domenica 28 luglio 2024

"Troppo napoletano" (2016) #Recensione

Si tratta di una commedia regionalista piuttosto recente, prodotta da Alessandro Siani e con al suo interno diversi altri attori campani, ma meno conosciuti. 

La trama è quella di una giovane madre, che deve crescere da sola il figlio a causa della semifuga, inizialmente, e poi prematura morte, del padre.
Oltre a tutte le difficoltà più classiche di un compito del genere, si aggiungono anche le sofferenze sentimentali del figlio, che si invaghisce di una compagna di classe, e la ricerca anche per se stessa di un legame che a causa proprio del dedicarsi pienamente all'essere madre single, manca da tempo.  

La trama non è decisamente il suo punto forte, ma il film sorprende in positivo.
Buona la durata ed il passo, bene la qualità delle riprese e delle ambientazioni (considerando il budget ed il genere), bene anzi a tratti molto bene la recitazione di un po' tutto il cast, soprattutto la protagonista, al secolo Serena Rossi, già nota per altre partecipazioni in vari lavori televisivi.
Divertenti anche diverse battute, difficili da ripercorrere qui testualmente, ma che valgono il tempo dedicato a guardare il film.
Bene anche la parte relativa agli aspetti più tipici della città di Napoli e delle sue tradizioni, risultano infatti tutte comprensibili, anche grazie ad alcune spiegazioni durante il film, e non lo fanno sembrare appartenente ad un mondo troppo distante in cui non ci si possa immedesimare.
 
Di negativo forse il finale, che oltre a non essere all'altezza del resto del film, compie anche ulteriori scalini verso il basso man mano che la storia si avvia al lieto fine. 

In sostanza un film per tutti, un buon intrattenimento per chi cerca una commedia semplice, una pellicola che non stona mai, non scende mai in una qualche situazione trash di cattivo gusto, ben amalgamata e ben realizzata.

giovedì 25 luglio 2024

"Inside out" #SpiegazioneTitolo

 "Inside Out 2", il secondo film appunto dopo "Inside out", da poco uscito, sta scalando la classifica dei film più visti di tutti i tempi, giusto allora farne ben comprendere ad i non madrelingua, il significato del  titolo.

Non sarà una spiegazione difficile, e per chi abbia presente il fim, anche piuttosto ovvia, tuttavia l'espressione "inside out", non è altro che il modo in cui in inglese, si definisce qualcosa che è "al rovescio".

Prendere per esempio una maglia e fare in modo che la parte interna diventi quella esterna, è quello che si intenderebbe con "That t-shirt is inside out", "Quella maglietta è al contrario/al roverscio".

Il perchè della scelta di tale titolo è facilmente intuibile, ed è semplicemente data dal fatto che i coprotagonisti, parallelamente alla protagonista vera e propria ed ai suoi amici reali, sono dei personaggi rappresentanti le emozioni umane, quelle che proviamo internamente, viene da se dunque che rendendole dei personaggi e facendo mostra di esse all'esterno, è come se la nostra persona fosse "al rovescio".


sabato 20 luglio 2024

"Room" (2015) #Recensione

 Room è un film di produzione nordamericana, basato in parte sui fatti riguardanti il "Caso Fritzl", una storia di segregazione e sevizie durate parecchi anni, avvenuta in Austria.

La trama è simile appunto alle vicende reali, una giovane ragazza viene rapita con una scusa da uno sconosciuto, portata nel capanno del proprio giardino, e tenuta prigioniera per anni. 
Oltre alla reclusione, il suo aguzzino abusa di lei, fatto che la porterà a dare alla luce un figlio all'interno della "stanza" (Room) come poi la rinomineranno lei ed il piccolo, vivendoci dentro in tutti quegli anni. 
 
Il film ha almeno un paio di aspetti fortemente mal riusciti, il primo è il fatto che abbia un passo molto lento nei primi 50 minuti, in cui non accade sostanzialmente molto, poi 10 minuti molto stimolanti da vero thriller, e poi di nuovo 50 minuti a passo lento, salvo qualche colpo di scena qua e la. 
Cosa che fa pensare che sarebbe potuto essere semplicemente "un corto" di una 15 di minuti, anzichè una pellicola di quasi 2 ore. 
L'altro aspetto tecnico davvero sorprendente in negativo, è la scomparsa di alcuni personaggi, scompare infatti "dalle scene" il padre della protagonista senza alcuna spiegazione, ma soprattutto scompare l'antagonista, che dopo 50 minuti di forte presenza, quantomeno nella trama, non appare più in nessun fotogramma, e senza darne alcuna spiegazione. 
Spesso questo aspetto della sparizione del personaggi è un elemento che divide i buoni film da quelli di valore inferiore. 
 
 Bene la recitazione, quella riconosciutale anche dalla critica, da parte della protagonista, che è stata infatti premiata con riconoscimenti di settore, ed ancor più quella forse meno elogiata del piccolo attore coprotagonista, davvero eccellente, anzi eccezionale. 
E' comunque un elogio generale, tutto il cast è stato all'altezza e oltre, sia come singoli che come insieme.

In sostanza un film che non si può consigliare, che nella parte da thriller manca di costanza nella suspence, e che mischia troppi stili durante tutta la sua durata, tanto da farlo apparire confusionario.
Interessante invece la scelta dell'argomento, ma appunto regala emozioni più forti la lettura su Wikipedia della pagina riguardante gli sconcertanti fatti reali del "Caso Fritzl", che il film, che peraltro manca di riconoscere tale caso come fonte di ispirazione.

mercoledì 17 luglio 2024

Chi è Andy Garcia?

 Andy Garcia è un attore cubano di ormai quasi 70 anni, che ha partecipato a molte pellicole di successo hollywoodiane, distinguendosi per delle performance eccezionali, spesso non riconosciute a sufficienza dalla critica.

Naturalizzato statuniteste, giunse con la famiglia in fuga dall'isola di Cuba quando era piccolo, a causa della rivoluzione cubana.

Giovane talento della pallacanestro, dovette rinunciare allo sport professionistico per motivi di salute, cosa che lo fece virare verso il mondo della recitazione. 

Attento e partecipe alle produzioni cubane, è però grazie a quelle statunitesti che, dopo un normale periodo di gavetta con alcune parti minori, viene maggiormente riconosciuto il suo talento.

Perfetta la sua interpretazione del ricco proprietario di casinò nella saga "Ocean's eleven", tende tuttavia ad essere spesso scelto per interpretare la parte dell'italo-americano, principalmente probabilmente per aspetti fisionomici. 
Ricopre appunto tale ruolo ne "Gli intoccabili", e soprattutto naturalmente nella saga de "Il padrino", dove la sua strepitosa interpretazione nel terzo capitolo (la trilogia del padrino è ufficialmente divisa in "parti"), gli vale una candidatura all'oscar, che purtroppo però non arrivera.
 
E' infatti la sua una carriera senza il riconoscimento singolo maggior per un attore americano, che salvo sorprese, potrebbe ormai essergli assegnato solamente "alla carriera", come talvolta accade. 

domenica 14 luglio 2024

Uno scugnizzo a New York (1984) #Recensione

 "Uno scugnizzo a New York" è una commedia italiana con protagonista Nino D'Angelo, al quale viene sostanzialmente affidata, essendo lui principalmente un cantante, anche la parte della colonna sonora.

Il film è infatti, come sarebbe più proprio definirlo, una commedia musicale, ossia un qualcosa che non è un musical, con l'estraneazione a momenti dei personaggi dal contesto, nè sono presenti parti di ballo di singoli o gruppi, ma dove comunque il tema della musica è particolarmente rilevante, venendo anche eseguite intere canzoni, cantate e scritte dal protagonista, all'interno del film.

La trama è quella di uno "scugnizzo" di origini napoletane, di nome Nino, interpretato da Nino D'Angelo, che svolge umilmente la propria professione di fattorino, consegnando del latte. Accanto a lui come collega e fedele amico, un ragazzo di colore del posto, che vivrà con lui le problematiche di tale lavoro, ma anche le opportunità future che a breve la vita gli offrirà. Entrambi infatti si riscattano con nuove possibilità di carriera, come pianista e cantante per Nino, e come boxeur per il suo amico.
Anche in amore, entrambi, dopo diverse difficoltà ed ostruzioni da parte di alcuni familiari delle loro partners, si riscatterano ed avranno delle soddisfazioni dalla conoscenza di quelle due ragazze, con le quali, tutti e quattro insieme, riusciranno a coronare il loro sogno di andare a visitare Napoli.
 
La trama non è il pezzo forte del film, soprattutto quando verso il finale inizia a diventare sempre meno sensata e surreale.
Anche la recitazione di un po' tutto il cast non è la parte meglio riuscita, anche se nessuno ha sfigurato o è apparso fuori luogo. 
Di positivo invece certamente la voce e la canzoni di Nino D'Angelo, naturalmente per chi lo apprezza nello specifico o è appassionato del genere, e si possono fare i complimenti anche per l'inclusività, oggi tema molto presente in tutti i dibattiti della nostra società, ma che 40 anni fa non era da darsi per scontato. 
 
In sostanza una commedia semplice, forse anche un po' banale a tratti, ma che intrattiene per quello che è, sconsigliabile a chi non apprezzi tale genere musicale o i film a forte connotazione regionalista, ma altrettanto consigliabile a chi invece apprezza proprio l'opposto. 

mercoledì 10 luglio 2024

"Fratelli d'Italia" #SpiegazioneTitolo

 "Fratelli d'Italia" è il titolo di una commedia italiana del 1989, ovviamente più che spiegare il perchè ed il significato di tale frase legata al film, questo post dirà qualcosa in più su una frase che sentiamo tutti sin da piccoli, quantomeno ad ogni esibizione o vittoria di una squdra sportiva nazionale.

Per quanto riguarda il film, sicuramente è stata scelta per accumunare i protagonisti, tre specificamente, che hanno ognuno un proprio episodio all'interno della pellicola, in cui si trovano di fronte svariate difficoltà, ma che alla fine sono tutti uniti da intenti simili, simili ideali, o quantomeno, simili comportamenti. 

Per quanto riguarda la frase in se e per se, è uno dei modi in cui viene talvolta chiamato "Il canto degli italiani", detto ancor più spesso "Inno di Mameli", che esordisce proprio con quelle parole "Fratelli d'Italia", con l'intento di far capire come gli italiani facciano parte di un solo popolo, e che quindi siano tutti come fratelli, "Fratelli d'italia" appunto. 

La connessione con Mameli, l'inno nazionale, e concetti di unione tra popoli, sono forse un po' troppo alti per la pellicola che è, e per molte delle bassezze che i personaggi del film si ritrovano a fare, tuttavia questa è stata la scelta.

domenica 7 luglio 2024

"Fratelli d'Italia" (1989) #Recensione

 Il titolo del film è un chiaro riferimento all'inno di Mameli, ossia l'inno nazionale Italiano, che unisce enormi differenze culturali e linguistiche per tutto lo stivale.

Un titolo unificante era proprio necessario dato che di anelli di congiunzione in questo film ve ne sono pochissimi, ufficialmente solo uno, una auto di marca Fiat, modello Tipo, che è presente per tutta la durata della pellicola, non in ogni scena ovviamente.

Si tratta infatti di 3 episodi distinti e sconnessi tra loro, con protagonisti 3 mostri sacri della commedia comica italiana, della durata di 30 minuti ciascuno, che trattano i due temi più cari in assoluto al nostro paese : il calcio, ed il tradimento.

Il primo ha come protagonista un Cristian De Sica alle prese con un tentativo di fine settimana con gli amici. Dopo i classici programmi iniziali, di mezzi di trasporto e di logistica, sembra diventare una vacanza memorabile, tuttavia alla fine ritornerà al suo ruolo (sociale) iniziale, che è quello in cui si sente più a suo agio.
Nel secondo vi è un Jerry Calà anch'egli in partenza per un fine settimana di passione, con la moglie del  proprio capo, anche in questo caso gli imprevisti saranno molteplici, ma ci sarà un finale migliore.
Il terzo è dedicato a Massimo Boldi, tifosissimo milanista in trasferta verso Roma, che si troverà a passare l'intero viaggio con a fianco degli altrettanto sostenitori della A.S. Roma, che gli renderanno "teribbile" la giornata, e lo porteranno ad un finale, che è poi anche il finale del film.
 
Le trame dei tre episodi non sono particolarmente articolate, ma non sarebbero nemmeno indecenti per l'operà che dovrebbe essere, il problema che ha portato condivisibilmente la critica a non apprezzarlo sta altrove.
Principalmente nel fatto che è un'opera fatta solo per vendere, con tutti i clichè e le cafonate pensabili, che usa aspetti culturali e linguistici delle penisola, nello specifico in questo caso quelli dell'asse Roma-Milano, per tentare di far ridere grazie alle loro differenze ed alle loro forzature.
Nulla di nuovo comunque, cose già viste e riviste fin dal "Vacanze di Natale" di 6 anni prima, dove probabilmente anche in questa pellicola si puntava a replicarne il successo, prendendone ispirazione qua e la.
Successo che, almeno di pubblico, poi è arrivato.

In sostanza un film che aveva una buona base di originalità e delle potenzialità, che forse si butta via, in caciara, da solo, ma che nonostante non abbia naturalmente nessuna prestazione recitativa di livello, può essere un decente intrattenimento per una serata alla riscoperta di pellicole italiane tipiche di un genere o di una decade.


"Cento domeniche" (2023) #Recensione