lunedì 26 giugno 2023

Che cosa è un "Greenscreen"?

Greenscreen è una parola composta, in lingua inglese, formata dalle parole "Green" (Verde) e "Screen" (Schermo), anche se nel caso specifico è più uno sfondo.

Si tratta di usare uno "sfondo verde", anche un telo può essere adatto, davanti al quale girare una scena, magari di persone che compiono qualche azione fisica, non solo immagini statiche, dopo di che, girare un'altra scena altrove, senza attori, e successivamente sovrapporre i due filmati, ottenendo un risultato decisamente credibile.

Il tutto è possibile, grazie ad un intarzio cromatico, ed è facilitato dell'utilizzo del verde, o in alcuni casi del blu, perchè non sono presenti tra i toni di colore della pelle umana.

La tecnica non è affatto nuova, anzi, è ormai centenaria, tuttavia con il miglioramento della tecnologia, si è affinata a tal punto da rendere le scene che la utlizzano, del tutto credibili.

L'unica controindicazione moderna al suo utilizzo, è il solo fatto che richieda un notevole lavoro in post-produzione, rendendola quindi la strada meno adatta se e solo se, vi sia la possibilità di girare la scena nel luogo reale richiesto dal copione.
 Se per esempio servisse girare la scena di una cena al ristorante, è più veloce e facile trovare un vero ristorante, se invece si trattasse di simulare una camminata sulle ali di un aereo in volo, tale tecnica sarebbe decisamente indicata, perchè a quel punto più economica e certamente meno rischiosa.

sabato 24 giugno 2023

Gli spiriti dell'isola (2022) #Recensione

 Gli spiriti dell'isola, in originale (The Banshees of Inisherin), è un film uscito lo scorso anno, ambientato su di un'isola irlandese, Inisherin, temporalmente 100 anni fa, ossia sul finire della guerra civile e candidato a ben 9 premi Oscar. 

La trama è incentrata sull'amicizia, per qualche ragione incrinata, tra due abitanti dell'isola, molto dissimili tra loro, e di generazioni differenti. Attorno a questo elemento apparentemente quasi innocuo, si costruisce ed innescano tutta una serie di eventi, sempre più drammatici e macabri.

 Il film ha nel suo mutare durante il proprio svolgimento, la propria caratteristica migliore, o almeno oggettivamente quella più originale.
Si parte con conversazioni ridondanti, a ritmi lentissimi, alternate a lunghe panoramiche di scenari tipici irlandesi, elementi che rendono il passo della pellicola sconcertantemente lento.
Ed è proprio da questo ritmo surreale, che fa pensare per quasi tutta la prima metà del film che si tratti di un'opera sopravvalutata, che si passa invece salendo, in un continuo, costante, stupefacente crescendo, a scoprire e vedere meglio, tutte le sfaccettature del carattere dei protagonisti. 
Si passa dal vederli nella finta apparente quiete della ruotine su di un'isola dove niente mai accade, a vederli sotto pressione, messi di fronte alle grandi scelte, alle tragedie della vita, e forse più di tutto, messi davanti a loro stessi, e da se stessi come si sa bene, non si riesce a scappare.
 
 
Il resto degli aspetti tipici di un film, in questo caso sono altrettanto elogiabili, anche se non egualmente originali.
Belli gli scenari di una Irlanda peculiare, incontaminata, malincolina, eccellenti le inquadrature, i dialoghi, i tagli, le tempistiche, ottima la performance di tutto il cast, dal primo all'ultimo, tra i quali forse si potrebbe mettere un gradino sopra quella di Colin Farrell e della sorella (nel film), Kerry Condon, davvero entrambi molto ispirati, mentre si potrebbe fare un appunto ai personaggi dei due baristi a cui era stato dato il compito di dare un taglio comico con la ripetizione delle frasi due volte, ma che facevano più sembrare come se di baristi ne sarebbe stato sufficiente semplicemente uno.
 
In sostanza un'opera che sorprende, sia in negativo inizialmente, che per quanto riesca a crescere ed appassionare durante la proiezione stessa. Un film che verrebbe da dire sia per tutti ma non adatto a tutti, e quanto meno ha avuto una limitazione certa, essendo stato bloccato negli Stati Uniti, ai minori di 17 anni, per linguaggio e violenza.

Una nota curiosa è come la sorella del protagonista, nel film venga costantemente appellata con il proprio nome, dal suono simile a "Chevonne", ma che per gli Italiani sia del tutto impossibile sospettarne la forma scritta, ossia l'abbastanza tipico nome femminile irlandese "Siobahn".

martedì 20 giugno 2023

Chi ha detto "Hey tu porco, levale le mani di dosso!"?

 La frase in questione (in originale : "Hey you, get your damn hands off her") proviene dal primo episodio della saga di "Ritorno al futuro", del 1985.

La traduzione in italiano è stata fatta in maniera molto libera, forse più un adattamento, ma per quanto differisca nella forma, ne mantiene il contenuto, ed il messaggio voluto.

Non si tratta di una frase inserita in nessuna classifica delle più famose o memorabili, non è nemmeno la più citata del film stesso, ma è comunque entrata nella memoria collettiva, sia per la concitazione della scena in cui viene pronunciata, sia per il tono e la comicità involontaria del personaggio nel farlo.

Specificamente viene detta da Crispin Glover, nel film George Mcfly (padre di Marty Mcfly, interpretato da Michael J. Fox) in faccia al bullo di turno, che ha appena iniziato a tentare di approfittarsi di una ragazza. 
Va dato credito alla scelta lessicale del doppiaggio in italiano, perchè forse la rende ancora più surreale e memorabile.
 
 Una nota di curiosa, è come purtroppo, lo stesso Crispin Glover, che nel primo episodio mostrò una performance eccezzionale ed estremamente calzante, a causa di divergente con la produzione, non prese parte a tutta la trilogia, facendo probabilmente perdere al mondo, altre perle come quella.

venerdì 16 giugno 2023

Che cosa sono i "titoli di coda" e i "titoli di testa"?

 Innanzitutto si può dire che la dicitura dà una indicazione chiara e piuttosto esplicativa, si può quindi evincere facilmente che i titoli di testa si troveranno nella testa del film, ossia all'inizio, e quello di coda alla fine.

Sono di fatto tutta quella serie di nozioni, spesso lunghe liste di nomi, che appaiono sullo schermo prima ed al termine di un film. Ma che cosa riportano esattamente?.
Principalmente si tratta come detto di nomi, ma qui è già presente la prima differenza, in quelli di testa infatti vengono riportati quelli principali, come quelli degli attori e del regista, mentre in quelli finali si procede ad inserire anche tutti gli altri che hanno collaborato alla realizzazione del film, in parti minori o considerate più marginali, anche se comunque necessarie per completare l'opera.

Un'altra differenza sostanziale è come in quelli di testa di trovino spesso in sovraimpressione alle immagini del film stesso che è di fatto già iniziato, al contrario di quelli finali che tendono ad essere una lunga lista di nomi, il più delle volte dall'alto in basso, in lettere bianche su di uno schermo nero.

Una caratteristica che li unisce invece è come entrambi abbiano molte volte della musica in sottofondo, sia quelli iniziali quindi, dove è più facile leggerli mentre si ascolta della musica, invece che con un dialogo già iniziato, sia quelli finali che hanno spesso canzoni riprodotte per intero, mentre scorrono i circa 5 minuti di titoli finali. 
In entrambi i casi le canzoni tendono ad essere lasciate per interno o quasi, a differenza del resto del film dove le varie tracce della colonna sonora vengono usate a volte anche soltanto per pochi secondi.

martedì 13 giugno 2023

"Tick, Tick... Boom!" #SpiegazioneTitolo

 E' certamente un titolo particolare, ermetico e in apparenza piuttosto inquietante, che allo spettatore non lascia intendere di che cosa tratti l'opera e che è anzi decisamente fuorviante.

Si tratta di una pellicola cinematografica recente che parla della vita e delle opere del drammaturgo americano Jonathan Larson, film che deve il proprio nome a sua volta ad uno dei suoi lavori teatrali, specificamente un musical, dal nome "Tick, tick... boom!". 

Il titolo si riferisce ad un continuo ticchettio nella mente dell'autore, che ne scandisce ed accompagna i vari momenti della giornata. Tempo che è anche il tema ricorrente del film, in particolare in quanto bene prezioso che si consuma velocemente e genera ansia nel protagonista. 

L'età del protagonista ed i traguardi che alla sua età non ha ancora raggiunto a differenza dei coetanei o dei genitori, è argomento trattato a più riprese e sviscerato a fondo nel film, sempre a ribadire la connessione e la rilevanza con il tema del tempo, talmente tanta da aver fatto appunto propendere per tale titolo per  quanto riguarda il film.

domenica 11 giugno 2023

Un po' di Francesco Favino

 Pierfrancesco Favino è un attore italiano poco più che cinquantenne, partito con il teatro, ha all'attivo partecipazioni in film stranieri, ma che ha nel cinema italiano contemporaneano, l'ambiente in cui ha brillato maggiormente. 
Lavora anche come doppiatore, e per le parti di attore riceve compensi che ormai raggiungono varie centinaia di migliaia di euro per film, numeri notevoli per produzioni non hollywoodiane.

Si afferma a livello nazionale con la partecipazione nel film di grande successo di Gabriele Muccino, "L'ultimo bacio", ma è quasi certamente la sua performance nel docufilm della Rai dedicato a Gino Bartali dove dà la migliore prova di se. Appare infatti molto calzante, sia come scelta che come recitazione, ed egli stesso aveva scelto di passare moltissime ore in bicicletta per prepararsi al meglio alla parte.
E presente anche nel film di Spike Lee dedicato all'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, in Versilia, ma per quanto ci metta molta visibile buona volontà, risente della confusionarietà del film stesso.
 
Ha rappresentato spesso la romanità, essendone autoctono, in produzioni che comunque sono andate oltre il successo locale, come la serie Romanzo Criminale, riguardante la Banda della Magliana, o come il film recente, "Gli anni più belli" diretto sempre da Muccino, dove interpreta insieme ad altri attori di primo livello, un gruppo di amici romani che crescono insieme e si disgregano a causa delle avversità della vita.
 
Sposato da ormai 2 decenni con la stessa moglie, dalla quale ha avuto 2 figlie, è sempre stato lontano da gossip e simili, ed ha preferito far parlare i propri lavori, anzichè altri aspetti per pubblicizzare la sua immagine ed accrescere la propria carriera.

giovedì 8 giugno 2023

Che cosa è il "David di Donatello" nella cinematografia?

 Il "David" è una scultura in metallo, realizzata oramai circa 600 anni fa dall'artista fiorentino Donato di Niccolò di Betto Bardi, più conosciuto come "Donatello". 

Tale opera d'arte si associa al cinema perchè come per gli "Oscar" statunitensi o i "Bafta" britannici, anche l'Italia ha la propria celebrazione per le migliori performance nei singoli ruoli cinematografici, anch'essa a cadenza annuale.

Le analogie continuano, perchè appunto anche la versione nostrana ha la propria statuetta che viene consegnata al più meritevole nella propria categoria, vien da sè che si tratti proprio di un piccolo "David" di Donatello, elemento che dà il nome al riconoscimento nonchè in pratica all'intera manifestazione. 

Volendo fornire un po' di dati caratteristici, l'iniziativa è attiva ormai da quasi 70 anni, e si è svolta prevalentemente quasi sempre a Roma. 
Le categorie premiate al momento sono circa 25, il circa è d'uopo perchè negli anni sono stati dismessi alcuni premi, il numero è quindi fluttuante nel tempo.

domenica 4 giugno 2023

"Blow" (2001) #SpiegazioneTitolo

 Questo post non sarà una vera e propria spiegazione, perchè vi è evidentemente poco da spiegare, ed anche perchè il significato viene svelato durante il film, ma più una riflessione/analisi, sulla scelta di tale titolo.

"Blow" è un film del 2001, riguardante il mondo della droga, con protagonista assoluto, sia sulla carta che come eccellente performance, Johnny Depp.

La parola è una parola di lingua inglese, con molteplici significati e di larghissimo uso nel parlato comune. Può essere usata sia come verbo, per intendere "soffiare", "esplodere" o anche "colpire", che come sostantivo, per intendere "un colpo" etc.

Ma ha anche un significato più colloquiale, gergale, ed è quello per cui è stato scelto come titolo, e significa appunto "cocaina", l'equivalente di quando in italiano viene chiamata "polvere d'angelo", forse la sua versione più formale e cinematografica, oppure "bamba", probabilmente  quella più diffusa derivante dall'accorciamento del nome di una delle zone di produzione principali, o persino "barella", tanto per citarne una versione molto gergale ed in uso praticamente solo nel parlato comune e non nei mass media.

Su due punti però si può fare una riflessione, il primo è il perchè sia stato mantenuto tale titolo nella versione distruibuita in Italia, è certamente semplice, orecchiabile e facile da pronunciare, ma per un parlante nativo italiano, non significa assolutamente niente, ed a meno che non sia egli a conoscenza di termini gergali anglosassoni legati alla droga, non è nemmeno possibile che riesca a comprenderlo. (A maggior ragione facendo presente che al tempo, nel 2001, internet non era ancora particolarmente diffusa e non è certo un significato che è detto si trovi su tutti i dizionari). 

Il secondo punto è come mai sia stato scelto tale titolo nella versione originale. Certo la cocaina è presente in abbondanza nel film, ne detta gran parte della trama e delle scene, ma perchè proprio quella parola all'interno di tutto il mondo della droga che viene rappresentato, in fondo il protagonista era stato altrettanto un eccezionale trafficante di Marijuana nel corso della propria vita.
E perchè scegliere proprio di legare il film cosi indissolubilmente a quella sostanza specificamente, in fondo è un film biografico, è la vita del vero George Jung la vera protagonista, perchè non chiamarlo "Boston George" (uno dei soprannomi del protagonista), oppure titoli più esplicativi come "L'uomo che unì i due mondi", inteso come il mettere in contatto ed unire il mondo di produzione della droga, con quello di maggior consumo, ossia il mondo occidentale, cosa che di fatto Jung fece. 

 


giovedì 1 giugno 2023

Che cosa significa "Canaglia"?

 "Canaglia" è una di quelle parole che si incontrano frequentissimamente nel doppiaggio in italiano di pellicole straniere, nonostante nel parlato comune sia praticamente inutilizzata.

La sua etimologia la fa provenire dal latino, dove significava un insieme di cani, un branco, tendenzialmente in accezione negativa. Da li il suo uso nella letteratura non contemporanea con quel significato.

Nel tempo divenuta più utilizzata al singolare (sing : "canaglia", plur : "canaglie"), sempre in accezione negativa, per indicare una persona scorretta, ed appunto diventata "gergo" cinematografico, dato che nella vita di tutti i giorni non si senta di fatto mai usarla.

Contiene anche una possibile sfutura scherzosa, tanto che si potrebbe definire una parola simile a "grottesco", rendendola quindi adatta all'uso anche nei cartoni animati, dove spesso il cattivo di turno non è un vero e proprio sadico, ma è più vicino ad un Robin Hood. 

Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.