domenica 29 settembre 2024

Che cosa è una "commedia"?

 Da dizionario si tratta di una parola con provenienza greco-latina che avrebbe avuto in origine il significato di : "Canto della festa".
In secoli più recenti ha preso molto piede in campo letterale e teatrale, dove è divenuta la rappresentazione di storie condite sia da fatti piacevoli che da fatti tristi, ma che tendenzialmente terminano con un lieto fine. 
Negli ultimi 100 anni però, abbiamo visto l'avvento della cinematografia, ed è in questo ambito che lo stile della commedia ha assunto i connotati di un'opera solitamente piuttosto leggera, quasi sempre con ampie sfumature comiche e sentimentali, e con varie sottocategorie che si sono formate al suo interno per le trame più particolari, tendendo però a mantenere il tratto del finale positivo.

Prendendo in considerazione l'era più recente del cinema, diciamo quello degli ultimi 50 anni, italiano ed internazionale, le sottocategorie più diffuse e più apprezzate sono state : 
La "commedia drammatica", con opere come "L'aereo più pazzo del mondo", "Il grande Lebowski", "Ricomincio da capo", condite sia da dramma, ma anche come detto dal tema della comicità, e con il quasi costante lieto fine. 
La "commedia romantica", della quale sono stati dei successi planetari film come "Il diario di Bridget Jones", "40 anni vergine", o "Notthing Hill", anch'essi con sfumature ancora più marcate di ironia, ed il consueto lieto fine.

Mentre per quanto riguarda il cinema nostrano, due generi di commedia estremamente diffusi furono, quello della "commedia all'italiana", dove presero parte nel descrivere pregi, ma soprattutto i difetti della nostra nazione, molti dei migliori registi in circolazione all'epoca, da Monicelli a Risi, passando per Scola, ed alle cui pellicole presero parte la quasi totalità degli attori di successo dei rispettivi decenni, da Sordi a Gassman, passando per la Loren.
L'altro, fu a dire il vero a sua volta un sottogenere, del suddetto, nello specifico quello della "commedia sexy", dove l'aspetto della sensualità e della sessualità venivano esplorati dai vari registi, spesso nella trama e a discapito di un povero protagonista che collezionava insuccessi in tali campi.
Film che avevano con se i temi quasi imprescindibili già citati, ma anche appunto questo tema ricorrente del nudo, del tradimento, della promiscuità, del desiderio impellente e costante, un po' tutta la sfera dell'amore più istintivo.
Naturalmente la loro natura li rendeva quasi sempre dei B-movie, e non adatti a tutti, ma alcuni di loro sono comunque passati alla storia come film di culto per varie generazioni. 

giovedì 26 settembre 2024

"Il collezionista di ossa" (1999) #Recensione

 Si tratta di un film di fine anni '90 basato su un romanzo omonimo di un autore americano uscito un paio di anni prima.
Sfoggia un cast notevole, tra i quali principalmente i due protagonisti Denzel Washington ed Angelina Jolie, che si sono comportati più che degnamente, specialmente la Jolie che è apparsa molto calzante ed immersa nella parte.
 
La trama è quella di un criminologo immobilizzato a letto a causa di un incidente sul lavoro, il quale vorrebbe farla finita legalmente e cerca di spingere continuamente per avviare le pratiche.
Il destino però vuole che si presenti un nuovo caso, molto interessante, per il quale viene specificamente richiesto il suo aiuto.
Il susseguirsi delle scene e dei fatti, porterà alla scoperta di un vero e proprio seria killer in azione, e la risoluzione del caso richiederà che egli rimanga in vita, facendogli posticipare temporaneamente i propri piani di morte.

La descrizione della storia è volutamente fortemente tronca, dato che andare oltre avrebbe svelato davvero troppo, specialmente riguardo ad un film che basa la maggior parte del proprio valore intrinseco nella sorpresa.
E' infatti un thriller tra lo psicologico ed il poliziesco, dove il cast come detto si è comportato molto bene a livello recitativo, ma è apparso anche ben scelto.

Si potrebbero volendo trovare piccoli dettagli da criticare, ma cadrebbero troppo nel campo della soggettività e della pignoleria, è quindi un film che può essere promosso nella sua totalità, sia per gli aspetti cinematografici classici, come una durata adeguata ed un ottimo passo, oltre che ottime inquadrature e colori, sia per quelli più peculiari come la scelta e la qualità della trama e dei suoi interpreti.

In sostanza un film promosso a pieni voti, anche se non raggiunge l'eccellenza assoluta, che può essere consigliato a tutti, salvo ai più piccoli, ma che ad un appassionato del genere farebbe forse consigliare altro, dato che nel genere in questione appunto, si può trovare di meglio.

lunedì 23 settembre 2024

"Hey, i'm walking here!" (Forrest Gump)

 "Hey, i'm walking here!" è una delle frasi diventate più iconiche di tutto il cinema americano.
Pronunciata da Dustin Hoffman nel film "Midnight Cowboy", diventato in Italia "Un uomo da marciapiede", riscosse particolare attenzione per la curiosità di essere stata pronunciata involontariamente.
 
Hoffman stava camminando su di un marciapiede durante una scena del film, quando, mentre conversava/recitava con un altro attore, un taxi gli tagliò la strada, e lui, infastidito ma rimanendo nella parte, esclamò tale frase.
 
La cosa piacque al regista, tanto che decise di tenerla (anche se ufficialmente si parla di una scena che fu rigirata includendo quella frase, più che l'originale vera e propria lasciata nel montaggio finale).
 
A sorpresa però, la si sente pronunciata anche nel film "Forrest Gump" di pochi anni dopo, certamente come tributo ed inserita in maniera piuttosto comica.
 
Viene infatti detta dal "Tenente Dan" (Gary Sinise) mentre attraversa la strada, anch'essa nel centro di New York, sempre nei confronti di un tassista impaziente che gli si era avvicinato pericolosamente.
La parte comica, volutamente, è che il tenente Dan ha da poco perduto entrambe le gambe nella guerra del Vietnam, e nella scena in questione è aiutato ad attraversare la strada da Forrest Gump (Tom Hanks) che ne spinge la carrozzella. 
 

mercoledì 18 settembre 2024

"Cento domeniche" (2023) #Recensione

 Si tratta di un film recentemente uscito, che narra le vicende inventate di un operario appena andato in pensione, il quale si trova ad affrontare delle spese extra, come un piuttosto costoso apparecchio acustico per la madre, e quelle per il matrimonio da poco annunciato della figlia.
Nonostante siano spese che decide di sostenere, soprattutto quella del matrimonio perché è un evento che sogna da sempre per la figlia, scoprirà che la banca dove ha depositato costantemente e parsimoniosamente i risparmi di una vita, potrebbe avere difficoltà a renderglieli disponibili.

La trama è più di questo, ma è stata sintetizzata all'estremo per non fare spoiler, anche se comunque non è apparsa particolarmente interessante, ne del tutto coerente con se stessa nello svolgersi del film.

Il film è una grande delusione, va in leggero crescendo fino a poco dopo la metà, creando aspettative ed aprendo porte, mantenendo abbastanza alta l'attenzione dello spettatore, poi però non conferma le premesse/promesse, anzi inizia un lento declino salvo un picco negli ultimi minuti, che fa sperare in un finale originale e sofisticato, ed invece consegna allo spettatore una conclusione quasi inspiegabile.

Si parte da subito facendo chiaro che il protagonista si sta vedendo da tempo con una donna sposata, non è turbato ne ha sensi di colpa, questo lo rende umano, ma mette anche lo spettatore in difficoltà nel parteggiare per lui. 

La recitazione appare decisamente scadente da parte di praticamente tutto il cast, a parte proprio Albanese, che ne è stato anche il regista, che si salva con una prestazione abbastanza coinvolgente, anche se non in tutte le scene. 

Il finale è la parte che lascia più  perplessi di tutte, non che il film sembrasse veicolare chissà quale messaggio o suggerire chissà quale morale, salvo quella di stare attenti a che cosa si firmi quando ci propinano un contratto, ma è proprio nell'ultimissima scena che scade un qualsiasi ragionamento più complesso e profondo potesse aver magari stimolato nello spettatore.

Al di là del fatto che nessun ex direttore di banca viene preso di peso e portato in una filiale dove sta avvenendo una rapina per farlo entrare a parlare con l'invasato armato di turno, ma in ogni caso, Antonio (il protagonista del film interpretato da Albanese) aveva ancora quasi tutto quello a cui teneva, quindi è difficile giustificare l'inserimento del gesto estremo nella trama.

Naturalmente queste sono considerazioni dirette ad un pubblico che abbia già visto il film, dato l'enorme spoiler del paragrafo precedente, ad ogni modo appunto, il protagonista aveva ancora la madre, in vita, della quale prendersi cura, gli amici, che si erano dimostrati disponibili ad aiutarlo economicamente, il piccolo sollievo morale del mal comune mezzo gaudio, dato che era stato truffato insieme ad altre decine di persone, e soprattutto aveva ancora l'amatissima figlia, ed il tanto desiderato matrimonio, magari in forma più semplice, all'orizzonte. 

Con la perfetta consapevolezza che talvolta un semplice elemento come un naso storto, o ritenuto tale, possa portare una persona ad un gesto estremo, nel caso del protagonista dimostra più che altro che non avesse di fatto abbastanza amore per la figlia, e che questo suo senso di colpa, nonostante non fosse colpa sua, lo abbia sopraffatto, elemento questo fortemente in contrasto con la scarsa morale e preoccupazione per la propria immagine, che era stato mostrato sin dalle prime scene del film con il tradimento. 
Appare quindi un personaggio non scritto particolarmente bene, che non riesce ad essere tridimensionale nella sua dicotomia di egoista-altruista. 

In sostanza un film che delude, al netto del budget e di altri aspetti tecnici non eccelsi, dispiace soprattutto per Albanese, grande comico, e buon attore, con prestazioni originalissime, in pellicole molto più memorabili come "Uomo d'acqua dolce". 
Forse egli stesso voleva staccarsi dal suo lato comico e mostrare quello umano, ma la resa totale del film non stimola a consigliarne la visione. 

domenica 15 settembre 2024

"Le 8 montagne" (2022) #Recensione

 Film italiano uscito di recente, adattamento di un romanzo di pochi anni prima, senza un cast d'eccezione ne un budget da colossal, ma dal risultato davvero eccellente.

La trama è quella di una famiglia che va a passare momenti estivi in montagna, il figlio fa amicizia con un bambino del luogo, l'ultimo rimasto in quel piccolo paese piuttosto sperduto.
Si perdono di vista per direzioni differenti forzate dai padri, padri che poi verranno allontanati da parte di entrambi dalle proprie vite.
Si ritrovano molti anni dopo, riscoprendo la passione per la montagna e per il condividerla.

Certamente questo breve riassunto è già uno spoiler eccessivo, ma più si è apprezzata una pellicola e meno vorremmo raccontarla, per non rovinarla al futuro spettatore.

Un risultato davvero ottimo, sia nella sua realizzazione generale, come aspetti puramente tecnici, dalle riprese alle ambientazioni, sia nella recitazione dei singoli, che nei messaggi che intende veicolare.

Un film per alcuni lungo e lento, ma che di sicuro è pieno di sensazioni e sentimenti ben trasposti, e che arrivano molto, nel suo essere coinvolgente ed a tratti avvincente.

Coinvolge appunto, ispira, intrattiene, emoziona.. racconta un sacco di storie in una sola, un sacco di vite ed ere vissute dai protagonisti, e lo fa in maniera del tutto onesta, realista.

In sostanza un film tristissimo, verissimo, e bellissimo, adatto a tutti, perché non serve essere appassionati di montagna o di terre remote per apprezzare tale storia, e non serve essere bambini, adulti o anziani, per potere beneficiare del messaggio riguardante la vita che questo film intende diffondere.


mercoledì 11 settembre 2024

"Il grande Lebowski" #SpiegazioneTitolo

 Non una vera e propria spiegazione, come ormai accade da un po' su questo blog per questa categoria di argomento, ma più una cursiosità legata al suo adattamento.

"Il grande Leboswki", titolo con il quale è stato distribuito in Italia, è la traduzione quasi letterale della versione originale "The big Lebowki", se non fosse per il fatto che "grande" e "big" non sono sempre sinonimi.

In questo caso sembra più che in originale si volesse semplicemente esprimere l'aspetto corpulento del protagonista con un aggettivo, mentre in italiano si sia adattato con un "grande" intendibile più come riferito al fatto che fosse una bella persona, o stimata, o rilevante in qualche altro suo aspetto o settore.

Il risultato è piuttosto contraddittorio, dato che per la trama effettiva del film, nonostante fosse molto apprezzato dai fedelissimi amici, essi rimangono comunque una cerchia ristretta di persone, a discapito di una molto carente quantità di risultati raggiunti nella società da parte del protagonista, tanto da giustificare difficilmente l'appellativo di "grande", al contrario di "big" (grosso), che invece ne descriveva bene la sedentarietà e possibilmente la depressione, calzanti con la trama.

domenica 8 settembre 2024

"Forrest Gump" (1994) #Recensione


 "Forrest Gump" è una pellicola statunitense di metà anni '90, inspirato da un romanzo ominimo e diretto da Robert Zemeckis, con protagonista Tom Hanks.
Il film ricevette molteplici premi e fu un successo commerciale planetario, ma soprattutto, è forse il più grande capolavoro cinematografico di tutti i tempi per la sua completezza.
 
La trama è quella di un bambino dell'Albama con problemi di motorietà e con un certo ritardo cognitivo.
La sua infanzia, scandita dalla carenza di amici e dal suo essere la vittima ideale dei bulli, viene segnata però dalla conoscenza di una compagna di autobus verso i viaggi a scuola, rapporto che si consoliderà nel tempo, nonostante i due vivranno vite diametralmente opposte.
I continui successi dell'ormai adulto Forrest, molti dei quali dati dalla dedizione che mette in ogni attività, ma molti altri involontari, saranno per tutta la storia in contrapposizione agli insuccessi e sbandamenti dell'amica di una vita.
 
Meglio non dire altro, questa è una trama, con una serie di intrecci che vanno vissuti, vanno scoperti durante la visione.
Il film tratta infatti talmente tanti argomenti, intrecciati, e bene, tra loro, che sono di fatto tutta una serie di storie nella storia.
Non una novità per il mondo del cinema, e non è certo il primo caso in cui degli intrecci simili vengono realizzati in maniera egregia, ma è la quantità di temi che colpisce più di tutto, una scelta estreamemente ambiziosa e che come per un tuffo sportivo, ne moltiplica il voto finale grazie al coefficente di difficoltà.
 
Si parte dal tema del crescere i figli da parte di un genitore solo, cosa che riguarda entrambi i protagonisti, per passare a quello degli abusi domestici, al tema del bullismo, ai temi della guerra e del pacifismo, al tema della famiglia, delle dipendenze, della religione, del suicidio, del raggiungimento dei propri sogni in contrasto con quello che realmente la vita ti dà la possibilità di raggiungere, al tema del destino sia come individui indipendenti che come tradizioni familiari, e molti altri.
 
Tutti trattati in maniera eccezionale, senza mai risultare tirati via nè svolti esageratamente, tutti quasi mai riguaradanti un singolo personaggio, ma che si ritrovano anche in altri, tutti che danno la sensazione di una storia che si rilancia sempre, per tutta la durata della visione.
 
Un'opera che lascia senza fiato, con un passo mai lento e senza momenti di inceppamento, una serie di eventi o sorprese sempre avvincenti, che tengono l'attenzione ed il coinvolgimento altissimi, e che non lo fanno apparire affatto eccessivamente lungo.
 
Eccellente la recitazione di praticamente tutto il cast, con Hanks riconosciuto come miglior attore protagonista dell'anno, mentre a Gary Sinise rimase soltanto la soddisfazione della candidatura.
Ad ogni modo 13 candidature agli Oscar, con 6 statuette ricevute, e quasi 700 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, danno bene la connotazione del fenomeno Forrest Gump, anche se rimangono soltanto numeri, il film è decisamente molto di più. 

Gli effetti speciali ottennero il riconoscimento, davvero ottimi e per l'epoca eccezionalmente ben amalgamati con la storia, mentre la colonna sonora di Alan Silverstri se pur elogiata e candidata, non ottenne tale riconoscimento.
 
In sostanza un film per tutti, che non ha subito i segni del tempo, e che anche se non per tutti diventerà il film preferito nella vita, difficilmente farà rimpiangere di aver speso del tempo a vederlo.