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martedì 14 maggio 2024

"Il migliore dei mondi" (2023) #Recensione

 "Il migliore dei mondi" è un film uscito da poco, scritto ed interpretato dal comico abruzzese Maccio Capatonda, all'anagrafe Marcello Macchia.

La trama è quella di un tecnico informatico un po' disagiato che vive la propria ruotine giornaliera in maniera maniacale, con piccole scappatoie come feticismi e frequentazioni molto brevi.
Tutto cambia quando un giorno si ritrova catapultato in una specie di dimensione parallela, ossia nello stesso anno, ma in un mondo in cui la tecnologia si è fermata a due decenni prima.
L'impatto sarà duro, ma scoprirà o meglio riscoprirà, la semplicità del vivere in tanti suoi aspetti che ormai aveva dimenticato.
 
Non si tratta di una pellicola comica, anche se diverse scene regalano quantomeno dei sorrisi, ma più di un film che vuole far riflettere, ed in questo ottiene decisamente il proprio risultato.
Suscita decisamente un po' di effetto nostalgia, oltre a far nascere nello spettatore diverse riflessioni ed immedesimazioni su come sarebbe potuta essere la nostra vita se le cose fossero andate come nel film.
 
Bene anche le performance dei protagonisti, Maccio sembra ispirato ed è perfettamente calzante sia nella parte del paranoico che in quella dell'esploratore nel tempo, come adeguata sembra la figura e la recitazione di Martina Gatti (Viola nel film), nella parte di una giovane "sciallata" che si lascia guidare dalle emozioni e dall'empatia verso il prossimo.
 
Nota dolente, molto dolente, tutta la scena relativa a Steve Jobs, chiamato nel film "Stefano Lavori", che non vive più a Cupertino in California, ma a Copertino, in provincia di Lecce. Tutta una serie di giochi di parole, di logistica, ed una serie di azioni ed interazioni con il protagonista pessime, con un livello di umorismo davvero patetico. 

Parentesi Apple a parte, rimane un film ben pensato e piuttosto ben fatto, senza troppe pretese, che fa della sua semplicità un po' in tutti i suoi aspetti, il proprio punto di forza. Ed è proprio questa semplicità che lo rende alla fine un intrattenimento leggero e consigliabile a tutti, salvo i più piccoli data la presenza di alcune scene per adulti.

martedì 7 maggio 2024

"Ragazze interrotte" (1999) #Recensione

 "Ragazze interrotte" è un film uscito proprio alla fine dello scorso millennio, ma che tratta argomenti che nel tempo sono diventati sempre più di rilievo a livello sociale, come la violenza psicologica, la sanità mentale, gli istinti suicidi, gli abusi verbali, e simili.

La trama è quella di una giovane di buona famiglia, apparentemente sconclusionata e un po' disagiata, che un giorno tenta il suicidio e fa suonare il definitivo campanello dall'allarme per la famiglia.
Nonostante il suo negarlo, viene nolentemente mandata in una struttura di recupero per persone con problemi mentali, prima che le sue convinzioni e condizione, diventino croniche. 
Nella struttura trova diverse persone con problemi e difficoltà simili, molte di esse ragazze più o meno coetanee, ed uno staff con il quale inizialmente si scontra, come altre del gruppo, pensando che non siano dalla loro parte.
 
Il film ebbe un notevole successo sotto l'aspetto della notorietà al tempo, ma i complimenti si fermarono li, (escluso l'Oscar ad Angelina Jolie al quale è stato dedicato un post a parte su questo blog) perchè sia il pubblico, che soprattutto la critica, non lo consacrarono a capolavoro, ne a film culto di una generazione.  
E di fatto è cosi, il film non è purtroppo un capolavoro, nonostante il grande potenziale e l'ottimo cast, manca effettivamente un po' di potenza in alcuni momenti, avendo soltanto dei picchi di valore e diverse scene semplicemente non dello stesso livello.

Tuttavia, le critiche che gli vengono solitamente mosse sembrano decisamente eccessive, visto che molto, davvero molto si può dire di positivo riguardo a questa opera :
Bene la durata non eccessiva, bene ambientazioni, inquadrature e colori, tutto amalgamato e piuttosto originale. 
Benissimo i personaggi, ben scritti ed eccellentemente recitati, sia quelli principali che quelli marginali.
Bene il soggetto e gran parte della sceneggiatura.

Di negativo come detto un insieme che poteva dare di più, ed un passo che a momenti non è sufficientemente trasportante.
Oltre a ciò, il vero elemento dolente dell'opera, è la recitazione di Wynona Rider, che è sembrata davvero una statua di cera, con pochissima varietà di espressioni, e che vista la perfarmance strepitosa di tutto il resto del cast, è risaltata ancor di più in negativo.

In sostanza un film che a distanza di anni ancora fa riflettere su problematiche sempre attuali, e che forse è stata eccessivamente criticata visti i moltissimi elementi che la rendono meritevole di essere vista.

giovedì 2 maggio 2024

"Out of England" - Ricky Gervais

 "Out of England", letteralmente "Fuori dall'Inghilterra", è uno speciale di stand-up comedy registrato in un teatro a Londra durante una delle date del tour del comico inglese Ricky Gervais nel 2008.

Al tempo dello spettacolo egli aveva 47 anni, ma per quanto questa possa sembrare una età in cui avesse già raggiunto la maggiore efficacia del suo stile, cosi non era. 
Essendo arrivato al mondo della comicità non da giovanissimo, il suo stile aveva ancora da raggiungere il picco della propria raffinatezza e del proprio valore.
 
Nello specifico, tratta i suoi soliti temi che tanto successo gli porteranno negli anni, come la religione, il nazismo, il sesso, il proprio successo, l'obesità, ma lo fa con battute e tempistiche, che negli anni successivi diventeranno innegabilmente più coinvolgenti e più divertenti. 
 
Lo spettacolo dura circa 1h 10min, ed è molto lineare, senza picchi ne momenti lenti o morti, passando da analisi che fanno riflettere a battute di black humor.
Tuttavia un po' tutto lo spettacolo appare poco memorabile, come anche in parte minore il "sequel", "Out of England 2", e persino il suo "bis", ossia il rientro sul palco dopo aver salutato il pubblico, risulta poco coinvolgente, con nel particolare il racconto di un aneddoto che crea molta aspettativa e regala poca ilarità.

Questo ultimo aneddotto, ma anche molto del suo materiale in questo spettacolo, richiede una conoscenza abbastanza approfondita del mondo anglosassone, con i suoi volti noti e le sue tradizioni, e questo, ma non si può fargliene una colpa salvo soltanto constatarlo, ne limita la comprensione dello spttacolo per gran parte del resto del mondo globalizzato.
 
In sostanza, difficile sconsigliarlo come spettacolo, dato che si sta comunque parlando di uno dei migliori comici al mondo di tutti i tempi, ma verrebbe piuttosto da suggerire di guardare altri lavori del suo repertorio se possibile, magari più recenti, dato che come detto, essendo giunto non presto alla comicità, adesso che ha passato i 60 anni è forse nel suo momento di maggiore sofisticatezza e di impatto, per quanto riguarda il suo materiale.  

lunedì 22 aprile 2024

"C'è ancora domani" (2023)

 "C'è ancora domani" è un film recentissimo, scritto, diretto ed interpretato (come protagonista) da Paola Cortellesi, che ha riscontrato un considerevole successo di pubblico e critica.

La storia è quella di una casalinga e madre, costretta a fare lavoretti come sarta ed infermiera per arrotondare gli introiti della famiglia. Famiglia dove il figlio più piccolo, maschio, studia, mentra la figlia adolescente è costretta a lavorare perchè per problemi economici ed usanze del tempo, gli uomini venivano prediletti in molte delle situazioni sociali.
Il marito viene dipinto come padre padrone, che esige e comanda, che lavora tutto il giorno e che in casa pretende di avere tutto sotto controllo e di essere colui che decide per tutti.
Posizione e rispetto, che spesso egli si conquista con le maniere forti, la moglie infatti vive nel costante terrore di sbagliare, cosa che la porterebbe a subire delle violenze fisiche, cosa che di fatto succede da anni, da quando il loro amore adolescenziale di fiori e romanticismo, si è trasformato in quella che oggi verrebbe definita "una relazione tossica", dalla quale ella non riesce ad uscire.
 
Molti sono gli anettodi emblematici della trama che varrebbe la pena raccontare, ma un po' ne rovinerebbero in parte la visione ad un possibile interessato, ed un po' renderebbero il post sgradevolmente lungo, o almeno fuori stile per questo blog.
 
E' un film che va a crescere, e cresce fino ad un finale che vale davvero la pena di essere visto per capire a pieno gli intenti della regista.
Il giudizio generale è dunque che si tratta di un film dagli aspetti cinematografici piuttosto particolari, come la scelta del bianco e nero, o quella di piccoli elementi stile musical, o ancora quella dell'introduzione di reazioni surreali quasi cartoonesche, che però anche messi tutti insieme, non sono poi cosi accattivanti e rilevanti per farne un'opera di tale successo.
Vi è poi l'aspetto recitativo, che non è stato affatto all'altezza da parte di tutto il cast, sia presi singolarmente che come amalgama collettiva.
 
Ma allora che cosa è che ha interessato di questa opera da renderla un tale successo.. probabilmente gli elementi principali sono due, uno la voglia di parlare e di sentir parlare di un certo argomento, quello della figura della donna nel passato e di come la società abbia voglia e debba cambiare per unificare tutti quelli che sono i parametri della vita senza più distinzioni di genere.
Aspetto che senza nulla togliere all'opera stessa, è stato anche un grende incentivo al successo dell'altrettanto recente campione di incassi della storia del cinema "Barbie".
Il secondo aspetto è che nel suo insieme è un film molto riuscito, che non lascia troppo l'amaro in bocca per le vicende narrate da non dare una spinta morale al cambiamento.
Un lavoro scritto, diretto ed interpretato da una donna alle prime armi come in tali ruoli, che è uscito piuttosto particolare e riuscito nel suo insieme e che ha avuto nel suo andare in crescendo, un picco memorabile nel finale, che è stato ben pensato e ben eseguito, e che è il vero elemento singolo che più coinvolge dell'opera, e che fa capire quale aspetto più di tutti il film volesse trasmettere.

domenica 14 aprile 2024

Bill Burr - You people are all the same (2012)

 "You people are all the same" letteralmente "Voi siete tutti uguali", è uno special di "stand-up comedy" del comico americano Bill Burr.

Lo spettacolo inizia con tutta una sua esposizione sul perchè vorrebbe "armarsi", a livello personale, argomento che negli Stati Uniti d'America è sempre molto dibattuto date le problematiche di enorme impatto sociale che spesso il facile accesso alle armi sul territorio nazionale crea.
Parla dell'argomento mettendo in ridicolo sia il sistema di vendita, con le sue modalità, sia la detenzione casalinga, che spesso proprio per logistica ne rende complicato l'utilizzo reale ai fini di difesa personale.
 
Passa poi ad analizzare il business della chirurgia plastica e le difficolta della società moderna di accettare il proprio corpo una volta che il decadimento è evidente ed inevitabile.
A seguire alcune dinamiche e differenze tra razze, tra uomo e donna, tra umani ed animali domestici, tra se stesso e l'alcol, tra se stesso e suo padre e tra se stesso e la sua ragazza di lunga data.
Il tutto alternato a pensieri, sempre esposti in maniera del tutto ilare, su concetti ed argomenti più ampi e complessi, come la religione, la violenza domestica, la manipolazione all'interno della vita di tutti i giorni nella nostra società.

In totale uno spettacolo di poco piu di un'ora, che scorre molto bene, che non ha punti deludenti o scadenti, ma è invece piuttosto uniforme.
In sostanza un intrattenimento forse non per tutti, ma che al netto di apprezzare il suo stile come comico, sicuramente offre diversi momenti di divertimento ed altrettanti spunti di riflessione.
Lo spettacolo sembra anche avere una sorta di andamento a crescere, nota da segnalare nel caso qualcuno si ritrovasse poco entusiasmato durante la prima metà.

giovedì 4 aprile 2024

"Alcoholocaust" - Jim Jefferies

 "Alcoholocaust" è uno spettacolo per la televisione del comico australiano Jim Jefferies. 
La registrazione è per la precisione del 2010, ed avvenne in un teatro di Londra.
 Il suo nome era già ben conosciuto nell'ambiente, avendo egli già all'attivo diversi spettacoli ed alcuni "Stand-up specials".
 
Nello specifico il risultato è praticamente il medesimo già descritto nel post riguardante un'altro suo spettacolo, più recente, dal titolo "Freedumb", in entrambi infatti sembra presentarsi un enorme divario tra il valore delle sue riflessioni su concetti globali, come il ruolo delle religioni o le dinamiche di coppia, e quello delle sue storie di vita vissuta, che per quanto infiocchettate e dichiarate reali, non appaiono poi cosi particolari e sembranno non combaciare particolarmente bene con l'altra metà della sua performance.

In questo spettacolo parte analizzando le interazioni tra uomo-donna, e tra etero e gay, che per quanto sia argomenti già sentiti e risentiti, vengono da parte sua trattati in modo pungente ed originale, ad un ottimo passo denso di battute, per poi alternarli nuovamente con sue esperienze di spettacoli avvenuti in zone di guerra nel mondo, che lasciano in parte la sensazione di racconti da campeggio, raccontati come accade da parte dei giovani nei momenti di villeggiatura perchè difficilmente qualcuno potrebbe mai confutarli.
Il tutto si ripete in maniera ciclica nella seconda parte, dove una colorita e diretta critica alle religioni, in particolare quella cristiana, lascia poi spazio a tutta una storia che copre addirittura quasi 1/3 dello spettacolo, riguardo ad una sua esperienza personale con delle trasgressioni di vario tipo.

In sostanza rimane uno spettacolo da vedere, perchè la parte qui sopra elogiata è davvero di valore, dimostrando, anzi consolidandone il ruolo di uno dei migliori al mondo nell'analisi della nostra società, pur con la consapevolezza che questa alternanza ad aneddoti molto specifici e molto dettagliati, possa piacere altrettanto o che tutta la distanza tra gli argomenti possa invece risultare poco apprezzata.



domenica 17 marzo 2024

La Ciociara (1960) #Recensione

 E' una pellicola del 1960, adattamento di un romanzo di Alberto Moravia, alla quale parteciparono Vittorio De Sica come regista e Sophia Loren come protagonista, tre elementi questi che sulla carta lo rendevano un potenziale capolavoro.
Il film ricevette in effetti diversi premi, ma la consacrazione più rilevante fu proprio alla prestazione della Loren, che venne sigillata con il premio Oscar di quell'anno, come miglior attrice protagonista.
 
La storia è effettivamente incentrata sul ruolo della protagonista, presente praticamente in ogni scena, con quasi sempre accanto la figlia, tanto che in inglese il titolo del film venne trasformato in : Two Women (Due Donne). 
Le due vivono le difficolta della guerra, ormai agli sgoccioli, e dalla propria terra, si vedono infatti constrette ad affrontare la fame, il trovarsi senza una dimora fissa, il doversi riparare spesso, il non potersi fidare di chi incontravano, elmenti ai quali si aggiungeva il fatto di essere donne, quindi spesso cercate e desiderate dagli uomini per un puro aspetto materialistico.

Il film ha ormai da tempo compiuto 60 anni, e li dimostra tutti, sia per gli aspetti tecnici, come il fatto che sia in bianco e nero o il fatto che abbia un passo piuttosto lento, sia per gli aspetti sociali, riguardo ai quali seppur alcune problematiche non siano cambiate di molto, altre sono abbastanza difficili da comprendere a pieno per chi non abbia vissuto le difficoltà e gli orrori della guerra.

In sostanza è un film che se non altro per la quantità di temi che tratta e la schiettezza con cui lo fa, vale la pena di essere visto, un film come detto volutamente incentrato sulla Loren (all'anagrafe : Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone), che per quanto avesse all'attivo già decine di film nonostante la giovane età (25 anni), la portò al riconoscimento singolo più alto per un attore nel mondo occidentale.

Una pellicola comunque difficile da giudicare al giorno d'oggi, ma consigliabile a chi voglia addentrarsi nella conoscenza o riscoperta di alcuni classici che hanno segnato il cinema italiano anche a livello internazionale.

lunedì 12 febbraio 2024

Tutta colpa di Sara (2002) #Recensione




E' una commedia romantica di inizio anni 2000, titolo originale "Serving Sara", con protagonista Matthew Perry.
La pellicola fu molto criticata al tempo, sia dalla critica che dal pubblico, riscquotendo pessime recensioni e bassissimi incassi al botthegino.
Col tempo la cosa non è migliorata, ancora oggi le opinioni sui vari siti di critica cinematografica per appassionati continuano ad essere fortemente negative, e non è riuscito nemmeno nella sempre più frequente imprensa di diventare un film di culto grazie al "so bad so good".

La trama è quella di un ufficiale giudiziario privato, ex avvocato di successo, che di lavoro consegna avvisi per l'avviamento di un processo che riguarda coloro che vengono notificati.
Nello svolgimento di questa pratica conosce una ragazza, alla quale consegna la notifica di un processo di divorzio che la riguarda, da li però gli eventi prenderanno una direzione completamente opposta, con i due che cercheranno di unire le loro forze ed i propri rispettivi interessi, per ottenere il meglio dalla
situazione in cui si erano ritrovati.

Il risultato è effettivamente poco accattivante ed interessante, l'umorismo è piuttosto basso e fa largo uso di clichè già noti e spesso stucchevoli.
La recitazione da parte di praticamente tutto il cast è forzatissima, tanto da poter praticamente essere definito un B-movie.
Si salva Perry, ancora una volta per la mera parte recitativa, nonostante il suo personaggio non sia particolamente gradevole, ed ad egli sia come stile che come tratti fisici, non si addica per niente alla parte.

Fallisce dunque sia come commedia che come romanticismo, e condisce il tutto con la solita immancabile dose di temi classici del cinema americano, ossia : soldi, armi ed inseguimenti inverosimili.
Un film che forse non è cosi irritante come ritengono molti, ma che certamente ha del grottesco nel voler apparire in un modo e finire per mancare l'obbiettivo di parecchio.
Non viene quindi da sconsigliarlo per ragioni particolari, ma allo stesso tempo è difficile immaginare chi possa apprezzarlo realmente e pienamente.

giovedì 8 febbraio 2024

Il processo ai "CHICAGO 7" (2020) #Recensione




Il film riprende una vicenda vera, ossia quella in cui degli attivisti americani di gruppi ben distinti tra loro, ma tutti votati al manifestare contro la guerra in Vietnam. 
Essi vengono accusati di aver cospirato tra loro perchè avvenissero scontri con le forze dell'ordine, risultando nel caso quindi i resposabili della conseguente risposta per difesa, della guarda nazionale americana.

Si svolge nel 1968, anno in cui avvennero i fatti, ed in particolare si focalizza sul processo, sia penale che politico, che tali avvenimenti fecero scaturire.
La connotazione geografica nel titolo è per il fatto che se pur gli attivisti provenissero da altre località, gli scontri ed il processo avvennero nella città di Chicago, nello stato dell'Illinois.

Il fatto che sia una pellicola incentrata su di un processo non è materia nuova per Aaron Sorkin, dato che nel 1992 mise molto del suo nel capolavoro che è stato, ed è ancora, il film "Codice d'onore".
Tuttavia questa volta non sembra essere stato altrettanto ispirato, nonostante la storia di basse fosse già scritta e si prestasse decisamente ad un adattamento cinematografico, cosa che però accade in maniera assolutamente eccessiva, soprattutto nei dialoghi, esageratamente estremizzati, tanto da far rendere conto allo spettatore in ogni singolo istante di proiezione, che si tratti di un film.
Un tale livello e densità di risposte ad effetto, battute pronte, e simili, che rendono irreale ogni conversazione tra i protagonisti.
Una tale sagra della frase che mira a colpire lo spettatore, che passa in secondo piano anche il domandarsi se e quanto sia stato romanzato realmente, ma che crea distacco tra il pubblico, ed il volersi, e potersi, immedesimare in vicende che invece sono realmente accadute.

Il resto è tale battaglia tra i buoni, tutti da una parte e tutti senza macchia, ed i cattivi tutti dall'altra, che appare quasi cartoonesca, con annesse accuse di razzismo, che a dire il vero andrebbero mosse anche a chi ha scelto il titolo, per poca inclusività, dato che gli imputati erano per buona parte del processo, 8, con incluso il capo del gruppo delle Pantere Nere, che fu poi prosciolto per essere processato separatamente.

In sostanza un film molto stucchevole, su fatti che invece hanno avuto un notevole impatto nella mente e nelle coscienze della popolazione americana dell'epoca, ed un processo che ha fatto parteggiare animatamente l'opinione pubblica, ma che a livello cinematografico non coinvolge nonostante i tremendi fatti raccontati e l'ottimo montaggio, e che manca quasi completamente di colpi di scena. Per non parlare dell'umorismo forzatissimo in innumerevoli scene che non risulta altro che irritante
invece che distensivo.


lunedì 5 febbraio 2024

Aladdin (1992) #Recensione


Aladdin è un film di animazione del 1992, prodotto dalla Disney, che riscosse un successo enorme sia in partria, gli Stati Uniti d'America, che all'estero.

La storia è quella di una principessa, e di un ragazzo di paese, che si incontrano per caso in un momento di difficolta, sia fisica, erano infatti maltrattati e poco rispettati dalle persone che li circondavano, sia mentale, si sentivano infatti entrambi poco liberi, di fare ma soprattutto di essere se stessi.
Al loro fianco, nella battaglia contro il malvagio di turno, si schiera un personaggio dalle particolari capacità magiche, quello che poi nella cultura generale verrà di li in poi conosciuto come il famosissimo genio della lampada.
Ad egli si potevano chiedere tre desideri, e sia questo che la volonta della principessa di voler sposare chi desiderava lei, oltre alla ricerca da parte del malvagio di ottenere il potere del re, dopo averne ottenuto già il controllo, creeranno tutta una serie di eventi molto animati e molti ribaltamenti di pensieri e decisioni.

Il film vede al doppiaggio del personaggio di Aladdin, l'attore Robin Williams, il quale ricevette molti complimenti sia dal pubblico che dalla critica per la sua performance.
Ma la cosa ebbe una rilevanza particolare soprattutto perchè fu la prima volta che una star di alto livello Hollywoodiana prestava la sua voce al personaggio di un cartone animato, fino a quel momento erano ruoli sempre appannaggio di figure quilificate specificamente per la cosa.
Il tutto si è ingigantito talmente tanto negli anni, che, per citarne uno, nella recente saga di Cattivissimo me, vi erano come doppiatori :
Steve Carell, Russell Brand e Jason Segel.

Il marchio della Disney, almeno in passato, è stato una garanzia di successo per questo tipo di opere, di fatto questa come detto non è stata da meno, tuttavia per quanto si possa definire un film senza tempo, è difficile anche vederlo come sufficentemente sofisticato ed intrigante per un pubblico eterogeneo.
Sembra più invece quello che era quando è stato pensato, una pellicola per i più piccoli, che può attrarre anche qualche grande.

giovedì 25 gennaio 2024

Tutto può cambiare (2013) #Recensione

 "Tutto può cambiare" è una commedia romantica anglo-americana del 2013, che a fronte di un budget piuttosto esiguo per gli standard del settore, raggiunse un eccellente risultato al botteghino e raccolse un buon consenso da parte del pubblico.

La trama è incentrata sulla musica, un produttore decaduto con problemi familiari e di alcol, incontra abbastanza casualmente una giovane artista, appena lasciata dal proprio fidanzato e pronta a lasciare lei stessa la città per tornare a quello che era prima.
Iniziano dunque tutta una serie di tentativi per far conoscere il suo talento al mondo, senza perdere di vista se stessa, alternati da altrettanti tentativi di riconciliazione tra i vari protagonisti del film, con se stessi o col mondo.
 
Il risultato è una commedia-romantico-drammatica-musicale, che tenta di esprimere tutti e quattro gli elementi appena citati.
Certamente il passo, i tratti e la durata dell'opera sono quelli di una commedia. E' presente molto romanticismo, nel modo in cui i personaggi si approcciano ai rapporti umani e come cercano di creare o rivivere ricordi, da un punto di vista molto sentimentale ed empatico.
Ha diverse sfumature drammatiche, riguardanti il come non si conosca mai realmente il passato delle persone, e di come la vita in ogni suo settore non sia mai facile, sia che uno sia un adolescente o che debba ricoprire la figura di padre.
Per ultima, ma non in forma minore, è presente la musica, trattata in maniera molto superficiale a momenti, ma allo stesso tempo meglio di molte altre pellicole.

Non tutti promossi nelle rispettive performance recitative però, delude infatti molto Keira Knightley, sicuramente adatta sulla carta al ruolo, ma poi all'atto pratico poco calzante con la personalità acqua e sapone della protagonista, e come detto, poco pertinente anche la recitazione vera e propria.
Lo stesso vale per Mark Ruffalo, coprotagonista, che ci ha abituato bene in pellicole come Shutter Island, ma che qui appare proprio poco calzante con il ruolo, sempre a livello pratico, mentre anche lui sulla carta si prospettava una ottime scelta.
Molto molto bene invece James Corden, spesso criticato per la persona o per partito preso, ma che in questo film rende eccellentemente l'idea del personaggio che interpreta, certamente uno minore, ma che non fa dubitare nemmeno per un attimo che lui non sia quello che dice di essere.

In sostanza un film che probabilmente non aveva enormi preteste, e che risulta un buon intrattenimento senza alti ne bassi, forse più adatto ad un pubblico di sognatori adolescenti che a degli adulti disincantati.

sabato 13 gennaio 2024

Best. Christmas. Ever! (2023) #Recensione

 "Best. Christmas. Ever." è un film recentissimo, uscito proprio quest'anno (2023), che tratta un po' tutti i temi tipici del periodo natalizio, ma con in aggiunta anche tutti quelli più attuali della nostra società, o almeno quella occidentale.

La trama è quella di una famiglia, in apparenza felice, ma con le tipiche problematiche ed insoddisfazioni irrisolte, che spesso si generano e protraggono per anni. 
La loro direzione per passare le feste natalizie era quella dei parenti, ma grazie ad un intervento del figlio, si ritrovano a passarle a casa di amici, con i quali non erano in contatto da anni, e che si riveleranno nonostante lo scetticismo iniziale, delle persone completamente trasparenti.

Il film di per se sarebbe una commedia, e sotto quell'aspetto non tradisce, è il tipico film di Natale, con un sacco di morali sui vari aspetti della vita, famiglia ed interazioni sociali, a tratti scontato e certamente piuttosto stucchevole. Ma, come detto, giustamente catalogato come commedia romantica natalizia. 

A tutti i crismi del genere cinematografico, ed a tutti gli stereotipi natalizi, sono state però aggiunte le più popolari tematiche attuali che la società moderna si trova volente o nolente ad affrontare.
Il film è infatti molto inclusivo, atttento all'aspetto degli animali, alle problematiche dell'ambiente, etc etc.
E sotto questo aspetto non si può dire niente di molto diverso rispetto al paragrafo precedente, trattando un po' tutti questi temi in maniera abbastanza scontata ed a tratti stucchevole, ma comunque appropriata per una commedia natalizia, specialmente se diretta ad un pubblico abbastanza giovane.
 
In sostanza è una pellicola piuttosto scadente, che non aggiunge niente a tutto il già visto e sentito riguardo al natale, e che punta quasi esclusivamente sull'essere attuale, senza prendersi rischi, e regalando quasi nessuna suspense, o qualche realmente interessante e sorprendente colpo di scena.
Tuttavia, probabilmente il suo essere piatto ed ovvio, è proprio quello che lo rende un possibile intrattenimento per una serata in famiglia, magari con dei bimbi piccoli.

mercoledì 10 gennaio 2024

Le pagine della nostra vita - (2004) #Recensione


 "Le pagina della nostra vita" (in originale : The Notebook) è una commedia romantica americana di ormai 20 anni fa, attualmente 15esima di tutti i tempi per incassi nel suo genere.

La trama è quella di un amore, estivo, nato tra la figlia di una famiglia benestante in vacanza al lago, ed un umile falegname di zona. I due vivono tutte le forti emozioni che l'amore genera, e gli alti e bassi di coppia, come i litigi, i dubbi, le aspettative mancate. Fino a che non giunge la fine dell'estate ed è il momento di tornare alla propria effettiva vita, soprattutto per lei, che riparte, proprio dopo una discussione con lui. Da quel momento entrambi subiscono innumerevoli avversità ed imprevisti che tentano di tenerli lontani, ma il loro amore li spinge sempre a ricercarsi l'un l'altro.

Il film aveva notevoli potenzialità, soprattutto per la scelta dei due protagonisti, Ryan Gosling e Rachel McAdams, i quali infatti si comportano piuttosto bene a livello recitativo, non bastando purtroppo però a tenere insieme la baracca.

L'opera infatti sembra proprio un mucchio di clichè e scontatezze ammassate insieme con l'idea che potessero bastare i concetti senza un minimo di amalgama tra loro. Amalgama che infatti manca completamente, anche a livello registico, come con elementi come i tagli, e che fa apparire il film più come una serie di scenette unite tra loro, che una unica opera.

La forzatura di moltissimi elementi delle trama talvolta è quasi sconcertante, come appunto (spoiler totale) la morte nel sonno in simultanea dei due protagonisti, certamente anziani e malati, ma non a tal punto da morire cosi "giovani" ed in contemporanea.
Tuttavia la trama è comunque presa dall'opera originale, ossia il libro dal quale il film è tratto, quindi non tutto il negativo si può imputare alla produzione, anche se, nell'adattamento scelto, si vive momento per momento, senza sapere se la scena successiva regalerà emozioni o farà cadere le braccia.

In conclusione un film che di fatto stimola in diversi momenti, ma lo fa per caso, proprio perchè tali temi tendono a far provare forti emozioni allo spettatore in generale, ma senza essere un'opera in grado di avere una uniformità da renderla gustabile del tutto, ne tantomeno memorabile. 



giovedì 4 gennaio 2024

Fools rush in (1997) #Recensione



Il titolo tradotto/adattato in italiano sarebbe "Mela e tequila - Una pazza storia d'amore con sorpresa", ma è talmente impresentabile che è stato lasciato quello originale nel titolo di questo post.

La storia è quella di due giovani ma non giovanissimi, che si incontrano per caso, lui (Matthew Perry) è assorbito dal proprio lavoro, e dedica poco tempo a se stesso ed alle relazioni sentimentali, lei (Salma Hayek) è appena fuggita da una relazione che doveva sfociare in un matrimonio.
Si piacciono ma non è chiaro quanto le loro vite e stili di vita possano combaciare, ci sarà quindi da risolvere un po' di problemi classici, come la logistica, ed il convincimento delle rispettive famiglie.

Il risultato è una commedia romantica molto scontata, poco coinvolgente, ed a tratti proprio sconclusionata ed incomprensibile.
Matthew Perry ci mette del suo, nel bene, ma risulta troppo "Chandler", erano in fondo gli anni di maggiore successo della serie Friends, ed è persino possibile che questo sia proprio quello che gli sia stato chiesto di fare, ma probabilmente un po' tutti avremmo voluto veder espresse altre sfumature del suo potenziale recitativo.

Nel pentolone confusionario vengono inserite anche discussioni sulla religione, il razzismo, le differenze culturali, e molti altri grandi temi, senza svilupparli propriamente, senza dare allo spettatore un qualche rilevante o profondo spunto di riflessione, e senza regalare alcuna risata per le situazioni paradossali costruite.

Persino la colonna sonora sembra stonare in vari momenti, si sentono addirittura dei violini malincolini come se una nave stesse per salpare dal porto, in scene in cui il protagonista è semplicemente in taxi in centro per New York.

Naturalmente anche questo film regala l'immancabile finale con la corsa contro il tempo per la riconquista della propria amata, stavolta includendo aerei, muli, macchine ed autobus.

In sostanza un film che cerca di inserire tutta una serie di figure ed elementi di moda o in qualche modo controversi, per cercare di coinvolgere il maggior numero di persone alla visione e nella visione, ma che fallisce nel voler andare troppo sul sicuro con tutti questi clichè, invece di provare ad essere almeno sotto qualche aspetto, originale.

lunedì 1 gennaio 2024

Il diario di Bridget Jones (2001) #Recensione

 "Il diario di Bridget Jones" è un capolavoro nel suo genere, quello della commedia romantica, una di quelle pellicole che segnano l'anno in cui escono e che rimangono immortali.

La trama è quella di una non più giovanissima impiegata in una casa editrice, che sente lo scorrere del tempo e nota come accanto a se non vi sia una persona rilevante con cui condividere il futuro.
Conosce Mark grazie ad una delle tante intromissioni nella sua vita da parte della madre, ma è attratta da Daniel, il suo capo. Il resto del film ruoterà intorno a questo trio, con moltissime situazioni comiche, malinconiche, imbarazzanti, frustranti, eccitanti, romantiche, infantili e impulsive, ma comunque tutte, tremendamente reali. 
 

Il risultato generale dell'opera è come detto eccezionale, la trama è semplice ma non banale, e certamente un qualcosa in cui molti si possono sentire rappresentati.
Tutti gli aspetti principali risultano riusciti, dalla durata perfettamente congrua, agli scenari e alle ambientazioni.
Funziona praticamente tutto in questo film, dalla comicità diretta ma mai troppo volgare o scontata, ai colpi di scena, niente di eclatante ma comunque ben posizionati e portatori di sufficienti sorprese.
Funzionano anche gli attori, Renèe Zellweger, ed il suo eccellente accento inglese, ed i due inglesissimi Colin Firth e Hugh Grant, e funzionano l'amalgama e la chimica tra loro.

In sostanza è un film che nel suo piccolo ha osato, con un budget poco stupefacente come 26 milioni di dollari, ne ha incassati 10 volte tanti, e con una protagonista d'oltreoceano, per una commedia che è la quintessenza del british, (da immaginarsi la posizione inorridita di Pierfrancesco Favino davanti a tale scelta), che invece ha regalato quello che è nel suo piccolo, un capolavoro cinematografico.

Poche pretese aveva questa opera, cosi come poche deve averne lo spettatore, e questo permetterà di terminare la visione con un risultato di soddisfazione, ottimo intrattenimento, e forse anche qualche spunto di riflessione. 


mercoledì 27 dicembre 2023

Mr. Crocodile Dundee (1986) #Recensione



Mr. Crocodile Dundee è un film del 1986 che riscosse un successo planetario, o almeno nel mondo occidentale, sia di pubblico che di critica, con annesse svariate candidature ai premi di settore, tra le quali anche una agli Oscar, come miglior sceneggiatura.

La storia riguarda una giornalista americana che viene a conoscenza di un singolare episodio avvenuto anni prima in una zona remota dell'Australia, nel quale un autoctono era stato aggredito da un coccodrillo, riuscendo a sopravvivere ed a raggiungere la civiltà nonostante apparentemente delle gravi menomazioni.
La cosa si rivelerà in parte ingigantita, ma farà comunque nascere un rapporto lavorativo e di amicizia tra i due, tanto da chiedergli di tornare con lei in america, come promozione vivente alla storia che verrà di li a poco raccontata sui giornali.

Il film come detto ebbe un enorme successo, un po' per la semplicità e particolarità della storia, un po' per la simpatia che suscitava il protagonista (Paul Hogan).
Purtroppo però è un'opera che sente il peso degli anni, probabilmente più di altre, tanto da farla stridere con tutti i sentimenti di inclusività e rispetto per le minoranze ai quali da qualche anno la società occidentale fà maggiore attenzione.
Ma mentre alcuni aspetti del protagonista, come il suo lato aggressivo ed a volte violento, o come la sua interazione verbale con il sesso femminile e le persone di colore, possono ancora passare come scene volutamente cinematografiche e paradossalmente in alcuni casi anche inclusive, altre scene, come quella al bancone del bar dove viene coinvolta una persona transessuale, sono effettivamente oltre ogni limite di accettazione per la società attuale.
Anche il passo paga il suo pegno, risultando particolarmente lento, cosa che non sembrava guardandolo da bambini/adolescenti quanto uscì.

Molte sono le curiosità che riguardano il film, una è la grande presenza di birra, in molteplici scene, bevanda di largo consumo in Australia, ed in particolare la presenza del marchio "Foster", australiano appunto, che compare ben in vista più volte, scelta naturalmente non casuale.

Altra curiosità è come i due protagonsiti, Paul e Linda (i loro veri nomi), finirono per divenire una coppia anche fuori dal set, sposandosi pochi anni dopo. Un legame che, nonostante i quasi 20 anni di differenza tra loro, durò anch'esso per una ventina di anni.
La terza cosa da far notare è come un po' tutta l'ironia e la memorabilità del film, si basi su espressioni tipiche delle rispettive culture, quella americana e quella australiana (soprattutto la seconda), rendendo il doppiaggio, o meglio l'adattamento, particolarmente difficile. Il risultato sotto questo aspetto è infatti disastroso, con la quasi totale perdita di tutti i riferimenti nazionali, ed invece l'inserimento di parole dal suono italiano, come "svinfera", usata in moltissime scene, ma che nell'uso comune non hanno assolutamente alcun valore.

Un'ultima cosa da segnalare è come vi siano, essendo ambiento in gran parte a New York, una grande quantità di personaggi italiani o di discendenza italiana, come il cameriere, o il fattorino, o il tassista, etc.. e solo pochi di loro sono stati mantenuti come tali nell'adattamento in italiano.

In conclusione un film che ha divertito un'intera generazione, per la quale appariva semplice e leggero, un ottimo intrattenimento per tutta la famiglia, ma che nel corso degli anni ha finito per apparire più come oltraggioso e poco appetibile alle nuove generazioni.

sabato 23 dicembre 2023

Polar express (2004) #Recensione

 "Polar express" è un film di animazione di ormai 20 anni fà, e la propria età la dimostra tutta, davvero tutta.
Non per le tematiche, si parla del Natale nella sua più classica forma e con più o meno tutti i soliti stereotipi, ne per aspetti che hanno preso sempre più rilevanza negli ultimi anni, come l'inclusività, ma bensì proprio per la qualità delle animazioni, con praticamente tutti i personaggi sconcertantemente inespressivi ed a tratti agghiaccianti.
 
La storia è quella di un bambino qualsiasi di una famiglia normalissima, che addormentatosi inizia a vivere/sognare un viaggio in treno verso il polo nord, insieme a diversi altri passeggeri, quasi tutti perlopiù coetanei, il tutto perchè la sua fede in Babbo Natale venga rinvigorita, dato che come molti altri si era trovato a dubitare della sua esistenza.
 
Il film non sarebbe ne carne ne pesce, quindi raccoglierebbe probabilmente anche una sufficenza, sempre con in mente che il destinatario sia un pubblico di piccolissimi, se non fosse che i personaggi, in particolare le loro mimiche facciali, sono davvero terribili, per un adulto, e forse traumatizzanti per un bambino.
 
Non si tratta tuttavia di un'opera improvvisata, dato che il soggetto è tratto da un libro già noto, e che la sceneggiatura e la direzione siano state appannaggio di niente di meno che Robert Zemeckis, per non parlare del fatto che molti dei personaggi sono stati doppiati addirittura da Tom Hanks, al picco della sua notorietà.

Il cachè dei suddetti due probabilmente ha fatto lievitare notevolmente le spese, che hanno raggiunto una cifra veramente consistente, il film è infatti costato ben 165 milioni di dollari, riuscendo sorprendentemente a raccoglierne praticamente il doppio al botteghino.

In sostanza, un film che forse al tempo andava più che bene, ma che oggi sfigura proprio di fronte alla nuova qualità di quello che può essere fatto a livello di digitalizzazione per un film.

giovedì 14 dicembre 2023

Un Natale al sud (2016) #Recensione

 "Un Natale al sud" è uno degli ennesimi cinepanettoni nostrani, piuttosto recente in questo caso, che racchiude la solita miriade di battute infantili, giochi di parole pessimi, doppi sensi sessuali, e tutta una serie di scontatezze nuove o già viste, che hanno da sempre caratterizzato tale genere cinematografico.

La trama è quella di due famiglie, naturalmente rappresentanti la solita dicotomia nord-sud, che sono un po' vittime delle proprie infelicità, un po' dei tempi moderni, ed un po' ci mettono del loro a complicarsi l'esistenza.
In particolare il film ruota intorno ai rispettivi figli, i quali hanno delle relazioni nate su internet, che stentano a trasformarsi in frequentazioni reali, con il risultato di rendere i genitori piuttosto insoddisfatti della cosa.
Si passa dunque come detto a tutta una infinità di situazioni già viste, nelle quali si fa sfoggio di pochissima ricercatezza di contenuti e forma, e si bada più che altro a dire la cafonata più arrogante e regionalista possibile, per buttare quasi tutte le scene in caciara.

Il film ha comunque la caretteristica di non essere particolarmente irritante, quindi si riesce a guardarlo, anche grazie al fatto che scorre abbastanza bene e con passo costante. Detto questo, non contiene assolutamente niente che passerà mai alla storia, a differenza di altre battute e situazioni di cinepanettoni storici, e probabilmente nemmeno voleva che cosi fosse. Sembra infatti una semplice pellicola messa su con un po' di volti noti del momento, e temi il più attuali possibili, per capitalizzare al massimo la voglia di vedere qualcosa di divertente e leggero da parte degli italiani nel periodo natalizio.

Naturalmentissimamente presente l'immancabile, assolutamente immancabile, presenza di tutta una gamma di accenti, atteggiamenti ed usanze tipiche delle varie regioni italiane, per poter far sentire rappresentata la maggior parte della popolazione possibile. Il tutto capitanato come quasi sempre, dalla battaglia Milano-Roma, con rispettive frasi gergali tipiche. 

Un aspetto però lo differenzia del resto dei film del genere, ed è quello di basare moltissime iniziative e personaggi, su aspetti della cultura americana, ormai diffusa in quasi tutto l'occidente, ragione per la quale all'interno del film si trovano influencers, si parla di followers, di selfie, etc.. 

Nello specifico si salvano la Tatangelo, la quale non sembra aver recitato affatto male, e Boldi, decisamente invecchiato e ripetitivo, ma rimane l'unico che regala un paio di sorrisi.

Di curioso vi è come il film abbia voluto mantenere l'iconica voglia di invecchiare male di tutti i cinepanettoni, di fatti la frase "Cinese, ma perchè sei venuto qua, non potevi morire in Cina?", difficilmente passerà le revisioni future di una società sempre più attenta a certi temi.
E, la sorprendente citazione di Via col vento : "Francamente, me ne infischio!", fatta da Boldi in una delle scene. 



venerdì 8 dicembre 2023

"Sing" (2016) #Recensione

 Sing è un film d'animazione di produzione americana del 2016, che annovera notevoli star di un certo livello tra coloro che hanno prestato la propria voce ai personaggi, tra le quali Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Scarlett Johansson, John C. Reilly, tutti attori di successo internazionale, oltre che quello che è forse il re del doppiaggio nel mondo dei cartoni animati, essendo autore e voce di molti personaggi de "I Griffin", Seth MacFarlane. 

La trama ruota tutta attorno ad un teatro, ottenuto dal padre del protagonista dopo una vita di sacrifici, che egli cerca di far restare aperto nonostante gli innumerevoli insuccessi negli anni.
Decide dunque di organizzare una gara canora, e di stabilire un premio per il vincitore. La cosa attira un interesse enorme da parte di chi si vuole esibire, anche grazie ad un errore nel volantino, che dichiara un premio molto più alto di quello che avrebbe dovuto essere.
 Iniziano cosi una serie di tentativi da parte di tutti i vari personaggi principali, principalmente "persone" comuni, con la loro grande passione per la musica ed i loro talenti nascosti, per tentare di vincere la suddetta gara.
Tuttavia, le difficoltà sia del proprietario che di ognuno di essi nelle riespettive vite, si rilevano molto più complicate da superare del previsto. 

Il film è certamente un buon intrattenimento, con un buon passo, e non risulta nè troppo lungo, nè manchevole di qualcosa. Non ha il suo punto forte nella trama, una delle più classiche ed a tratti anche un po' stucchevole, ma si distingue per una buona resa espressiva dei protagonisti, una variegata colonna sonora, che attraversa decadi di successi, da Sinatra alle hits più acclamate del pop moderno, e per qualche colpo di scena e battuta interessante. 

Di ancor più positivo vi sono alcuni personaggi, davvero curati, ben scritti e ben pensati, come quello di Rosita, pieno di trovate divertenti e di aspetti umani emozionanti, che però fa da contrappeso ad un personaggio come quello di Ash, che è sembrato invece scontato, piuttosto irrilevante per la storia, e non tridimensionale come altri. 
 
Il film ha ricevuto principalmente opinioni positive, sia da pubblico che dalla critica, tanto che ne è stato realizzato un sequel nel 2021.

Sicuramente consigliabile ad un pubblico di appassionati del genere, ed ai più piccoli in generale, forse pero, per tutto quello detto sopra, non riesce ad essere sufficentemente maturo sia come aspetti tecnici che come messaggi, da poter essere realmente consigliato anche ai più grandi.

lunedì 4 dicembre 2023

El sentido del cacao (2019) #Recensione




"El sentido del cacao" è un brevissimo documentario spagnolo del 2019 (solo 19 minuti), ma molto interessante.
Si basa su un aspetto forse un po' trascurato dalla nostra società, ossia la perdita del senso del gusto, e lo fa partendo subito con una premessa che colpisce e rapisce immediatamente lo spettatore, la prima frase che appare sullo schermo è infatti una riflessione, riguardande come tutti noi, al di là di quale sia la nostra nazionalità e lingua, conosciamo come venga definita una persona che ha perduto la vista, l'udito o la voce (cieco, sordo o muto), ma come si chiama una persona che ha perso il senso del gusto?

Inoltre sorprende come il numero di persone che sono affette da tale condizione in tutto il mondo sia più alto di quello che si potrebbe pensare, semplicemente non sembra esserci stato un particolare interesse verso questa problematica e un forte desiderio nel cercare di fare qualcosa per risolverla o quantomeno migliorarla.

Ecco che entra in gioco Jordi Roca, mastro pasticcere catalano, di Girona, che dopo aver assistito alla perdita del senso del gusto da parte di un amico, decide di affrontare il problema in prima persona, con le conoscenze culinarie che possiede, ed il risultato è altrettanto interessante quanto la premessa.
Egli sceglie infatti la strada di provare a far risvegliare tale senso, o almeno di cercare di far rivivere ad una persona le stesse sensazioni ed emozioni che tale senso dà, attraverso la creazione di piatti estremamente particolari e personalizzati.
La sua idea è quella di realizzare dei cibi, basati sulle esperienze personali di vita vissuta delle singole persone, ossia le attività, il luoghi, i sapori e gli odori, che più le hanno stimolate durante la loro esistenza.
Questo insieme di elementi, uniti finemente con cura e passione, finiscono per riuscire, secondo alcuni dei partecipanti all'"esperimento", a far rivivere sensazioni legate al senso del gusto, ormai sopite da anni.

L'approccio è innegabilmente particolare ed interessante, ed i risultati iniziali sembrerebbero dar ragione al giovane Jordi, ma tutto questo è più nel campo della medicina e della psicologia, quello che si può dire invece rispetto al campo della cinematografia, è che siano 19 minuti certamente intriganti e ben montati, su di un argomento, come detto, innegabilmente originale. Consigliatissimo a tutti quindi, proprio perchè in ogni caso il poco tempo che la visione richiede, vale certamente la candela.

Jimmy Carr, uno dei re del Black humor.