecclatanti come inseguimenti, sparatore, esplosioni, porta lo spettatore ad usare la propria immaginazione, in stile lettura di un libro, mettendosi quindi in pratica nei panni del protagonista, che non può vedere ciò che sta accadendo ed è costretto ad improvvisare conversazioni ed interventi, basandosi soltanto sui pochi elementi audio che riceve, e sul proprio istinto. Paradossalmente come detto è un film che si avvicina più ad una lettura che al classico abbandonarsi alle immagini che invece caratterizza la cinematografia, è quasi un audiolibro con i dialoghi letti in prima persona.

La durata è di soltanto 80 minuti, ma è chiaro fin dai primi 20 se sia qualcosa che arreca piacere a chi la stia visionando, dopo i primi momenti iniziali infatti si capisce quale sarà il taglio dell'intero film, e se si è stati rapiti dalla suspence e dallo stile delle scene, lo si sarà fino alla fine, senza mai aver un momento di respiro e senza rimanerne delusi.

E' dunque nel suo piccolo un capolavoro, girato con un evidente budget limitato, che riesce attraverso situazioni complesse di vita reale, attraverso dialoghi e grazie a luci, tagli ed inquadrature ben fatte, a tenere lo spettatore incollato allo schermo, desideroso di sapere come vada a finire e senza falle nella narrazione o momenti di noia, ne tanto meno elementi romanzati che lo rendano scadente o troppo spettacolarizzato.

lunedì 8 agosto 2022

Flee (2021) #Recensione

 Flee (Il titolo della versione originale è rimasto invariato in quella italiana, la parola tradotta dall'inglese significa "fuggire"), è un documentario uscito nel 2021 per mano ancora una volta del fertile cinema danese di questi anni. 

La storia è quella di un giovane afgano, nato e cresciuto con la sua famiglia nella propria terra, che si vede togliere a piccoli pezzi tutto quello in cui crede e su cui basava la propria vita. Prima viene portato via il padre, arrestato ed imprigionato dalla polizia di stato, di cui verranno perse definitivamente le tracce. Poi tocca pian piano agli altri familiari, chi riesce di propria iniziativa ad andarsene ed a crearsi un futuro migliore, chi viene cercato per finire a combattere nella guerra scoppiata in quegli anni, fino ad arrivare alla propria casa, quella in cui il protagonista è cresciuto, che finisce per dover essere lasciata in tenerà età, con un preavviso di poche ore, potendo prendere davvero soltanto quello che poteva essere messo in tasca.

Fin dalla sua uscita è stato particolarmente ben accolto dalla critica, compresa quella d'oltre oceano, con addirittura tre candidature agli oscar, che però poi non hanno fruttato nessuna statuetta.
 
 
La realizzazione è certamente particolare, è una sorta di intervista a mosaico, registrata in vari momenti e poi assemblata come un puzzle. Un audio originale sullo sfondo di immagini animate, mixate con documenti video dell'epoca, visto che si parla di eventi di oltre 30 anni fa.
 
A livello tecnico è difficile da poter analizzare a fondo o anche soltanto persino commentare, data la mancanza di termini di paragone per un non appassionato del genere, ma è possibile e doveroso analizzarne l'aspetto umano. 
I fatti narrati dal protagonista, le sue mille fughe e peripezie, incertezze e paure personali vissute all'interno di drammi nazionali, come la guerra in Afganistan o la crisi post caduta del muro di Berlino in Russia, sono tutti certamente toccanti. Tuttavia non è cosi facile simpatizzare con il protagonista, forse proprio per scelta del regista, di voler mostrare, in questo caso far udire, anche tutte le sue sfaccettature non piacevoli, forse per renderlo ancor più umano e più reale possibile, per dimostrare che la sua vita non è un film ma una cosa che potrebbe capitare a tutti. 
Succede dunque di scoprire anche dei tratti di arrivismo e di opportunismo nel carattere del protagonista, e questo forse è appunto giusto per far capire che in tutto il male che ha ricevuto non è stato un santo o soltanto un martire, e per discostare tutto il racconto dalla Disney ed avvicinarlo alla vita di tutti i giorni ed alle sue problematiche.

In conclusione un documentario a tratti avvincente ed a tratti superfluo, con aneddoti stupefacenti e sconcertanti, e con qualche suspence gratuita che non aggiunge niente di valore alla storia, adatto più o meno a tutti (anche se ha ricevuto delle restrizioni in alcuni paesi), se non altro per far aprire gli occhi su argomenti e comportamenti che spesso passano inosservati, e che tratta tematiche moderne, come l'omosessualità, i diritti civili ed umani, e la ricerca della propria strada, cercando di risvegliare conscienze senza megafoni ne violenze, ma semplicemente facendo manifesto del fatto che siamo tutti sulla stessa barca.

venerdì 5 agosto 2022

"Walk the line" (spiegazione titolo)

"Walk the line" è un film del 2005 riguardante la vita del recentemente (al tempo) scomparso cantautore americano Johnny Cash. Il titolo si riferisce ad una della sue canzoni più famose ed amate "I walk the line", in cui egli parla dei propri sentimenti per una persona, grazie alla quale riesce a mantenere la propria testa sulle spalle. 

 
La canzone è innegabilmente un'ode all'amore profondo, quello che lui prova nei suoi confronti, tuttavia, e qui serve davvero un notevole sforzo di immaginazione, si fa davvero una fatica enorme a comprendere la scelta di "tradurre" o meglio adattare, tale titolo in italiano con "Quando l'amore brucia l'anima", che è di fatto sotto quale nome è stato distribuito il film in Italia.

Certamente si può arrivare a capire il perchè inserire l'anima, ossia la religione, visto che Johnny era molto credente, ed è pertinente il riferimento diretto all'amore, ma in ogni caso.. appare come una trasformazione avvilente per l'opera originale, fuorviante per lo spettatore, e un tentativo patetico di voler ridurre la galassia di sentimenti provati dal vero Johnny nella propria vita e tutti quelli recitati dagli attori nella pellicola, ad uno solo, l'amore.

 


martedì 2 agosto 2022

Walk the line (2005) #Recensione

 "Walk the line" è un biopic sulla vita del cantautore americano conosciuto come Johnny Cash (all'anagrafe J.R. Cash).

La trama è ovviamente composta dal ripercorrere dei fatti salienti della sua vita, dall'infanzia in povertà e con un padre impositore, ai tempi in aviazione, dove iniziò ha scrivere le sue prime canzoni con una chitarra appena comprata, fino alle molteplici vicissitudini della sua vita sentimentale.

Il film ha due versioni, quella estesa è di 2 ore e 33 minuti, che per quanto siano a passo lento (ma costante), non finisco per pesare in maniera rilevante sul giudizio finale personale. Il tutto è infatti molto scorrevole, coerente, e le scene sono ben amalgamate tra loro, non sembra di assistere come a volte accade ad un qualcosa di estenuante che poteva essere diviso in puntate in stile serie televisiva, ne tanto meno a elementi, scenari o personaggi, inseriti forzatamente, questo certamente anche grazie al fatto che sia una storia vera.

 
I protagonisti sono tutti o quasi da promuovere a livello recitativo, ne è prova l'oscar a Reese Witherspoon, ottima performance ma forse nello specifico un po' eccessivo. Molto bene Joaquin Phoenix, che raramente delude, bene il padre nella rappresentazione della propria frustrazione, non promossa invece Ginnifer Goodwin, nella parte di Vivian Liberto, (nella realtà prima moglie e primo grande amore di Johnny), per il poco coincidere tra le sue espressioni e movenze, con le frasi e gli atteggiamenti che il personaggio richiedeva. 

La colonna sonora stavolta non può proprio essere sorvolata, ma è anche di facile analisi, dato che si tratta come è ovvio che sia, quasi interamente delle canzoni di maggior successo di Johnny Cash, più alcuni brani molto ascoltati nell'america di quegli anni, con varie comparsate sia musicalmente che come personaggi, da parte degli altri mostri sacri dell'epoca, da Jerry Lee Lewis a Elvis. Il giudizio quindi non può essere dato su quanto sia calzante con l'opera o meno, dato che è stata una scelta forzata, ma rimane totalmente soggettivo, legato al gusto personale di quanto a qualcuno piaccia la musica di Cash. 

In sostanza è un film lungo, ma che non si fa sentire, e fa rimanere interessati quanto basta per non assopirsi nemmeno visionandolo in un dopocena settimanale. E' inoltre un'opera senza scene eccessive, nonostante si parli in abbondanza di argomenti come sesso, droga e abusi domenstici, ciò lo rende alla fine adatto praticamente a tutti, e anche se non brilla come la stella del vero Johnny Cash, rimane una pellicola ben fatta.


Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.