giovedì 17 marzo 2022

"LEON, che nome cazzuto!" #CineFacts

Una piccola curiosità, a livello di doppiaggio nostrano, su di un frase che è stata forse la più citata dai ragazzini italiani dopo l'uscita del film. 
Il titolo del post si riferisce alla frase pronunciata da Matilda, (Natalie Portman) coprotagonista insieme a Jean Reno (Leon), proprio a quest'ultimo durante il film.
Per essere più precisi è un adattamento del doppiaggio, tanto che in originale "That's a cute name", ha un significato, anche concettualmente, completamente opposto. 

 
Rispetto all'originale, che comunque portava con se un discreto sarcarso, ottimo per sottolineare la situazione di paradosso data dal nome, e per far capire il grado di maturità gia raggiunto precocemente dalla piccola Matilda, la versione Italiana perde completamente il suo senso intellettuale ed inserisce invece un senso più istintivo e bambinesco, nel suo tributare a Leon di aver un gran nome.

Certamente una scelta non coerente con il tema del film, tuttavia rimane una "traduzione" interessante, che per lo meno ha generato una frase indimenticabile e diventata di uso comune, quantomeno per i giovani negli anni 90.











 

lunedì 14 marzo 2022

La Tosca (1973) #Recensione

"La Tosca" è un film italiano del 1973, con protagonista la coppia già vista in precedenza sul set, Monica Vitti e Gigi Proietti. L'idea del regista appariva interessante ed ambiziosa, prendere il dramma teatrale di fine ottocento, dal nome appunto "La Tosca" e rivisitarlo in forma di musical principalmente comico. 

La trama è quella di due innamorati che si vedono frequentemente di nascosto all'interno di una chiesa. Un giorno devono dare ospitalità ad un ricercato e questo li metterà contro i poteri locali, costringendoli più volte a dare prova del loro amore, verso i propri ideali, ed ancor più verso l'un l'altra.

Di positivo si possono promuovere le canzoni, scritte dalla stesso regista, per semplicità ed originalità, che in parte calzano bene con l'idea alla base, ma che come un po' tutto il resto degli aspetti della pellicola, fanno fatica ad amalgamarsi con il tutto. 
Anche la parte dei dialoghi non è da crocifiggere, ve ne sono alcuni interessanti ed altri che riescono anche a far scaturire delle riflessioni. 
Le prestazioni dei due protagonisti e del cattivo di turno, rappresentato da Vittorio Gassman, fanno apparire tutti e tre pratici del mestiere ed in ruoli anche adatti a loro, ma non eccellono e non rapiscono con le performance specifiche.
Costumi ed ambientazioni non sembrano stonare, ma difficile citarli per essere stati elementi meritevoli per la visione. 
L'andamento della pellicola è a crescere, culminante in un finale con diversi risvolti a sorpresa e qualche morale non banale, ma fa partire tutta questa evoluzione da un passo iniziale molto lento e ripetitivo che rende l'inizio non particolarmente stimolante.
Capitolo a parte lo meriterebbe l'ironia del film, ma poche cose sono più soggettive dell'umorismo, quindi è difficile commentarlo in maniera generale, ma è possibile dire che al di la di alcuni picchi, in  certi casi con espressioni dialettali, nella maggior parte dei frangenti non è possibile definirlo l'elemento trainante e più accattivante della pellicola.
Vi è inoltre per tutto il film un leitmotiv politico specifico, che poco di per se aggiunge al valore del film, ma che va bene come rappresentanza della maggior parte dei pensieri e movimenti ribelli nei confronti del potere autoritario imposto contro il volere del popolo. 

In sostanza un film che non è invecchiato malissimo, al netto di alcune espressioni colorite che oggi non sarebbero più tollerate, e che forse non merita proprio tutto il criticismo che si può leggere a suo riguardo, ma che per quanto sembrasse una idea interessante, appare un prodotto finale piuttosto disunito ed un po' rattoppato. Più che un capolavoro da sfoggiare nei curriculum di tutti gli addetti ai lavori, sembra più una di quelle pellicole di fine carriera di Totò, dove si cercava di tirare su un film velocemente, con una idea sufficentemente interessante alla base che con l'aggiunta della libertà datagli e la fama del protagonista, doveva bastare.
In questo caso i nomi già altisonanti di Monica Vitti, Gigi Proietti e Vittorio Gassman, sembrano più scelti come salvagente per un prodotto che magari veniva già fiutato come troppo grezzo, che per reale necessità di avere esattamente loro come protagonisti. 


giovedì 10 marzo 2022

Professione inventore (2013) - Kevin Spacey #Recensione

Il titolo di questo post racchiude in se già quasi tutto ciò che ci sia di interessante in questo film, ossia il suddetto Kevin Spacey, il resto della pellicola è piuttosto.. surreale.

Il protagonista, Robert Axle (Kevin Spacey) è un imprenditore/venditore/inventore, o come viene definito specificamente nel film "un costruttore" di prodotti innovativi, per la casa e la vita quotidiana in generale, che ambiscono a migliore e semplificare l'esistenza umana. La caratteristica principale di queste creazioni è solitamente quella di unire assieme due oggetti di uso comune, come un asciugacapelli che riesce anche a compiere l'azione di tagliarli contemporaneamente. Dopo essere finito in galera per una invenzione che aveva menomato le mani di molte persone, esce e scopre di aver perso tutti i soldi che aveva accumulato negli anni, ma soprattutto di aver perso gli affetti, più o meno genuini, che lo circondavano, ed inizia così la sua caccia per riconquistarli.

 
Sul fronte invenzioni, per quanto bizzarre, non si può dire che non facciano il loro lavoro di risultare perlomeno interessanti/divertenti ed adatte al personaggio ed alla trama. Altrettanto si può dire della presenza di Kevin Spacey, una recitazione decisamente all'altezza del suo nome, tra espressioni facciali ed atmosfera creata nelle scene, dimostra come sempre il carisma al quale ci ha abituati negli anni. 

Purtroppo però, i lati positivi si fermano qua, il resto degli aspetti del film è appunto, piuttosto surreale. Andrebbe detto che probabilmente è stata una scelta anche voluta, il personaggio di Robert Axle è di per se quasi da cartoni animati, e molti colori, oggetti, suoni, battute, all'interno del film, lo sono altrettanto.

Il film era infatti probabilmente diretto ad un pubblico piuttosto giovane, in grado di apprezzarne la visionarietà, invece che ad un pubblico adulto che lo avrebbe trovato piuttosto infantile. Tuttavia al botteghino non ha ottenuto il successo auspicato.

Il resto degli aspetti trattabili non sono risultati degni di nota, se non in alcuni casi addirittura irritanti. La recitazione di altri membri del cast, la costante morale in ogni aspetto della vita ed ogni scelta personale, la scontata ironia e goffaggine di molti personaggi/scene, tutto parte di un disegno generale che sarebbe stato semplicemente mediocre e sul quale quindi nessuno avrebbe voluto infierire, se non fosse per la presenza di Spacey, vera scelta incomprensibile ed incongruente con il film.

In sostanza una pellicola molto difficile da consigliare, troppo volgare per una serata in famiglia, troppo infantile e poco divertente per una serata tra amici, troppo poco stimolante per riempire una serata in solitaria.

domenica 6 marzo 2022

Che cosa è la cinefilia?


Per chi non ne conosce il significato, a primo impatto, potrebbe persino sembrare il nome di una malattia o di una condizione fisica, ma la "cinefilia", parola composta dalla prima parte "Cinè" proveniente dal francese, dove significa "Cinema", e la seconda parte "filia" derivante dal greco, che sta a significare "amore per" non è altro che la passione per il mondo del cinema. 

Che poi si tramuti in studio della sua storia o una assidua visione di pellicole, rimane sempre tale, un forte interesse per la cinematografia. Dunque non è affatto una malattia, sempre purche non si trasformi in fanatismo, ed allora la dipendenza probabilmente la riuscirebbe anche a rendere tale. 

Una curiosità è come suoni molto simile, ma sia molto distante a livello pratico, alla parola "Cinofilia", con cui puo' capitare di confornderla, che è invece semplicemente l'amore per i cani. 




giovedì 3 marzo 2022

Attori marziali #CineFacts

Il mondo delle arti marziali e quello del cinema si sono incontrati più volte, un binomio che negli anni è andato ben oltre delle seplici collaborazioni, ma ha creato vere e proprie saghe cinematografiche, grazie ad alcuni artisti marziali che hanno portato la loro conoscenza e dinamismo sul grande schermo.
Tra i più conosciuti, ci sono Steven Seagal, Jean Claude Van Damme, Chuck Norris, il tutt'ora attivo Jacky Chan e certamente forse il piu noto di tutti Bruce Lee, per dirne alcuni.
In altri casi invece non è stato il singolo ad essere proposto ed esposto, ed a ricevere notorietà, ma proprio l'arte marziale usata nel film, come è accaduto per la saga di Karate Kid dove sia il protagonista e forse ancora di più il maestro Miaghi, hanno ricevuto una notevole notorietà e sono entrati con alcune delle loro battute nella storia del cinema, ma è innegabile che il vero protagonista della serie fosse proprio il Karate. Arte che non a caso ebbe un boom di iscrizioni e praticanti negli anni successivi nel mondo occidentale.
Di questo binomio si potrebbe dire di tutto e di più, analizzarlo in una delle sue tante sfaccettature, ma forse quella piu curiosa, è il provare a vedere se realmente e fino a che punto questi volti noti del cinema, rappresentanti di svariate disciplice, siano o no davvero dei praticanti di esse e fino ache punto ne siano competenti.
Quasi tutti i film di tutti i nomi sovracitati sono usciti pre-internet, quindi con la difficoltà da parte del singolo spettatore, di ricercare personalmente la verità e nel caso la storia di questi attori.
Per quanto ne sapevamo noi bambini e poi adolescenti dello scorso secolo, avrebbero potuto anche essere dei semplici attori, ben istruiti per le scene di stunt nei combattimenti, che recitavano una parte.
Non era cosi. Tutti i nomi citati sono dei veri e propri praticanti di alto livello nelle loro rispettive discipline, alcuni di loro esperti anche in piu di una di esse.

Prendiamo proprio i citati : 


Steven Seagal, forse il personaggio più controverso, sia per i suoi mille interessi nella vita, sia per non essere stato proprio amato da tutti durante la sua carriera cinematografica. E' realmente cintura nera di Aikido, arte marziale giapponese che non punta al combattimento o all'autodifesa, ma che ha come obiettivo la "padronanza di se stessi". I suoi film hanno avuto la caratteristica di essere spesso parecchio duri. 

Chuck Norris, cintura nera e quinto dan di Karate, è un esperto anche di altre arti marziali, come il Taekwondo, dove possiede un'altra cintura nera ed è ottavo dan. Ha raggiunto forse il picco della popolarità nel "cinema" di massa, con la serie televisva Walker Texas Ranger, andata in onda per diverse stagioni, di cui ne era il protagonista. Curioso anche come questa sua espressione inperturbabile, soprattutto nella serie, e la surrealità di alcune scene, abbiano portato al diffondersi di tutta una serie di battute, ovviamente paradossali, sul suo conto, chiamate ChuckNorrisFact, un fenomeno che oggi verrebbe definito "virale".

Jean-Claude Van Damme, è un attore belga emigrato negli Stati Uniti poco più che ventenne per cercar fortuna nel mondo del cinema. Esperto di Karate e Kickboxing, arti che ha portato poi sul grande schermo e che gli hanno reso una enorme popolarità, ma che ha anche praticato a livello agonistico partecipando a diversi combattimenti. Il picco della sua popolarità sono stati gli anni 90, successivamente anche per colpa di vari problemi di dipendenze e di salute, le sue partecipazioni non hanno ricreato gli stessi successi ai botteghini. Forse la scena recente più conosciuta dal pubblico è paradossalmente un virale spot della Volvo, in cui pratica uno "split" tra due camion in movimento. 

Jackie Chan, pseudonimo inglesizzato forse per far meglio presa sul pubblico occidentale, è un attore ed artista marziale di Hong Kong. Le sue peculiarità sono quelle di essere stato molto prolifico negli anni, apparendo in oltre 200 pellicole di tale genere e di rifarsi molto allo stile del cinema muto. Ha ricevuto un oscar alla carriera nel 2017 ed ha avuto anche la caratteristica di voler girare sempre i propri stunt da solo, cosa che gli ha causato non pochi infortuni nell'arco della vita, anche gravi. Conosce ed usa moltissimi stili nelle sue pellicole, il più rappresentato è probabilmente il Kung Fu.

Ed eccoci giunti forse al più noto e stimato di tutti, Bruce Lee, fondatore addirittura di una propria arte marziale, il Jeet Kune Do, nonostante la sua prematura scomparsa a soli 33 anni, è riuscito ad elevare moltissimo ed a diffondere, l'interesse per le discipline marziali, re sia del mondo orientale che occidentale. La sua disciplica fu il Wing Chun, arte marziale cinese e non giapponese, e la morte, con cause mai definite certe ma solo presunte, suona ancor più tragica e triste ad oggi, sapendo che anche il figlio, talentuoso attore americano, sia scomparso persino più giovane di lui, a soli 28 anni, per un incidente sul set cinematografico durante le riprese de "Il Corvo", film che poi ebbe un enorme e meritato successo.

lunedì 28 febbraio 2022

Gli ordini sono ordini (1972) Monica Vitti #Recensione

 Gli ordini sono ordini è un film che ormai ha compiuto mezzo secolo di età, tuttavia tratta temi estremamente attuali, per i quali la gente ancora combatte e verso i quali l'opinione pubblica si è maggiormente sensibilizzata nel tempo.

La storia è quella di una casalinga (la recentemente scomparsa Monica Vitti), che insconsciamente inizia a nutrire frustrazione e disprezzo per la propria vita e condizione, tanto da iniziare a sentire delle voci interiori, che inizialmente interpreta come esterne, che la costringono a fare cose solo apparentemente contro il proprio volere. 

Il primo bersaglio, perchè maggiore responsabile delle sue insoddisfazioni ed anche perchè è il più a tiro, diventa il marito. Viene dunque cacciata di casa da quest'ultimo ed inizia una nuova vità, più libera e libertina, che la porterà ad affrontare tutta una serie di problematiche di rapporti sociali e vivere finalmente tutto il meritato range di emozioni che la mente ed il corpo umani permettono di provare.

 
(L'immagine, centro di Padova, si riferisce al tema sculture ed al fatto che il film sia stato girato prevalentemente in tale città)
 
Purtroppo però la commedia dopo un buon inizio, in cui lo spettatore viene attratto dalla particolarità della protagonista con tutti i suoi atteggiamenti incongruenti, ed incuriosito da quale sia il messaggio e lo scopo finale di tali voci, tende a risultare ripetitiva, sia nei personaggi che nei concetti. Probabilmente voleva essere rappresentato come una giovane donna a quei tempi, una volta abbandonato il tetto coniugale, fosse vista come una persona senza meta e senza futuro, ed in questo certo la pellicola e le mille espressioni di Monica Vitti riescono. Rimane però il fatto che non riesca ad essere un crescendo di interesse per queste vicissitudini da parte dello spettatore, come probabilmente invece era l'intento. 

La qualità audio e video è quella dell'epoca, e congrua al budget usato, quindi niente di tremendo o stupefacente da segnalare. In negativo però stupiscono alcune performance recitative, quella di Gigi Proietti infatti aggiunge molto poco alla storia e all'interesse per il suo personaggio, che tuttavia però puo essere stimolato dalle opere che porta e rappresenta in scena. Vere e proprie installazioni artistiche gigantesche, dell'artista Mario Ceroli.

Difficile consigliare il film sotto l'aspetto "Commedia italiana", probabilmente vista tutta la concorrenza conviene virare su altri classici. Lo stesso vale se si volesse segnalare specificamente uno dei lavori con Monica Vitti come protagonista, si può trovare di meglio. 



sabato 26 febbraio 2022

La ragazza del palio (1957) #Recensione


 La ragazza del palio (titolo in inglese : The Love Specialist) è una produzione italo-francese, anche se il binomio culturale in azione ed in contrasto nel film è composto quasi esclusivamente da riferimenti all'italia ed all'america. 

Si tratta di una commedia sentimentale con protagonisti la povera ma bella americana Diana Dixon (l'attrice Diana Dors, britannica), ed il "Principe di Montalcino" (fittizio titolo nobiliare attribuito al coprotagonista Vittorio Gassman). 

Una vincità in tv porta la giovane Diana a coronare il sogno di visitare l'Italia per la prima volta, di cui già conosce molto sulla sua storia, che l'aveva sempre affascinata, prima di fare ritorno alla propria piccola cittadina del Texas ed accettare il proprio destino di dover entrare a lavorare nel distributore di benzina a conduzione familiare del padre, per il resto della propria vita. 
Una volta nel belpaese, in Toscana per la precisione, incontra, o meglio si scontra  con la propria auto, con il suddetto principe. Da tale incontro iniziera una storia d'amore che necessiterà di molto tempo per carburare ed assestarsi, e che vivrà dei timori di non essere al corrente della verità e del sincero volere l'uno dell'altra.
 
 

Alcuni temi rimangono costanti per tutto il film, uno di questi è quello del denaro, che appare a livello societario e nell'immaginario collettivo, come uno dei principali valori e maggiori contributori alla felicità.
Ci sono molti risvolti nella trama riguardo a tale temà però, la povertà della giovane viene inizialmente scambiata per l'opposto a causa della vincita, e cosi sarà anche per altri personaggi nel film, che non è possibile nominare per non rovinare il poco di rovinabile, ma la cui situazione economica verrà supposta completamente al contrario di come sia efffettivamente.
Il tema rimane presente anche nell'aspetto palio (Palio di Siena), dove il denaro viene usato per corrompere fantini, pratica descritta come abituale, e rimane appunto come leitmotiv per tutto il film, sotto forma di proposte scommesse, costose riparazioni di auto, conti alberghieri da saldare e proposte di scommesse.

Altro tema sempre presente è quello dell'Italia da visitare, come non è stato infatti nascosto, il film fu fatto con lo scopo principale di attrarre il turismo straniero. Si vedono dunque numerose bellezze artistiche e storiche della Toscana, in particolare di Siena dove il film è ambientato. Molte di esse raggiunte con cene a 150 km di distanza non facilissime da motivare allo spettatore, come la visita a Collodi, o con colazioni altrettanto fuori mano per mostrare Piazza dei Miracoli (Pisa). La città di Siena in particolare viene mostrata in parecchi dei suoi aspetti caratteristici, come gli stretti ma affascinanti vicoli, la vista dalla finestra del centro arroccato sulla collina, la particolarità di Piazza del campo, e naturamente la sua manisfestazione più storica ed a cui la gente del posto è più legata, il palio. Difficile dire da non autoctoni quanto sia stata riportata fedelmente nella pellicola, tuttavia nonostante il film sia stato stroncato unanimamente dalla critica italiana, in parte ottiene il suo obbiettivo di incuriosire riguardo a tali terre. 
 
Per concludere, il tema dell'amore, immancabile in una commedia del genere ed impossibile da eludere specialmente se si parla d'Italia. Sotto questo aspetto il film appare piuttosto piatto, la chimica tra i due protagonisti sembra proprio non esserci, o almeno ve ne è giusto il minimo necessario per far parteggiare per la loro unione ed un lieto fine, ma non porta davvero lo spettatore a vivere tutta la serie di emozioni che un argomento del genere dovrebbe suscitare. 
 
Inutile analizzare singolarmente le performance recitative dei partecipanti, perchè l'opera rimane appunto quello che è, più un prodotto commerciale che artistico, ma a livello di curiosità si può segnalare come la cattiva di turno sia Franca Valeri, scomparsa proprio di recente all'età di 100 anni.

"Ecce bombo" #FrasiFamose