venerdì 5 agosto 2022

"Walk the line" (spiegazione titolo)

"Walk the line" è un film del 2005 riguardante la vita del recentemente (al tempo) scomparso cantautore americano Johnny Cash. Il titolo si riferisce ad una della sue canzoni più famose ed amate "I walk the line", in cui egli parla dei propri sentimenti per una persona, grazie alla quale riesce a mantenere la propria testa sulle spalle. 

 
La canzone è innegabilmente un'ode all'amore profondo, quello che lui prova nei suoi confronti, tuttavia, e qui serve davvero un notevole sforzo di immaginazione, si fa davvero una fatica enorme a comprendere la scelta di "tradurre" o meglio adattare, tale titolo in italiano con "Quando l'amore brucia l'anima", che è di fatto sotto quale nome è stato distribuito il film in Italia.

Certamente si può arrivare a capire il perchè inserire l'anima, ossia la religione, visto che Johnny era molto credente, ed è pertinente il riferimento diretto all'amore, ma in ogni caso.. appare come una trasformazione avvilente per l'opera originale, fuorviante per lo spettatore, e un tentativo patetico di voler ridurre la galassia di sentimenti provati dal vero Johnny nella propria vita e tutti quelli recitati dagli attori nella pellicola, ad uno solo, l'amore.

 


martedì 2 agosto 2022

Walk the line (2005) #Recensione

 "Walk the line" è un biopic sulla vita del cantautore americano conosciuto come Johnny Cash (all'anagrafe J.R. Cash).

La trama è ovviamente composta dal ripercorrere dei fatti salienti della sua vita, dall'infanzia in povertà e con un padre impositore, ai tempi in aviazione, dove iniziò ha scrivere le sue prime canzoni con una chitarra appena comprata, fino alle molteplici vicissitudini della sua vita sentimentale.

Il film ha due versioni, quella estesa è di 2 ore e 33 minuti, che per quanto siano a passo lento (ma costante), non finisco per pesare in maniera rilevante sul giudizio finale personale. Il tutto è infatti molto scorrevole, coerente, e le scene sono ben amalgamate tra loro, non sembra di assistere come a volte accade ad un qualcosa di estenuante che poteva essere diviso in puntate in stile serie televisiva, ne tanto meno a elementi, scenari o personaggi, inseriti forzatamente, questo certamente anche grazie al fatto che sia una storia vera.

 
I protagonisti sono tutti o quasi da promuovere a livello recitativo, ne è prova l'oscar a Reese Witherspoon, ottima performance ma forse nello specifico un po' eccessivo. Molto bene Joaquin Phoenix, che raramente delude, bene il padre nella rappresentazione della propria frustrazione, non promossa invece Ginnifer Goodwin, nella parte di Vivian Liberto, (nella realtà prima moglie e primo grande amore di Johnny), per il poco coincidere tra le sue espressioni e movenze, con le frasi e gli atteggiamenti che il personaggio richiedeva. 

La colonna sonora stavolta non può proprio essere sorvolata, ma è anche di facile analisi, dato che si tratta come è ovvio che sia, quasi interamente delle canzoni di maggior successo di Johnny Cash, più alcuni brani molto ascoltati nell'america di quegli anni, con varie comparsate sia musicalmente che come personaggi, da parte degli altri mostri sacri dell'epoca, da Jerry Lee Lewis a Elvis. Il giudizio quindi non può essere dato su quanto sia calzante con l'opera o meno, dato che è stata una scelta forzata, ma rimane totalmente soggettivo, legato al gusto personale di quanto a qualcuno piaccia la musica di Cash. 

In sostanza è un film lungo, ma che non si fa sentire, e fa rimanere interessati quanto basta per non assopirsi nemmeno visionandolo in un dopocena settimanale. E' inoltre un'opera senza scene eccessive, nonostante si parli in abbondanza di argomenti come sesso, droga e abusi domenstici, ciò lo rende alla fine adatto praticamente a tutti, e anche se non brilla come la stella del vero Johnny Cash, rimane una pellicola ben fatta.


venerdì 29 luglio 2022

La notevole fertilità del cinema danese contemporaneo

Il cinema danese ha contribuito rilevantemente alla cinematografia mondiale negli ultimi anni, e non sembra fermarsi la proliferazione delle pellicole di successo che riesce e a sfornare. Forse quel marcio ipotizzato da Shakespeare ha finalmente trovato la sua via di espressione.

In particolare è la presenza di registi provenienti da quella piccola penisola nord-europea che riescono a finire per affermarsi a livello mondiale, che sorprende.

Su tutti certamente Lars Von Tier, (nome d'arte di Lars Tierer), che non avrebbe bisogno di presentazioni, ormai alla ribalta da anni, non tanto per aver lanciato il Dogma95, un movimento cinematografico che si basava sui canoni classici della recitazione, senza effetti speciali per intenderci, quanto per pellicole di successo realizzate anche nell'ultima decade, come Melancholia, o la molto provocatoria Nymphomaniac, ed ovviamente la più datata, Dancer in the dark, che ricevette una candidatura agli oscar come miglior canzone.

Ma vi sono anche altri registi, più giovani, che si sono fatti apprezzare in questi ultimissimi anni.

Il primo è Gustav Moller, anch'egli regista e sceneggiatore, che con il suo Den Skyldige (Il Colpevole), film del 2018, ha dimostrato come si riesca con pochissime risorse, ma con un'idea interessante e le capacità per svilupparla in maniera semplice e coinvolgente, a tenere lo spettatore incollato allo schermo, desideroso di vedere come vada a finire una storia, che di fatto, nemmeno sta vedendo ma gli viene principalmente soltanto raccontata dal protagonista, tramite le telefonate che riceve un centralinista della polizia di Copenhagen. Il film fu candidato all'oscar nel 2019 come miglior film straniero.

 
Nel 2020 è la volta di Thomas Vinterberg e del suo Druk (Un'altro giro) candidato anch'esso all'oscar ma stavolta vincitore come miglior film straniero, oltre alla sua candidatura personale che non gli ha poi fruttato la statuetta, come miglior regista. Anch'egli regista e sceneggiatore, classe 1969, quindi sentiremo sicuramente parlare ancora di lui in futuro.

Il 2021 è stato l'hanno di Flee, documentario misto tra animazione e filmati d'archivio, che ha portato sul grande schermo temi come l'omosessualità, l'immigrazione, la famiglia, tutti vissuti attraverso gli occhi di un giovane rifugiato afgano, costretto a lasciare il proprio paese, ma che riuscirà ad affermarsi lavorativamente in Europa e nel mondo, continuando però purtroppo a portare con se tutte le ferite morali di innumerevoli vicissitudini, perdite di affetti e rimpianti. Anche questo film è stato candidato a 3 premi oscar, ed anche il suo regista Jonas Poher Rasmussen è poco più che quarantenne, quindi capiterà probabilmente di assistere ad ulteriori sue opere di valore.

Questo non voleva essere un post dedicato specificamente ai registi ne alle pellicole, ma una via di mezzo, per segnalare più che celebrare, 4 registi ormai riconosciuti come di successo, attraverso i loro lavori migliori. L'aspetto degli oscar forse è un po datato come parametro di valutazione di un film, o forse non è mai stato attendibile, ma certo fa comprendere se e quanto una pellicola abbia perlomeno fatto il giro del globo.

lunedì 25 luglio 2022

Essere John Malkovic (1999) #Recensione

 Essere John Malcovic (titolo originale : Being John Malcovic) è un film di fine millennio, piuttosto originale nella sua realizzazione, ma che forse non trova grande ammirazione tra i puristi dei generi che unisce.

La trama è quella di un burattinaio, non affermato, che vive con la propria moglie tirando avanti facendo esibizioni in strada. La vita non gli sorride, nè lavorativamente ne sentimentalmente, dove il loro rapporto sembra essere in crisi per moteplici ragioni. Tutto cambia quando è costretto a trovarsi un lavoro più classico e stabile, in ufficio, che però gli per permette di scoprire l'amore, per la propria collega, ed una piccola porta, reale, che lo trasporta nella mente di John Malcovic appunto, che nel film interpreta nient'altro che se stesso.

Il film riscosse subito un ottimo successo e negli anni è diventato un vero e proprio classico, la critica stessa gli tributò un notevole merito, con ben 3 candidature agli Oscar, anche se nello specifico, sembra pienamente meritata quella come miglior sceneggiatura originale, adeguata quella come miglior regista, ma abbastanza forzata quella a Catherine Keener come miglior attrice non protagonista. Certamente fotogenica e degnamente dentro al personaggio, ma la performance recitativa nuda e cruda, non è stata certo differente da quella in "40 anni vergine" qualche anno dopo. 

Come detto è un film che unisce vari generi, e lo scontro principale si ha, come anche nel film stesso, tra il realismo di molte scene e quello che non è assolutamente possibile nella realtà, in altre. Non è un film per menti razionali e non è certo un film di fantascienza, tuttavia per molti di quelli che lo hanno apprezzato è evidentemente riuscito ad amalgamare bene i due aspetti.

Il cast è di tutto rispetto, oltre al suddetto Malkovic, ottima la sua performance, ed alla nominata Keener, entrambi non protagonisti, vi è la coppia centrale del film, composta dagli sposi Cameron Diaz e John Cusack, nei rispettivi panni di Lotte e Craig. Innumerevoli sono le comparsate, sempre come se stessi, di altrettante star di Hollywood, da Brad Pitt a Sean Penn, fino a diverse scene con Charlie Sheen.

In sostanza è un film abbastanza particolare, con un cast da film di prim'ordine, basato su di una idea sufficentemente interessante, che può essere visto da tutti, ma che è difficile esser certi a chi consigliarlo specificamente.

Una nota curiosa, è come successivamente lo stesso John Malcovic abbia rivelato che inizialmente avrebbe preferito essere lui a dirigere il film e poter scegliere qualcun'altro per interpretare la sua parte.

giovedì 21 luglio 2022

Ma la corazzata era Kotiomkin o Potiemkin?! #SpiegazioneTitolo


 Il dubbio sorge dal fatto che per molti di noi italiani, sia arrivata prima la conoscenza de "La corazzata Kotiomkin", insostenibile film dell'est proiettato al cineforum della ditta nella saga di Fantozzi, e di cui lo stesso se ne deve sorbire varie repliche, rispetto alla consapevolezza che sia una pellicola moto conosciuta, addirittura un'opera che è considerata un capolavoro specialmente per alcuni suoi aspetti di realizzazione. 

Guardando la scena de "Il secondo tragico Fantozzi", magari da piccoli, viena da pensare che si stia effettivamente parlando di un film reale, anche se le scene proiettate furono rigirate su di una scalinata di Roma per l'occasione, a causa dell'impossibilità di usare quelle originali, per l'aspetto dei diritti d'autore.

 
Il film viene descritto come noiosissimo, sopravvalutato e composto addirittura da 18 bobine. Nulla di più lontano dalla realtà, la pellicola infatti dura soltanto 70 minuti circa, è ritenuta dagli addetti ai lavori un'opera che ha realmente segnato la storia del cinema, e visionandola non appare certo particolamente ritmata, ma se ne trovano di molto più lente e noiose. 

In sostanza il titolo, come un po tutti gli altri aspetti di questa opera cinematografica che sta per compiere 100 anni, è stato anch'esso trasformato, dall'originale "La corazzata Potiemkin" a quel "La corazzata Kotiomkin" ritenuta da Fantozzi "una cagata pazzesca". 



martedì 19 luglio 2022

Trainspotting 2 - #Recensione

Il più bel giorno nella vita di un appassionato di cinema, è quello in cui viene annunciato il sequel del proprio film preferito, il giorno più brutto invece, spesso, è quello in cui si ha finalmente la possibilità di vederlo. 

Dopo un'attesa di ben 21 anni, nel 2017, è uscito il secondo capitolo del film diventato un cult, Trainspotting. 
Come molti sequel non ha raggiunto i livelli dell'originale e questo sarebbe stato tanto difficile quanto stupefacente se fosse accaduto, tutta via il risultato è stato altrettanto sorprendente, in negativo. 

Giusto abbassare le proprie pretese ed aspettative quando esce un nuovo capitolo di una saga ben riuscita, per non rimanernci male, ed appunto in alcuni casi, per non sentirsi traditi, leggasi esattamente quello che è successo.

I più accaniti fan della prima pellicola infatti hanno certamente trovato questo nuovo lavoro di Boyle, più come un insulto, che come un vero e proprio continuo riguardante la vita dei personaggi principali.

La trama sarebbe già di per se sorvolabile, i 4 protagonisti del primo film, si ritrovano a seguito di varie, innumerevoli, e stucchevoli coincidenze, ad incontrasi tutti nella propria città contemporaneamente, 20 anni dopo, rancorosi gli uni con gli altri e pronti a vendicarsi ognuno col proprio personale stile. 

 
Ciò che lo rende in generale frustrante, particolamente per coloro che hanno amato Trainspotting, non è la lentezza, la lunghezza, la noiosità, la pessima recitazione e l'abominevole colonna sonora, tutte caratteristiche presenti in abbondanza, è che i personaggi non sono più tridimensionali, mentre nel primo film erano stati tremendamente reali. 
Inoltre il primo era la quintessenza dello stile British, puramente scozzese se preferite, mentre questo ha tutti i tratti di una action-comedy d'oltre oceano, quasi un B-movie.

E perchè continuare a comparare cosi insistentemente le due pellicole?, perchè questo è proprio quello che accade nel secondo episodio, infiniti riferimenti di pochi secondi, sia audio che video, alla prima opera, una copia rivisitata in tutti gli aspetti salienti, modernizzati, la trasposizione e l'adattamento alla decade corrente, di tutti i piccoli elementi che hanno funzionato nel primo film, tanto per prendere sia i nostalgici che le nuove generazioni. 

Un tratto specifico inaccettabile di questo sequel (volendone prendere uno su tutti come emblema del pessimo lavoro fatto), è la figura di Francis Begbie, diventato il cattivo del film, che per quanto si possa ammettere che fosse quello avulso all'interno del gruppo iniziale, rimane una connotazione troppo forte e sconnessa dai tratti caratteriali che hanno reso i loro personaggi immortali.

Di ulteriori critiche se ne potrebbero muovere altrettante oltre a quelle appena espresse, ma la morale della storia è che regista e produzione erano seduti su di una miniera d'oro (il primo film) e sarebbe probabilmente bastato mettere tutti i protagonisti in una stanza a fare una partita di biliardo mentre rimembravano il passato per produrre un sequel decente, ed invece è stato realizzato questo, che lo rende realmente più vicino ad una parodia del primo film che altro.. Boyle che prende in giro il proprio stesso lavoro degli anni 90, incredibile.. ed inaccettabile.

Una nota positiva però la si può trovare, tutti i brevi flashback audio e video con riferimenti al primo film, di cui questa pellicola è ricolma, fanno rimembrare una volta ancora quanto essa fosse stata un assoluto capolavoro.

Ma come detto la scrittura dei personaggi non coincide proprio con i loro caratteri che abbiamo conosciuto nel primo film, ed è quindi incomprensibile come sia stato possibile riservare a Begbie, il ruolo di "villain", lui che era stato perdonato cosi tante volte "perchè in fondo è un amico!".




lunedì 18 luglio 2022

Lo scopo di questo blog

 Se ne sono andati ormai anche i primi 150 post, non credo dunque ci sia particolare bisogno di segnalarlo ma sia più un sottolinearlo, il fatto che a questo url si punti sulla quantità e non sulla qualità.

La ragione principale, ma non l'unica, è il fatto che spesso alla gente serva soltanto una piccola spinta per fare qualcosa, come quella che può dare un post di poche righe riguardo ad un film, un attore, una frase cinematografica, in alcuni casi persino un gossip, incuriosendo e spronando quel tanto che basta perchè possa proseguire poi con le proprie gambe nel vasto mondo di internet il documentarsi sull'argomento che lo ha attratto. 

 
Lo scopo del blog è dunque quello di aprire una porta verso un mondo, quello della cinematografia e limitrofi, per qualcuno che si trovi titubante sullo zerbino. Ad altri le righe scritte in questi post non susciteranno reazione alcuna, ma per quei pochi che verranno in qualche modo incuriositi, sarà come averli fatti entrare in un museo, che inizialmente ammireranno ed al quale potranno poi magari in futuro contibuire. Stiamo ancora parlando del mondo del cinema in generale, perchè non è solo il regista o l'attore il protagonista di tale mondo, nè lo spettatore ne è solo spettatore, sono infatti registi ed attori ad essere i primi spettatori dei lavori altrui, e coloro che vengono chiamati comunemente spettatori, ossia chi segue le opere e le vicende dall'altro lato dello schermo, è invece un grande contribuitore, diffusore, divulgatore e col tempo anche conoscitore.

Si tratta dunque di scrivere piccoli post, infarinature su argomenti variegati ma sempre con lo stesso tema di fondo, l'intrattenimento del mondo del cinema, di modo che altri possano attraverso poche semplici righe, avere lo stimolo di varcare una soglia ed iniziare ad appassionarsi come è stato per molti di noi, a qualcosa che prima si vedeva solo distaccatamente. 

Come detto non è dunque un blog di approfondimento, tutt'altro, nè vuole essere una fonte professionale di notizie o un luogo per esperti del settore, ma è proprio l'esatto contrario, uno spazio per neofiti, che vogliano in un momento di tempo da perdere, magari sul treno e magari dal cellulare, informarsi o aggiornasi su qualcosa in maniera veloce, senza imbattersi in post di 100 righe che poi potrebbero abbandonare e non riuscire a finire in tempo. 

Per tutto questo, buone letture brevi a tutti :).

"Ecce bombo" #FrasiFamose