martedì 31 agosto 2021

Un film di mafia non è un film di mafia senza Joe Pesci.

Squadra che vince.. perché cambiare un format, un cliché, se funziona e nessuno ne è stanco?!

Joe Pesci è sicuramente uno degli attori più affermati di Hollywood, nonostante si sia defilato per lungo tempo dalle scene ed abbia sempre tenuto un profilo piuttosto basso anche al picco della propria notorietà. 

Certo non si è fatto mancare qualche colpo di testa e qualche capriccio da star nemmeno lui, ma quasi nessuno, a quei livelli, è stato immune dal soffrire la propria posizione e la propria popolarità.

Versatile, ma al contempo considerabile un typecast (essere scritturato quasi sempre per lo stesso ruolo in diverse pellicole), anche nelle sue performance più distanti tra loro, da quasi padrino della mafia in Goodfellas, fino alla sua parte in "Mamma ho perso l'aereo", si trattava infatti a volerla vedere realisticamente, pur sempre di una parte da criminale irreprensibile, se pur con una connotazione più comica da torte in faccia, più che bottigliate in testa.

Una manciata di mesi separano la sua performance in tale commedia per tutta la famiglia e specialmente per bambini, dal suo ruolo più iconico e forse anche il più violento, Tommy DeVito in Goodfellas (Quei bravi ragazzi). 

Presente anche in Casinò, con una parte rilevante, mentre prende parte alla pellicola "A Bronx tale" soltanto sotto forma di cameo, ed in buon stile dei cameo ben fatti, stupisce veramente vederlo apparire per pochi secondi e poche battute, in un ruolo del tutto marginale. 

Ma in entrambi i casi, manco a dirlo, il suo personaggio è legato ad ambienti della malavita e come al solito, quella della mafia Italo-Americana.

Continua a vestire i panni del boss anche in età avanzata, è infatti piuttosto recente la sua partecipazione nel film The Irishman, recente lavoro di Scorzese, positivamente valutato sia dalla critica che dal pubblico.

Perché dunque cambiarne ruolo, e soprattutto, chi potrebbe rimpiazzarlo senza creare un rimpianto nel grande pubblico. E' vero che nessuno se lo aspetta a prescindere, ma anche quando si tratta di un piccolo cameo come in A Bronx tale, è sempre una figura particolare e carismatica, che si addice molto bene ad una rappresentazione di certi ambienti dove la legge è fatta e fatta rispettare, da delle comunità e non dallo stato. 

Vi è pero una pellicola, o meglio una trilogia, molto nota, che tratta l'argomento mafia italo-americana, in cui Pesci non fu mai stranamente preso in considerazione, ed è quella delle tre parti de Il padrino.

Non certo una macchia nella sua carriera, ma sicuramente un titolo che i più si aspetterebbero di trovare nel suo curriculum, visto appunto quanto è stato ritenuto adatto a ruoli del genere per tutta la sua carriera.




sabato 28 agosto 2021

Lovesick (2014) - #Recensione

Lovesick è una commedia romantica uscita nel 2014, con protagonista Matt LeBlanc, ben conosciuto da tutti grazie alla serie televisiva FRIENDS.

La trama è molto semplice, un uomo si trova a non voler aver più a che fare con l'amore, quello vero, a causa delle tante, troppe, delusioni amorose fino a quel momento raccolte nell'arco della propria vita. 

La causa di tutto ciò è da considerarsi la follia o l'irrispettosità delle partners trovate fino a quel momento, alcune rivelatesi tutt'altro rispetto a quello che volevano far credere nelle vita di tutti i giorni, altre semplicemente scappate improvvisamente con una nuova fiamma.

Nello specifico le precedenti relazioni sembrano essere sempre terminate in maniera molto particolare, come la fuga con un clown del circo da parte della sua ultima compagna, ed è proprio questo aspetto che venendo analizzato dal protagonista ed ancor più dalle persone a lui vicine, pian piano vede cambiare la prospettiva del perché tutte le sue precedenti relazioni siano finite malamente.

Impossibile andare oltre col la trama senza causare un enorme spoiler, perché proprio ad un certo punto della pellicola si manifesta una chiave di lettura diversa e congrua, con tutti gli accadimenti precedenti.

Il film ha dalla sua gli aspetti positivi di scorrere bene, essere gradevole, senza pretese ne ambizioni, regala allo spettatore la minima intensità sufficiente a non far mollare la visione ed usa anche alcune tecniche che con il passare dei minuti e nell'economia generale del film risultano abbastanza interessanti.
Una di queste è la voce fuori campo, per inciso quella del miglior amico del protagonista (che è anche presente come personaggio nel film), che se pur nei suoi primi interventi risulti un po' invadente, andando avanti con la visione diventa piuttosto interessante e ben fatta. 


Il tema principale è quello della psiche umana, in particolare relazionata all'amore, quello profondo, quello che ti travolge e stravolge.
Impossibile dire che in una commedia del genere si possa trovare abbastanza sull'argomento da uscirne soddisfatti e saziati, ma è pur sempre un aspetto interessante della vita, spesso sottovalutato e che fa troppe volte prendere le cose per come sembrano, invece di provare a vederle sotto un'altra luce.
La sceneggiatura e la recitazione da parte di tutti i partecipanti non sono eccezionali, ma non risultano mai troppo tirate vie o addirittura imbarazzanti, conquistando quanto meno una sufficienza striminzita un po' sotto tutti gli aspetti del film.

Menzione a parte la merita proprio Matt LeBlanc, il quale per quanto attore notevolmente più noto del resto del cast, come molti altri della suddetta serie FRIENDS ha avuto difficolta a brillare di luce propria nel continuo della propria carriera.
Il che onestamente è in alcuni casi da attribuirsi molto al fatto che è difficile scrollarsi di dosso, dalla mente della gente in pratica, l'etichetta di essere "quello che faceva Joey in FRIENDS".
Direi però che in questo caso ci sia del tutto riuscito, il suo personaggio in questo film, se pur a contatto costante con le donne, come lo era per Joey, vive un gran range di emozioni, invece di essere un latin lover distaccato, ed analizza parecchi aspetti interiori a livelli di profondità a cui appunto Joey non sarebbe mai arrivato.
Anche e soprattutto la recitazione di LeBlanc sono assolutamente credibili e forse sono proprio la parte che più fa continuare con la visione, facendo immedesimare lo spettatore ed incuriosendolo su come vada a finire per questo folle e romantico personaggio. 

mercoledì 25 agosto 2021

Dove trovare immagini per il proprio blog? - Pixabay.com


L'argomento esula dall'aspetto cinematografico, ma non affatto della blogosfera e sembrava un tributo/segnalazione doverosa riguardo ad un sito che è stato d'aiuto in maniera determinante per questo specifico blog. 

Per gran parte del popolo di creatori di contenuti su internet, avere la possibilità di utilizzare un qualcosa non protetto da diritti d'autore è spesso una necessità.

Specialmente per i blogger agli inizi, anche se essi trattano un tema ben preciso con i propri scritti, è essenziale riuscire a dare un riscontro visivo allegato alle proprie parole.

Ecco che si pone la questione su dove e come ottenere il materiale, fotografico per esempio, necessario per condire i vari post.

La situazione non è stata presa a caso, è infatti proprio quella a cui si è trovato davanti questo blog.

Serviva un quantitativo piuttosto consistente di materiale fotografico da cui poter attingere liberamente per associare per esempio una recensione su di un film di mafia a qualche immagine a tema, anche in bianco e nero e cosi è stato.

Molte delle foto nei posts su questo blog sono farina del nostro sacco e delle nostre fotocamere, le restanti però al momento vengono quasi tutte da Pixabay.com 

Il funzionamento è molto semplice, basta accedere al sito tramite l'url, come si farebbe per ogni altro sito internet ed eseguire la propria ricerca tramite la casella in alto dove è presente la lente di ingrandimento, anch'esso sistema ormai ben conosciuto.
Il sito che può essere usato sia in modalità completamente gratuita, ossia avendo accesso a tutto quel materiale che non richiede un pagamento del diritto d'autore per l'utilizzo, anche in caso di utilizzo commerciale dello stesso, sia nella modalità a pagamento, ossia facendo proprio l'opposto, attingendo anche dalla ulteriore sezione dove invece le foto richiedono un contributo per chi le ha realizzate. 
L'interfaccia, o almeno il posizionamento della barra di ricerca è molto simile a quello della home page di Google, ed è quindi familiare oltre che intuitivo il suo utilizzo.
Il risultato sarà una serie di immagini pertinenti con il tema cercato, suddivise in tre fasce, quella in alto, contenente quelle a pagamento, chiamate "Sponsored images", sotto la quale apparirà una fascia contenente tutte quelle il quale utilizzo è gratuito ed a fondo pagina nuovamente una sezione con in mostra quelle a pagamento. 
Il resto non consiste in altro che aprirle l'immagine che si desidera in un'altra finestra e salvarla.
Se non si utilizzano immagini a pagamento non è necessaria l'iscrizione per scaricarle.
Il sito da anche la possibilità di caricare immagini proprie, diventando in tale modo parte del maccanismo di condivisione gratuito oppure dando l'opportunità di far fruttare una propria passione mettendole nella sezione a pagamento. 

Sembrava dunque giusto rendere tributo, anche se in maniera generica e non ai singoli autori delle immagini, ad un sito che è stato di grande aiuto per questo piccolo blog in questi suoi mesi iniziali. 


sabato 21 agosto 2021

"The purge", quando le buone premesse tradiscono. #Recensione

"The purge" in italiano (La notte del giudizio) è il primo capitolo, uscito nel 2013, di una saga formata da 5 film. 

E' ambientato in una America rinata, dopo la sua più grande crisi economica sfociata in un aumento incontrollato del crimine, ricostruita da un gruppo di persone chiamate "Nuovi padri fondatori".

La loro soluzione per debellare con successo il crimine dilagante e far prosperare l'economia, è quella di lasciare che l'intera popolazione sul suolo americano, abbia, per una notte all'anno, la possibilità di compiere delitti impunemente. Dodici ore senza regole, o quasi, durante le quali sfogare tutte le proprie repressioni, premeditate od improvvisate. 

All'interno di questo scenario, il padre di famiglia James Sandin, venditore proprio di sistemi di sicurezza, arricchitosi secondo alcuni vicini sulle loro spalle e sulle loro paure, si trova a fronteggiare quello che è facile poter definire il suo peggior incubo, sentirsi insicuro in casa propria.

La notte in questione, quella dove si effettua una purga alla società, egli si ritrova quindi barricato in casa propria assieme all'intera famiglia, esattamente come aveva programmato di fare., ma qualcosa va storto, l'aspetto meccanico della loro incolumità che doveva essere garantito dai sistemi da lui stesso venduti, si ritrova fragile davanti all'aspetto umano di voler aiutare e salvare il prossimo da parte di alcuni membri della sua famiglia. 

Il resto è un film relativamente corto, poco più di 80 minuti, in cui egli e gli altri familiari si trovano a fronteggiare i pericoli di una notte cosi particolare, proprio dall'interno della propria casa.

L'idea si può facilmente definire eccellente, intrigante, con quel mix tra realismo e fantascienza che lascia spazio a moltissimi scenari e possibili trovate cinematografiche interessanti, ma cosi non sarà.

Il film è realizzato in parte con uno stile horror, dove la vita dei personaggi è costantemente a rischio, mischiata ad aspetti in stile thriller psicologico.

Purtroppo gli aspetti di valore del film finiscono qui, perché tutto quello che poi di fatto è stata la sua realizzazione, ossia la recitazione, i dialoghi, l'editing, la suspense, lasciano a dir poco a desiderare, ed anzi, a voler essere ancor più onesti, risultano alquanto fastidiosi.

Non basta nemmeno la presenza di Ethan Hawke, eccezionale in Lord of War e Gattaca, ma anch'egli non particolarmente ispirato in questa pellicola. 

Sarà la reale mediocrità del risultato di tutti i suddetti aspetti, o forse il divario con le aspettative create nello spettatore dalla trama di fondo e dalla presenza di un nome altisonante anche se non di primissimo piano, come quello del protagonista, ma di fatto la sensazione finale è innegabilmente di un qualcosa di incompiuto. 


mercoledì 18 agosto 2021

Da "Safety last" a "Safety first"

La realizzazione dei film ha da sempre avuto come parte del suo obiettivo di intrattenere, l'intento di stupire lo spettatore.

A sua volta gran parte di questa attrazione è spesso venuta da quelle scene che in Inglese vengono chiamate "stunts" e che sono interpretate da coloro che ormai anche in italiano vengono comunemente chiamati "stuntman". 


Ma la parabola di che cosa sia stato considerato un rischio accettabile ed anche legale, è cambiata molto nel tempo.

Molti attori, agli albori della nascita del cinema, provvedevano ad essere loro stessi gli stuntman, mettendosi in prima linea, a far evoluzioni che facevano temere tutti per la loro incolumità, gli spettatori e le crew sul set, e sicuramente lo temevano pure loro stessi.

Il titolo di questo post deve il proprio nome ad una pellicola ormai quasi centenaria, uscita precisamente nel 1923, di Harold Lloyd, in cui lo stesso, oltre ad essere il protagonista del film, appariva fare evoluzioni sorprendenti, con l'aiuto, come era per molti all'epoca ed oggi, di illusioni ottiche che grazie ad angolazioni di ripresa e trucchi pratici simili, rendevano il tutto ancora più spettacolare. 

Un nome dell'epoca ben noto per essere stato lo stuntman di se stesso per tutta la propria carriera, è quello di Buster Keaton. 

Il quale doveva il proprio nome d'arte addirittura al grande mago Houdini, che stupito proprio dalle sue evoluzioni esclamò "What a buster!".

Questo genere di attività però un conto lo porta sempre, ed infatti egli non è stato esente da conseguenze fisiche, essendosi addirittura rotto il collo durante la realizzazione di uno dei suoi film.



In tempi recenti, ha fatto molto notizia, anche se sembra essere cosi da quasi tutta la sua carriera, il fatto che Tom Cruise esegua i propri stunt personalmente, senza controfigura e questo al giorno d'oggi è sorprendente perché gli attori sono cosi ben pagati e le produzioni hanno budget cosi grandi che non ce ne è assolutamente più necessità. 

La cosa non si limita, nel caso di Cruise, ad eseguire la parte inserita nel copione, per quanto rischiosa, al momento di dover girare la scena, ma riguarda tutto un processo di preparazione che egli fa con dedizione e meticolosità. Uno degli esempi più noti è come abbia conseguito addirittura la patente di pilota di elicotteri per poter girare alcune scene specifiche in uno dei suoi film. 

Altro aneddoto curioso, è come una volta si sia allenato per settimane per una scena dove aveva da trattenere il respiro e lo ha poi fatto per ben 6 minuti e mezzo, record poi soffiatogli dalla collega Kate Winslet, che recentemente ha anche lei girato una scena sott'acqua per un film in uscita ed ha deciso di non usare controfigure, trattenendo il respiro per ben 7 minuti e 14 secondi. Ovviamente parliamo di "record" per delle pellicole cinematografiche, non in termini assoluti di apnea.

Inoltre, sempre in tempi recenti, è diventato sempre più più credibile, ed incredibile, quello che la tecnologia è in grado di fare, in generale nella vita di tutti i giorni, ma in questo caso stiamo parlando proprio di quello che sia stata capace di ottenere come risultato finale, applicata alla cinematografia.

Molte scene che avrebbero richiesto stunt fisici hanno potuto essere realizzate al computer e quelli che una volta, a volte, erano attori improponibilmente truccati, effetti speciali poco credibili e stuntman in carne ed ossa a dover eseguire scene, ad oggi in molti casi sono immagini generate al computer, spesso chiamate con l'acronico inglese C.G.I. 

Le regole però come detto sono molto cambiate negli anni, specialmente per l'incolumità degli attori, a cui non è più permesso prendersi rischi personali considerati eccessivi, per il solo obiettivo della spettacolarizzazione e del successo.

In sostanza è avvenuto quello che è accaduto nei confronti del mondo animale, dove prima era accettato e non faceva troppo scalpore includerne la morte in una pellicola se la scena lo richiedeva, mentre adesso non è più possibile uccidere nessun tipo di animale durante le riprese di un film e devono essere sempre usati stratagemmi per farlo invece semplicemente apparire.


sabato 14 agosto 2021

"I'll be back!", le frasi più famose del cinema - #CineFacts

La frase del titolo è in versione originale, perché la traduzione inserita nel doppiaggio è piuttosto controversa ed ha ricevuto varie critiche nel corso degli anni.

Stiamo parlando della  battuta pronunciata da Arnold Schwarzenegger, nel primo capitolo della saga The Terminator, uscito nel 1984.



La traduzione naturale sarebbe stata "Tornerò", tuttavia è stato scelto di doppiare quella originale nel film con un "Aspetto fuori", che a molti non è affatto piaciuto. La spiegazione è quasi esclusivamente da attribuirsi ad una questione di labiale, l'altro modo non avrebbe conciso con le immagini, mentre la "A" aperta della prima sillaba rende più naturale il movimento della bocca nel doppiaggio.

Tuttavia, volendola analizzare più a fondo, nel suo aspetto concettuale, più che quello pratico, questa variazione fa cambiare completamente la scena, facendo perderle il suo aspetto di minaccia e diventando invece una curiosa espressione a forte carica sarcastica, dato come poi si svolge l'esatto contrario e questo non la rende affatto male come scelta linguistica.

Curioso è anche come si sia arrivati alla scelta di tali parole in lingua originale, dove non sono mancati gli attriti ancor più che nel doppiaggio nostrano.

Sembra infatti che lo stesso James Cameron, regista ed autore dell'opera, si sia ritrovato a discutere animatamente con Schwarzenegger, durante le riprese del film, proprio per divergenze su quella specifica battuta. 

La posizione di Schwarzenegger era che sarebbe stato molto meglio un meno contratto "I will be back", dato che si trattava pur sempre di una macchina, la quale difficilmente avrebbe usato un linguaggio informale, più tipico degli umani. Al quale appunto Camerun rispose di limitarsi a leggere quello che era già sul copione, Schwarzenegger rinnovò dunque la sua obiezione e Cameron pose fine alla discussione con un : "Io non correggo il tuo modo di recitare e tu non correggi il mio copione". 

Il resto è storia, il film fu un enorme successo e la frase, rimasta nella sua forma contratta è ad oggi la battuta più iconica nelle menti della gente di tutta la carriera di Schwarzenegger. 

martedì 10 agosto 2021

Che cosa è un Remake?

Remake è una parola Inglese, Re-make, letteralmente Ri-fare, significa appunto "Rifacimento".

E' molto in voga nel mondo del cinema e con essa si indica quando una pellicola già uscita, anni o decadi prima, viene rigirata di nuovo, mantenendo molte delle sue caratteristiche iniziali ma cambiandone alcuni aspetti, personaggi, sfaccettature.

La parola non copre uno spettro particolarmente ampio, infatti non è possibile fare un Remake tra campi diversi, in tal caso, per esempio se si trasponesse una commedia teatrale al cinema, si parlerebbe di "adattamento" cinematografico.

Un esempio di remake famoso, ben riuscito e che forse ha addirittura superato il valore dell'originale, è il film horror "The Ring", uscito nei primi anni duemila, rifacimento a marchio statunitense del film Ringu, realizzato in Giappone pochissimi anni prima.

La nuova versione ne è sicuramente una più occidentalizzata, ma anche una che mantiene ed anzi accentua il suo elemento più essenziale, quello di riuscire a terrorizzare lo spettatore, aspetto chiave per un horror ben riuscito. 

Senza scendere in dettagli e rischiare magari di fare spoiler, il succo è che sembra che il regista sia riuscito a cogliere l'essenza della pellicola originale, caratteristica fondamentale per ottenere un buon risultato e ne abbia realizzata una più adatta al nuovo pubblico, ma senza snaturare, edulcorare, ne perdersi nell'altra direzione, della spettacolarizzazione gratuita. 

Come per "Sequel" e "Prequel", anche Remake ha la sua parola a cui viene spesso associato se non addirittura in alcuni casi confuso, ossia Reboot.

Reboot, viene anch'esso dall'inglese, Re-boot, letteralmente Ri-avviare ed è una differente tipologia di rifacimento, dove non si prende più in considerazione un film specifico, ma una intera saga (spesso nominata anche come "Franchise").

Rimane il tema di mantenere molti degli aspetti principali di una serie di film, ma non se ne gira uno nuovo basato specificamente su di uno già uscito, al contrario si fa ripartire la stessa saga da zero, per proporsi ad un pubblico nuovo, che magari non è al corrente di quella precedente, ma soltanto del nome e della fama di essa. 


venerdì 6 agosto 2021

"La donna elettrica" - #Recensione


La donna elettrica è un film islandese di recente uscita (2018), dal titolo potrebbe sembrare voler cavalcare in maniera plateale qualche tema attuale per trarne pubblicità, ma non è affatto cosi.

E' realmente la storia di una donna, la protagonista, indipendente e con dei valori veri, ma non cerca, la pellicola, di voler dare un doppio fondo al perchè della sua rettitudine e non c'è una morale riguardo ai sessi o alle problematiche della società riguardo ad essi.

E' come detto soltanto una gran persona, che si imbarca in una battaglia per il pianeta, nel suo piccolo, cercando di bloccare lo sviluppo sconsiderato e l'attuale gestione, di alcune multinazionali dell'elettricità sul suo territorio.


Questo aspetto, insieme al titolo, sono forse la parti meno riuscite e meno sviluppate di tutta l'opera, il resto... è veramente tutto ottimo.

Se pur da catalogare come commedia, vagamente thriller, gli aspetti base di un film ben riuscito ci sono tutti e ben amalgamati. La recitazione di tutti i protagonisti e comparse è assolutamente credibile, la trama è sufficientemente articolata ed i colpi di scena non risultano ne forzati ne spettacolarizzati.

La stessa Islanda ne esce a testa altissima, perchè per tutto il film vengono mostrati senza nessuna invadenza, tutti gli scenari piu favolosi che tale terra possa offrire. Con malizia sembrerebbe quasi uno spot pubblicitario pagato dal governo per accrescere il turismo, ma tornando razionali, è soltanto una terra che offre cosi tanti panorami da film che era probabilmente impossibile non lasciar che se li godesse anche lo spettatore in quasi ogni scena.

Andando agli aspetti tecnici, il film ha avuto un costo non da poco per un cinema come quello Islandese, circa 3 milioni di euro, che si sono trasformati in 4 in ingresso per la produzione al botteghino.

L'opinione della critica riguardo al film è stata ancora piu positiva della ricompensa monetaria del pubblico, venendo definito da piu parti come film interessante e ben recitato, tanto che, Hollywood non se ne è stata a guardare, ed ha acquisito celermente i diritti per un futuro e probabilmente di prossima uscita, remake. Jodie Forster è già stata annunciata salvo imprevisti, come protagonista certa.

In sostanza è un film che non tradisce le aspettative, anche perchè poche se ne creano a prescindere nello spettatore conoscendone soltanto titolo e cast, ed anzi stupisce, senza trovate fuori luogo, senza apparire irreale e sconnesso dagli istinti naturali umani, ma anzi con la propria semplicità. 

Un film per tutti, che mantiene anche una ironia di sottofondo che fa scorrere ancor meglio il tutto, data la rilevanza e gravità dei temi principali trattati.


martedì 3 agosto 2021

"Amo l'odore del napalm al mattino" - #RiconosCinema



La frase in questione, in lingua originale “I love the smell of napalm in the morning.” si trova all'interno del film "Apocalypse now," film sulla guerra del Vietnam, terminata pochi anni prima, diretto da Francis Ford Coppola ed uscito nel 1979.
E' stata pronunciata dal Tenente Colonnello William (Bill) Kilgore, interpretato da Robert Duvall.

Non è detto che per essere a conoscenza di tale frase si debba aver visto il film, infatti per molti è arrivata prima la conoscenza della citazione, diventata una espressione molto usata, che la visione della pellicola, che per quanto famosa, è ad oggi un'opera piuttosto datata. 

E' un chiaro riferimento alle classiche frasi mattutine come "Adoro l'odore del caffè al mattino", ma che in tempi e clima di guerra, prende una accezione più cinica e macabra. 




Nello specifico, il napalm è un prodotto che venne usato in maniera consistente da parte delle truppe americane durante tale guerra, venendo rilasciato dagli aerei su vaste aree di territorio per annientare tutto quello che vi si trovata. Il nome è una parola composta, formata dai due tipi di acidi che servono per realizzarlo, naft-enico e palm-itico.

Il film fu un grande successo sin già dalla sua uscita, con molteplici candidature a premi di cui molti vinti. Ad oggi è considerato uno dei 100 migliori film americani di tutti i tempi, ed appunto un contenitore di varie frasi passate alla storia, tra le quali quella appena trattata, che è anch'essa inserita tra le 100 migliori frasi del cinema americano, secondo l'AFI (American Film Institute).


Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.