"La Tosca" è un film italiano del 1973, con protagonista la coppia già vista in precedenza sul set, Monica Vitti e Gigi Proietti. L'idea del regista appariva interessante ed ambiziosa, prendere il dramma teatrale di fine ottocento, dal nome appunto "La Tosca" e rivisitarlo in forma di musical principalmente comico.
La trama è quella di due innamorati che si vedono frequentemente di nascosto all'interno di una chiesa. Un giorno devono dare ospitalità ad un ricercato e questo li metterà contro i poteri locali, costringendoli più volte a dare prova del loro amore, verso i propri ideali, ed ancor più verso l'un l'altra.
Di positivo si possono promuovere le canzoni, scritte dalla stesso regista, per semplicità ed originalità, che in parte calzano bene con l'idea alla base, ma che come un po' tutto il resto degli aspetti della pellicola, fanno fatica ad amalgamarsi con il tutto.
Anche la parte dei dialoghi non è da crocifiggere, ve ne sono alcuni interessanti ed altri che riescono anche a far scaturire delle riflessioni.
Le prestazioni dei due protagonisti e del cattivo di turno, rappresentato da Vittorio Gassman, fanno apparire tutti e tre pratici del mestiere ed in ruoli anche adatti a loro, ma non eccellono e non rapiscono con le performance specifiche.
Costumi ed ambientazioni non sembrano stonare, ma difficile citarli per essere stati elementi meritevoli per la visione.
L'andamento della pellicola è a crescere, culminante in un finale con diversi risvolti a sorpresa e qualche morale non banale, ma fa partire tutta questa evoluzione da un passo iniziale molto lento e ripetitivo che rende l'inizio non particolarmente stimolante.
Capitolo a parte lo meriterebbe l'ironia del film, ma poche cose sono più soggettive dell'umorismo, quindi è difficile commentarlo in maniera generale, ma è possibile dire che al di la di alcuni picchi, in certi casi con espressioni dialettali, nella maggior parte dei frangenti non è possibile definirlo l'elemento trainante e più accattivante della pellicola.
Vi è inoltre per tutto il film un leitmotiv politico specifico, che poco di per se aggiunge al valore del film, ma che va bene come rappresentanza della maggior parte dei pensieri e movimenti ribelli nei confronti del potere autoritario imposto contro il volere del popolo.
In sostanza un film che non è invecchiato malissimo, al netto di alcune espressioni colorite che oggi non sarebbero più tollerate, e che forse non merita proprio tutto il criticismo che si può leggere a suo riguardo, ma che per quanto sembrasse una idea interessante, appare un prodotto finale piuttosto disunito ed un po' rattoppato. Più che un capolavoro da sfoggiare nei curriculum di tutti gli addetti ai lavori, sembra più una di quelle pellicole di fine carriera di Totò, dove si cercava di tirare su un film velocemente, con una idea sufficentemente interessante alla base che con l'aggiunta della libertà datagli e la fama del protagonista, doveva bastare.
In questo caso i nomi già altisonanti di Monica Vitti, Gigi Proietti e Vittorio Gassman, sembrano più scelti come salvagente per un prodotto che magari veniva già fiutato come troppo grezzo, che per reale necessità di avere esattamente loro come protagonisti.
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