mercoledì 15 maggio 2024

Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.

 

Jimmy Carr, all'anagrafe James Anthony Patrick Carr, è un comico inglese, che ha iniziato la propria carriera intorno al 2000 e che ad oggi è tra i più conosciuti nel mondo anglosassone, anche se forse meno di altri colleghi è riuscito a raggiungere pubblici non madrelingua, forse a causa della velocità della sua produzione verbale e della non immediatezza delle sue battute.
 
Gli argomenti che tratta, sono quelli abbastanza classici della "stand-up comedy", ossia le religioni, le interazioni di coppia, la società moderna, etc.. ma visti e descritti con ancor maggior cinismo rispetto a molti altri comici.
Egli appartiene infatti a coloro che fanno largo uso del cosidetto "black humour", che lo porta ad esplorare situazioni comuni, ma senza porre alcun limite ai paradossi delle scene descrittte, ne a quanto macabra o truce possa finire per essere la battuta ad esse legate.
 
Come detto il suo stile è quello di parlare in maniera decisamente veloce, oltre al fatto di condensare tantissime battute slegate tra loro in un breve lasso di tempo.
Altre sue caratteristiche sono quelle di perdersi poco in lunghe storie, e quella di apprezzare molto i disturbatori ai suoi spettacoli, tanto da incitare spesso il pubblico ad urlargli qualcosa, elementi con i quali lui poi possa ingaggiare una serie di risposte a tono.
Quest'ultima caratteristica, decisamente particolare, viene inserita anche in sue registrazioni ufficiali che vengono poi diffuse/vendute come speciali.
 
Come molti altri comici, nel suo non risparmiare nessuno, prende di mira spesso anche la propria compagna, anche se molte volte finisce per essere tutta una immagine paradossale creata nella mente dello spettatore, fatta per dissolversi al momento della battuta. 

Il risultato generale di tutte queste sue peculiarità, è un umorismo non per tutti, taluni come detto si potrebbero perdere data la rapidità di esecuzione, alcuni potrebbero non apprezzare la crudezza di certe scene descritte, altri ancora potrebbero trovare le sue maniere semplicemente un po' altezzose, quello che è abbastanza certo però, è che sia un gusto che non ha bisogno di essere acquisito come capita magari per altri, è facile infatti farsi una ottima idea su di lui e se siano un umorismo ed uno stile che ci vadano a genio, già ascoltando i primi 5 minuti di un qualsiasi suo spettacolo.

martedì 14 maggio 2024

"Il migliore dei mondi" (2023) #Recensione

 "Il migliore dei mondi" è un film uscito da poco, scritto ed interpretato dal comico abruzzese Maccio Capatonda, all'anagrafe Marcello Macchia.

La trama è quella di un tecnico informatico un po' disagiato che vive la propria ruotine giornaliera in maniera maniacale, con piccole scappatoie come feticismi e frequentazioni molto brevi.
Tutto cambia quando un giorno si ritrova catapultato in una specie di dimensione parallela, ossia nello stesso anno, ma in un mondo in cui la tecnologia si è fermata a due decenni prima.
L'impatto sarà duro, ma scoprirà o meglio riscoprirà, la semplicità del vivere in tanti suoi aspetti che ormai aveva dimenticato.
 
Non si tratta di una pellicola comica, anche se diverse scene regalano quantomeno dei sorrisi, ma più di un film che vuole far riflettere, ed in questo ottiene decisamente il proprio risultato.
Suscita decisamente un po' di effetto nostalgia, oltre a far nascere nello spettatore diverse riflessioni ed immedesimazioni su come sarebbe potuta essere la nostra vita se le cose fossero andate come nel film.
 
Bene anche le performance dei protagonisti, Maccio sembra ispirato ed è perfettamente calzante sia nella parte del paranoico che in quella dell'esploratore nel tempo, come adeguata sembra la figura e la recitazione di Martina Gatti (Viola nel film), nella parte di una giovane "sciallata" che si lascia guidare dalle emozioni e dall'empatia verso il prossimo.
 
Nota dolente, molto dolente, tutta la scena relativa a Steve Jobs, chiamato nel film "Stefano Lavori", che non vive più a Cupertino in California, ma a Copertino, in provincia di Lecce. Tutta una serie di giochi di parole, di logistica, ed una serie di azioni ed interazioni con il protagonista pessime, con un livello di umorismo davvero patetico. 

Parentesi Apple a parte, rimane un film ben pensato e piuttosto ben fatto, senza troppe pretese, che fa della sua semplicità un po' in tutti i suoi aspetti, il proprio punto di forza. Ed è proprio questa semplicità che lo rende alla fine un intrattenimento leggero e consigliabile a tutti, salvo i più piccoli data la presenza di alcune scene per adulti.

venerdì 10 maggio 2024

Quando si usa il "grandangolo"?

Il grandangolo/grandangolare è semplicemente la possibilità di scattare una foto o girare un video, con un angolo di visuale maggiore, riuscendo dunque ad inserire nel campo visivo dello spettatore, un maggior numero di elementi e/o riuscendo a dare una visione più completa di quello che si vuole documentare.

Le origini risalgono ormai a piu di un secolo e mezzo fà, e vanno ricercate nel mondo della fotografia, quando appunto un fotografo britannico di nome Thomas Sutton, realizzò e brevettò una lente particolare, utilizzata per le fotografie panoramiche, in grado di coprire un campo di 120 gradi.

Da allora, tale modalità di scatto e la sua utilità, si sono diffuse talmente tanto che i moderni smartphone hanno quasi tutti una lente grandangolare integrata, e vi sono settori, come per esempio quello della compravendità degli immobili, che ne fanno larghissimo uso dovendo praticamente quasi sempre documentare con il campo più ampio possibile, ambienti interni talvolta
di ridotte dimensioni.

La cosa si è trasferita negli anni anche alla cinematografia, che ne fà uso per le riprese interne, ma ancor di più per quelle esterne, nei casi in cui si debba riprendere in modo più ampio possibile uno spazio aperto o un grande edificio.

Il grandangolo tuttavia tende ad alterare la prospettiva, ed è per questo che alcune immagini potrebbero risultare in parte deformate, magari con linee curve su elementi che sono in realtà retti.

martedì 7 maggio 2024

"Ragazze interrotte" (1999) #Recensione

 "Ragazze interrotte" è un film uscito proprio alla fine dello scorso millennio, ma che tratta argomenti che nel tempo sono diventati sempre più di rilievo a livello sociale, come la violenza psicologica, la sanità mentale, gli istinti suicidi, gli abusi verbali, e simili.

La trama è quella di una giovane di buona famiglia, apparentemente sconclusionata e un po' disagiata, che un giorno tenta il suicidio e fa suonare il definitivo campanello dall'allarme per la famiglia.
Nonostante il suo negarlo, viene nolentemente mandata in una struttura di recupero per persone con problemi mentali, prima che le sue convinzioni e condizione, diventino croniche. 
Nella struttura trova diverse persone con problemi e difficoltà simili, molte di esse ragazze più o meno coetanee, ed uno staff con il quale inizialmente si scontra, come altre del gruppo, pensando che non siano dalla loro parte.
 
Il film ebbe un notevole successo sotto l'aspetto della notorietà al tempo, ma i complimenti si fermarono li, (escluso l'Oscar ad Angelina Jolie al quale è stato dedicato un post a parte su questo blog) perchè sia il pubblico, che soprattutto la critica, non lo consacrarono a capolavoro, ne a film culto di una generazione.  
E di fatto è cosi, il film non è purtroppo un capolavoro, nonostante il grande potenziale e l'ottimo cast, manca effettivamente un po' di potenza in alcuni momenti, avendo soltanto dei picchi di valore e diverse scene semplicemente non dello stesso livello.

Tuttavia, le critiche che gli vengono solitamente mosse sembrano decisamente eccessive, visto che molto, davvero molto si può dire di positivo riguardo a questa opera :
Bene la durata non eccessiva, bene ambientazioni, inquadrature e colori, tutto amalgamato e piuttosto originale. 
Benissimo i personaggi, ben scritti ed eccellentemente recitati, sia quelli principali che quelli marginali.
Bene il soggetto e gran parte della sceneggiatura.

Di negativo come detto un insieme che poteva dare di più, ed un passo che a momenti non è sufficientemente trasportante.
Oltre a ciò, il vero elemento dolente dell'opera, è la recitazione di Wynona Rider, che è sembrata davvero una statua di cera, con pochissima varietà di espressioni, e che vista la perfarmance strepitosa di tutto il resto del cast, è risaltata ancor di più in negativo.

In sostanza un film che a distanza di anni ancora fa riflettere su problematiche sempre attuali, e che forse è stata eccessivamente criticata visti i moltissimi elementi che la rendono meritevole di essere vista.

sabato 4 maggio 2024

Chi è Elio Germano?

 Elio Germano è un attore romano piuttosto giovane, di poco più di 40 anni, che ha già all'attivo un discreto curriculum in molti settori dell'arte, in particolare in quello della recitazione cinematografica dove ha attenuto i maggiori successi, anche di critica.

Si avvicina alla recitazione come tanti ai tempi del liceo, e come tanti si approccia inizialmente al teatro. Prende inoltre parte ad alcuni spot pubblicitari, ed infine approda al mondo del cinema, dove il suo nome diventa conosciuto soprattutto per una controversa scena di nudo integrale.

Le sue doti recitative si sono dimostrate eccellenti negli anni, sia quando gioca in casa, come nel film "Favolacce", impregnato di quella cultura romana che conosce benissimo e sa altrettanto bene rappresentare se vuole, sia quando è completamente fuori dalla zona di comfort, come quando interpreta un visionario ingegnere emiliano ne "L'incredibile storia dell'Isola Delle Rose", dove nuovamente regala una performance recitativa all'altezza, ma ancora più encomiabile, è la sua capacità di mutare il proprio accento fino a renderlo credibile per il personaggio che stava interpretando. 

Non è soltanto attore di teatro come detto, è anche molte altre cose, tra le quali musicista, egli ha infatti un gruppo rap, attivo da quasi 30anni, con all'attivo 4 album ufficiali.

giovedì 2 maggio 2024

"Out of England" - Ricky Gervais

 "Out of England", letteralmente "Fuori dall'Inghilterra", è uno speciale di stand-up comedy registrato in un teatro a Londra durante una delle date del tour del comico inglese Ricky Gervais nel 2008.

Al tempo dello spettacolo egli aveva 47 anni, ma per quanto questa possa sembrare una età in cui avesse già raggiunto la maggiore efficacia del suo stile, cosi non era. 
Essendo arrivato al mondo della comicità non da giovanissimo, il suo stile aveva ancora da raggiungere il picco della propria raffinatezza e del proprio valore.
 
Nello specifico, tratta i suoi soliti temi che tanto successo gli porteranno negli anni, come la religione, il nazismo, il sesso, il proprio successo, l'obesità, ma lo fa con battute e tempistiche, che negli anni successivi diventeranno innegabilmente più coinvolgenti e più divertenti. 
 
Lo spettacolo dura circa 1h 10min, ed è molto lineare, senza picchi ne momenti lenti o morti, passando da analisi che fanno riflettere a battute di black humor.
Tuttavia un po' tutto lo spettacolo appare poco memorabile, come anche in parte minore il "sequel", "Out of England 2", e persino il suo "bis", ossia il rientro sul palco dopo aver salutato il pubblico, risulta poco coinvolgente, con nel particolare il racconto di un aneddoto che crea molta aspettativa e regala poca ilarità.

Questo ultimo aneddotto, ma anche molto del suo materiale in questo spettacolo, richiede una conoscenza abbastanza approfondita del mondo anglosassone, con i suoi volti noti e le sue tradizioni, e questo, ma non si può fargliene una colpa salvo soltanto constatarlo, ne limita la comprensione dello spttacolo per gran parte del resto del mondo globalizzato.
 
In sostanza, difficile sconsigliarlo come spettacolo, dato che si sta comunque parlando di uno dei migliori comici al mondo di tutti i tempi, ma verrebbe piuttosto da suggerire di guardare altri lavori del suo repertorio se possibile, magari più recenti, dato che come detto, essendo giunto non presto alla comicità, adesso che ha passato i 60 anni è forse nel suo momento di maggiore sofisticatezza e di impatto, per quanto riguarda il suo materiale.  

mercoledì 24 aprile 2024

Che cosa significa "Vlogger"?

Tutto nacque una trentina di anni fa, quando la parola inglese "Log", usata nella sua accezione di Diario/Registro e non certamente in quella di Tronco di albero, venne unita alla parola "Web", formando per contrazione, più che per unione vera e propria, la parola "Blog".

Un Blog era ed è semplicemente una specie di diario online delle attività od esperienze che si decidono di condividere, sotto forma di sito web, ma più semplice da realizzare, navigare, e comprendere.

In molti aprirono la propria pagina internet, o meglio il loro blog personale, ma la velocità e frenesia, ed anche l'avvento di nuove tecnologie accessibili quasi a tutti, ha allargato l'utilizzo delle videocamere digitali (oggi basta un cellulare) tanto da far nascere i "Vlog".

"Vlog" è quindi nuovamente una contrazione tra due paroli inglesi, nel caso specifico "Video" e "Log", ed è cosi che il "Vlogger" non è altro che colui che crea contenuti video e li condivide all'interno della piattaforma che più predilige.

Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.