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mercoledì 5 marzo 2025

"Ratatuille" (2007) #Recensione

 Si tratta di un film d'animazione realizzato dalla ben nota Pixar, la quale si è fatta un nome nel settore per opere di alto livello e di eccellente successo commerciale. 

La storia è quella di un piccolo ratto con un olfatto straordinario ed una indomabile passione per il cibo, nella sua più alta forma però, ossia un piacere per il corpo e per la mente, e non soltanto un semplice "carburante", come invece viene definito in vari momento nel film, facendo stizzire il protagonista.
Inizierà quindi una ricerca nel mondo culinario, senza metà precisa, ma che ben presto troverà una propria strada ed un proprio scopo finale.

La trama appare sorprendentemente azzardata, su di tutto la scelta di mettere un ratto, dal colore e dalla sembianze corrette, a maneggiare il cibo, invadendo cucine con i propri compagni di branco, e cucinando addirittura per gli umani. 
Una scelta stupefacente perché nell'immaginario collettivo, un po' per tutti dai grandi ai bambini, i ratti rappresentano un qualcosa da evitare, possibili portatori di malattie e difficilmente considerati animali domestici in tempi moderni.

Tuttavia non era la prima volta che nei cartoni si trovava il modo di far parteggiare il pubblico per dei topi, Tom & Jerry su tutti, ed anche in questo caso la scelta ha pagato, sia in termini di critica che di botteghino.

Il film appare ben riuscito nel suo insieme, sufficientemente originale ed avvincente, convince abbastanza anche come colori, scenari e disegno dei personaggi, senza però mai eccellere particolarmente.

Di negativo forse una eccessiva ricerca del capovolgimento di trama nell'ultima mezzora, dove accadono una serie un po' stucchevole di litigi e riavvicinamenti. 

In sostanza un film per tutti, che non delude e che nonostante sia uscito nel 2007, sembra avere dei notevoli tratti anni '90, forse era in incubazione da qualche anno. 

venerdì 28 febbraio 2025

"Beverly hills cop : Axel F." (2024) #Recensione

 Si tratta del quarto capitolo della saga "Beverly Hills Cop", iniziata più di 40 anni fa, e che tanto successo ha riscosso nei primi 3 episodi. 

La trama è quella di un Axel Fowley (Eddie Murphy) nuovamente a caccia di criminali, nonostante l'età, con il suo stile sopra le righe, che tanto mette in difficolta come costi ed immagine i vari distretti di polizia con cui si trova ad avere a che fare.
Nello specifico in questo capitolo, Fowley si dirige ancora una volta a Beverly Hills, da Detroit, per risolvere il caso della scomparsa del suo vecchio collega, Billy Rosewood.
Insieme alla figlia Jane ed il suo fidanzato, scoprirà un notevole livello di corruzione nel distretto di polizia locale. 
 
Il film riprende tutti, assolutamente tutti, gli elementi presenti nei capitoli precedenti, facendolo in maniera quasi sempre forzata e stucchevole, tanto per andare sul sicuro e non rischiare con scene nuove che avrebbero potuto non piacere.
Di nuovo invece sono inseriti i personaggi della figlia e del suo fidanzato, che non appaiono fuori luogo, ma allo stesso tempo non sembrano aggiungere molto all'opera.
Lo stesso Eddie Murphy appare piuttosto affaticato in diverse scene, cosa comunque ammorbidita da varie battute autoironiche che fanno presente la cosa allo spettatore, e dalla sua effettiva età anagrafica.
 
Bene la presenza di tutti i vecchi personaggi, non per completare l'operazione nostalgia, ma proprio perché è quello che andava fatto come cosa giusta, al di là del volere e delle aspettative del pubblico.
Tutti infatti da promuovere i "vecchi attori", dai due colleghi interpretati da Judge Reinhold e John Ashton, al suo ex capitano Paul Reiser, fino alla accettabile prestazione del personaggio di Serge.
 
Da promuovere su tutto, la scena della vendita della casa, dove l'agente immobiliare irriverente ed onesta è apparsa davvero ben scritta e ben interpretata, nel suo piccolo.
 
Male le star inserite inspiegabilmente, Joseph Gordon-Levitt si comporta più che degnamente nella parte del fidanzato della figlia di Fowley, ma agli amanti della saga viene sicuramente da domandarsi a che cosa sia servita la sua presenza, dato che si è sempre trattato di una serie di film con attori poco o mediamente conosciuti, e con Eddie Murphy unica vera star al centro di tutto.
 
Malissimo, davvero impresentabile Kevin Becon, attore straordinario, che in questo specifico ruolo appare scontato, non ispirato, e risulta del tutto fuori luogo la sua presenza per l'aspetto espresso poco sopra.
 
In sostanza un film che non rovina la saga, ma che non apporta molto ad essa, e che sembra fatto più per fare cassa in pieno stile hollywoodiano attuale, più che per aggiungere qualcosa di memorabile ad una delle più grandi serie per tutti, del cinema di azione americano. 
 
(Il terzo film era stato al tempo, 1994, criticatissimo, per l'assenza di uno dei suoi colleghi principali, e per altri aspetti legati alla pochezza di alcune scelte. Tuttavia appare comunque come un capitolo molto più fedele alla saga, che non questo insieme di scelte poco rischiose fatte per non scontentare nessuno, senza di fatto eccitare mai).

martedì 25 febbraio 2025

"Veritasium - What actually happend to Amelia Earhart?" (2024) #Recensione

 Non si tratta di un vero e proprio documentario sull'argomento, ma di un semplice video creato dal canale Youtube "Veritasium", verso la fine del 2024.

Tuttavia, la qualità del prodotto finale è stata tale, che non solo è meritevole di essere visionato e consigliato, ma anche di ricevere menzione come prodotto cinematografico, su questo blog.

Si tratta appunto di una sorta di breve documentario, di circa 35 minuti di durata, che ripercorre le ultime ore di vita della aviatrice americana Amelia Earhart. 

Ella era nota ormai da anni, tanto da essere diventata una celebrità negli Stati Uniti d'America, per compiere viaggi aerei, al tempo considerati estremi.

Nel viaggio in questione, che poi si rivelerà il suo ultimo, si era imbarcata nell'impresa di compiere il giro del mondo in aereo, tramite la rotta che al tempo risultò essere la più lunga mai tentata, ed ovviamente facendo diversi scali, spesso in aeroporti piccoli e posti in zone remote.

Qualcosa, o meglio, diverse cose, andarono però "storte" in questa sua missione, e tutti questi aspetti sono trattati in questo breve video.

Senza soffermarsi su dettagli troppo tecnici ed anche per non fare nessuno spoiler nè grande nè piccolo, questo lavoro da parte del canale Veritasium risulta decisamente ben fatto.

Appassionate, tiene alto l'interesse dello spettatore per tutta la durata della visione, anche grazie alle ottime doti di oratore dello Youtuber Derek, come voce narrante delle vicende, concentrando la propria attenzione proprio sulle ultime ore di vita della Earhart, senza essere o voler essere un documentario sulla vita della aviatrice, dandogli un taglio molto pratico, essendo un canale di scienza, con tanto di dimostrazioni materiali con esperimenti fisici, riguardo a come potrebbero essere andate le cose.

In costanza un breve riassunto ben fatto degli ultimi momenti fallimentari di una missione storica, coinvolgente ed esplicativo, adatto sia agli appassionati di aviazione sia a chi non ne sappia niente di essa, ne della vita e delle imprese della Earhart.

lunedì 17 febbraio 2025

"Doppio amore" (2017) #Recensione

 Si tratta di un film francese piuttosto recente, che narra le vicende di una giovane ragazza, ex modella, di nome Choel, e le sue difficoltà psicologiche riguardanti principalmente tre aspetti della propria vita : il difficile rapporto con la madre, il perverso rapporto con il sesso, ed un molto particolare conflitto interno legato all'espetto dell'essere gemelli.


Il film parte come commedia, ma inizia a scoprire ben presto la sua vera natura ed a tracciare i tratti di una storia drammatica, con molte ombre e poche certezze.
Non disdegna l'esplorazione e la trattazione di aspetti erotici, con tanto di molteplici scene piuttosto spinte, il tutto parallelamente alle altre varie turbe che affliggono la protagonista.
 
Il finale tuttavia regala una visione molto chiara e completa di tutti gli eventi, chiudendo un cerchio che sembrava dovesse invece rimanere aperto all'infinito, come un loop.
 
In sostanza un'opera che non è ne carne ne pesce, che sorprende davvero in pochissimi frangenti ed emoziona in ancor meno casi, ma che comunque è molto coerente con se stessa e sufficientemente ben girata e ben recitata.
Di negativo anche una forse un po' eccessiva lunghezza, ma al contrario è certamente da elogiare la ricerca di una trama non scontata, soprattutto per quanto riguarda il tema principale e l'approfondimento della visione della vita da parte di chi ha dei gemelli, scelta certamente originale ed in parte ben realizzata.
 
Un film difficile da consigliare a chiunque, ma che comunque può avere degli ammiratori, forse però più nella nicchia di interessati al tema dell'essere gemelli, che tra gli appassionati di thriller psicologico-drammatici, dove si trova molto di meglio. 

venerdì 7 febbraio 2025

Il grande Lebowski (1998) #Recensione

 "Il grande Lebowski" è un film di fine anni '90 che riscosse un discreto favore del pubblico, anche se l'entusiasmo non si tradusse proprio in un successo eccezionale al botteghino, tuttavia negli anni ha raggiunto quasi uno status di film cult.

La storia è quella di un nullafacente che si intestardisce dietro al voler avere un compenso da terzi per un tappeto che gli è stato rovinato. La cosa porta ad un sacco di coincidenze e situazioni complicate e rischiose, legate anche ad un fatto di omonimia riguardante lo stesso protagonista.
Rapimenti o presunti tali, agitazione e frenesia, e qualche pistola per condire, completeranno l'opera di una commedia molto particolare, contenente varie frasi che sono passate alla storia.
 
L'opera ruota molto intorno al protagonista, interpretato da Jeff Bridges (attore pluricandidato agli oscar durante la sua carriera), che tuttavia però appare un personaggio scritto in maniera contraddittoria ed eseguito in maniera inspiegabile.
Una delle contraddizioni più grandi sta nel carattere del personaggio, ostentante tranquillità e pacatezza, che si trasforma continuamente, avendo momenti di isteria, irrequitezza ed impulsività.
Per quanto riguarda invece l'attuazione, appare davvero strana la scelta e la recitazione di Jeff Bridges, che se pur incarni bene fisicamente i tratti di una persona corpulenta, sembra essere proprio inadatto come faccia, espressività, tono di voce, etc, per rappresentare il personaggio e le battute che dovrebbero di fatto caratterizzarlo.  

Delude anche il personaggio di Steve Buscemi, attore eccezionale, che tuttavia ha una parte poco rilevante e che nonostante le proprie abilità, non riesce a rendere del tutto motivata la sua presenza.
La stessa Julian Moore, anch'ella attrice eccezionale, se pur recitando altrettanto adeguatamente, non sembra rappresentare un personaggio essenziale e che aggiunga davvero qualcosa alla storia.
 
Completano l'opera, ancora una volta in negativo, le continue ripetizioni di concetti ed espressioni, davvero uno dei peggiori aspetti della pellicola.
 
Positivi od almeno molto migliori, gli ultimi 20 minuti, in cui si congiungono diversi punti della trama, tanto da farla apparire quantomeno più intricata e ben pensata di come sembrasse, e dove si riesce a stimolare lo spettatore in alcune riflessioni personali.
 
Rimane un film che comunque ha difficoltà a scatenare senzazioni di sorpresa, coinvolgimento, o ilarità, e che sorprende ancor di più al momento della scoperta che si tratti addirittura di un'opera dei fratelli Coen.


sabato 1 febbraio 2025

"Out of England - 2" Ricky Gervais


 "Out of England - 2", letteralmente : "Fuori dall'Inghilterra - 2" è uno speciale di Stand-up comedy del comico inglese Ricky Gervais.
Registrato durante un suo spettacolo a Chicago nel 2010, segue di due anni il precedente capitolo "Out of England".
 
I temi trattati sono più o meno tutti quelli a lui più cari e da lui maggiormente sviscerati negli anni, tra i quali la religione, gli animali, la sessualità e l'obesità.
I suoi spettacoli non peccano certo di ridondanza, e certo non per la ripetizione dei temi scelti, tuttavia questo in particolare non lo si può definire il suo lavoro più ispirato. 
 
Si parte con il mettere in ridicolo le contraddizioni della religione, in particolare nei momenti in cui interferisce con le attività della nostra società, e non sembra proprio uno degli inizi più memorabili.
Si passa poi invece ad una disamina sull'obesità ed il sovrappeso in generale, cosa che lo ha riguardato anche personalmente, e li si che si può davvero ammirare tutto il suo talento nell'essere tagliente e onesto.
"Non voglio che nessun obeso si senta a disagio ad uno dei miei spettacoli, quindi la prossima volta prenotate due posti", è una delle sue battute migliori sull'argomento. 
 
Interessante anche l'analisi su come non si possano paragonare (cosa che era stata fatta in una intervista da lui ascoltata), omosessualità ed obesità.
(Naturalmente l'idea di questo blog è di poter magari invogliare qualcuno ad avvicinarsi alle opere ed ai personaggi trattati, ragion per cui molti elementi rimangono sul vago per non rischiare di fare degli spoiler).
 
Particolare anche il momento della sua lettura del libro riguardante l'arca di Noè, anche se come già detto, non uno dei suoi risultati migliori.
 
Il risultato generale invece è comunque un qualcosa che si guarda volentieri, ma con alcuni momenti che appaiono piuttosto sotto la media di comicità a cui ha abituati.
Quindi non un qualcosa da evitare, ma piu adatto a dei suoi grandi fan, che vogliono magari vedere tutti i suoi lavori, più che a qualcuno che si stia avvicinato al suo personaggio o che voglia vedere il suo spettacolo più riuscito.

martedì 28 gennaio 2025

"Taxi Driver" (1976) #Recensione

 "Taxi Driver" è un film che sta per compiere 50 anni di età, ma che ha mantenuto in certi suoi aspetti la potenza delle proprie immagini, tanto da essere diventato nel tempo un film di culto.

La storia è quella di un lavoratore della classe media, un tassista newyorkese, reduce di guerra, che vede tutto lo scibile della vita umana, comprese le sue bassezze, rimanendone stupito in negativo, e sentendo dentro di se di voler fare qualcosa. Trova la propria via in una missione che sul momento ritiene prioritaria, ma finirà per doversi ridirezionare verso un'altra, avendo fallito la prima "strada".

Sulla carta il successo del film era preventivabile, dato il quantitativo di pesi massimi del settore che vennero coinvolti, tra i quali Robert De Niro, una giovanissima Jodie Foster, ed Harvey Keitel alla recitazione, ed addirittura Martin Scorsese, con tanto di cameo personale, alla regia. 
Tuttavia la strada verso il successo dell'opera non fu del tutto dritta.
L'appena citato cameo fu semplicemente il frutto dell'assenza dell'attore a cui la parte era stata assegnata, facendo scendere il regista il prima linea per necessità.
La scena di De Niro e dalla conversazione con se stesso allo specchio non fu scritta, ma frutto dalla mente dello stesso attore che la improvvisò sul momento.
Il finale, particolarmente forte sia come temi che come immagini, richiese alcuni accorgimenti da parte della produzione perché venisse accettato come passabile nei cinema.
Anche per la stessa Foster, all'epoca adolescente, dovettero essere presi diversi accorgimenti per tenerla lontana dalla crudezza di alcune scene in cui il suo personaggio doveva essere presente.

Alla fine però niente bloccò la produzione o la distribuzione, e paradossalmente la scena più iconica di tutta il film, e forse di tutta la carriera di De Niro, e proprio il dialogo improvvisato davanti allo specchio.

Scena che però non appare cosi memorabile ed impattante come uno potrebbe aspettarsi avendola sentita nominare per decenni, trovandosela di fronte durante la visione.
Stesso vale per la recitazione di De Niro, che pur si era adoperato a guidare dei veri taxi per la città nei mesi precedenti, che non appare proprio memorabile, ne tanto meno all'altezza della sua fama raggiunta negli anni.
Benissimo la Foster, che poi invece negli anni ha mantenuto quelle stesse espressioni e quello stesso carisma che possiamo apprezzare in questa pellicola per la prima volta nella storia.

In sostanza un film che tratta temi sociali e psicologici importantissimi e profondi, come l'alienazione dei patrioti che avevano combattuto per l'America, specificamente in Vietnam, e come la depressione, che porta talvolta a distaccarsi dalla realtà, ed a far perdere valore alla vita umana, il tutto condito anche da piaghe delle varie società create dall'uomo ormai da secoli, come le droghe e la prostituzione.

Tutta questa forma e contenuti, lo rendono un film che appunto può essere probabilmente solo di culto, storico per l'audacia e l'originalità di alcuni aspetti, ma difficilmente apprezzabile da tutti. 

domenica 26 gennaio 2025

"Challengers" (2024) #Recensione

 "Challengers" è un film girato nel 2022, post prodotto nel 2023, ed uscito nelle sale italiane nel 2024.

La trama è quella di due amici fin da piccoli, che nel corso della propria adolescenza e anche successivamente, si dividono tra la fortissima passione per il tennis, che entrambi condividono, e lo spartirsi le attenzioni di una ragazza, che per tutto il resto della loro vita finirà per essere altrettanto rilevante quanto le loro rispettive carriere professionistiche.

Il film ha riscosso un notevolissimo favore del pubblico, in termini di recensioni sui siti dedicati, ed anche al botteghino, incassando circa 10 volte quello che era stato il budget investito dalla produzione.

Ha inoltre qualcosa di molto italiano, essendo stato diretto da Luca Guadagnino, palermitano di origine, al quale vanno fatti i complimenti per le inquadrature, decisamente la parte di maggior valore del film.

Da promuovere anche la recitazione o almeno la presenza dei tre protagonisti, i due tennisti e la ragazza contesa, interpretata da Zendaya.

Detto questo, la pellicola appare realmente un qualcosa di estremamente scadente. Si parte infatti subito con un culo in primo piano, classica ultima spiaggia di chi sa di non avere molto da dire a livello di qualità e trama. 

Si passa a parlare nella storia, di come il tennis sia noioso, di come il mondo del tennis sia noioso, entrambe le opinioni piuttosto diffuse, ed il risultato è un film decisamente.. noioso.

Oltre alla noia, diventa anche particolarmente irritante in due suoi aspetti, che sono appunto i peggiori del film :
Il primo è una colonna sonora quasi inesistente, fatta di silenzi e principalmente di una sola canzone, anzi meno, una specie di loop in stile videogioco 8 bit anni '80, che si manifesta sia per le scene di suspense, che per quelle intriganti, che in molti altri frangenti, risultando ridondante e fastidiosa.
Il secondo è il finale, che anche per un film che appare di non aver nulla da dire, raggiunge l'apice del grottesco, si tratta infatti di due tennisti che in un inverosimile ultimo punto di una partita, si scontrano ed abbracciano in una ridicola invasione di campo, un culmine sorprendente che va oltre anche a tutte le forzature che lo hanno generato. Troppo per un film che vorrebbe apparire sostanzialmente realistico.

In conclusione un'opera che nonostante abbia incontrato il favore dei più, non ha incontrato quello di questo blog, il consiglio è quindi quello di evitarlo in maniera assoluta.

mercoledì 15 gennaio 2025

"Perfect days" (2023) #Recensione

 "Perfect days" è un film uscito nel 2023 e diretto da Wim Wenders, che tratta le vicende di un uomo giapponese ormai vicino alla pensione, ma che tuttavia continua a lavorare operosamente, apprezzando la semplicità e la routine delle piccole cose e delle piccole esperienze giornaliere, nonostante la sua mansione, quella di pulire i bagni pubblici, venga generalmente vista come un lavoro denigrante e nel quale non si possa trovare talmente del buono da fartelo amare per una vita. 

Il film è appunto questo, una ode alla semplicità, all'apprezzare quello che già si ha, al rispettarlo a priori, a sentirsi grati per averlo ricevuto e/o orgogliosi per averlo conquistato, all'apprezzare ogni giorno, come se fosse unico, e come se fosse talmente entusiasmante da apparire perfetto.

La recitazione da parte di tutti è adeguata e la scelta degli attori appare calzante, i dialoghi sono pochi ma ben calcolati, le sorprese non mancano, soprattutto a livello di trama, e l'opera in se è una ottima dichiarazione da parte del regista di come la vita offra così tante piccole cose che non vengono apprezzate, che potrebbero cambiare lo stato d'animo anche di una persona apparentemente sola e che svolge un lavoro considerato poco ambito.

Molto curioso riguardo all'opera è come Win Wenders, regista tedesco non nuovo ad interazioni con il cinema giapponese, fosse stato assoldato per realizzare un documentario riguardo a tali bagni pubblici, e trovò invece la situazione, ciò che stava girando, e l'argomento in se e per se, sufficientemente interessanti da realizzarvi addirittura un film.

Film che ha riscosso un ottimo successo al botteghino ed uno straordinario successo di critica, soprattutto quella da parte degli utenti dei vari siti di settore, che si dichiarano entustiasti, e le percentuali di gradimento lo confermano.

Purtroppo però appare comunque una opera di nicchia, che non riesce a catturare tutti, infatti la lentezza della narrazione, le grandi aspettative di molti visto il successo, e la combinazione del cinema giapponese, storicamente di ottima tradizione, con un ottimo regista, e la poca sostanza del prodotto totale che è più un viaggio dentro se stessi che un film che regala emozioni dirette, lo rendono un prodotto non apprezzabile da tutti.  

domenica 12 gennaio 2025

"Un'estate in Provenza" (2014) #Recensione

 "Un'estate in Provenza" (Titolo originale : Avis de mistral), è un film francese del 2014, con protagonista Jean Reno.

La trama è quella di un trio di fratelli che viene mandato dalla madre a passare un'estate con i nonni, nella loro casa in Provenza. La convivenza parte subito molto male, visto che entrambe le parti non avrebbero aver voluto avere a che fare tra loro. Tuttavia iniziano a nascere i primi punti di contatto, ed il risultato sarà una riscoperta di vecchi modi di vivere, che non sono poi cosi lontani da quelli moderni e dai desideri delle nuove generazioni.

Il risultato dell'opera però è in generale molto mediocre, i clichè non si contano, ed i momenti di vera sorpresa e coinvolgimento per lo spettatore sono davvero limitati. 

Si salva Jean Reno, calzante come scelta per la parte, e magnetico dentro ad uno schermo come sempre. Piuttosto scadente la prestazione di un po' tutto il resto del cast, a cui non si chiedeva nulla di particolare e che certamente non aveva un bagaglio di esperienza degno di nota, ad ogni modo nessuno si è distinto per aver sorpreso in positivo.
Né carne né la performance della nostra Anna Galiena, nei panni della nonna dei ragazzi e moglie del protagonista (Jean Reno). 

Di positivo il ritmo buono, il passo costante, la durata non eccessiva, e l'idea in se e per se, sicuramente un qualcosa che è capitato a moltissime famiglie e che per questo ne rappresenta bene il realismo e le difficoltà.

La parte più curiosa riguardo al film è forse quella linguistica, visto che la coppia di protagonisti di questo film che vuol essere la quintessenza della cultura francese, non lo è particolarmente. La Galiena come detto è completamente italiana, mentre Jean Reno, nonostante sia cinematograficamente una icona della Francia da sempre, è figlio di genitori spagnoli, e non ha ricevuto la cittadinanza francese fino alla maggiore età. 

In sostanza un film che non sorprende, non entusiasma, che fa parteggiare per i protagonisti ma senza appassionare veramente, e che quindi rimane quello che è, una commedia per tutti ed un buon intrattenimento per una serata, ma nulla più, che forse era semplicemente l'obiettivo ricercato. 

mercoledì 1 gennaio 2025

"Angels with filthy souls" (1938) #Recensione

 Si tratta del film di cui si vedono degli spezzoni in diversi momenti all'interno della commedia comica di grande successo : "Mamma ho perso l'aereo", del 1990. 

In alcune scene, il protagonista Kevin McCallister (Macaulay Culkin), è intento a guardare un "film da grandi", convinto che i genitori che pensa di aver appena fatto scomparire non possano scoprirlo, dicendolo pure ad alta voce in tono di sfida. Tali spezzoni hanno un linguaggio piuttosto colorito, con frasi del tipo "Tieni il resto, lurido bastardo!!", che lui usa, alzando il volume, per dissuadere dei malviventi intenzionati a rubare nella sua casa, ed anche per ottenere della pizza gratis a dire il vero :). 

"Angeli dalle anime sporche" dunque, tradotto letteralmente in italiano, sembra rispecchiare un po' tutte le caratteristiche della sua epoca, essendo datato 1938, compreso ovviamente l'essere in bianco e nero, tuttavia, la peculiarità che lo fa distinguere particolarmente, è il fatto che non sia un film vero. 

A tutti coloro che abbiano visto la commedia "Mamma ho perso l'aereo", non è venuto da sospettare niente, appariva semplicemente come una possibile pellicola di mezzo secolo prima, con scene che potevano essere adatte all'intento con cui le voleva usare il regista, ed invece.. 

Si tratta proprio di scene create ad arte, e su misura, per il film stesso, con tutti i crismi usati nei film di molti anni prima. 

Il titolo è un riferimento ad un film realmente uscito nel 1938 : "Angels with dirty faces" (Angeli dalle facce sporche).

Il fatto di essere un film all'interno di un film, lo rende sostanzialmente un episodio di "metacinema".

giovedì 26 dicembre 2024

"La palla numero 13" (1924) #Recensione

 E' una pellicola che ha ormai compiuto ben 100 anni, con protagonista uno dei principali esponenti occidentali in assoluto del cinema muto, Joseph Frank Keaton detto Buster.

La storia riguarda un aspirante poliziotto, che si trova involontariamente protagonista di un tentativo di diffamazione, essendo accusato in prima persona di un furto che non ha commesso. 
Durante la sua indagine però, soprattutto visti i pessimi risultati di essa, si addormenta, ed iniziano varie scene in cui sogna di essere un detective di nome "Sherlock Jr".

La trama è appunto piuttosto semplice, come accadeva spesso per le pellicole dell'epoca, che guardavano molto di più ad elementi di sorpresa ed ai vari "stunt" che ad essa. 
Lo stesso vale per la durata, solo 45 minuti, che oggi risulterebbe estremamente inusuale.
Usuale invece per l'epoca, anche la presenza del pianoforte sotto al palco nelle scene in cui viene inquadrato il teatro e la proiezione di un'altra opera cinematografica.
Pianoforte che è visibile visto che si tratta di scene di metacinema, ossia del cinema che mostra il cinema, nello specifico la una proiezione di un film in sala, all'interno del film stesso.

Per quanto riguarda la figura di Buster Keaton, colpisce come non fosse forse il volto più fotogenico del cinema del momento, ma sicuramente risultava piuttosto espressivo, almeno nella pellicola in questione.
Non sorprende affatto invece la sua statura, ben visibile accanto ad altri personaggi che appaiono quasi come dei giganti intorno a lui. Era alto infatti soltanto 1.65, cosa che lo ha quasi certamente aiutato nei vari stunt della propria carriera, è tipico infatti che attori molto attivi e spericolati sul set, siano stati di bassa statura, e lo siano tutt'oggi, come lo sono Jackie Chan e lo stesso Tom Cruise. 

Per quanto riguarda la spericolatezza delle scene, non si può dire che in questa opera colpiscano particolarmente, mentre alcuni "effetti speciali" sono risultati piuttosto sorprendenti e sono diventati storici, segnando in positivo anche le sorti della pellicola e del suo stesso protagonista.

Di negativo però sarebbe da far notare come, nonostante sia stato elogiato da alcuni critici per la propria coesione, sembri invece più un insieme di scene/scenette/sketch messi insieme, anche in maniera piuttosto poco omogenea, tanto da farlo risultare più slegato nel suo insieme, che il contrario. 

In sostanza un film per curiosi, di cinema o magari soltanto di quel tipo di commedie, che non ha limitazioni di possibile pubblico, ma che non riesce veramente ad appassionare, rimanendo soltanto più un elemento storico che un possibile intrattenimento moderno. 

sabato 21 dicembre 2024

"Pare parecchio Parigi" (2024) #Recensione

 Si tratta di un film scritto e diretto da Leonardo Pieraccioni, di recentissima uscita, liberamento ispirato a fatti simili, realmente accaduti.

La storia è quella di tre fratelli, scorbutici e piuttosto arroganti tra loro, figli di un padre che di queste due caratteristiche ne aveva da vendere, i quali una volta scoperto che quest'ultimo era in fin di vita, e nonostante si fossero persi di vista negli ultimi anni, decidono di realizzare, o almeno di fingere di farlo, il grande sogno del padre di vedere Parigi.

L'opera è la quindicesima per Pieraccioni nel mondo cinematografico, ma certamente non tra le sue più memorabili. 
Risulta infatti particolarmente "spenta", anche se i fatti reali sui quali ispirarsi erano molto curiosi e dai quali poteva nascere una ottima pellicola.

Il regista-sceneggiatore, che come in quasi tutti i casi nelle sue opere, è anche il protagonista del film, appare proprio poco ispirato, quasi svogliato, e senza nessuna idea o movenza diversa da quelle che ha già espresso e mostrato in innumerevoli sue opere.

Il resto del cast risulta altrettanto di basso livello, almeno nelle loro singole prestazioni, aggiungendo benzina sul fuoco alla già irritante (scelta voluta) personalità di molti personaggi del film.

Male un po' tutto dunque, dalla poco credibile riproduzione degli interni di un aereo di linea, all'umorismo forzato e urlato, alla costante ed eccessiva teatralità di molti dei personaggi.
In sostanza un lavoro davvero poco ben riuscito, tanto da farlo sembrare, più che altro per ragioni di trama, una brutta copia di "Goodbye, Lenin!".

Tuttavia, e questo è forse uno dei più consistenti e corposi tuttavia esprimibili linguisticamente, nell'ultima mezzora il film riesce a chiudere molti cerchi, soprattutto a livello di trama, ed a coinvolgere se non a tratti addirittura a sorprendere. Un paio di scene verso il finale lo rendono addirittura quasi meritevole di essere visto.

Una pellicola quasi a doppia faccia dunque, adatta a tutti, e con tematiche molto moderne, oltre che una base di trama che come detto risulta interessante ed aveva un grande potenziale.
In sostanza un film per tutti, che va a migliorare e si riprende quasi completamente alla fine, ma che rimane comunque in molte parti decisamente irritante e non ben realizzato. 

mercoledì 18 dicembre 2024

"Profumo di donna" (1974) #Recensione

 "Profumo di donna" è una pellicola di ormai 50 anni fa, e li sente tutti.

La storia è quella di un veterano dell'esercito, residente a Torino, il quale ha perso la vista ed un avanbraccio a causa di una bomba, ed è diventato insolente ed insopportabile, oltre che non più del tutto autosufficiente. 
Ad accudirlo si presenta una giovane leva dell'esercito di soli 18 anni, mandata li per una settimana di licenza premio.
I due inizieranno un viaggio fisico, verso il sud Italia, che li porterà a fermarsi a Genova e Roma, via Pisa, per giungere infine a Napoli come previsto, ma anche un viaggio personale, alla scoperta di lati di loro stessi.

Come detto il film sente tutti i propri anni, sia per aspetti pratici come la qualità video e forse ancor più quella audio, sia per aspetti come il passo, piuttosto lento, che per quanto al tempo fosse la norma, oggi è diventato piuttosto raro. Presenti anche alcuni dialoghi indirizzati a personaggi (nel film) gay, che con la maggiore sensibilità moderna non sarebbero più tollerati. 

Il film di per se appare piuttosto ben pensato, essendo di fatto la trasposizione cinematografica di una opera letteraria di successo, ed ebbe anche un ottimo riscontro, soprattutto dalla critica, che lo candidò addirittura a due premi Oscar, di cui uno come miglior film straniero.
Tanto fu apprezzato che ne fu realizzato molti anni dopo un remake hollywoodiano, con addirittura Al Pacino come protagonista.

Da elogiare anche la colonna sonora, estremamente minimalista, con giusto un paio di canzoni al piano, ma che risulta molto pertinente, come anche la recitazione generale da parte un po' di tutto il cast, ed i dialoghi, forse in assoluto l'aspetto di maggior valore di tutta l'opera.

Di negativo forse la ridondanza di alcuni concetti, o il labiale poco combaciante di alcuni personaggi.

In sostanza un film tra i più noti e storici del cinema italiano di un tempo, che ha avuto come protagonista un Gassman all'apice della carriera, che ha mostrato la performance che tutti si aspettavano da lui, ma che è difficile da consigliare ad un pubblico specifico, salvo a qualcuno che voglia addentrarsi nel cinema storico italiano.

Nota negativa di contorno, è stata la prematura scomparsa del coprotagonista, quasi 18enne nel film, e con un futuro brillante all'orizzonte, che morì poche settimane dopo la fine delle riprese a causa di un incidente stradale. 

sabato 14 dicembre 2024

"Napoleon" (2023) #Recensione

 "Napoleon" è un film recente che tratta le vicende di Napoleone Bonaparte, diretto da Ridely Scott.

La trama è largamente basata sulla vita di Napoleone, quindi non avrebbe molto senso starla a ripetere, anche se per ammissione dello stesso Scott, il film è stato largamente criticato per essere poco attinente ai fatti reali, esplora infatti in particolare i sentimenti del Napoleone uomo, ed i suoi rapporti personali con le persone che lo circondavano, in special modo con la moglie Josephine.

Il film ha avuto una gestazione piuttosto travagliata, quantomeno a livello di cast, dato che il protagonista, Joaquim Phoenix ha minacciato di lasciare la produzione in corso d'opera, e Vanessa Kirby, nel film nel personaggio di Josephine, è stata ingaggiata dopo la rinuncia della prima scelta, che era già stata data per certa.

Il film è stato una produzione esclusiva Apple, ed un fallimento colossale al botteghino, con una rimessa di 165 milioni di dollari per la compagnia.
Tuttavia ha ricevuto diversi apprezzamenti dalla critica, in particolare per alcuni aspetti specifici, legati principalmente alla parte visiva del film, ossia ben 3 candidature agli Oscar, per la scenografia, costumi, ed effetti speciali, meritatamente verrebbe da dire.

Molto bene anche la recitazione dei due protagonisti, eccellenti nelle singole interpretazioni, e sufficientemente affiatati anche come coppia, al netto dell'aspetto fortemente criticato della differenza di età, i 14 anni in più di Napoleone, anziché 6 in meno come nella realtà.

In sostanza un film piuttosto lungo, 2 ore e 40 minuti (Ed ancor più lungo nella versione del regista) che mostra pochi dei suoi difetti ad uno spettatore non a conoscenza dei fatti reali, ma che coinvolge solo in parte, nonostante un finale che va a crescere. Risulta dunque consigliabile potenzialmente a tutti, al netto di chi ama i biopic e lo troverebbe fuori luogo. Questa è infatti la critica più profonda che si possa muovere al film, quella di non essere nè un biopic fedele, nè un'opera stralunata e surreale, e magari comica, legata alla vita di Napoleone, ma una via di mezzo che molti hanno giustamente trovato difficile apprezzare.

domenica 8 dicembre 2024

"Un lupo mannaro americano a Londra" (1981) #Recensione

 Si tratta di un film di genere "Horror" di inizio anni '80, che in molti anche nelle generazioni successive hanno sentito nominare spesso.

La trama è quella di due giovani americani con zaino in spalla in giro per l'Inghilterra. Essi si imbattono ben presto in uno strano pub in una zona remota, con una strano nome e degli strani simboli. Vengono ben presto cacciati e la loro sorte nelle campagne inglesi è subito segnata dall'incontro notturno con un lupo mannaro. La morte di uno dei due e la trasformazione dell'amico a sua volta in lupo mannaro, porteranno ad una serie di ulteriori omicidi.

E' un film che ha forse più tratti che puntano al comico rispetto a quelli che vorrebbero farlo essere un film dell'orrore vero e proprio, di fatto infatti il film non fa assolutamente paura ed è proprio la suspense che manca in maniera totale.

Lo svolgimento dei fatti è infatti estremamente lineare ed ovvio, senza risultare però del tutto scontato o irritante.

Molto bene i costumi, anche se non sempre, in alcune scene appaiono fin troppo da film di fantascienza di una qualche invasione aliena.
Benissimo gli effetti speciali, specialmente per l'epoca, le trasformazioni in lupo mannaro risultano infatti estremamente ben fatte e sorprendenti.
Entrambi questi aspetti furono infatti molto elogiati.

In sostanza un film che come detto non impaurisce affatto lo spettatore e che forse ha più restrizioni riguardanti le molteplici scene di nudità.
Una pellicola che sa molto di "Taxi driver", e che sorprende per il fatto che sia stata diretta dallo stesso registra di un film diametralmente opposto come "Una poltrona per due".
Difficile da consigliare, ma rimane un film che ha una sua rilevanza nella storia della cinematografia. 

domenica 1 dicembre 2024

"Il Corvo" (1994) #Recensione

 "Il Corvo" è un capolavoro nel suo genere, quello di thriller drammatico dai tratti gotici, ma lo è anche a livello generale, uno dei film più riusciti di sempre sotto praticamente tutti gli aspetti, della cinematografia occidentale.

La trama è la storia di una giovane coppia in procinto di sposarsi, alla quale però alla vigilia delle nozze fa visita un gruppo di malviventi, apparentemente per eseguire uno sfratto. La situazione degenera immediatamente e verranno compiute violenze di ogni tipo sui due sposini, fino a portarli entrambi alla morte.
Tali fatti accadono alla vigilia della notte di Halloween, ed esattamente un anno dopo, le parti si invertiranno, qualcuno tornerà a fare visita ai criminali che avevano compiuto tali atrocità.

Il risultato come detto è straordinario, sostanzialmente in ogni suo aspetto. Risultano infatti ben fatte sia le inquadrature, che le scenografie, che le atmosfere ed i costumi, tutto ben pensato e ben amalgamato, tutto insolitamente dark e distopico.

Il film coinvolge estremamente grazie a tutti questi aspetti, ma ancor di più per la propria trama, originale (anche se comunque è basata su di un fumetto preesistente) e piena di sorprese. 

Benissimo i dialoghi, molte delle interazioni verbali tra i protagonisti hanno stupito ed entusiasmato più di quello che ci si potesse aspettare, come molte delle frasi iconiche del film, tra le quali : "Non può piovere per sempre" o la semplicissima ma perfetta "fuoco e fiamme", sono diventate pane quotidiano per la generazione dell'epoca e ripetute per anni. 

Bene anche la recitazione di tutto il cast, tra i quali lo sfortunatissimo protagonista, Brandon Lee, (figlio di Bruce Lee), che dopo questa ottima prestazione e l'enorme successo che il film gli avrebbe portato, avrebbe raggiunto il meritato riconoscimento nel settore, ma che morì proprio a pochi giorni dalla fine delle riprese, proprio sul set, a causa di un colpo d'arma da fuoco accidentale.

E questo è forse l'unico aspetto criticabile del film, che per quanto debba fare sfoggio di un po' tutte le sfumature del crimine e della violenza, lo fa in un modo forse troppo americano, riempiendo quasi ogni scena di azione con centinaia di pallottole e delle immancabili esplosioni.

In sostanza un film in pieno stile anni '90, diretto, crudo, originale, rischioso ed ambizioso da realizzare, ma che ha segnato una generazione e che rimarrà immortale proprio grazie a questo suo essere unico ed estremamente ben riuscito. Consigliabile assolutamente a tutti, salvo i più piccoli. 

martedì 26 novembre 2024

"Sharknado" (2013) #Recensione

 "Sharknado" (titolo lasciato in originale anche nella versione distribuita in Italia) è un film americano che ha poi dato il via ad un saga di addirittura 5 ulteriori capitoli.

La trama è sostanzialmente basata su di una invasione di squali, che per quanto assurda possa sembrare viene fatta passare come plausibile grazie ad una tempesta che si abbatte sulla zona costiera in questione. I protagonisti devono dunque fuggire per mettersi in salvo, dirigendosi verso altri familiari per cercare di salvare pure loro. Gli squali nel frattempo trovano innumerevoli opportunità per avanzare nell'entroterra, dalle altissime onde che si abbattono sulla costa, alle fognature delle città, fino ad alcuni tornado che gli daranno un passaggio via aria.
Il film non vuole essere realistico, si tratta infatti di una commedia trash con alcuni tratti splatter.

Il risultato, almeno stando al successo di seguito, è stato notevole, quantomeno nel genere. 
Sorprende come non siano stati presi attori del tutto sconosciuti, magari per non rischiare troppo a livello di budget, ma siano invece presenti figure come quella di Ian Ziering e Tara Ried, volti già ben noti del piccolo e grande schermo, per la partecipazione alla famosissima serie televisiva "Beverly Hills 90210" per quanto riguarda il primo, e per quella a diverse commedie americane di successo,  specialmente divertenti, per quanto riguarda lei. 

Dato il tema trash però, c'è poco da dire riguardo alla recitazione ed agli effetti speciali, visto che la scarsezza e l'ovvietà erano in parte voluti, ma vi sono comunque alcune trovate interessanti, come la ruota panoramica che si stacca e prosegue rotolando per la città, forse già presente in altri film, ed alcuni riferimenti come "è il momento di lasciare il Kansas", citazione probabilmente de "Il mago di Oz" (I don't think we are in Kansas anymore).

In sostanza un film che è quello che voleva essere, e che è stato apprezzato per questo, oltre al fatto che intrattiene decentemente, vista la durata di meno di 90 minuti, ed il fatto di scorrere bene ed a passo costante. Difficile da consigliare in generale, ma per un amante del genere è quasi certamente uno dei "must" moderni. 

lunedì 18 novembre 2024

"Ladri di biciclette" (1948) #Recensione

 "Ladri di biciclette" è un film che ormai ha più di 75 anni, ed anche in questo caso li dimostra proprio tutti.

La trama è quella di un uomo sposato, con due figli, senza lavoro, che si ritrova ad accettare un incarico per il quale serve possedere una bicicletta, la sua però purtroppo l'ha impegnata tempo prima.
Vendendo altri oggetti di valore riesce a riscattarla, ma gli viene rubata il primo giorno di lavoro, inizierà dunque una lunga ed estenuante ricerca per ritrovarla, fino a farlo finire talmente in basso psicologicamente e moralmente, da farlo passare sull'altro lato della barricata.

Come detto gli anni si sentono tutti, dal bianco e nero, che era inevitabile, alla qualità audio e video che nonostante la restaurazione continuano ad essere di qualità piuttosto bassa.
A questi aspetti si aggiungono il passo molto lento dell'opera, anch'esso nella norma per l'epoca, e la durata/insistenza di alcune scene.

Purtroppo però oltre a tutto quello che ci si poteva aspettare, c'è anche una trama che parte ispirata, con un buon passo e creando un certo quantitativo di premesse ed aspettative, nella prima mezzora, per poi afflosciarsi, cadendo praticamente nel nulla, e diventando una sequenza di scene poco determinanti e ridondanti, quasi un collage di situazioni poco amalgamate tra loro. 
L'estenuante ricerca della propria bicicletta da parte del protagonista quindi, diventa estenuante anche per lo spettatore, che si trova davanti ben pochi colpi di scena e molta ricerca della suspense che però fatica a coinvolgere.

Si salva la recitazione da parte del cast, vista l'epoca e dato il fatto che molti attori furono "presi dalla strada", con il picco raggiunto dal piccolo coprotagonista, il figlio "Bruno", che appare veramente calzante e bravissimo nella propria prestazione recitativa.

Difficile commentare colori e scenografia, ma le inquadrature appaiono ben fatte ed a tratti interessanti, anche se in molti altri casi scontate.

In sostanza un film che ha vissuto tutte le possibili reazioni ricevibili, dall'essere talmente criticato in patria dopo la prima proiezione a Roma, tanto che il pubblico in massa domandò la restituzione del biglietto, fino all'acclamazione più assoluta a Parigi poco dopo.
Una pellicola che si è conquistata un posto speciale tra i più grandi capolavori di tutti i tempi italiani e non, da parte della critica, tanto che vinse al tempo l'Oscar come "Miglior film straniero", ma che a vederlo oggi perde molto del suo fascino ed appare più come una di quelle opere che devono essere apprezzate perché di qualità.
Il risultato è la creazione di enormi aspettative nello spettatore, fattore che contribuisce forse più di tutti gli altri alla delusione generale finale.

lunedì 11 novembre 2024

"Pensati sexy" (2024) #Recensione

 "Pensati sexy" è un film uscito quest'anno con protagonista Diana Del Bufalo e con la presenza di altri volti ben noti del mondo dello spettacolo italiano come Raul Bova e Valentina Nappi.

La storia è quella di una giovane alle prese con alcune piccole crisi, di identità, lavorative, relazionali, ed anche sessuali, aspetto che il film intende toccare ed esplorare in maniera più approfondita e comprensibile possibile.
La trama è trascurabile anche se ha comunque un finale che la riscatta insieme a molti altri aspetti del film, che infatti parte male, malissimo, trascinandosi in stereotipici, battute pesanti, lentezza generalizzata e banalità varie per la quasi totalità della prima parte, finendo però per chiudere molti cerchi e riprendersi su molti aspetti nella seconda. 

La stessa presenza scenica della Del Bufalo passa da piuttosto irritante all'inizio, ad apparire azzeccata e decentemente recitata alla fine.
Male invece gli altri due sopracitati, Raul Bova risulta piuttosto superfluo e poco ispirato nella parte, la Nappi invece appare semplicemente poco capace nella parte di una attrice convenzionale.

Bene invece l'idea, originale la scelta dell'angolazione con cui trattare l'argomento della sessualità, al netto di un risultato non eccelso, e bene anche la semplicità di molti concetti, come la morale finale, che invece nella prima parte del film sembravano sovrastati da un vero/finto voler coinvolgere i giovani d'oggi fingendo di stare dalla loro parte.

Bene anche il titolo, anch'esso nella sua semplicità, a cui è stato dedicato anche un post specifico su questo blog.

In sostanza un film che vive sulla soglia del avere/non avere pretese, che quando si crede un'opera di un certo valore inserendo attori di successo come Raul Bova finisce per fallire nella scelta, ma che quando invece si dedica umilmente alla spiegazione di certe dinamiche della vita di tutti i giorni, viste da angolazioni non scontate, dimostra di aver un qualche valore.


"Ratatuille" (2007) #Recensione