mercoledì 14 luglio 2021

"Il divin codino" - #Biopic



Ad inizio 2021 è uscito "Il divin codino", film biografico sulla vita del calciatore Roberto Baggio.

Bene specificare "calciatore" perché questo genere di film sulla vita di personaggi pubblici, in generale, e specialmente se calciatori, fa spesso storcere il naso, a volte a ragione, per la qualità finale dell'opera, che innegabilmente cade frequentemente nella categoria di film di serie b, non solo a causa di budget ridotti e talvolta nemmeno rende giustizia al personaggio centrale dell'opera. 

Non è questo il caso. Certo, il film non ha ricevuto candidature agli oscar ne difficilmente verrà mai catalogato come una delle opere più rilevanti del cinema Italiano, forse nemmeno dello stesso anno d'uscita, ma è comunque una pellicola molto piacevole, che scorre bene, che racconta molto, anche se non tutto e lo fa in maniera semplice, senza voler strafare, proprio come lo stesso Baggio da giocatore. 

"Divin codino", perché era il soprannome principale di Roberto Baggio, calciatore classe 1967 e di classe e fama mondiale, tanto da fargli raggiungere, oltre ad i favori unanimi del pubblico, anche quelli della critica, nello specifico dei giornalisti, che nel 1993 lo votarono come miglior calciatore al mondo, riconoscimento per il quale si assegna il rinomato Pallone D'oro, il più alto ed ambito premio per un singolo calciatore.

Il film parla di lui, di chi era intorno a lui nella vita durante la sua carriera, alcuni conosciuti e sotto i riflettori altri più in disparte ma ugualmente rilevanti. Del rapporto conflittuale e d'amore con il padre, della ragazza storica, diventata poi moglie ed addirittura compagna di fede religiosa. Parla dei suoi sogni, dei suoi traguardi, dei suoi insuccessi, delle sue paure, e fa tutto questo molto bene, senza enfatizzare ne sminuire. 

Non da per scontato che tutti già sappiano di chi sia stia parlando, né come calciatore né tanto meno come uomo, e lo fa per un pubblico estremamente vasto. Non è dunque un film da appassionati, di élite, è un film per tutti, perché a tutti risulta comprensibile, perché, ed anche in questo ci ha preso, Baggio era di tutti.  

Mancano, certo, aspetti essenziali, determinanti, storici.. riguardo alla sua vita, e non è detto che siano stati tagli per volontà o per minutaggio. Manca la sua cessione alla Juve, lui che non voleva lasciare Firenze, ne tanto meno lo volevano i tifosi che misero a ferro e fuoco la citta. Gli stessi Pontello, famiglia proprietaria della Fiorentina al tempo, furono costretti a barricarsi in casa per giorni a causa della sommossa popolare che derivo dalla loro decisione di cedere il giocatore.


Mancano i successivi anni alla Juve, unica squadra con cui ha aggiunto dei trofei non individuali alla sua bacheca. Manca il suo periodo al Milan, la sua prima rinascita al Bologna, manca il difficile periodo all'Inter ed il conflittuale rapporto con Marcello Lippi. 
Per dirne alcune, perché è più facile parlare di cosa non vi sia, rischiando meno facilmente di fare degli spoiler.

Ma in sostanza il centro di tutto il film, rimane Roberto Baggio, giocatore di un livello rarissimo che come si sente dire spesso, se non avesse avuto gli infortuni che ha avuto, se non avesse giocato la quasi totalità della sua carriera "con una gamba sola", a causa di un infortunio al ginocchio a 17 anni, per il quale in alcuni casi all'epoca si era costretti a smettere di giocare del tutto e che gli lasciò più di 100 punti di sutura, avrebbe magari consacrato maggiormente il suo codino nell'olimpo della manciata di calciatori considerati globalmente i più grandi di sempre a livello mondiale, quali Maradona, Pelé, Best, Cruijff..
Di contro non vi è alcun dubbio che sia stato il calciatore più amato d'Italia e su questo hanno inciso tutti i suddetti fattori, la sua qualità come giocatore e la sua umiltà come uomo, ma ancor di più è stato  uno dei pochi ad andare oltre il calcio, Baggio è stato un sentimento nazionale che ha coinvolto tutta l'Italia, indipendentemente da quale maglia indossasse.

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