mercoledì 30 giugno 2021

Ci manchi Roberto, torna!


 Il Roberto in questione è Roberto Benigni, attore, regista, sceneggiatore, comico e molto altro, ultimamente anche interprete di letture dantesche in piazza ed in tv. 
No, non sono tutti estimatori di Benigni, è infatti difficile aver amato tutte le sue epoche, da quella più spensierata senza limitazioni alle inflessioni regionali nel linguaggio dei primi film, a quella più ricercata e più politicamente corretta degli ultimi.

E non è certo possibile che sia piaciuto a tutti il suo prendersi confidenze sin da subito in interviste ed apparizioni televisive, un esempio su tutti è l'intervista nel "salotto" di David Letterman nel 1989 per la promozione del film Down by low, dove un Benigni come sempre sopra le righe, non trovo una fedele spalla comica in Letterman che infatti si indispose già sulle prime e gli impone di mantenere le distanze, anche fisiche, per il resto del loro tempo in onda e c'è da immaginarsi anche per il restante successivo.

Non è nemmeno possibile negare che, nonostante l'oscar come miglior attore in "La vita e bella", ruolo che si è era scritto, ritagliato, e cucito addosso alla perfezione, il Benigni attore, non sia mai stato un emblema di versatilità, più un caratterista ed un self-typecast, visto che i film in cui recitava erano spesso i suoi, ed era dunque lui stesso a scritturarsi in parti piuttosto simili tra loro.

Personaggi che non erano poi cosi distanti nemmeno da quelli dei palcoscenici teatrali del Benigni comico. Un'ulteriore nota non esaltante di tutta la sua carriera cinematografica, è la presenza della moglie al suo fianco nelle sue pellicole, quasi sempre come coprotagonista, per volontà dello stesso Benigni.

Moglie che per quanto abbia in alcuni casi ricoperto i ruoli egregiamente ed anche con dei tocchi da caratterista, e per quanto fosse fotogenica ed in alcune pellicole anche affascinante, non ha certo mai brillato di luce propria, e come stella a se stante ha ricoperto ben pochi altri ruoli nella propria carriera.

Ma allora che cosa è che manca di Roberto al mondo intero, dopo tutto questo sproloquio di critiche ed appunti al personaggio, all'attore, all'uomo?.. Manca lui, nella sua interezza, perché che lo si odi o lo si ami, Benigni è stato unico, e mancano i suoi film, come regista e sceneggiatore, con tutto quello che di bene e di male portavano con se. Fanno certo storcere il naso certe sue scelte e certe sue performance, ma al contempo tutto rimane nella storia come pietre miliari, in qualsiasi settore decida di cimentarsi.

Johnny Stecchino ed Il Mostro, sono certo tutt'oggi pellicole sacre nella cinematografia comica italiana. Film come La vita è bella, non hanno bisogno di apprezzamenti e riconoscimenti a parole in un blog, è già stato consacrato a livello mondiale come un capolavoro.

Perché allora il Benigni regista è sparito dalle scene.. potrebbe sembrare, sotto gli occhi di tutti, che si sia semplicemente dedicato ad altro, vedasi le sovracitate letture dantesche, oppure come spesso si accusano gli artisti e talvolta accade, abbia semplicemente finito le idee, o meglio, non senta più l'ispirazione da dentro per continuare a realizzare film.

Forse potrebbe essere anche soltanto l'età, che inesorabilmente avanza per tutti, ed a cui nessuno è immune, ma basti pensare ad altri registi nostrani come Monicelli o Fellini, che non hanno smesso fino alla propria morte.

Oppure purtroppo, potrebbero essere state delle scottature.. certo non ha avuto sempre la "pappa pronta" Benigni, venendo davvero da un piccolo paesino in provincia di Prato, e come cita nel suo discorso agli oscar, essendo davvero cresciuto in povertà, sicuramente è uno che sa come rialzarsi.

Ma sembrerebbe quasi che gli ultimi insuccessi da regista, Pinocchio e La tigre e la neve, lo abbiano segnato, e sia nata in lui forse una certa paura a stare dietro la cinepresa, o forse di tenere in mano la penna, ragion per cui, scegliere di leggere opere della penna altrui, inattaccabili, come quelle realizzate dalla mano dantesca, possa creare in lui, un maggior senso di tranquillità.

Naturalmente sono tutte soltanto supposizioni e non cambiano l'incipit/titolo di tutta questa riflessione, vorremmo tutti che Benigni tornasse a donare al mondo film propri. 


domenica 27 giugno 2021

RaiPlay, una buona alternativa gratuita.


Impossibile non partire dall'aspetto più allettante della piattaforma RaiPlay, il fatto che sia completamente gratuita per l'utente. Previa registrazione con le proprie credenziali è infatti possibile accedere a tutti i contenuti caricati senza alcun costo iniziale, o di abbonamento (almeno al momento di questo articolo).
Il sito non è altro che un aggiornamento della vecchia RaiTv, che nel 2016 è appunto diventata una piattaforma streaming dal nome RaiPlay. 
L'offerta è piuttosto ampia, principalmente tendente al cinema Italiano.

Come ormai sappiamo tutti vi sono diverse siti, legali, di streaming, dove vedere film e limitrofi : Netflix e PrimeVideo su tutti, che permettono di accedere ad una sempre più ampia gamma di materiale, purtroppo però.. non in maniera gratuita.
Sia una quota mensile, come è il caso di Netflix, o sia un privilegio incluso nell'essere abbonati all'opzione di spedizioni Prime, come per Prime Video, l'utente si trova a dover comunque provvedere ad un esborso, che se pur minimo, è inevitabile.
Volendo soppesarne l'aspetto costi/benefici, non c'è di che lamentarsi, considerando l'offerta di pellicole che hanno le ultime due piattaforme citate, ciò che chiedono in fin dei conti come compenso, non è assolutamente un furto.

Quindi quali sono in sostanza i vantaggi di RaiPlay e quale potrebbe essere l'audience di un sito del genere? Diciamo che è quasi certamente indicato a chi :

- Non ha intenzione, per ragioni di budget o di principio, di sottoscrivere nessuna spesa, tanto meno un abbonamento

- Non ha metodi di pagamento associati a propri account online per poter pagare, magari una persona di una certa età.

- Cerca principalmente materiale in Italiano

- Cerca principalmente film datati o d'autore. 

- Apprezza i "film per la televisione" realizzati dalla Rai.

- Vorrebbe vedere, o rivedere, qualcosa che è passato da poco in tv e se lo è perso.

In conclusione, pur non avendo nessuna ambizione di diventare leader del settore o
sito di streaming più cliccato della nazione, rimane, anzi, diventa, una buona alternativa per visionare un prodotto cinematografico online. 

Lo si può guardare dal telefono tramite una app, con una smart tv, o anche dal browser, il tutto appunto con una semplice registrazione.

(Anche per questo sito, come spiegato in un post di alcune settimane fa, è possibile utilizzare le comode scorciatoie dei tasti della tastiera per la gestione della visione del video)

L'url del sito è https://www.raiplay.it/


mercoledì 23 giugno 2021

Qual è (forse) il più eclatante esempio di pubblicità indiretta in un film?!

Uno dei detti nel mondo pubblicitario è che non esiste la cattiva pubblicità, bene o male non fa differenza, basta che di un prodotto se ne parli. Questo potrebbe far pensare ad un settore piuttosto selvaggio e senza regole e questo non è cosi lontano dalla realtà, esistono infatti metodi di promozione pubblicitaria piuttosto invasivi, come il guerriglia marketing, che porta spesso ad inevitabili conseguenze e talvolta persino a strascichi legali. 
Questa aggressività nel voler far conoscere certi prodotti, ha reso necessarie alcune regolamentazioni, specialmente nel mondo di cinema e televisione. Alcuni esempi di categorizzazione sono i Messaggi subliminali, oppure la Pubblicità occulta, o come in questo caso, la Pubblicità indiretta.
Quest'ultima, (in inglese product placement) riguarda quei prodotti che vengono inseriti, anche in maniera consistente, all'interno per esempio di un film senza che sia stato pattuito nessun compenso per la produzione.
Esistono innumerevoli esempi nel cinema nostrano, dove prima che fosse regolamentato questo aspetto abbiamo visto quantitativi notevoli di prodotti in primo piano in altrettanti film.


Ma il caso forse più eclatante a livello mondiale, è quello del film "Cast away" del 2000, ed in particolare quello dei due marchi legati indissolubilmente al film : la compagnia di spedizioni americana FexEd e la ditta produttrice di palloni Wilson. In entrambi i casi è stato dichiarato da più parti come non ci sia stato esborso di denaro, tutta "pubblicità gratuita" per dirlo in parole povere.

Ma vediamo nello specifico quali siano state cause, fatti e conseguenze per questi due marchi cosi esposti in un colossal come questo di Tom Hanks. Per quanto riguarda FedEx, sembra che la compagnia si sia mostrata molto disponibile nel far accedere ai propri capannoni alla crew per le riprese, dove dovevano essere girate alcune scene e realizzate altre sequenze di transizione. Il film narra proprio la storia di un dipendente di tale compagnia, che istruisce e redarguisce il personale di altri hub della compagnia stessa a giro per il mondo.


Tutto però durante il film farebbe pensare ad una sponsorizzazione molto consistente, dato che alcune scene sono girate addirittura con la telecamera posiziona sul pacco, ed il nome e marchio sono praticamente sempre perfettamente rivolti a favore di camera anche quando non sarebbe strettamente necessario per la storia far presente la cosa. E' innegabilmente una presenza ingombrante quella del marchio all'interno del film e certamente lo voleva essere, rimane comunque sorprendente come sia accaduto tutto senza firmare contratti, ma solo disinteressatamente. La stessa compagnia alcuni anni dopo realizzò uno spot piuttosto divertente per il Superbowl di football americano, basato sulla storia narrata nel film, legandolo però purtroppo, troppo al finale, il che lo rende impossibile da raccontare senza fare un irrimediabile spoiler al film.

L'altro marchio è quello di palloni Wilson. Un pallone di tale marca arriva a spiaggiarsi sull'isola insieme ad altri pacchi (della sopracitata compagnia di spedizioni), e diventa compagno di sopravvivenza per il protagonista. Nel film Tom Hanks lo prende in mano dopo essersi fatto un brutto taglio sulla mano, che lascia appunto una macchia di sangue a forma di tutta la mano sul pallone, bianco. Al che procede a manipolare quella macchia cercando di farla diventare più simile ad una faccia disegnandogli occhi, bocca e capelli e questo la rende sufficientemente umano per diventare la compagnia minima necessaria per mantenere la propria salute mentale e per poterci instaurare dei fittizi ma necessari, dialoghi veri e propri. L'idea del pallone venne allo sceneggiatore che per scrivere meglio il personaggio trascorse una settimana su di un'isola deserta cercando di sopravvivere, ed in quel tempo un pallone giunse sull'isola trasportato dalle once. Furono usati un totale di 3 palloni durante tutte le riprese del film, di cui uno fu venduto successivamente all'asta realizzando la notevole cifra di 18.000 dollari. Anche in questo caso sembra incredibile che non ci siano state somme pattuite per questa collaborazione, il tutto reso anche più sospetto agli occhi ed orecchie dello spettatore quando Tom Hanks urla il nome del pallone compagno, Wilson, per più di 10 volte nell'arco di pochi secondi vedendolo andare alla deriva. La stessa compagnia Wilson inizio a produrre successivamente un pallone con la stessa macchia simbolica di sangue, il quale è ancora acquistabile tutt'oggi sui principali siti di commercio online per pochi dollari.

domenica 20 giugno 2021

Che cosa è un NUBBIN?! #CineFacts


Questa non tra le più facili da sapere, se non altro perché proviene direttamente dalla versione in lingua originale della serie tv Friends. 

In un episodio, Joey rivela a tutti, alla presenza comunque dello stesso Chandler, che quest'ultimo ha un terzo capezzolo. 

Lo stupore degli altri amici è notevole, come del resto quello dello spettatore, tuttavia cosi non dovrebbe essere, dato che è notevolmente più comune di quello che si possa pensare, lo possiede infatti circa una persona ogni venti. Gli autori, giocarono sul fatto che tutti immaginassero, al tempo ed anche tutt'ora se venissimo a conoscenza di una cosa del genere, che si tratti di un capezzolo interamente sviluppato, mentre cosi non è. Molti li scambiano infatti per dei nei, vivendo una vita senza saperlo.

Oltre al citato personaggio, fittizio, di Chandler Bing, vi sono altre personalità del mondo della cinematografia che hanno dichiarato di averne uno nella vita reale, come l'attore americano Mark Wahlberg e l'attrice britannica Tilda Swinton.

La parola di per se non è inventata, significa anzi molte cose in lingua inglese, dal termine tecnico geologico per definire una collina con prevalenza di rocce, fino all'essere usato per indicare una semplice protuberanza indefinita, Nubbin è principalmente infatti un qualcosa di incompiuto. 

giovedì 17 giugno 2021

Non è soltanto una semplice storia del Bronx (Film : Bronx 1993)

Stiamo parlando del film "A Bronx tale" del 1993, semplicemente "Bronx" nella versione doppiata in Italiano, ed ancor più nello specifico della frase finale pronunciata nel film dalla voce fuori campo, che non vuole certo sminuire l'opera, ma in parte fa esclamare allo spettatore come invece non sia stata la visione di una storiella leggera ("Soltanto una storia del Bronx"). In particolare per tutti coloro che non sono cresciuti in quartieri complicati e con tutte le difficolta della strada, e come non sia stato un adattamento poco curato solo per poterla mettere sullo schermo e trarne profitto.

Questa non vuole essere una recensione al film, ne una analisi generale, ma solo una riflessione sul come mai un film che è innegabilmente eccellente, possa essere cosi ai margini dei must da vedere, persino all'interno del proprio genere, quello dei film sulla mafia Italo-americana.

Forse è il cast il colpevole?.. oltre a De Niro volto ampiamente noto ed all'apice della carriera da attore, non vi erano nomi altisonanti, lo stesso Chazz Palminteri ebbe dal film il proprio trampolino di lancio, ma non era al tempo un nome e un volto particolarmente conosciuto.


La critica però, accolse in maniera piuttosto tiepida la pellicola, specialmente nel dettaglio del debutto alla regia di De Niro. Anche i numeri del pubblico non furono dei migliori all'uscita
del film.

Il budget e gli incassi forse sono la parte che meno rispecchiano i connotati di un gran film, non che servano necessariamente fondi principeschi, anzi, ben vengano le pellicole che riescono a dire senza strafare o sprecare, ma 10 milioni di dollari non sono certo, nemmeno per il 93, quello che una produzione Hollywoodiana era capace e disposata a spendere per un film che reputava di grande valore.

Il budget è bastato comunque certamente a renderlo un film molto valido e senza falle di sorta dove per le quali si potesse dire che doveva essere investito di più, ma come detto anche il botteghino non ha reso propriamente giustizia al valore dell'opera.

Forse quello che non lo ha consegnato alla storia tra le grandi pellicole di sempre, almeno tanto quanto altri mafia movie, come Il Padrino, Goodfellas, Casino, è stato il suo essere una via di mezzo.

Non un colossal ripieno di star e con decine e decine di milioni di dollari per la produzione, nè un piccolo film indipendente girato senza grandi nomi, ma con la grandezza della propria sceneggiatura a risaltare oltre ogni altro aspetto. 

Potrebbe davvero essere stato il connubio di inesperienza, tra Robert De Niro alla regia e Chazz Palminteri nel ruolo di protagonista a non aver attratto a priori un notevole quantitativo di pubblico, e questo è un vero peccato perché oltre ad aver lavorato fianco a fianco su praticamente ogni aspetto della realizzazione, l'alchimia tra loro e il resto del cast durante la visione appare ottima, nonostante di fatto i due nello specifico condividano pochissime scene insieme. 

Una curiosità da notare riguarda il prima, durante e dopo, della vita dell'attore che ricopre la parte di Calogero da "grande", ormai diventato per tutti nel film "C". Il quale era stato trovato in maniera del tutto casuale e scritturato immediatamente, anche per le proprie capacità di imitare i personaggi dello stesso De Niro in film precedenti. Purtroppo però tutta la morale più volte espressa nel film, su come non si debba buttare la propria vita e su come la cosa peggiore sia il talento sprecato, non si rivelarono sufficienti a distogliere l'attore, realmente 17enne all'epoca, dalle strade sbagliate e dalle tentazioni di Hollywood. Iniziò infatti a fare uso di droghe proprio sul set del film e fini ad avere grossi problemi con la legge ed a scontare ben 8 anni in prigione pochi anni dopo, tanti quanti il personaggio di Sonny aveva dichiarato di aver fatto nel film. 

De Niro in persona provo ad evitare tutto questo presentandosi a casa dell'attore adolescente per parlare con lui e con i genitori riguardo all'attenzione che si deve far nel gestire la difficile fama improvvisa che stava travolgendo le loro vite grazie a quella parte del figlio nel film.

Tale aneddoto era solo per sottolineare come anche un film che forse ai più è sconosciuto e che ha di fatto fallito al botteghino, sia stato in grado con la semplice esposizione al suo limitato livello di successo, di contribuire a portare sulla strada errata un ragazzo, proprio come molte situazioni in cui si era trovato proprio il suo personaggio nel film, avrebbero potuto fare.

sabato 12 giugno 2021

Le "nuove" (e strane) unità di misura dei documentari.


I sistemi di misurazione lo sappiamo, sono diversi da paese a paese, talvolta per tradizione, talvolta per comodità. 
E come per la guida dell'auto, in alcune parti del mondo a destra in altre a sinistra, non è un'operazione semplice trovare una uniformità globale alla cosa.
Come detto, quando si cerca di misurare qualcosa si usano sistemi diversi, per la misurazione delle superfici nell'europa continentale è in uso il sistema metrico decimale, mentre negli Stati Uniti si usano i pollici, misura che per noi italiani è utilizzata soltanto in alcuni frangenti, come per esempio nei cerchi dei mezzi di trasporto, che siano auto o biciclette, o negli schermi a cristalli liquidi, che siano computer o televisioni. 
Nella misurazione dei liquidi veri e propri la confusione aumenta forse ancor di più, da noi è in uso l'unita del litro, in America il gallone, ed in Gran Bretagna il gallone imperiale, simile a quello americano ma leggermente più "grande".
Anche per le misurazioni delle temperature c'è molta disuniformità.
Da noi vige la scala Celcius, in America quella Fahrenheit, un esempio cinematografico dell'uso di questa parola per noi italiani quasi sconosciuta, è quello del titolo del documentario di Michael Moore, Fahrenheit 9/11.


Ed è proprio nei documentari in particolare, che la situazione sull'uso della terminologia specifica sembra sfuggita di mano. Si trovano infatti ormai da diversi anni, innumerevoli esempi dove le unità di misura standard si sono volatilizzate, per far spazio ad elefanti, campi da calcio e lavatrici. 
E' dunque piuttosto comune, mentre si sta guardando un documentario su una delle guerre mondiali, che un elemento di artiglieria, venga definito "pesante come 5 elefanti e mezzo", oppure mentre si sta vedendo un documentario ingegneristico, un mezzo unico o raro al mondo, come per esempio una portaerei, la si senta definire lunga come 2 campi da calcio.



Il tutto poi diffusosi a macchia d'olio a giornalisti e reporters, che nel narrare una improvvisa difficile situazione nel traffico cittadino americano a causa di una voragine apertasi nel terreno, la finiscono per definire :  "larga come 3 lavatrici". 

Per quanto se ne possa apprezzare lo sforzo di cercar di far capire le cose tramite esempi più visivi possibili e per quanto l'elefante sia nell'imaginario collettivo più chiaro, rispetto ad una unità di misura con cui non si ha mai avuto a che fare personalmente come la tonnellata, o magari semplicemente una unità di misura in voga in un altro paese, sfugge ancora il senso del perché non voler imparare e preferire invece una trasposizione surreale, al dato corretto, esatto, che possa poi stabilire uno standard di conoscenza nello spettatore, per future nozioni a riguardo. 


mercoledì 9 giugno 2021

I Joy Division nella cinematografia.

Sono principalmente due le pellicole che trattano l'esistenza musicale e limitrofi, della band Joy Division, una è "Control" del 2007, interamente basata sul microcosmo che erano la band stessa e le loro relazioni personali col resto del mondo, soprattutto quelle di Ian Curtis, cantante e leader, l'altra è 24 hours party people, ma in essa il ruolo della band è più marginale, è infatti più precisamente un'opera in chiave piuttosto ironica riguardo alla scena musicale nella zona di Manchester in quegli anni.


Control è dunque un film interamente incentrato sulla band, dove si ripercorrono i fatti ritenuti salienti dal regista riguardanti la loro purtroppo breve carriera musicale. Difficile parlarne senza fare spoiler, anche se di fatto, la trama non è altro che i fatti reali accaduti in quegli anni alla gruppo, ma è comunque un film che vale la pena nominare, anche solo in superficie come in questo post, per invogliare magari qualcuno a guardarlo. "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie", questo deve aver pensato Ian Curtis, nei suoi ultimi anni, dalla scoperta della malattia, soffriva infatti di forti attacchi epilettici, fino alla sua morte, avvenuta per suicidio a soli 23 anni. 

Il pensiero/sospetto però, che una cosa del genere potesse accadere, non è balenata nelle menti di chi lo circondava, i quali hanno invece preso l'intera situazione alla leggera per poi riempirsi di inevitabili rimpianti a seguito della sua scomparsa. Soffriva dentro e fuori, dentro per i suoi turbamenti e la mai celata depressione, fuori per gli attacchi, ed i medicinali che era costretto a prendere e che al tempo ancora, erano molto generalizzati, ed estremamente debilitanti, oltre che in questo specifico caso, poco efficaci. 

Una curiosità riguardo al film, nonostante molti degli elementi principali dell'opera, come il protagonista Sam Riley ed il regista Anton Corbijn fossero al debutto cinematografico, l'attrice che interpreta la moglie di Curtis, Samantha Morton, era già piuttosto affermata, avendo preso parte già a pellicole molto note, tra le quali la sua parte come la Precog "Agatha" in Minority Report, film con Tom Cruise uscito pochi anni prima. Il suo non è proprio un cameo di una celebrità, ma rimane comunque curioso come sia lei, in un ruolo minore, ad essere la più esperta sul set.

Nel film la Morton viene lasciata per una giornalista belga, la nuova storia viene dipinta come prorompente ed impossibile da fermare, beh nella realtà cosi è stato, i due attori si sono sposati e vivono insieme da ormai 15 anni.




sabato 5 giugno 2021

Esiste davvero un Central Perk? #Riconoscinema


 La foto viene come sempre direttamente dalla nostra collezione personale di gadgets e la domanda è sorta spontanea in tutti noi negli anni durante la visione della serie.

Stiamo parlando ovviamente di F.R.I.E.N.D.S. e nello specifico dell'esistenza reale o meno della caffetteria che appare in moltissimi episodi, come luogo principale di ritrovo degli "amici".

La risposta è NI!, di fatto il locale era una costruzione scenografica, realizzata appositamente per le scene e non aveva alcun altro scopo oltre l'orario delle riprese. Lo stesso luogo non esisteva altrove nel mondo reale e non era stata quindi presa ispirazione da qualcosa di preesistente alla serie.

Tuttavia, a seguito del grande successo commerciale (della serie), ne fu aperto uno negli anni successivi, in maniera temporanea, ed in un quartiere differente di N.Y.C., ma che ebbe come ulteriore attrazione il nostro caro Gunther in persona a servire il caffè nel suo giorno di apertura.

Esistono inoltre molti altri Central Perk nel mondo reale, più legati ad un aspetto di "tributo" o "ispirati" alla serie, in varie parti del mondo, da Liverpool a Dubai. 

L' "originale", quello della serie tv, o meglio, nella serie tv, si trovava in pieno centro di New York City, nel Greenwich Village, zona residenziale di Manhattan e la ragione per la quale fu chiamato Central Perk, è per un gioco di parole in Inglese, basato sull'aspetto geografico del luogo, ossia a ridosso del grande parco Central Park e del verbo usato per realizzare il caffè, ossia "Perking".

mercoledì 2 giugno 2021

Chi fa da se..


Quanto conta la sceneggiatura in un film?

Innanzitutto definiamola.. dicesi sceneggiatura : l'adattamento di un soggetto, originale o non, a copione cinematografico. E' quindi l'insieme di trama e dialoghi, suddivisi in scene. 

Per rispondere alla domanda, si potrebbe dire che non abbia forse in tutti i generi lo stesso peso.. in un film di azione, per esempio, al di la di certe battute ad effetto e magari un po' spaccone, non è l'elemento più ricercato dal pubblico, maggiore importanza viene data infatti agli stunts, agli effetti speciali, alla spettacolarizzazione visiva.

Allo stesso modo in un film fantastico, maggiore rilevanza la hanno aspetti come, la scenografia, la fotografia o i costumi. Diversamente ancora, in un film horror sono predominanti aspetti come la suspense, o la sorpresa.

E' quando il genere è quello che viene comunemente definito come "drammatico", che forse trama e dialoghi assumono una rilevanza predominante.  

Due ottimi esempi sono le pellicole "A Bronx tale" scritta ed interpretata da Chazz Palminteri e "Good Will Hunting" scritta ed interpretata da Matt Dammon.

Nel caso di Palminteri, egli non riusciva a sfondare come attore, decise allora di scriversi di mano propria un film per intero, basato su spaccati della propria vita e lo mise  in scena inizialmente come spettacolo teatrale. Questo catturò l'attenzione di qualche produttore, ma sapendo bene che nessuno avrebbe accettato di lasciargli recitare la parte del protagonista, un boss Italo-Americano di nome Sonny, la pose come condizione imprescindibile. Fu De Niro, al suo debutto dietro la cinepresa, ad accettare di finanziare e dirigere l'opera. Volle anche che Palminteri, oltre a non essere escluso dal recitare nel film, collaborasse in tutti i settori della realizzazione, persino al montaggio audio. 

Nel caso di Matt Dammon, arrivò addirittura insieme al coautore Ben Affleck, un Oscar per la miglior sceneggiatura, alla notte degli Oscar del 1998. 

Curioso in questo caso l'aneddoto raccontato da Kevin Smith, regista, che sul set di un'altra pellicola stava dirigendo lo stesso Ben Affleck e non era contento dei continui interventi di quest'ultimo per cercare di implementare alcune battute, decise perciò di interrompere la cosa sul nascere dicendogli : "Se pensi di essere tanto bravo a scrivere, perché non scrivi tu un film?!", e come racconta sempre lo stesso Smith, sorridendo, nell'intervista, "Quel maledetto lo fece davvero.. e vinse un Oscar". Naturalmente il tutto senza alcun astio tra i due. 

Un terzo esempio simile, storico e forse il più noto, è quello di Silvester Stallone, che scrisse (in soli 3 giorni) ed interpretò, il film Rocky, il quale ricevette ben 3 Oscar.

Per quanto non lo si possa talvolta far credere a chi è appassionato di film d'azione o fantastici o horror, alcuni amanti di cinema vedono nella sceneggiatura e nei suoi dialoghi in particolare, l'elemento più accattivante, quello che gli fa cambiare il giudizio sul film e che non cambierebbero con nessun scontro a fuoco, nessun inseguimento, nessun make up e nessun sobbalzo dallo spavento. 

In conclusione si potrebbe dire che, come nel suo solito modo ironico e sarcastico è stato detto anche da Ricky Gervais ai Golden Globes, talvolta si tende a dare estremo risalto agli attori, essendo loro le facce in primo piano, mettendo in secondo piano gli autori.. gli attori appena citati però, hanno potuto toccare con mano e dimostrato, che la fortuna di queste loro pellicole se la sono creata proprio con il valore dei propri copioni.

Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.