sabato 8 aprile 2023

My name is Tanino #SpiegazioneTitolo

 "My name is Tanino" è un film di Paolo Virzì del 2002, il titolo non è certo criptico, anzi, piuttosto diretto e per i più comprensibile, tuttavia si può completare la spiegazione con un po' di approfondimento.

Volendolo dividere in due parti, per quanto riguarda la prima : "My name is",  per quanto il film sia uscito quando internet era ancora agli inizi, quindi in un mondo che non poteva cercare il significato delle cose dal palmo della propria mano con uno smartphone, e per quanto le generazioni del passato avessero spesso studiato francese anziche inglese, rimane una frase già talmente sdoganata anche in italia da decenni (e probabilmente scelta proprio per la sua semplicità e comprensibilità) che salvo rarissimi casi, si presume sia stata di perfetta comprensione a tutti anche essendo un titolo non in italiano.

La seconda, il nome "Tanino", è invece meno ovvia, almeno per molti del centro-nord italia. E' infatti un abbreviativo (esiste anche come cognome a se stante), nato e diffusosi prevalentemente al sud, e tende ad essere usato per accorciare in maniera informale, il nome Geatano, ma è talvolta usato anche per appellare persone che hanno nomi diversi, come per esempio "Giuseppe".
Il passaggio per giungere al nome "Tanino" è abbastanza ovvio, ossia far diventare "Gaetano", "Gaetanino" come forma amichevole e poi staccarne la parte finale, tuttavia, ne esiste anche la forma più semplice, ossia "Tano", forse la più diffusa in assoluto, che ha avuto come personaggio di maggior popolarità, una figura purtroppo non felice per la storia italiana e siciliana, il boss mafioso Gaetano Badalamenti, detto Tano, famoso in particolare per essere stato il mandante dell'omicidio del giornalista Giuseppe Impastato, detto Peppino.
La sicilia è anche appunto la regione in cui si concentra il maggior numero di nomi abbreviati dal nome Gaetano, tra i quali un'altra forma abbastanza nota è "Tanuzzo".

giovedì 6 aprile 2023

Baarìa #SpiegazioneTitolo

 Baarìa è un film di Giuseppe Tornatore del 2009, che tratta le vicende di una famiglia di Bagheria, paese della Sicilia di poco più di 50.000 abitanti, in provincia di Palermo, nonchè terra natia proprio dello stesso regista.

Il titolo significa semplicemente appunto : "Bagherìa", in dialetto locale, tuttavia l'aspetto linguistico è interessante, quanto lo è nel film stesso. 
Varie sono le teorie riguardanti che cosa abbia dato origine al toponimo, se provenga dall'arabo e se in tal caso la parola abbia a che fare con il mare o con il vento, ma di fatto la forma usata nel titolo non è nient'altro che quella di molti dialetti siciliani (Bagarìa), al netto della lettera "g" che si perde perchè non viene pronunciata.
 
Anche il film come detto merita una chiarificazione linguistica, nello specifico il fatto che sia stato recitato nel dialetto di tale paese, comprensibile al resto dei siciliani, anche se impegnativo per quelli di alcune zone, ma è stato distribuito in quella verisone nella sola regione, mentre il resto d'Italia, ne ha avuto una in un cui gli attori hanno doppiato se stessi, in italiano con un voluto forte accento siciliano. 

lunedì 3 aprile 2023

Baarìa (2009) #Recensione

 Baarìa è film del 2009, considerato un "colossal" per il notevole costo di produzione dell'opera, (per il cinema italiano) quasi 30 milioni di euro, che non si trasformarono nemmenno in altrettanti al botteghino, abbastanza da coprirne così almeno le spese. 

La trama ruota tutta intorno ad una famiglia di un paese della Sicilia, in provincia di Palermo, di nome Bagheria (il comune) ed alla loro vita di paese. I fatti si susseguono attraverso varie generazioni, ed i temi trattati sono molteplici, dall'amore alla mafia, dalla politica alla famiglia. 

Il film annovera un cast stracolmo di attori ben noti a livello nazionale, tra i quali oltre ai protagonisti (autoctoni, ma non troppo noti : Francesco Scianna e Margareth Madè) spiccano in parti minori : Nicole Grimaudo, Ficarra e Picone, Beppe Fiorello, etc ed in piccoli cameo sparsi per il film : Raoul Bova, Nino Frassica, Leo Gullotta, Monica Bellucci, Michele Placido, Vincenzo Salemme, Aldo Baglio, e la lista continuerebbe. 
In aggiunta, in ruoli chiave come quello di regista e quello di realizzatore della colonna sonora, si trovano addirittura rispettivamente Giuseppe Tornatore, nativo proprio di Bagheria, ed Ennio Morricone.

Tuttavia tutta questa carne al fuoco, tra tematiche, musiche, budget elevato e qualità davanti e dietro la cinepresa, non si trasforma in un pasto particolarmente succulento. 
I temi tirati in ballo sembrano essere davvero troppi, tanto non farne apparire nessuno come degnamente sviscerato durante l'opera, la recitazione di un po' tutto il cast non sembra particolarmente ispirata, non facendo spiccare nessuno per qualità della performance.

Un po' tutti gli aspetti trattati nel film sembrano trattati solo in apparenza in maniera profonda, ma risultano poco incisivi. Volendone prenderne uno specifico ad esempio, l'aspetto comico sembra davvero voler essere lievemente accennato in un sacco di scene, ma senza riuscire mai a risultare sottile quanto vorrebbe, ne tanto meno abbastanza da dare qualcosa in più alla scena per motivarne il suo utilizzo.

Fortissimo, davvero eccessivo, è il richiamo ad un'altro film, proprio di Tortatore, quello si un capolavoro "Nuovo Cinema Paradiso", sono innumerevoli le scene che quasi lo citano, come i tantissimi cinema e scene nei cinema all'interno di questo film, come il bambino che tiene tra le mani e commenta i fotogrammi di altri film, come la connessione con Roma proprio come avveniva nel protagonista dell'altro film, proprio come la frase finale "manco da Bagheria da 30 anni", come accadeva anche al protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, e molte altre.

In conclusione purtroppo è un film che non emoziona, e certamente non quanto avrebbe voluto e dovuto visti tutti gli elementi nel pentolone, ma rimane comunque adatto a tutti, essendo senza troppa violenza, sesso, o quant'altro possa tenere lontani pudici e suscettibili. 

martedì 28 marzo 2023

Che cosa significa "Spoiler"?

 Per un parlante nativo di italiano, cresciuto in italia pre-internet, la parola "spoiler" era legata soltanto all'immagine dei deflettori installati sopra le cabine dei camion per migliorarne l'aerodinamica, oppure piccoli o grandi alettoni, presenti spesso su macchine truccate, o più propriamente a cui sia stato fatto del "tuning".

Per un parlante nativo di inglese invece ha sempre avuto a che fare con il verbo "to spoil", da cui effettivamente deriva, che significa molte cose, tra le quali "viziare" ed "andare a male", ma soprattutto significa "rovinare".

Ecco che nell'era di internet e della globalizzazione, tutto il mondo inizia a farne largo uso, nel campo della cinematografia, per indicare con una sola parola il concetto di aver detto troppo riguardo ad un film, avendone cosi rovinato magari il finale, o semplicemente alcuni colpi di scena.

Per quanto riguarda le parti scritte, come per esempio una recensione, si tende a cercare di inserire tale parola in bella vista, o in maiuscolo, di modo che il lettore sia avvertito in anticipo del fatto che una parte rilevante dell'operà sarà rivelata nell'articolo. Stesso si può dire delle recensioni video.

Nella vita di tutti i giorni capita invece di essere meno cauti nel parlare di un film magari ad una cena, ed è cosi che invece che per avvertire, la parola spoiler viene usata per indicare il danno ormai fatto, esclamando da parte di uno degli interlocutori che ormai non guarderà più il film perchè ne sa già il finale. 

In Italia si è diffusa anche una versione italianizzata della parola, finita anche su vari dizionari, ossia la parola stessa, con l'aggiunta del suffisso verbale -are. Ed è cosi che il "fare uno spoiler", è diventao "spoilerare".

Ad oggi entrambe le versioni hanno travalicato i confini del semplice svelare una trama cinematografica, ed è cosi che si possano sentire usate anche, solitamente in accezione ironica o sacastica, per indicare che in un ristorante non ci sarà un desiderato cibo, o ad una festa non ci sarà una determinata persona.


domenica 26 marzo 2023

Qual è la funzione dei generi cinematografici?

 Sembra una domanda poco interessante, ma perchè esistono i generi cinematografici?..

La risposta è : per molteplici ragioni.. la più ovvia per questioni pratiche, permettono una classificazione di tutte le opere, e questo è la stessa differenza tra l'avere in ufficio tutti i fogli sparsi sulla scrivania oppure ordinati in plichi con sopra delle etichette dell'argomento che contengono.
La praticità riguarda anche l'altro lato, ossia quello dello spettatore, che grazie ad una catalogazione per generi, riesce ad indirizzarsi meglio verso qualcosa che sà di poter apprezzare, ricercando certi generi ed evitandone altri. 
Ad oggi, grazie ai siti di streaming, la cosa è ancor più evidente ed utile, si tende infatti a fare ricerche proprio per genere, ed i siti stessi spingono perchè l'utende abbia veloce accesso alle categorie che apprezza e non si ritrovi una lista generica di film.
Vien da se dunque che, per quanto esistano categorie come "film recenti", la maggior parte delle scelte su tali piattaforme, viene fatta in basa al genere cinematografico.
 
Ma come si è giunti materialmente al raggrupparli?, la ragione principale è che una pellicola di successo riguardante un tema specifico, crea automaticamente interesse intorno a quell'argomento. Sia da parte del pubblico, che vuole vedere volentieri altro a riguardo, sia da parte di chi realizza un film, che ne vede il potenziale ed il possibile ritorno economico. 
Ogni genere nel tempo iniziera ad avere qualcosa di familiare, che è poi ciò che lo spettatore ricerca quando lo sceglie, con in aggiunta degli elementi di novità, che saranno quelli che renderanno le oper al suo interno uniche.
Non a caso la parola stessa "genere", viene dal Latino "genus" che significa stirpe/legame familiare. 
 
Tuttavia non esiste una classificazione o un organo nazionale od internazionale, che abbia definito i parametri ed una vera e propria lista ufficiale dei generi cinematografici, tanto che sono i film stessi spesso a non appartenere ad un solo genere.
A ciò si aggiunge il fatto che tutti i generi si evolvono nel tempo, alcuni cessando di esistere quasi completamente dopo anni di grande diffusione, come gli "western", o dando luogo spesso a sottogeneri con tagli diversi, come fu il caso dei nostrani "spaghetti western" oppure i "fagioli western".
In sostanza comunque è possibile definire il mondo dei generi cinematografici come fluido, rispetto ad altri elementi della nostra vita che rimangono sostanzialmente invariati nel corso della nostra esistenza, come ad esempio la natura, che a livello di speci di piante varia ben poco nel corso dei secoli. Differentemente appunto il mondo del cinema, come accade spesso nelle arti, si adatta molto, e nel giro di pochi decenni un genere può nascere, stancare e sparire, molto più similmente a quello che accade nel mondo della musica. 

 
 

giovedì 23 marzo 2023

Che cosa è il "Rapporto d'aspetto"?

Il rapporto d'aspetto è l'espressione numerica della proporzione tra altezza e larghezza di un elemento video, sia un file, sottinteso come film o persino un video ripreso con il cellulare, sia un oggetto fisico, come lo schermo di un qualsiasi congegno tecnologico. 

Lo sentiamo nominare nella vita di tutti i giorni, da recensori e venditori, o leggiamo semplicemente in che modalità sia possibile riprodurre un filmato, capita di trovarlo ancor più frequentemente nella sua traduzione in inglese, ossia "aspect ratio", ed ha dei formati specifici e caratteristici di ogni settore in cui viene/vengono usati. 

Nel corso dei secoli nel mondo della pittura ne sono stati usati di svariati tipi, giunti poi alla fotografia è diventato molto diffuso il rapporto 3x2. 
Nella televisione invece i due più usati, ed anche quelli che suonano più familiari alle nostre orecchie, sono il 4x3 ed il 16x9.
 
 Il mondo cinematografico è uno dei settori in cui sono stati usati il maggior numero di formati nel corso degli anni. Inizialmente legati ad aspetti fisici, ossia la larghezza della pellicola, e successivamente nell'era giditale indicanti anche nella dicitura, la effettiva visione umana finale.
Nel cinema la tendenza è anche quella di considerare il rapporto d'aspetto, indicandolo come l'altezza per l'unità, risultato in numeri apparentemente più complessi, come 1,33x1, dove poi spesso viene omessa l'unità finale, ossia l'1, e tale aspetto viene semplicemente chiamato, 1,33. 
Ad oggi il più comune è il 2,39x1, chiamato anche 21:9, oppore con un nome vero e proprio, come molti di questi aspetti effettivamente hanno, in questo caso "scope".

lunedì 20 marzo 2023

"Your name" (2016) #Recensione

 "Your name" è un film di animazione, uscito nel 2016, che è stato profeta in patria, ossia in Giappone, dove ha riscosso un enorme successo sin dal primo weekend di proiezione, come spesso accade, prima di ottenere favori di critica e pubblico anche all'estero. 

La trama è quella di due adolescenti che vivono in zone diametralmente opposte del paese, una caotica metropoli piena di vita e di opportunità per uno, ed un piccolo paese di montagna con solo le strutture primare e senza futuro per l'altra. Finiranno per vivere esperienze oniriche, fisiche, ed anche fantastiche, che li avvicineranno ed allontaneranno più volte l'uno dall'altra. 

E' forse uno dei film di animazione giapponese e non, più comprensibili ed apprezzzabili da un pubblico non propriamente appassionato o competente del genere. 
La storia tratta infatti vicende abbastanza realistiche, a differenza di opere come quelle di Miyazaki per esempio, con espedienti e problematiche molto comuni anche in occidente, e con uno stile semplice e non troppo estremo, sia nel disegno, che nei suoni, che nei dialoghi.
 
E' un film che parla ai giovani, oltre che di giovani ovviamente, anche per aspetti come la colonna sonora, essendo essa, se pur in lingua giapponese, molto simile a quello che in occidente viene definito come pop-punk, stile musicale che si è diffuso appunto nelle ultime decadi tra i più giovani. 

Anche questo film soffre, come è spesso riscontrabile negli anime, di cambi di umore istantanei, in un solo minuto un personaggio può passare dalla totale infatuazione ed accondiscendenza, alla rabbia, e di nuovo un istante dopo farsi prendere da una improvvisa ilarità contagiosa. 
E sul tema personaggi, sembra non troppo ben concepito quello della "capo-cameriera", che nel corso del film sembra cambiare personalità più di una volta, tanto è differente il suo atteggiamento da scena a scena.

Bene il finale, il film alza un notevole polverone con l'intreccio della trama, sia sotto l'aspetto temporale che quello pratico, da rendere poi il finale non patetico e nemmeno troppo scontato, almeno nella forma, facendolo apparire anzi minimalista ed azzeccato.

Nota negativa, gravemente negativa, è il product placement : per quanto verrebbe da pensare che un film di animazione non soffra delle dinamiche di commercio di prodotti quanto un film classico, anche per la maggior facilità nell'escludere oggetti marchiati dalle scene, è un pensiero che viene invece scalzato in questo film, dalla presenza e dalla sconcertamente quantita, di inconfondibili Iphones in molteplici scene. Appare infatti bene in mostra in tantissimi fotogrammi, un cellulare disegnato proprio con in mente le caratteristiche e dimensioni del prodotto della Apple, ed a conferma di ciò, vi è spesso il marchio in bella vista, "a favore di camera". 

In sostanza comunque un'opera molto piacevole, adatta a tutti, comprensibile probabilmente a tutti, che non stanca, che non ha difetti specifici eclatanti per cui evitarla, e che nel peggiore dei casi è quanto meno di intrattenimento per una sera.