"La mala del Brenta", poi successivamente nella realtà rinominata ufficialmente in "Mafia del Brenta", è una puntata del programma documentaristico condotto da Carlo Lucarelli, andata in onda a fine 2010, che tratta appunto la storia, dai primi furti nelle fattorie fino al controllo quasi totale di tutto il nord-est Italia, dell'organizzazione criminale chiamata "La mala del Brenta", con a capo il boss Felice Maniero.
Maniero veniva da una famiglia già dedita ad attività criminali nella zona, sia il padre che il nonno si erano dilettati in furti ed atti violenti, ma lui voleva di più e fu cosi che intorno a se radunò un gruppo di persone con le quali andò ben presto oltre le rapine, (anche se rimarranno sempre il leitmotiv della sua "carriera") entrando e controllando altri settori in espansione, come il gioco d'azzardo. Quest'ultimo era infatti in crescita esponenziale data la fiorente economia della zona denominata nord-est, che da poco era passata dall'essere "il sud del nord" come veniva definita, ad un luogo dove le piccole-medie imprese stavano facendo delle fortune, sia per se stesse che per la popolazione. In questo contesto si fa largo la figura di Felice Maniero, detto "faccia d'angelo", perchè apparso sempre come un bravo ragazzo, sorridente e cordiale. Egli non solo creò una vera e propria organizzazione criminale di alto livello, ma ne diventò il boss, avendo ormai la stessa organizzazione assunto tutti i crismi di una associazione a delinquere di stampo mafioso, come verrà poi dimostrato successivamente al processo. Bene fermarsi qui con la trama per non fare troppi spoiler.
La puntata di per se forse non è la più ispirata tra tutte quelle trasmesse, ma ha due caratteristiche che tengono lo spettatore incollato allo schermo :
La prima è la particolarità dell'argomento, perchè se pur di mafia si sia parlato in molteplici puntate, questa è un tipo di mafia molto particolare. E' la prima a nascere al nord, di propria iniziativa, in maniera naturale, senza che siano cellule di altre organizzazioni già presenti al sud, che spostassero parte dai propri interessi e delle proprie attività. Lo stesso documentario appare a tratti surreale ed anche non immediatamente comprensibile, per la presenza di un forte accento veneto, da parte alcuni ex membri della banda durante le interviste.
La seconda è la presenza di Carlo Lucarelli, o meglio il suo modo di narrare le vicende. Anche in questo caso, per chi lo apprezza, non stanca e rende la sequenza dei fatti e dei personaggi comprensibile anche a chi senta parlare per la prima volta dell'argomento in questione o di tali fatti.
In sostanza una puntata che raggiunge la sufficienza, all'interno di una serie televisiva che solitamente prende voti anche più alti, quindi guardabile da parte di tutti, visto anche che non ci sono scene sanguinose o terrorizzanti, ma che è specificamente da consigliare, soltanto a qualcuno particolarmente interessato dall'argomento in questione.
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