domenica 8 settembre 2024

"Forrest Gump" (1994) #Recensione


 "Forrest Gump" è una pellicola statunitense di metà anni '90, inspirato da un romanzo ominimo e diretto da Robert Zemeckis, con protagonista Tom Hanks.
Il film ricevette molteplici premi e fu un successo commerciale planetario, ma soprattutto, è forse il più grande capolavoro cinematografico di tutti i tempi per la sua completezza.
 
La trama è quella di un bambino dell'Albama con problemi di motorietà e con un certo ritardo cognitivo.
La sua infanzia, scandita dalla carenza di amici e dal suo essere la vittima ideale dei bulli, viene segnata però dalla conoscenza di una compagna di autobus verso i viaggi a scuola, rapporto che si consoliderà nel tempo, nonostante i due vivranno vite diametralmente opposte.
I continui successi dell'ormai adulto Forrest, molti dei quali dati dalla dedizione che mette in ogni attività, ma molti altri involontari, saranno per tutta la storia in contrapposizione agli insuccessi e sbandamenti dell'amica di una vita.
 
Meglio non dire altro, questa è una trama, con una serie di intrecci che vanno vissuti, vanno scoperti durante la visione.
Il film tratta infatti talmente tanti argomenti, intrecciati, e bene, tra loro, che sono di fatto tutta una serie di storie nella storia.
Non una novità per il mondo del cinema, e non è certo il primo caso in cui degli intrecci simili vengono realizzati in maniera egregia, ma è la quantità di temi che colpisce più di tutto, una scelta estreamemente ambiziosa e che come per un tuffo sportivo, ne moltiplica il voto finale grazie al coefficente di difficoltà.
 
Si parte dal tema del crescere i figli da parte di un genitore solo, cosa che riguarda entrambi i protagonisti, per passare a quello degli abusi domestici, al tema del bullismo, ai temi della guerra e del pacifismo, al tema della famiglia, delle dipendenze, della religione, del suicidio, del raggiungimento dei propri sogni in contrasto con quello che realmente la vita ti dà la possibilità di raggiungere, al tema del destino sia come individui indipendenti che come tradizioni familiari, e molti altri.
 
Tutti trattati in maniera eccezionale, senza mai risultare tirati via nè svolti esageratamente, tutti quasi mai riguaradanti un singolo personaggio, ma che si ritrovano anche in altri, tutti che danno la sensazione di una storia che si rilancia sempre, per tutta la durata della visione.
 
Un'opera che lascia senza fiato, con un passo mai lento e senza momenti di inceppamento, una serie di eventi o sorprese sempre avvincenti, che tengono l'attenzione ed il coinvolgimento altissimi, e che non lo fanno apparire affatto eccessivamente lungo.
 
Eccellente la recitazione di praticamente tutto il cast, con Hanks riconosciuto come miglior attore protagonista dell'anno, mentre a Gary Sinise rimase soltanto la soddisfazione della candidatura.
Ad ogni modo 13 candidature agli Oscar, con 6 statuette ricevute, e quasi 700 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, danno bene la connotazione del fenomeno Forrest Gump, anche se rimangono soltanto numeri, il film è decisamente molto di più. 

Gli effetti speciali ottennero il riconoscimento, davvero ottimi e per l'epoca eccezionalmente ben amalgamati con la storia, mentre la colonna sonora di Alan Silverstri se pur elogiata e candidata, non ottenne tale riconoscimento.
 
In sostanza un film per tutti, che non ha subito i segni del tempo, e che anche se non per tutti diventerà il film preferito nella vita, difficilmente farà rimpiangere di aver speso del tempo a vederlo. 

mercoledì 4 settembre 2024

"La cena dei cretini" #SpiegazioneTitolo

 Più che una spiegazione vera e propria, una critica, ad un titolo che in questo caso appare piuttosto intrigante, ermetico ed esplicito al tempo stesso, oltre che fortunatamente tradotto letteramente (dal francese, lingua originale), almeno per l'italiano e l'inglese, salvandoci da adattamenti sconcertanti.

Tuttavia quello che delude in questo caso specifico è la poca reale connessione con la trama in se e per se.
 
Come detto il titolo incuriosisce, dato che vi sono molteplici modi in cui si possa svolgere la storia, tale cena, ma purtroppo... la cena in questione non esiste, non si verifica mai, e questo lascia davvero un senso di incompiuto e di mancata motivazione del titolo.
 
Tale cena infatti viene elogiata e preparata, ma tutta una serie infinita di imprevisti impediscono al protagonista ed al suo "cretino" di turno di arrivarvici. 
 
Il risultato è un senso di stupore e di incongruenza, tra il titolo, ed un film dove questa fantomatica cena, o meglio dire cene settimanali, non vengono mai mostrate, nemmeno con dei flashback, lasciando il dubbio e la suggestione su come si sarebbero potute realmente svolgere e come si sarebbero comportati questi "cretini" prescelti. 

domenica 1 settembre 2024

"Back to black" (2024) #Recensione

 "Back to black" è un film sulla vita della cantante scomparsa Amy Winehouse, che purtroppo esce a meno di 10 anni di distanza dal favoloso documentario sulla vita della stessa, risultando dunque in una sorta di competizione indiretta con esso.

La storia è quella della vita della cantante inglese, essendo un biopic dichiaratamente fedele agli eventi reali.
Parla dunque della sua assenza di ambizione per il diventare famosa ed ancor meno per quella di diventare ricca, ma di come cercasse di scrivere e cantare per se stessa, per il pubblico, per la sua Londra, e perchè era l'unica cosa che sentiva di sapere fare.
 
Il film è stato piuttosto criticato, ma appare invece ben riuscito, nel suo aspetto puramente cinematografico.
Le riprese, i colori, le scenografie sembrano tutti ben fatti, ben scelti e ben amalgamati.
Il passo è costante e non fa sentire il peso delle sue 2 ore di durata, nette. 
Bene, anzi molto bene, la recitazione di molti membri del cast, soprattutto i due protagonisti, Amy (Amy Winehouse) e Blake (Blake Fielder-Civil), interpretati rispettivamente da Marisa Abela e Jack O'Connell.
 
Ben descritto anche il rapporto controverso ed ossessionante tra la cantante ed i paparazzi, mentre appaiono un po' messe volutamente in disparte, le figure della madre e del fratello, praticamente quasi completamente assenti dalla storia. 
Tuttavia più di tutto, è la figura del padre Mitch, estreamemente presente e caritatevole con la figlia nella storia, ad apparire distante da quello che era sempre trapelato negli anni.
Da segnalare come si voglia lasciare l'opera adatta a tutti, concludendola con un finale che sembra piuttosto edulcorato dalla tragedia reale che si consumò in quella camera di albergo.
 
In sostanza un buon film, ben fatto e ben recitato, che sta bene insieme e che anche se non stupisce con sconvolgenti colpi di scena, riesce bene a coinvolgere ed intrattenere lo spettatore, al netto del fatto che essendo un film biografico, lascia un po' troppi dubbi aperti su quanto sia fedele ai fatti reali. 

martedì 27 agosto 2024

"Zamora" (2024) #Recensione

 Il film "Zamora", nonsotante il titolo, è una recente commedia tutta italiana, con attori italiani e girata interamente in italia, ispirata liberamente da un romanzo di Roberto Perrone.

Si tratta del debutto alla regia di Neri Marcorè, che ne è stato anche sceneggiatore ed interprete.

La trama è quella di un ragioniere di Vigevano che si trova costretto a spostarsi a Milano per un nuovo impiego. Trasferitosi inizialmente dalla sorella, che già vive in città, si trova di fronte quella parte di società che ha evitato per tutta la vita ed alla quale non vuole assolutamente assomigliare, ossia quella dei "trogloditi" amanti e fissati col calcio, che lo vuole a tutti i costi far diventare uno di loro.
Spinto, anzi forzato, dal nuovo datore di lavoro, si ritrova nei panni del portiere della scuadra degli "scapoli" e nonostante una iniziale repulsione, scopre di poter dare e apprendere cose importanti sulla vita anche da situazioni del genere. 

Il risultato finale della pellicola è eccellente, a tratti eccezionale.
Bene, anzi benissimo, i costumi, non invasivi, calzanti ed adeguati a livello storico.
Altrettanto bene le scenografia ed i colori, anch'esse mai stonanti, mai eccessive, e sempre coerenti per tutto il film.
Benissimo la sceneggiatura, i dialoghi sono davvero uno dei punti forti dell'opera, con picchi di eccellenza in diverse discussioni tra i protagonisti. 
Benissimo anche tutti gli attori, Alberto Paradossi nei panni del protagonista che non fa trapelare la sua toscanità a livello linguistico in nessun frangente, lo stesso vale per Giovanni Esposito, napoletano d.o.c., nei panni del barista meneghino. Bravissima anche Anna Ferraioli, nella parte della sorella del protagonista, e bene anche Marta Gastini nel personaggio della collega ambita da tutti gli uomini.
Bene anche Giovanni e Giacomo, del trio di comici, nei panni di due imprenditori di zona, ed Ale e Franz, nei rispettivi ruoli di collega del protagonista e collega della sorella, tutti e quattro ben scelti e ben "riusciti".
Bene anche la milanesità, in tutte le forme espresse nel film, dall'aspetto lavorativo, a quello linguistico nelle espressioni dialettali colorite e non, alla mentalità, etc.
 
Menzione particolare la merità "la scena della finestra", si sente infatti in sottofondo una musica drammatica e di suspense mentre l'inquadratura stacca su di una vetrata di un edificio molto cementoso, dove si vede una persona in piedi a riflettere in maniera turbata e dove si comprende vi sia un ufficio all'interno. L'inquadratura fuori dalla facciata inzia dunque ad allargarsi a scatti, facendo presagire che ve ne siano molti altri perchè si tratta di un ufficio come minimo al 12esimo piano.. ed invece, al secondo scatto si ferma, essendo già chiaro che si tratta di un piano terra. Scelta comica molto ben riuscita.

In sostanza un film che sorprende, che non ha magari dalla sua il valore aggiunto di essere una storia vera come il docufilm della RAI su Roberto Baggio, o l'originalità di una commedia come Pane e Tulipani, ma che come esse regala sorprese ed emozioni, ed in particolare in questo caso, anche diverse riflessioni personali.

giovedì 22 agosto 2024

"Biffy Clyro - Cultural sons of Scotland" (2022) #Recensione

 Si tratta di un documentario uscito appena due anni fa, riguardante il gruppo musicale scozzese "Biffy Clyro".

La durata è soltanto di poco più di un'ora, ma richiede comunque una certa concentrazione nel seguire i sottotitoli, dato che per chi non ha familiariatà con l'accento scozzese, la pronuncia ed alcune parole gergali potrebbero far perdere parte del senso di una frase. 

Il documentario parte con una vena un po' drammatica, principalmente trattando come i membri abbiano vissuto i periodi dei vari lockdown dati dalla pandemia di Covid. 
La scelta non appare delle migliori perchè rende la visione e le argomentazioni iniziali un po' pesanti ed un po' distanti dalla musica. 
Il tutto però viene ripreso all'interno di una fattoria, dove la band si era piazzata per registrare l'ultimo album, questo dovrebbe alleggerire la situazione e la visione, ma non lo fa pienamente a dire il vero.
Altrettanto poco emblematici sembrano tutti gli "stacchetti" tra una scena e l'altra, ossia nella pratica piccoli pezzetti di loro canzoni ufficiali, che per un fan del gruppo non verrebbe proprio da definirli come i più rappresentativi del loro "sound".

Lo stesso vale per aspetti pratici delle dinamiche interne al gruppo, come il fatto che due dei tre membri siano fratelli, addirittura gemelli, una informazione che andrebbe data quasi immediatamente allo spettatore per decifrare molte delle situazioni future, ed invece viene snocciolata insieme ad altri aspetti rilevanti soltanto verso la fine, cosa che lo fa apparire più come un documentario per chi conosce già la band che per tutti. 

La cosa fa venire a mente un'altro documentario recente sulla musica, chiamato "Amy", sulla cantante  Amy Winehouse, che invece è risultato eccezionale un po' in tutti gli aspetti criticati invece fino ad adesso.

Stucchevole anche quanta amicizia tra i membri si voglia far passare attraverso lo schermo, reale o ostentata appare comune un po' ridondante, insieme ad altri concetti che nell'arco del docuemntario vengono ripetuti più volte. 

La seconda parte invece migliora e di parecchio, molti cerchi vengono chiusi, i concetti ed i racconti sembrano un po' più genuini ed il finale emoziona abbastanza.

Naturalmente anche in questa intervista, come in molte altre, avviene la consueta spiegazione del nome della band, e come sempre è diversa e più assurda delle precedenti date negli anni.

In sostanza, nonostante questo post sia certamente apparso molto critico, è un documentario che vale la pena guardare, specialmente se si apprezza tale band, e che ha nel suo andare a crescere, la chiave per poterlo realmente apprezzare e consigliare ad altri.

lunedì 19 agosto 2024

Cinemi andati..


 Nella stessa via di Lido di Camaiore, in Versilia, che ha recentemente ospitato il Bicinema (Parco della ex Bussola Domani), un cinema dove si poteva andare in bicicletta e lasciarla a vista, "sorgeva", ma si ergeva per poco più di qualche metro, un piccolissimo cinema all'aperto, che ogni estate si attivava per i villeggianti.

Era circondato da 4 muri di un paio di metri di altezza, ma mai dava la sensazione di costrizione.
I posti erano davvero poche decine, ma per chi viveva l'esperienza, specialmente per i più piccoli, appariva come un città.
 
Tale cinema oggi non c'è più, come accaduto a molti altri, niente di particolare, ma per chi abbia frequentato la Versilia una trentina di anni fa, e la cosa certamente non riguarda solo i toscani ma molta della zona certro-nord, è un pezzo di storia della propria infanzia che se ne va, e non tornerà, è infatti previsto un nuovo progetto edilizio diverso da quello per un qualche intrattenimento cinematografico.
 
Forse una delle operazioni nostalgia più gratuite e più di nicchia di questo blog, ma comunque una segnalazione da fare per coloro che li hanno seduto per tante estati ad emozionarsi. 

venerdì 16 agosto 2024

"Un'australiana a Roma" (1987) #Recensione

 "Un'australiana a Roma" è un film del 1987, prodotto e girato in Italia, che ha nei suoi paradossi elementi che quantomeno lo rendono particolare. 

La storia è quella di due giovani viaggiatrici australiane, che in sella alla loro fedele motocicletta con sidecar, stanno visitando il mondo. Giunte a Roma fanno però un incontro che cambierà il loro percorso, la loro vacanza, ed alla fine anche le loro vite. 
Si tratta di un giovane del luogo, interpretato da Massimo Chavarro, che si invaghisce ed inizia a frequentare una delle due ragazze, ella se pur riluttante inizialmente, accetta sospinta dall'amica a lasciarsi andare.
Alla fine però le cose non andranno affatto come sperato, tutta una serie di eventi e di tragedie, porteranno i protagonisti ad accettare i fatti e le debolezze della vita.
 
La prima delle assurdità è già presente nel titolo, dato che per la prima metà del film, le protagoniste sono due australiane, salvo poi incentrarsi su fatti e sensazioni riguardanti maggiormente una della due.
La seconda stranezza è linguistica, comprensibile per semplificare le cose allo spettatore, ma le due protagoniste in questione, native di lingua inglese, ed in Italia da pochi giorni per una vacanza di puro piacere, parlano sin dalla prima scena un italiano perfetto, talvolta persino forbito, e non si capisce dunque perché dovessero provenire da un'altra nazione, cultura, e perché da cosi lontano, salvo voler far leva sul fascino dell'esotico. 
La terza è l'inaspettata presenza di una giovanissima, appena ventenne, Nicole Kidman, che ricopre il ruolo della protagonista, recitando naturalmente in inglese e venendo successivamente doppiata in italiano. 

Parlando di aspetti più tecnici non si può dire che il cast abbia brillato in nessun modo, la stessa Kidman è sembrata non del tutto a suo agio e non particolarmente ispirata, lo stesso vale anche per Chavarro, che prova un po' di più con momenti di teatralità, che però rimangono un po' fini a se stessi e cadono nel vuoto della pochezza di alcune scene. 
Si salva più di altri l'altra amica australiana, in realtà una attrice tedesca, che è sembrata più calzante nel ruolo e nella semplicità della sua recitazione.

Bene la trama, raccontata in poche righe poco sopra, ma che forse è l'elemento singolo migliore del film, data la sua vena oscura e la ricerca della stimolazione di alcune riflessioni nello spettatore.

In sostanza un film dal passo decisamente lento, anche se fortunatamente non eccede nella lunghezza, che avrebbe potuto essere un'opera di maggior rilievo, vista la trama decente e la caratura di alcuni attori, ma che forse era stato pensato proprio cosi, senza grandi ambizioni, dato che si tratta di una pellicola mai uscita nei cinema, ma realizzata specificamente per Rai 3.