mercoledì 14 settembre 2022

Kadaver (2020) #Recensione

 Kadaver è un film norvegese del 2020, e vista tutta la eccellente produzione cinematografica recente proveniente dal nord Europa, potrebbe far pensare ad un'altra pellicola ben fatta e da consigliare, non è cosi.

Kadaver è un ammasso di generi, stili, concetti, obiettivi, atmosfere, assembrati tra loro in una vera accozzaglia mal riuscita, che lo rende quasi impossibile da apprezzare, se non per lo sforzo realizzativo, che comunque doveva essere maggiore per avere una resa ottimale.

Il titolo stesso, invariato nella versione originale, è fuorviante, non trattandosi specificamente ne di un film troppo splatter, ne di uno incentrato troppo su figure come cadaveri ambulanti stile zombie.

La costumistica e soprattutto le scenografie sono invece ben fatte, pertinenti ed a tratti intriganti, anche le parti in C.G.I. 

 
La trama è al limite dell'incomprensibile, si parte da uno scenario apocalittico per finire sulla famigliola che ancora regge grazie al vicendevole amore, per passare dalle allucinazioni del figlio, fino a quelle della madre, sfociando in una cena in un castello che sconfina costantemente, e malamente, tra reale e fittizio, condita con un continuo e spesso immotivato overacting. In aggiunta vi è la costante di non saper dove voglia andare a parare il film stesso, e non nel senso buono di non riuscire a prevederne il finale, nel vero senso che non è mai chiaro quale sia l'obiettivo stesso di certe scene, nè prima nè durante la loro attuazione. 

In sostanza è un film per tutti e per nessuno, un film che ha del buono e che aveva un potenziale enorme, perchè molte delle idee al suo interno potevano davvero far nascere un'opera eccezionale. 

La stessa cena/spettacolo di teatro al castello, dove solo una maschera decreta chi sia attore e chi commensale, è sulla carta un'idea fantastica, con mille porte apribili, figurativamente e letteralmente, ma si perde, si perde completamente e stupidamente persino dietro all'infrangimento delle proprie stesse regole, come quella del "tutto quello che vedrete è finzione", ben pensata e mal rispettata.

lunedì 12 settembre 2022

Paura e delirio a Las Vegas (1998) #Recensione

Uscito solo due anni dopo l'eccezionale Tranispotting, il film ne paga il valore inferiore un po' sotto tutti i punti di vista, ed è impossibile non paragonarli. A non giovargli è anche il fatto che il doppiatore dei rispettivi protagonisti sia lo stesso, una voce troppo nota per non associarlo mentalmente al ruolo di due anni prima.

 
La trama è quella di due sballati, in direzione Las Vegas con una macchina carica di ogni sorta di droga, ed altrettanto desiderosi loro stessi di provarne qualsiasi si presenti sul loro cammino. Sul loro cammino però in teoria ci sono una corsa di motociclette nel deserto, un servizio giornalistico da realizzare, un regolamento di conti, e molti altri elementi apparentemente stimolanti, che invece non aggiungono niente al fatto che nel film il concetto ripetuto fino alla nausea è che la droga faccia sudare e dia allucinazioni.

                                    

Come detto è impossibile non paragonarlo al quasi coetaneo Trainpotting, che risulta migliore come originalità, come scelte registiche, come profondità dei concetti e forza delle scene, ed in molti altri aspetti, tanto che il botteghino e la critica decreteranno proprio tutto il divario tra i due film appena descritto.

Tuttavia il cast è tra i più notevoli di sempre, nonostante i veri protagonisti sia "soltanto" Johnny Depp e Benicio Del Toro, hanno parti minori attori già al tempo di grosso calibro, come Cameron Diaz, Cristina Ricci, e Tobey Maguire.

In sostanza è un film molto psichedelico, certamente troppo per alcuni, che per chi riesca ad apprezzarlo regala effettivamente i tratti della commedia e del grottesco che vorrebbe esprimere, ma che difficilmente, indipendentemente da i temi trattati ed alcune scene da adulti, riesce ad essere per tutti.

venerdì 9 settembre 2022

I segreti della notte - 2020 #Recensione

 "I segreti della notte", titolo originale : "The night clerk", è un film americano del 2020 con Helen Hunt a rappresentare gli attori di primo livello, nella parte della madre di un ragazzo autistico, più specificamente affetto dalla Sindrome di Asperger, che per quanto risulti funzionale nella società, non riesce a soddisfare i propri bisogni, in particolare vengono presi in considerazione nel film quelli affettivi, sotto forma di sentimenti per l'altro sesso.

La trama è molto semplice, ma non poi cosi banale, egli piazza infatti delle telecamere nelle stanze d'albergo dove lavora e riguarda i filmati senza troppa malizia o perversione, ma per avere avere il tempo di decidere la risposta migliore da dare nelle interazioni con i clienti, e per imparare ad essere più pronto alla cosa in generale. Ovviamente lo fa tramite la ricerca di un meccanismo costante da poter applicare a tutte le risposte, come accade nei soggetti autistici.


 
Il titolo originale non svela molto sulla condizione del personaggio ne su i temi che la pellicola tratterà, quindi rimane inutilmente anonimo ed ermetico, ma fa meglio della traduzione/adattamento in italiano, che è una vera e propria stupidaggine, forse un "clickbait", che lo rende fuorviante ed enfatizzato, oltre che poco, davvero poco, pertinente.

Il film non ha ricevuto pareri troppo positivi da spettatori e critica, tuttavia ha molti aspetti salvabili e nel suo insieme non è faticoso od irritante da guardare.

Ha un passo lineare, scorre bene senza alti e bassi e senza far salire e scemare l'attenzione, ha vari momenti di buona recitazione, soprattutto dal personaggio di Andrea Rivera, interpretato da Ana De Armas, che ogni tanto si perde ma appunto fornisce a tratti una performance piuttosto credibile.

La trama come detto è essenziale, ed è stato uno dei punti più attaccati, ma lo rende per tutti e senza pretese e quindi non è stato un azzardo fallito malamente, al massimo un non azzardo.

Vi sono alcuni aspetti minori del personaggio principale e della sua condizione che non combaciano particolarmente con tratti classici di tale condizione, come il camminare sulle linee delle mattonelle, piuttosto inusuale per chi ha solitamente un discreto numero di compulsioni. Tuttavia, è proprio il lato del suo autismo, o meglio come venga rappresentato nel film, che da la quasi totalità del valore all'opera.

Una volta iniziata infatti, sembrava una pellicola insipida destinata ad andare a peggiorare, è invece proprio l'accuratezza con cui è stato raffigurato lo spettro autistico, ed il modo in cui viene mostrato come in tali soggetti la verità sia sacra, tanto da avere un valore più alto di tutto, persino dell'amore, cosa impensabile ed insospettabile da parte di una persona "sana", che lo ha reso un film accettabile.

mercoledì 7 settembre 2022

Freaks out (2021) Recensione

 Sono rari i film che riescono ad essere eccellenti sotto un po' sotto tutti gli aspetti, altrettanto rari sono quelli che falliscono in tutto, e questo è uno di quest'ultimi.

La trama è quella di alcuni "mostri", o meglio umani con superpoteri che a loro dire sono invalidanti, finiti a lavorare per vari circhi ai tempi della seconda guerra mondiale. La scomparsa di un membro del loro gruppo fidato di amici, li porta ad imbarcarsi nel rischioso compito della sua ricerca, alcuni volenti altri nolenti. Il resto è un urlio, un caos nemmeno realmente caotico ed una serie di battute, scenette e situazioni già viste e riviste, e riviste.

Fallisce la trama, davvero troppo semplice, da cartone per bambini, fallisce enormemente il grottesco e l'umorismo, l'accento romanesco appare fin troppo forzato in alcune scene e decisamente sovrautilizzato nel complesso. Fallisce la recitazione, un po di tutti, a tratti decenti e convincenti, ma in sostanza sempre viziati dallo spesso presente overacting italiano, più da teatro che da cinema.

Fallisce la ricerca del mantenere l'attenzione dello spettatore con ogni sorta di elemento cinematografico immaginabile, dal trucco, agli effetti speciali, dalle esplosioni alle scene di sesso accennate. C'è tutto in questo film, ed è tutto poco avvincente. 

Si salva l'attore Franz Rogowski (che interpreta un personaggio di nome Franz, l'omonimia è casuale), per una ottima performance recitativa, per una ottima presenza scenica e per l'aver interpretato un personaggio calzante e ben scritto.

Il resto, è impossibile da non sconsigliare. Il risultato del botteghino, dai 13 milioni spesi ai soli 2 incassati, è solo uno dei segnali che indicano di starne alla larga. Quasi 2 ore e 30 minuti di eccessi visivi, recitativi e stilistici in generale, tutto per creare un caos, che alla fine risulta soltanto pedante e che non comunica niente.

giovedì 1 settembre 2022

Thirteen lives #Recensione

 "Thirteen lives" (Titolo invariato nella versione distribuita in Italia), è un film del 2022, diretto da Ron Howard che raramente toppa nelle sue opere, ed infatti anche in questo caso, è stato un ottimo lavoro. 

La trama è basata sui fatti reali accaduti pochi anni fa in una grotta della Tailandia, dove una squadra di calcio giovanile si addentrò per divertimento dopo un allenamento pensando di poterne uscire in poche ore come al solito, ma fu colta di sorpresa da una pioggia torrenziale, un inizio anticipato della stagione dei monsoni, che ne allagò parti bloccandoli all'interno. Partì dunque una disperata attività di soccorso, che coinvolse ben più risorse, persone, solidarietà ed umanità, di quanto si potesse immaginare.

Il film è davvero ben fatto sotto tutti i suoi aspetti, è coinvolgente, per tutta la sua durata, senza far rifiatare per un costante interesse nel sapere come andrà a finire. Scene, inquadrature, conversazioni, imprevisti, sono tutte rese bene e credibilissime a livello umano, senza spettacolarizzazioni inutili, nonostante i fatti lo avrebbero permesso. 

Il cast non sarà stato stellare sulla carta, ma la performance è stata eccezionale, Viggo Mortensen e Colin Farrell (nei panni di due sommozzatori giunti per prestare aiuto) hanno fornito una prestazione tanto reale quanto un attore possa raggiungere, coadiuvati da una altrettanto ottima performance di Joel Edgerton (anch'egli sommozzatore). A loro si sono aggiunti tutta una serie di attori meno conosciuti e comparse che hanno recitato in lingua Thai, che non hanno certo brillato ma che non hanno nemmeno abbassato rilevantemente il livello del film.

La storia va anch'essa commentata perchè non è soltanto trama in questo caso, è una vera e propria immersione in tutta una serie di eventi reali stupefacenti che si verificarono in quei giorni durante quel tentativo di salvataggio. Una costante del film (e dei fatti) da menzionare, è come dopo pochi minuti, e per ogni minuto successivo, sembra sempre che sià già stato detto tutto e non si capisce che cosa altro possa accaddere. Ovviamente come detto così non è, tutto scorre in maniera intrigante ed appassionante fino alla fine, fine che arriva dopo 2 ore e mezzo, che però non si fanno sentire sullo spettatore. 

In conclusione è un racconto ben riuscito, che ha reso tributo ad una storia sorprendente, alla quale (nella vita reale) hanno preso parte un quantitativo enorme di menti e competenze tecniche, che radunarle dovendole pagare invece che per loro stessa volontà, avrebbe richiesto una fortuna.

Un film per tutti, davvero tutti, senza violenza, crimini, esplosioni, armi, eccessi di recitazione, drammi gratuiti, spettacolarizzazioni inutili, suspence inappropriata, ma invece molto concreto, molto reale, molto umano.

giovedì 25 agosto 2022

Col..onnello da Tiffany.

Riguardo a George Peppard si può dire che sia come se abbia vissuto due vite, cinematograficamente parlando, quasi due carriere diverse, difficili da immaginare appartenenti alla stessa persona. 

La prima è quella da attore di film, con un invidiabile curriculum di studi dedicati, tra cui l'actor studio di New York, presente in molte pellicole diventate grandi classici, come "Colazione da Tiffany", in cui prende parte addirittura come coprotagonista, nel ruolo di uno scrittore di bella presenza che alla fine riesce persino a conquistare Audrey Hepburn (nel film nella parte di Holly). Vive la sua decade di maggiore gloria durante tutti gli anni 60, prendendo parte a molti film di successo e con successo e dovendo rinunciare anche ad alcuni di altrettanta notorietà, come "I magnifici sette", ma sempre rispettato nel settore ed apprezzato dalla critica.

Poi arrivano gli anni 70, con loro molti insuccessi al botteghino di lavori a cui prende parte, fino al colpo più duro, il deludente risultato di un film che aveva deciso di interpretare, dirigere e produrre, che lo portò in una pessima situazione economica, e da li il passo all'alcol fu breve, oltre che anch'esso un classico.

 
Si risollevò però, nella maniera più inaspettata, e quella fu appunto come una seconda vita cinematografica, nel ruolo più diametralmente opposto, impensabile ed inimmaginabile, per chi lo avesse visto anni prima nel panni del pacato e paziente compagno di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany.
Divenne infatti il Colonnello John Smith, per tutti "Hannibal", che se pur fosse un personaggio dal taglio ironico e sagace, era pur sempre il capo di un commando militare specializzato fuggito di prigione perchè condannato ingiustamente da un tribunale militare. La serie durò 5 stagioni, dal 1983 al 1987, e fu un successo planetario, l'immagine del "militarismo buono", questo è il termine tecnico, in voga in quegli anni, funzionò, e la squadra dell'A-Team (questo era anche il nome della serie) diventò un'icona ed un appuntamento imperdibile, per tutti coloro che erano adolescenti in quegli anni. 
 
Peppard non lasciò mai le scene ufficialmente, continuò a lavorare fino a pochi giorni dalla morte, avvenuta a soli 66 anni per complicamente di un cancro ai polmoni. (Il sigaro in bocca fu uno dei suoi maggiori marchi di fabbrica del personaggio di Hannibal Smith). Fu sicuramente una vita di alti e bassi la sua, ma altrettanto certamente una vissuta al massimo, a testimonianza di ciò basta citare i ben cinque matrimoni, tanti persino per il mondo di Hollywood, augurandogli di poter aver guardato indietro ed aver pesato che la propria vita fosse tra i suoi "piani ben riusciti", noi certamente "andavamo matti" per il suo A-Team.

 


lunedì 22 agosto 2022

Fargo (1996) #Recensione

 Metti i fratelli Cohen, metti una storia realmente accaduta, metti un titolo ermetico che suona bene, e... niente, viene fuori che il film è particolarmente lento, con sguardi e scene allungate forse oltre il dovuto, caretteristiche che sono presenti anche in altri lavori dei Cohen, a cui si aggiunge il fatto che i fatti non siano affatto presi in maniera esatta da una storia vera, e per aggiungere la beffa al danno, viene fuori già alla seconda scena che il titolo non ha nulla di misterioso o di affascinante, è soltanto il nome della cittadina del Nord Dakota in cui avvengono alcune scene del film. 

La trama è quella di un venditore di auto con problemi economici, che cerca di far rapire la moglie da dei criminali per poi ricavarne personalmente parte del riscatto che verrà chiesto. Le cose non vanno proprio come sperava ed inizia una serie di intrecci familiari, lavorativi, investigativi, che si trascinano senza colpi di scena memorabili fino alla fine.

Il film vorrebbe avere una linea comica nelle sue dinamiche, che miste ai fatti terribili che avvengono ai vari protagonisti, molteplici omicidi nello specifico, ambirebbe a renderlo grottesco al punto giusto da piacere, e certamente cosi è stato per molti, tanto che è stato inserito dall'American Film Institute nella lista dei cento migliori film di tutti i tempi, ma non per tutti. 

Il cast non era eccezionale sulla carta, ma poteva comunque vantare la presenza di Steve Buscemi e William H. Macy, oltre alla detentrice di ben tre premi oscar come miglior attrice (ad oggi) Frances McDormand, uno dei quali ricevuto proprio per il film in questione. 

La pellicola ha negli anni raggiunto lo status di film di culto, ed è quindi consigliabile a tutti coloro che vogliano o debbano farsi una cultura generale cinematografica, è invece abbastanza sconsigliabile a tutti gli altri, coloro che cerchino qualcosa di un po' più movimentato, avvincente, stimolante.

"Ecce bombo" #FrasiFamose