sabato 31 luglio 2021

Il Ciucheba, per trent'anni la discoteca piu premiata e piu amata d'italia.


Il Chiucheba è stato un famosissimo locale sulla costa Toscana, nella provincia di Livorno, sito esattamente a Castiglioncello, nel comune di Rosignano, che dagli anni 70 ai primi 2000, fu uno dei locali più frequentati in assoluto da tutte le star nostrane.
"E stato" perché non è più in uso, nonostante la sua struttura, fatiscente come si nota nella attualissima foto, sia ancora in piedi e continui ad essere oggetto di discussioni.
In quale modo però è questo degradato luogo rilevante alla causa cinematografica, la risposta è semplicemente perché per quasi 30 anni è stato uno degli epicentri, della vita mondana, ma anche di molte esibizioni dal vivo, di moltissimi personaggi del mondo dello spettacolo, tra i quali tantissime star del cinema.
Per far capire la portata e rilevanza di tale luogo, basti pensare che non solo Alberto Sordi prese casa proprio a Castiglioncello, ma che il lungo mare del luogo è stato a lui dedicato dopo la sua scomparsa.

Il Ciucheba fu fondato anni prima da 3 amici di Firenze, il nome è infatti composto dalle prime sillabe dei loro rispettivi cognomi. Fu poi rilevato da Mauro Donati che in breve tempo lo portò ad una popolarità nazionale durata 3 decadi. 

La location è molto suggestiva, immerso nel verde della pineta locale ed affacciato sul mare di una della tante piccole baie. 
Tra i suoi frequentatoti più assidue legati al cinema, si sono alternati negli anni : Leonardo Pieraccioni, Roberto Benigni, Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Beppe Grillo, e moltissimi altri, oltre a tutti gli altri V.i.p. dello spettacolo, Gianna Nannini, Mara Venier, Alba Perietti, Giogio Armani e naturalmente Renato Zero, uno dei fedelissimi e grande amico personale del gestore, che non mancava quasi mai di essere presenti alle serate importanti.

Dagli anni settanta ai primi anni duemila ha rivaleggiato con le maggiori discoteche d'Italia ed oggi non riesce nemmeno ad avere una degna riqualificazione, invece del lento e poco decoroso disfacimento al quale continua ad andare incontro.


mercoledì 28 luglio 2021

The Game (1997) - Recensione

Difficile dire quando un film sia sottovalutato, certamente stiamo parlando di una pellicola che raramente viene citata nelle conversazioni quando si parla dei migliori film Hollywoodiani e questo è un peccato, perché che possa piacere o meno, è sicuramente un film realmente ben fatto.
La recitazione di tutti i protagonisti è eccezionale, la trama intricata ed imprevedibile come si conviene ad un buon thriller drammatico, il finale inaspettato e carico di significato. 
Il tutto diretto da un regista, David Fincher, che aveva appena realizzato con successo "Seven" e si apprestava a dirigere un altro cult degli anni 90, "Fight Club".


Partiamo da uno degli aspetti come detto inconfutabili : l'ottima recitazione... Michael Duglas come protagonista e più che all'altezza del ruolo, coadiuvato de una eccellente performance di Sean Penn, per arrivare alla meno conosciuta Deborah Kara Unger, che ebbe la parte nonostante un po' di scetticismo per il provino video che aveva inviato, ma che sorprese tutti con le sue doti una volta provinata di persona.

All'appello manca Jodie Foster, che infatti non è presente con nessuna parte nel film, la cosa è rilevante e curiosa, perché a lei era stato promesso un ruolo ma una volta visto il non manifestarsi della cosa, ha citato la casa di produzione, per una cifra veramente notevole, oltre i 50 milioni di dollari. La causa si è poi conclusa con un accordo privato tra le parti. 

La trama vede un magnate della finanza, Nicholas Van Orton, aver perso negli anni gli affetti, vuoi per eventi tragici per i quali non poteva far niente e dei quali si duole, vuoi per aver fatto scappare dalla propria vita legami ai quali in fondo teneva, vuoi per aver allontanato volontariamente persone alle quali non trovata più uno scopo per continuare a tenerle vicino a se.

Ed è proprio lo scopo quello che inizia a mancare anche a lui stesso, nemmeno i soldi, da sempre una direzione inattaccabile per gli esseri umani e certamente ancor più per lui, non possono più essere, da soli, il suo unico obiettivo di vita.

Inizia un distacco sentimentale dalla realtà, che lo stava portando all'autodistruzione, fino a.. fino all'intervento del fratello, Sean Penn, con una busta, contenente l'invito per poter partecipare ad un fantomatico gioco.. 

Il film parla di profondi temi personali della vita di tutti i giorni, dubbi interiori, fantasmi dal passato, atteggiamenti sconsiderati nei confronti del prossimo, ma lo fa attraverso un thriller/drama che lascia lo spettatore incollato allo schermo perché ogni volta che qualcosa sembra ovvio, decade, come un puzzle che si compone ed ogni volta poi si scompone.

sabato 24 luglio 2021

"40 anni vergine" - Recensione



40 anni vergine è una delle tante commedie scritte e dirette da Judd Apatow ed in quanto tale può e dovrebbe far ridere come suo scopo principale. 
Il format è abbastanza standard ed abbastanza condito di stereotipi, ma è innegabile che il risultato sia piuttosto originale e divertente.
Il successo di pubblico avuto ne conferma la cosa e lo consacra ad uno dei must da vedere della commedia comica americana degli ultimi 30 anni, come era stato per la saga degli American pie.


Steve Carell, fresco della grande popolarità scaturita dal successo di The Office, un Jonah Hill agli inizi in uno stravagante cameo ed un Seth Rogen nella propria comfort zone, con libertà di improvvisare e di fare uso di droghe leggere, sono stati tutti delle scelte azzeccate, che si saranno da li in poi consacrate con altre produzioni sempre firmate Apatow.

Ben scritta e ben recitata anche la parte di Paul Rudd, immancabile in queste pellicole la presenza di Leslie Mann, moglie di Apatow, completano il cast vari personaggi già visti o sulla rampa di lancio grazie a queste pellicole.

Il film rimane appunto una commedia e poco più, con una trama accettabile e delle situazioni nemmeno troppo forzate che si vengono a creare per far ridere. Un semplice ed eterogeneo gruppo di amici vive un curioso elemento di sorpresa nelle loro altrimenti piuttosto ripetitive ed insoddisfacenti esistenze, che scatenerà con un effetto domino tutta una serie di cambiamenti in meglio nelle loro vite.

Rivederla a distanza di ormai 15 anni dalla sua uscita, non risulta invecchiata benissimo visti i temi sociali diventati predominanti nella vita moderna, il risultato è che viene in parte edulcorata su vari siti di streaming e non ci sarebbe da stupirsi se ne venissero tolte ulteriori parti in futuro.
Uno dei temi ricorrenti nella commedia è appunto quello di quanto multiculturale sia il negozio in cui tutti i protagonisti lavorano, creando divertenti screzi e liti, spesso ironizzanti sulle rispettive culture.
Lo stesso Kevin Heart, non ancora all'apice della carriera, prende parte in un favoloso cameo insieme ad uno dei protagonisti del film, in una scena che si trova in parte rimossa al momento su PrimeVideo.



Lo stesso accade per alcune scene con battute sull'omosessualità, se ne nota innegabilmente l'assenza di malizia, e gli stessi attori non si sarebbero mai prestati a qualcosa di palesemente irrispettoso, tuttavia rimane difficile immaginare che al giorno d'oggi possa essere scritto nuovamente un copione del genere alla luce della sensibilità con cui si cerca di relazionarci a certi temi.

In conclusione, è una commedia, certo, ma forse è nel suo essere senza particolari pretese ed obiettivi, nella sua spensieratezza, che c'è un messaggio importante. Uno spronamento generale al provarci di nuovo. 

Una delle frasi chiave è infatti la risposta alla domanda "come è possibile che tu sia ancora vergine a 40 anni..?".. ossia il punto in cui nella risposta viene affermato che (dopo un elenco di ragioni) : "..ed alla fine credo semplicemente di aver smesso di provarci".

E questo credo che riguardi un po' tutti noi, anche se per ognuno in campi diversi, per alcuni è impensabile essere ancora vergini a 40 anni, per altri potrebbe essere l'essere ancora sovrappeso nonostante si desideri da sempre non esserlo, oppure anche soltanto un qualcosa di non detto, a qualcuno, che si pensa da una vita e non si è mai trovato il coraggio di farlo.

Nessuna di queste situazioni è il risultato del fallimento di 40 anni di tentativi, ma più probabilmente il frutto di aver ad un certo punto semplicemente smesso di provarci.. questo film, nel suo piccolo, dice proprio questo, non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta.


mercoledì 21 luglio 2021

Che cosa avreste fatto con un amico come.. #Riconoscinema


Francis Begbie, detto Franco, è uno dei membri di un piuttosto ingestibile gruppo di amici di Edimburgo, all'interno del film Trainspotting. Il personaggio è stato ripreso dallo stesso Carlyle per il secondo episodio cinematografico della saga, a distanza di 20 anni e dallo stesso Irvine Welsh per altre pubblicazioni, come ad esempio la recente "L'artista del coltello", che tratta proprio della nuova vita di Franco, trasferitosi negli Stati Uniti e datosi alla scultura, ma con un passato difficile da reprimere completamente.

Robert Carlyle, forse più conosciuto per il suo ruolo dell'anno successivo in "The Full Monthy", interpretò nel 1996 Francis "Franco" Begbie, colui che nel gruppo di altri 4 amici tossicodipendenti, sembra il pesce fuor d'acqua perché non fa uso di droghe pesanti, ma anzi, cerca di redimerli e riportarli su quella che è per lui la "retta via", (fatta comunque di poca legalità).

Come viene detto nel film, "Begbie non si faceva di droga, si faceva di gente", a cercar di far capire il suo carattere volubile ed irascibile. Non mancano infatti scontri, i più non solo verbali, persino con gli stessi membri del gruppo, il tutto quasi sempre accompagnato da quella che è per lui quasi una protesi al braccio... il coltello.

Un personaggio cinematografico estremamente affascinante, eccezionalmente ben scritto e credibilmente rappresentato, che lo fa apparire decisamente a 3 dimensioni sullo schermo. 

Un elemento curioso accresciutosi negli anni, è stata proprio la sua sessualità nel film. Mentre a primo impatto potrebbe sembrare senza dubbio un maschio alfa, sia Welsh, autore del libro, che lo stesso Carlyle, hanno dichiarato in varie occasioni che molti degli atteggiamenti di Begbie fossero secondo loro riconducibili, o almeno sospetti, ad/di una omosessualità repressa. 

sabato 17 luglio 2021

Che cosa è un "Biopic"?



Per concludere la saga dedicata ai Biopic, è giunto forse il momento di spiegarne il significato. 

Un Biopic è semplicemente una rappresentazione cinematografica riguardante la vita e le vicissitudini di un determinato personaggio realmente esistito o esistente.

E' una parola composta, da Bio (Biografico) e Pic (Picture, ossia film).

Si tratta in pratica della scelta da parte di un regista, di realizzare un'opera nella quale, a differenza di un documentario, si recitino parti rilevanti della vita del personaggio, anziché magari narrarle con voce fuori campo o mostrando immagini reali dei fatti in questione.

Questo tuttavia non nega la possibilità di usare tali due tecniche all'interno di un biopic, dove comunque infatti può capitare di avere alcune scene con voce narrante fuori campo o con mischiate alle ricostruzioni, anche scene reali, riprese da telecamere non di scena.

Uno dei più famosi e riusciti lavori cinematografici catalogabili come biopic, tanto per far un esempio, è il film "Braveheart", basato sulla vita di William Wallace, eroe nazionale Scozzese che intorno al 1300 cercò di combattere l'occupazione Inglese, inseguendo il sogno d'indipendenza della Scozia.


Croce e delizia di questo genere, è il livello di romanzatura dell'opera. Perché mentre per un soggetto  immaginario, scritto di sana pianta da un determinato autore, non vi sono ovviamente limiti, nel caso di un biopic invece c'è sempre da trovare un bilanciamento tra il voler magari spettacolarizzare le gesta di qualcuno ed il discostarle eccessivamente dalla realtà cosi da renderle troppo poco veritiere.

Altri due esempi, nostrani e non sotto forma di colossal, sono quelli citati nei due post precedenti : Il divin codino (sulla vita del calciatore Roberto Baggio) e Enrico Piaggio - un sogno Italiano (sulla vita dell'imprenditore Enrico Piaggio, inventore della Vespa). 

In questo caso si tratta di due film a budget e pretese decisamente minori, dove il richiamo è dato, come molto spesso accade nella categoria dei biopic, proprio e quasi esclusivamente dal protagonista stesso.

Ossia non si punta, o non si hanno a disposizione, grandi star da mettere in cartellone e simili, ma si fa leva sul richiamo che ha nella cultura di massa il determinato soggetto al centro dell'opera, colui della quale vita si parlerà per tutto il film.


mercoledì 14 luglio 2021

"Il divin codino" - #Biopic



Ad inizio 2021 è uscito "Il divin codino", film biografico sulla vita del calciatore Roberto Baggio.

Bene specificare "calciatore" perché questo genere di film sulla vita di personaggi pubblici, in generale, e specialmente se calciatori, fa spesso storcere il naso, a volte a ragione, per la qualità finale dell'opera, che innegabilmente cade frequentemente nella categoria di film di serie b, non solo a causa di budget ridotti e talvolta nemmeno rende giustizia al personaggio centrale dell'opera. 

Non è questo il caso. Certo, il film non ha ricevuto candidature agli oscar ne difficilmente verrà mai catalogato come una delle opere più rilevanti del cinema Italiano, forse nemmeno dello stesso anno d'uscita, ma è comunque una pellicola molto piacevole, che scorre bene, che racconta molto, anche se non tutto e lo fa in maniera semplice, senza voler strafare, proprio come lo stesso Baggio da giocatore. 

"Divin codino", perché era il soprannome principale di Roberto Baggio, calciatore classe 1967 e di classe e fama mondiale, tanto da fargli raggiungere, oltre ad i favori unanimi del pubblico, anche quelli della critica, nello specifico dei giornalisti, che nel 1993 lo votarono come miglior calciatore al mondo, riconoscimento per il quale si assegna il rinomato Pallone D'oro, il più alto ed ambito premio per un singolo calciatore.

Il film parla di lui, di chi era intorno a lui nella vita durante la sua carriera, alcuni conosciuti e sotto i riflettori altri più in disparte ma ugualmente rilevanti. Del rapporto conflittuale e d'amore con il padre, della ragazza storica, diventata poi moglie ed addirittura compagna di fede religiosa. Parla dei suoi sogni, dei suoi traguardi, dei suoi insuccessi, delle sue paure, e fa tutto questo molto bene, senza enfatizzare ne sminuire. 

Non da per scontato che tutti già sappiano di chi sia stia parlando, né come calciatore né tanto meno come uomo, e lo fa per un pubblico estremamente vasto. Non è dunque un film da appassionati, di élite, è un film per tutti, perché a tutti risulta comprensibile, perché, ed anche in questo ci ha preso, Baggio era di tutti.  

Mancano, certo, aspetti essenziali, determinanti, storici.. riguardo alla sua vita, e non è detto che siano stati tagli per volontà o per minutaggio. Manca la sua cessione alla Juve, lui che non voleva lasciare Firenze, ne tanto meno lo volevano i tifosi che misero a ferro e fuoco la citta. Gli stessi Pontello, famiglia proprietaria della Fiorentina al tempo, furono costretti a barricarsi in casa per giorni a causa della sommossa popolare che derivo dalla loro decisione di cedere il giocatore.


Mancano i successivi anni alla Juve, unica squadra con cui ha aggiunto dei trofei non individuali alla sua bacheca. Manca il suo periodo al Milan, la sua prima rinascita al Bologna, manca il difficile periodo all'Inter ed il conflittuale rapporto con Marcello Lippi. 
Per dirne alcune, perché è più facile parlare di cosa non vi sia, rischiando meno facilmente di fare degli spoiler.

Ma in sostanza il centro di tutto il film, rimane Roberto Baggio, giocatore di un livello rarissimo che come si sente dire spesso, se non avesse avuto gli infortuni che ha avuto, se non avesse giocato la quasi totalità della sua carriera "con una gamba sola", a causa di un infortunio al ginocchio a 17 anni, per il quale in alcuni casi all'epoca si era costretti a smettere di giocare del tutto e che gli lasciò più di 100 punti di sutura, avrebbe magari consacrato maggiormente il suo codino nell'olimpo della manciata di calciatori considerati globalmente i più grandi di sempre a livello mondiale, quali Maradona, Pelé, Best, Cruijff..
Di contro non vi è alcun dubbio che sia stato il calciatore più amato d'Italia e su questo hanno inciso tutti i suddetti fattori, la sua qualità come giocatore e la sua umiltà come uomo, ma ancor di più è stato  uno dei pochi ad andare oltre il calcio, Baggio è stato un sentimento nazionale che ha coinvolto tutta l'Italia, indipendentemente da quale maglia indossasse.

sabato 10 luglio 2021

"Enrico Piaggio - Un sogno Italiano" #Biopic

"Enrico Piaggio : un sogno Italiano" è un film per la televisione, di recente realizzazione (2019), prodotto dalla R.A.I. 

La storia è basata sulla vita e le vicissitudini di uno dei piu grandi imprenditori Italiani di tutti i tempi, (Enrico Piaggio) e delle persone intorno a lui, a cui era legato per aspetti lavorativi e non. 
Quasi imprescindibile quando si parla d'Italia e di Rai, una forte connotazione romantico-sentimentale da parte dell'opera, la quale narra al suo interno ben due storie d'amore che in qualche modo si intrecciano anche l'una con l'altra. Ma questa non vuole essere una critica, tale aspetto infatti non risulta affatto stucchevole, ne eccessivamente predominante.
Il film è piuttosto fedele ai fatti, della vita imprenditoriale di Enrico Piaggio ed in particolare della nascita e sviluppo della "Vespa", che la storia consacrerà come lo scooter piu venduto e piu amato al mondo e lo fa con pochi adattamenti cinematografici, quali per esempio la figura di un banchiere che a piu riprese tenta di mettere il bastone tra le ruote all'imprenditore, arrivando ad usare tecniche scorrette e criminose. 
Vengono trattati anche aspetti dell'innovatività di molte delle idee dell'ingegner D'ascanio, fedele compagno di avventura di Piaggio, riguardanti le caratteristiche della Vespa. e delle sue (di Piaggio) azioni imprenditoriali, come il farla pagare inizialmente a rate, mossa piuttosto originale al tempo e che salvò la ditta in un momento di scarsi introiti.

Sono mostrati molti degli aspetti meccanici e i fatti storici, questo è infatti ciò che c'è di assolutamente fedele alla storia, la realtà dei fatti riguardanti lo sviluppo del concetto poi materializzatosi, della "motoretta" vespa. 
Dopo un primo tentativo che non dette risultati particolarmente memorabili, la realizzazione del "Paperino", Enrico Piaggio si riaffida all'ingegnere con cui per anni aveva condiviso e vinto battaglie imprenditoriali nel campo dell'aviazione, realizzando aerei, anche militari, appunto il suddetto Corradino D'ascanio. 
Il quale finisce per non far nient'altro che quello che era stato chiamato a fare, mettere insieme i pezzi d'avanzo nei capannoni, "sopravvissuti" alla guerra, in un mezzo efficiente, economico, funzionale e soprattutto, adatto a tutti. 

La "motoretta", come veniva chiamata inizialmente, sotto le sue migliorie si trasforma in "Vespa", diventando un mezzo asimmetrico, con motore da una parte, ruota di scorta dall'altra per bilanciare, freno a pedale, frizione al manubrio e forcella a sbalzo, proprio come quella degli aerei.
E proprio come il corpo umano, tutta questa asimmetria interna, lavorava perfettamente all'unisono durante il suo utilizzo.
(Ex capannone Piaggio adibito ad oggi a parcheggio)

La figura di Enrico Piaggio, viene dipinta in modo carismatico, altruista, empatico, un uomo che non si eleva mai sopra gli altri, nonostante molto aspetti della sua vita glielo potrebbero anche permettere.
Poco evidenziata, forse giustamente essendo un film sulla vita di Piaggio e non sulla vespa, è il rivaleggiare del suo mezzo, nelle innovazioni e nelle vendite, con la Lambretta, altra storia partita dalla Toscana, per poi proseguire a Lambrate (Milano), da cui prende il nome, e altro marchio storico italiano di "motorette" dell'epoca, il quale anch'esso raggiunse un enorme successo. 

Ma questo non deve distogliere l'attenzione dal fatto che, da che mondo è mondo, gli imprenditori, di qualsivoglia nazionalità, sono squali, pensano al profitto, ed alla massimizzazione di esso, ed è proprio questo che li rende imprenditori e non artigiani. Questo non deve togliere niente alla romanticità del film o dei suoi traguardi realmente raggiunti, ma nemmeno lasciar credere che si possa essere rispettati semplicemente accontentando sempre tutti. 

E' da elogiarsi lo sforzo della Rai appunto, alla luce dell'opera completa, che porta si con se molte incongruenze, specialmente nella rappresentazione degli accenti, Enrico Piaggio era ligure, non lombardo, ed il giornalista americano perde spesso l'accento anglofono nel parlare l'italiano, ma nell'insieme rimane comunque un film molto gradevole, informativo ed adatto a tutti. 



mercoledì 7 luglio 2021

Perché al cinema si mangiano i Pop Corn?


I pop-corn sono uno dei simboli del cinema in assoluto, indelebili nell'immaginario collettivo, ed è difficile che qualcuno non li abbia mai mangiati proprio durante la visione di un film in una sala cinematografica.

I loro due maggiori punti di forza sono : il fatto di essere adatti a tutte le età e di essere di estremamente facile realizzazione.


Nonostante il pop-corn in se e per se, in quanto grano fatto cuocere e "scoppiato", fosse già presumibilmente in buona parte della cucina mondiale, non era ancora diffuso nei cinema. Al contrario, non solo non era usanza, ma era anche un cibo bandito, in quanto "rumoroso" e questo sembrava proprio non andare d'accordo con il silenzio quasi da biblioteca, richiesto nelle sale cinematografiche.

Come detto la sua nascita vera e propria ha radici antichissime, millenarie, ma la diffusione di massa nel mondo occidentale avvenne intorno all'inizio del 1900, inizialmente come cibo di strada e questo non lo rendeva adatto in abbinamento al pubblico altolocato al quale puntavano i primi cinema come clientela.

Tuttavia il pop-corn era comunque presente alle proiezioni, ma fuori dai cinema. I venditori ambulanti infatti non si facevano scappare l'opportunità di grandi flussi di persone tutte radunate in un luogo, a cui poterlo vendere.  


Fu cosi che fiutato il possibile affare da parte dei gestori, fecero il loro ingresso all'interno delle sale cinematografiche e ne divennero ben presto addirittura una parte degli introiti che faceva la differenza per le sale stesse. 

Il problema della rumorosità fu mitigato sufficientemente dal passaggio dal cinema muto a quello con sonoro e quello del calpestarne uno strato caduti a terra durante la proiezione precedente, non fu abbastanza per disturbare eccessivamente lo spettatore, ne per non coprirne i costi di pulizia dati gli ottimi ricavi. 

L'usanza è, con alti e bassi, giunta fino ai giorni nostri e sembrerebbe persistere anche nei piu moderni multisala. 









domenica 4 luglio 2021

Un forte abbraccio da... #RiconosCinema

E' quasi tornata la liberta di potersi abbracciare e noi ve ne regaliamo uno da parte di.. 


Naturalmente è un attore cinematografico, famoso per le sue performance dentro e fuori dal cinema. 

Sul set è stato il protagonista di Con Air, Fuori in 60 secondi, Il genio della truffa, Lord of war, per citarne alcuni.. ed ovviamente per Via da Las Vegas che gli valse l'Oscar nel 1996.

A telecamere spente, ma a paparazzi in fermento, è stato protagonista invece di una vita privata piuttosto movimentata : Cinque matrimoni, di cui uno durato una sola notte, ha dovuto versare al fisco americano circa 100 milioni di dollari di tasse evase, anche in questo caso soltanto per citarne un paio..

E' notoriamente di discendenza Italiana (Il suo vero cognome è Coppola) ed imparentato con il registra Francis Ford Coppola, del quale è nipote, e con altri membri della famiglia, tra i quali Sofia Coppola e Talia Coppola (in arte Talia Shire) entrambe attrici ed entrambe presenti con ruoli consistenti in alcuni episodi della saga de Il Padrino. 

E' recentemente diventato ancor più una star del web grazie ad alcuni meme, forse tra i più noti in assoluto a livello globale, che riguardavano alcune sue espressioni in alcuni dei suoi films. Questo è ciò che ha scatenato probabilmente la diffusione di vari articoli di merchandising, tra i quali quello in foto, che sono tutti un po' al limite tra il tributo/apprezzamento e la presa in giro.

Noi comunque lo apprezziamo particolarmente, ed è per questo che abbiamo deciso di sfoggiare questo capo di abbigliamento. 








Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.