sabato 28 maggio 2022

La mala del Brenta - Lucarelli racconta (2010) #Recensione

 "La mala del Brenta", poi successivamente nella realtà rinominata ufficialmente in "Mafia del Brenta", è una puntata del programma documentaristico condotto da Carlo Lucarelli, andata in onda a fine 2010, che tratta appunto la storia, dai primi furti nelle fattorie fino al controllo quasi totale di tutto il nord-est Italia, dell'organizzazione criminale chiamata "La mala del Brenta", con a capo il boss Felice Maniero.

Maniero veniva da una famiglia già dedita ad attività criminali nella zona, sia il padre che il nonno si erano dilettati in furti ed atti violenti, ma lui voleva di più e fu cosi che intorno a se radunò un gruppo di persone con le quali andò ben presto oltre le rapine, (anche se rimarranno sempre il leitmotiv della sua "carriera") entrando e controllando altri settori in espansione, come il gioco d'azzardo. Quest'ultimo era infatti in crescita esponenziale data la fiorente economia della zona denominata nord-est, che da poco era passata dall'essere "il sud del nord" come veniva definita, ad un luogo dove le piccole-medie imprese stavano facendo delle fortune, sia per se stesse che per la popolazione. In questo contesto si fa largo la figura di Felice Maniero, detto "faccia d'angelo", perchè apparso sempre come un bravo ragazzo, sorridente e cordiale. Egli non solo creò una vera e propria organizzazione criminale di alto livello, ma ne diventò il boss, avendo ormai la stessa organizzazione assunto tutti i crismi di una associazione a delinquere di stampo mafioso, come verrà poi dimostrato successivamente al processo. Bene fermarsi qui con la trama per non fare troppi spoiler. 
 

La puntata di per se forse non è la più ispirata tra tutte quelle trasmesse, ma ha due caratteristiche che tengono lo spettatore incollato allo schermo : 
 
La prima è la particolarità dell'argomento, perchè se pur di mafia si sia parlato in molteplici puntate, questa è un tipo di mafia molto particolare. E' la prima a nascere al nord, di propria iniziativa, in maniera naturale, senza che siano cellule di altre organizzazioni già presenti al sud, che spostassero parte dai propri interessi e delle proprie attività. Lo stesso documentario appare a tratti surreale ed anche non immediatamente comprensibile, per la presenza di un forte accento veneto, da parte alcuni ex membri della banda durante le interviste. 

La seconda è la presenza di Carlo Lucarelli, o meglio il suo modo di narrare le vicende. Anche in questo caso, per chi lo apprezza, non stanca e rende la sequenza dei fatti e dei personaggi comprensibile anche a chi senta parlare per la prima volta dell'argomento in questione o di tali fatti.

In sostanza una puntata che raggiunge la sufficienza, all'interno di una serie televisiva che solitamente prende voti anche più alti, quindi guardabile da parte di tutti, visto anche che non ci sono scene sanguinose o terrorizzanti, ma che è specificamente da consigliare, soltanto a qualcuno particolarmente interessato dall'argomento in questione.

giovedì 26 maggio 2022

Magnolia (1999) - Spiegazione "Scena delle rane"

(Tutto questo post sarà un unico enorme spoiler, quindi non è da leggersi prima di aver visto il film)

La scena delle rane, che forse sarebbe più proprio definire "La pioggia di rane", ma che messo direttamente nel titolo del post avrebbe finito per essere appunto un inevitabile spoiler, è quel momento in cui improvvisamente, durante la visione di questo film, credendo di aver visto abbastanza stranezze tra comportamenti eccentrici e concidenze surreali, si viene completamente spiezzati dal regista, che sceglie di interrompere la narrazione di tutte le storie ed i loro intrecci, con un espediente talmente sorprendente e sconcertante, che non viene in alcun modo da contestarne la scelta. 

Tutte le vite dei personaggi delle quali vengono trattati passato e prensente nel film, si fermano, e la "pioggia" ne purifica in un certo senso gli animi e gli intenti. 

Ma tale "pioggia di rane" che sembra nient'altro che una trovata cinematografica, è in realtà un evento che puo accadere in natura e che si verifica molto più spesso di quanto si possa pensare.
Il feonomeno, che non riguarda necessariamente le rane, non è causato altro che da un tornado, formatosi magari sopra ad una zona acquosa come un lago, che risucchia verso l'alto ciò che si trova sulla superficie terrestre. La combinazione della forte potenza del vortice e della leggerezza delle rane, che spesso possono pesare poche decine di grammi, fa si che il quantitativo di quelle sollevate da terra diventi davvero notevole. Capita poi che il tornado, spesso proveniente dal mare/oceano si sposti verso la terra ferma, ed unendosi ad una tempesta di pioggia magari già presente, faccia si che si verifichi una surreale pioggia di rane. Naturalmente come detto la cosa non riguarda soltanto tali anfibi, un tornado potrebbe risucchiare anche altri tipi di animali ed oggetti anche di grandi dimensioni, come è a volte accaduto per mucche ed automobili, e poi rilasciarli a notevole distanza, una volta perduta la propria forza. 

Ecco che la scena che sembra del tutto irreale, diventa invece un evento a cui potrebbe capitare di assistere a tutti, e che mantiene bene la linea del film, su quanto sia difficile tracciare il confine delle coincidenze.


domenica 22 maggio 2022

Carlo Lucarelli ed i misteri italiani

Carlo Lucarelli è molte cose, tra le quali anche sceneggiatore, fumettista e conduttore radiofonico, ma forse più di tutto è conosciuto e si sente, scrittore. Tuttavia non è questo il tema del post, che si focalizzarà esclusivamente sul suo aspetto più cinematografico, ossia quello di essere stato conduttore televisivo di una serie documentaristica andata in onda sulla Rai. 
 
"Lucarelli racconta" non è altro che l'ultimo nome in ordine cronologico, del programma televisivo nato come "Mistero in blu" poi diventato "Blu notte" ed infine appunto "Lucarelli racconta", nome preso dal suo "protagonista", che per quasi 15 ha parallelamente a tutte le sue altre attività, raccontato in televisione le storie più curiose e sconcertanti, ma sempre certificate dai fatti, dell'Italia recente, tanto che il sottotitolo della trasmissione era proprio "Misteri italiani".
Le puntate erano dei veri e propri documentari, con alcune scene di archivio miste a ricostruzioni con attori, la durata si aggirava solitamente intorno alle 2 ore, ma purtroppo nuovi episodi non ne sono stati più trasmessi da un decennio ormai. 
 
 
 Lo stile della narrazione dei fatti era quello inconfondibile di Lucarelli, non vi è dubbio che ad alcuni possa non piacere, o in alcuni casi persino stancare, ma certamente ha avuto la grande capacità di narrare fatti di per se angoscianti ed agghiaccianti, senza apparire scontato come qualcuno che crede che basti il contenuto senza curarsi della forma, nè eccessivamente drammatico come magari sarebbe stato in un documentario moderno con le classiche "lotte contro il tempo" per costruire un ponte nei tempi dichiarati. Il suo modo di raccontare è infatti molto lineare, senza picchi sensazionalistici e poi noiosi elementi di riempimento, ed è uno stile che propabilmente ha avuto successo perchè parla a tutti, senza un linguaggio pedante e forbito, ne troppo infantile e prevedibile.
 
Pur non andando più in onda, le puntate si trovano ancora, sia su Youtube che su Raiplay, (entrambi gratuiti), e rimangono dei reperti ben fatti e di ottimo intrattenimento che probabilmente rimarranno senza tempo, senza il rischio di non invecchiare bene come invece è capitato a molte altre opere ed altri temi che sono diventati non più accettabili dall'opinione pubblica. Senza alcun dubbio quindi è una "serie televisiva" da consigliare a chiunque. 

giovedì 19 maggio 2022

Vanilla sky (2001) #Recensione

 Vanilla sky è un film di fine scorso millennio, che pesca a piene mani nello stile anni '90, una delle migliori decadi cinematografiche di sempre, facendolo però purtroppo in maniera arruffona.

Il risultato infatti è piuttosto confusionario, una accozzaglia di generi, dalla fantascienza al sentimentale, dal drammatico al thriller, che però non si amalgamano degnamente, e per quanto la fluidità del film sia presente e costante in alcuni aspetti, lo spettatore viene lasciato un po' con l'amaro in bocca, e con il pensiero che forse si poteva focalizzarsi su di un solo genere ed approfondirlo propriamente.

La trama riguarda un giovane pieno di idee, di carisma, di denaro e di donne, tale David Aames (Tom Cruise), che a seguito di un incidente stradale rimane sfigurato, facendogli perdere in breve tempo tutto quello che possedeva. L'incidente è causato volontariamente da una persona con cui lui si stava vedendo, ma che essendo stanca di essere usata da lui, decide di suicidarsi andandosi a schiantare con l'auto, ferendo appunto David che era con lei.
Il vero dramma per lui però è il non poter continuare a vedersi con la persona conosciuta poco prima dell'incidente, che gli sembrava per la prima volta, quella giusta. 

 
Probabilmente il film intende sottolineare come egli non avesse realmente perso niente di rilevante nell'incidente, tranne la propria autostima, che poi sarà la reale causa per la quale tutti i suoi mondi, lavorativi, affettivi, etc.. finiranno per crollare. 
La stessa ragazza conosciuta da poco con cui si stavano innamorando, Sofia (Penelope Cruz), probabilmente gli sarebbe stata accanto nella riabilitazione e forse per il resto della vita, sembra infatti più una sua scelta quella di allontanare le persone da se stesso. 
 
Per gli aspetti più tecnici si puo dire che le interpretazioni non siano male, da parte di nessuno, compreso lo stesso Tom Cruise, ben credibile nel suo ruolo, ma ancora una volta va sottolineato come sembri tutto slegato, buone performance singole, ma che appaiono più come monologhi nel vuoto invece che un tutt'uno. 
 
Interessanti anche i dialoghi, specialmente quelli tra il protagonista ed il terapista che gli viene "assegnato" dopo l'incidente.

Rimane comunque un ottimo film, ma che non brilla per coerenza, e che sorprende ancora di più una volta scoperto che si tratta di un remake di un film spagnolo uscito appena 4 anni prima "Abre los ojos", in cui Penelope Cruz aveva la stessa medesima parte.

lunedì 16 maggio 2022

Quale film ha avuto il cast più "stellare"? #CineFacts

Sembra una domanda a cui si possa rispondere in maniera abbastanza oggettiva, ma non è cosi.
Innanzitutto dipende in base a quale parametro la si voglia analizzare, per esempio, se fosse quello dei compensi totali elargiti a tutto il cast, ci troveremmo di fronte al fatto che lo stesso attore, all'apice della carriera percepisca spesso cifre impensabili, per egli stesso, in film precedenti. Sarebbe dunque un parametro fuorviante.
Come lo sarebbe analizzarlo in base ai premi ricevuti dai suoi protagonisti, magari anche in tutta la propria carriera.
Potrebbe essere usato semplicemente il parametro della fama, ma anch'esso, come il compenso, varia molto nel tempo e quindi un attore alle sue prime apparizioni, potrebbe diventare una star di primordine e far cambiare il peso speficio del cast a posteriori.
Tuttavia, se pur non vi sia modo di dare una risposta alla domanda in maniera oggettiva, proviamo comunque a citare i cast di due film, che potrebbero essere considerati candidabili per questa speciale classifica se mai fosse istituita ufficialmente.

(Per tutti gli attori citati di seguito, in questi film, si parla di parti rilevanti, non di cameo o di pochi minuti di schermo)

Il primo è stranamente forse non conosciuto quanto ci si aspetterebbe visto il cast e vista la qualità della pellicola.
Si tratta del film Sleepers, del 1996, adattamento cinematografico del romanzo autobiografico di Lorenzo Calcaterra, di genere drammatico, nel quale recitatorono contemporaneamente addirittura :

- Robert De Niro
- Dustin Hoffman
- Kevin Becon
- Brad Pitt
- Vittorio Gassman
- e Minnie Daier, forse non troppo conosciuta all'epoca, ma che l'hanno dopo sarà presente anche nel pluripremiato agli oscar, Will Hunting.
 
Il secondo è codice d'onore, anch'esso film drammatico uscito nel 1992.
Nel quale sono presenti con ruoli di rilievo : 
 
- Jack Nicholson 
- Kevin Bacon
- Tom Cruise
- Demi Moore
- Kiefer Sutherland
- Kevin Pollak 
 
Tutti in parti rilevanti, con in aggiunta la presenza in alcune scene di Noah Wyle, prima che diventasse l'inconfondibile dottor green di E.R., ed un altrettanto giovane Cuba Gooding Jr.

Naturalmente questi erano soltanto due esempi come ce ne sarebbero molti altri, certamente anche un film diviso in storie che si intrecciano come Pulp Fiction sarebbe un altrettanto valido candidato.

martedì 10 maggio 2022

"Morto Stalin, se ne fa un altro" (2017) #Recensione

 "Morto Stalin, se ne fa un altro" (titolo originale : The death of Stalin), è un film satirico, diretto da Armando Iannucci, che, per quanto il nome possa tratte in inganno, è un registra Scozzese.

Il film è l'adattamento cinematografico del romanzo francese "La mort de Staline", e tratta tutti gli eventi concatenati che si susseguono dopo la morte del dittatore Iosif Stalin, in un turbinio di arrivismo politico, accuse reciproche da parte dei membri del partito comunista rimasti a comandare il paese, e qualche atto di impulsività e follia da parte di alcuni personaggi. 

La morte avviene, come realmente accaduto e riportato nei libri di storia, per emorragia celebrale, il resto dei fatti e delle azioni, fanno più parte di una commedia comica.

 
La pellicola ha riscosso un notevole apprezzamento da parte di critica e pubblico a livello mondiale, riscuotendo anche un discreto successo al botteghino, tuttavia, non è stata vista con occhio critico ed oggettivo da parte della Federazione Russa, che ne ha bandito addirittura la distribuzione sul proprio territorio, additandolo come noioso ed offensivo. 

Il film ha sicuramente un umorismo sagace, dissacrante nei confronti di tutti gli aspetti più conosciuti ed idolatrati della morale e mentalità del periodo stalinista. 

Il cast è di tutto rispetto, da Steve Buscemi a Jeffrey Tambor, tra i quali spicca la performance di Simon Russell Beale, nei panni del terribile ministro degli affari interni e capo della polizia segreta Lavrentij Berija, candidato e vincitore infatti in Gran Bretagna del premio come miglior attore non protagonista al festival dei film indipendenti. 

L'ultima mezzora ha forse un leggero cambio di tono, si vedono un po' più di sangue e di spari, qualche cadavere, le conversazioni si fanno più serie, in sostanza la linea ironica sembra scendere in percentuale per fare spazio ad una maggiore morale intrinseca sugli avvenimenti. 

In sostanza un film piuttosto interessante come concetto, con alcune scene assolutamente brillanti, non troppo lungo nè troppo macabro, quindi consigliabile un po' a tutti. 

E come un episodio dei Simpson,
da piccoli sembra solo comico e paradossale, ma crescendo si comprende quanto fosse satirico e realmente possibile.

domenica 8 maggio 2022

"Sento il bisogno, il bisogno di velocità" Top Gun (1986) #Curiosità


 L'AF.I. (American Film Institute) ha inserito al 94esimo tra le migliori citazioni dei film di tutti i tempi tale frase. 

Si tratta delle parole pronunciate dal tenente Pete Mitchell soprannominato "Maverick" (personaggio interpretato da un giovane Tom Cruise), al suo amico e collega, Nick Bradshaw detto "Goose" (interpretato da Anthony Edwards). 

Appena scesi da un volo, essendo rispettivamente pilota e navitagatore di aerei da caccia della aeronautica americana, i due si danno il cinque mentre Maverick pronuncia quella frase. 

Il film fu un successo dalla dimensioni inaspettate, e tutto quello che apparve in quelle quasi due ore di immagini diventò ambitissimo e ricercatissimo. Si moltiplicarono le richieste per entrare a far parte dell'aeronautica militare da parte di giovani infatuati dalle gesta mostrate nel film, gli occhiali Ray Ban di Tom Cruise andarono a ruba, ma forse più di tutto, persino più del film stesso, vendette la colonna sonora, che andò oltre i confini di un interesse per una pellicola di azione.

Tutto questo per dire che forse i dialoghi non furono l'elemento che più colpì e rimase di tale opera, tanto che la frase, almeno nella versione italiana, non diventò cosi di uso comune tra i giovani dell'epoca come accade invece spesso per frasi cinematografiche d'impatto. 

Diverso forse fu il suo destino nel mondo anglosassone, dove certamente l'espressione ha continuato ad aver risalto mediatico quando pochi anni dopo è uscito il noto videogioco "Need for speed".

Quello che è certo è che Tom Cruise avesse davvero un bisogno di velocità, visto che in molti dei suoi film, la saga di Mission Impossible su tutti, sembra richiedere il vero e proprio brivido del rischio, è infatti lui stesso, come è ormai ben noto, a girare le scene più pericolose nei suoi film invece di usare una controfigura.

venerdì 6 maggio 2022

Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (Spiegazione titolo)

 Il titolo di questo film viene spesso colloquialmente abbreviato nelle conversazioni tra appassionati di cinema in "I ragazzi dello zoo di Berlino", e non sarebbe la prima parte quella da togliere.

Di pochi anni successiva all'omonimo libro, la pellicola tratta le vicende di alcuni ragazzi berlinesi che per difficolta familiari, o personali, o per semplice noia, iniziano a fare uso di droghe pesanti, fino ad arrivare, piuttosto velocemente, specificamente all'eroina. 

 
Molte delle loro esperienze sono legate alla discoteca "Sound", ma la maggior parte delle scelte di vita e dei binari sbagliati in cui finiscono questi giovanissimi (alcuni di loro hanno appena 14 anni), hanno a che fare con la stazione ferroviaria che frequentano. 

E qui nasce il vero problema con la traduzione del titolo in Italiano. Esso è infatti non solo una traduzione ma anche un adattamento, che fà però perdere tutta la connotazione logistica della stazione, ed aggiunge quella generica dal fatto che tutte queste vicende si svolgano a Berlino.

Il titolo originale, in Tedesco, è legato infatti a tale stazione "Christiane F. - Wir kinder vom Bahnhof Zoo" (Letteralmente : "..i ragazzi della stazione Zoo", mentre la versione in inglese, è un semplice "Christiane F", togliendo anch'essa inspiegabilmente quel riferimento.

La cosa potrebbe sembrare non cosi deviante, se non fosse che non c'è nessuno zoo nel film, in nessuna scena, nessun animale esotico in gabbia, a meno che lo zoo non sia il piccolo volatile nella gabbietta che viene "salvato" dalla protagonista, o a meno che per animali non si intendano tutti i protagonisti, trasformati dalla droga e ridotti a vivere inseguendo quasi esclusivamente i bisogni primari.

Sembra ad ogni modo un adattamento poco necessario, che toglie un elemento essenziale, e rende invece fuorviante il titolo.

mercoledì 4 maggio 2022

La pazza gioia (2016) - #Recensione


La pazza gioia è un film del 2016, diretto da Paolo Virzi, girato interamente in Toscana, nella sua terra, ma molto itinerante. Sono presenti infatti scene sia alla stazione di Montecatini, che in Versilia, sia a Marina di Pietrasanta che sul lungomare di Viareggio, fino alla zona del Livornese, verso Calafuria, già presente nello scorcio iniziale. 

La trama è piuttosto interessante, e l'idea abbastanza originale : in una casa di cura per persone affette a vario titolo da problemi psichici, si ritrovano in particolare due donne, di età differenti, background opposti, ma passato simile. Ad entrambe la vita aveva riservato gioie e dolori, forse più i secondi, ed alle quali problematiche, ci avevano aggiunto anche tanto del loro. 

Non è chiara la linea, medica vera e propria, di dove finiscano le loro pazzie vere e proprie e dove inizino ad essere comportamenti abbastanza naturali come conseguenze di quello che hanno vissuto, fatto sta che si instaura tra loro un'amicizia vera, piena di riscoperte, che le fa sentire vive come non gli accadeva da tempo, e che le porta, in parte, ad aggiustare alcuni loro comportamenti, acquisendo consapevolezza al posto della rabbia, ed accettazione al posto della negazione. 

Il film, come le sue due protagoniste, è piuttosto frenetico, il che si traduce in un buon ritmo, con diversi colpi di scena di un livello adatto ad una commedia drammatica.

Il cast risulta molto variegato, tanto da includere figure che nella vita a tempo pieno sono altro, come i musicisti Simone Lenzi, che se la cava discretamente sembrando piuttosto a suo agio in questa pellicola, o come Bobo Rondelli per finire al comico Graziano Salvadori, che al contrario non sembra particolarmente calzante nelle scene a cui prende parte.

In sostanza è un tentativo piuttosto originale di voler parlare di argomenti piuttosto scomodi, come la salute mentale, nella società quasi sempre in secondo piano rispetto a quella fisica, e di quanto molte delle problematiche e delle tragedie sarebbero evitabili se vi si facesse maggiore attenzione.


Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.