martedì 10 maggio 2022

"Morto Stalin, se ne fa un altro" (2017) #Recensione

 "Morto Stalin, se ne fa un altro" (titolo originale : The death of Stalin), è un film satirico, diretto da Armando Iannucci, che, per quanto il nome possa tratte in inganno, è un registra Scozzese.

Il film è l'adattamento cinematografico del romanzo francese "La mort de Staline", e tratta tutti gli eventi concatenati che si susseguono dopo la morte del dittatore Iosif Stalin, in un turbinio di arrivismo politico, accuse reciproche da parte dei membri del partito comunista rimasti a comandare il paese, e qualche atto di impulsività e follia da parte di alcuni personaggi. 

La morte avviene, come realmente accaduto e riportato nei libri di storia, per emorragia celebrale, il resto dei fatti e delle azioni, fanno più parte di una commedia comica.

 
La pellicola ha riscosso un notevole apprezzamento da parte di critica e pubblico a livello mondiale, riscuotendo anche un discreto successo al botteghino, tuttavia, non è stata vista con occhio critico ed oggettivo da parte della Federazione Russa, che ne ha bandito addirittura la distribuzione sul proprio territorio, additandolo come noioso ed offensivo. 

Il film ha sicuramente un umorismo sagace, dissacrante nei confronti di tutti gli aspetti più conosciuti ed idolatrati della morale e mentalità del periodo stalinista. 

Il cast è di tutto rispetto, da Steve Buscemi a Jeffrey Tambor, tra i quali spicca la performance di Simon Russell Beale, nei panni del terribile ministro degli affari interni e capo della polizia segreta Lavrentij Berija, candidato e vincitore infatti in Gran Bretagna del premio come miglior attore non protagonista al festival dei film indipendenti. 

L'ultima mezzora ha forse un leggero cambio di tono, si vedono un po' più di sangue e di spari, qualche cadavere, le conversazioni si fanno più serie, in sostanza la linea ironica sembra scendere in percentuale per fare spazio ad una maggiore morale intrinseca sugli avvenimenti. 

In sostanza un film piuttosto interessante come concetto, con alcune scene assolutamente brillanti, non troppo lungo nè troppo macabro, quindi consigliabile un po' a tutti. 

E come un episodio dei Simpson,
da piccoli sembra solo comico e paradossale, ma crescendo si comprende quanto fosse satirico e realmente possibile.

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