sabato 24 giugno 2023

Gli spiriti dell'isola (2022) #Recensione

 Gli spiriti dell'isola, in originale (The Banshees of Inisherin), è un film uscito lo scorso anno, ambientato su di un'isola irlandese, Inisherin, temporalmente 100 anni fa, ossia sul finire della guerra civile e candidato a ben 9 premi Oscar. 

La trama è incentrata sull'amicizia, per qualche ragione incrinata, tra due abitanti dell'isola, molto dissimili tra loro, e di generazioni differenti. Attorno a questo elemento apparentemente quasi innocuo, si costruisce ed innescano tutta una serie di eventi, sempre più drammatici e macabri.

 Il film ha nel suo mutare durante il proprio svolgimento, la propria caratteristica migliore, o almeno oggettivamente quella più originale.
Si parte con conversazioni ridondanti, a ritmi lentissimi, alternate a lunghe panoramiche di scenari tipici irlandesi, elementi che rendono il passo della pellicola sconcertantemente lento.
Ed è proprio da questo ritmo surreale, che fa pensare per quasi tutta la prima metà del film che si tratti di un'opera sopravvalutata, che si passa invece salendo, in un continuo, costante, stupefacente crescendo, a scoprire e vedere meglio, tutte le sfaccettature del carattere dei protagonisti. 
Si passa dal vederli nella finta apparente quiete della ruotine su di un'isola dove niente mai accade, a vederli sotto pressione, messi di fronte alle grandi scelte, alle tragedie della vita, e forse più di tutto, messi davanti a loro stessi, e da se stessi come si sa bene, non si riesce a scappare.
 
 
Il resto degli aspetti tipici di un film, in questo caso sono altrettanto elogiabili, anche se non egualmente originali.
Belli gli scenari di una Irlanda peculiare, incontaminata, malincolina, eccellenti le inquadrature, i dialoghi, i tagli, le tempistiche, ottima la performance di tutto il cast, dal primo all'ultimo, tra i quali forse si potrebbe mettere un gradino sopra quella di Colin Farrell e della sorella (nel film), Kerry Condon, davvero entrambi molto ispirati, mentre si potrebbe fare un appunto ai personaggi dei due baristi a cui era stato dato il compito di dare un taglio comico con la ripetizione delle frasi due volte, ma che facevano più sembrare come se di baristi ne sarebbe stato sufficiente semplicemente uno.
 
In sostanza un'opera che sorprende, sia in negativo inizialmente, che per quanto riesca a crescere ed appassionare durante la proiezione stessa. Un film che verrebbe da dire sia per tutti ma non adatto a tutti, e quanto meno ha avuto una limitazione certa, essendo stato bloccato negli Stati Uniti, ai minori di 17 anni, per linguaggio e violenza.

Una nota curiosa è come la sorella del protagonista, nel film venga costantemente appellata con il proprio nome, dal suono simile a "Chevonne", ma che per gli Italiani sia del tutto impossibile sospettarne la forma scritta, ossia l'abbastanza tipico nome femminile irlandese "Siobahn".

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