giovedì 22 agosto 2024

"Biffy Clyro - Cultural sons of Scotland" (2022) #Recensione

 Si tratta di un documentario uscito appena due anni fa, riguardante il gruppo musicale scozzese "Biffy Clyro".

La durata è soltanto di poco più di un'ora, ma richiede comunque una certa concentrazione nel seguire i sottotitoli, dato che per chi non ha familiariatà con l'accento scozzese, la pronuncia ed alcune parole gergali potrebbero far perdere parte del senso di una frase. 

Il documentario parte con una vena un po' drammatica, principalmente trattando come i membri abbiano vissuto i periodi dei vari lockdown dati dalla pandemia di Covid. 
La scelta non appare delle migliori perchè rende la visione e le argomentazioni iniziali un po' pesanti ed un po' distanti dalla musica. 
Il tutto però viene ripreso all'interno di una fattoria, dove la band si era piazzata per registrare l'ultimo album, questo dovrebbe alleggerire la situazione e la visione, ma non lo fa pienamente a dire il vero.
Altrettanto poco emblematici sembrano tutti gli "stacchetti" tra una scena e l'altra, ossia nella pratica piccoli pezzetti di loro canzoni ufficiali, che per un fan del gruppo non verrebbe proprio da definirli come i più rappresentativi del loro "sound".

Lo stesso vale per aspetti pratici delle dinamiche interne al gruppo, come il fatto che due dei tre membri siano fratelli, addirittura gemelli, una informazione che andrebbe data quasi immediatamente allo spettatore per decifrare molte delle situazioni future, ed invece viene snocciolata insieme ad altri aspetti rilevanti soltanto verso la fine, cosa che lo fa apparire più come un documentario per chi conosce già la band che per tutti. 

La cosa fa venire a mente un'altro documentario recente sulla musica, chiamato "Amy", sulla cantante  Amy Winehouse, che invece è risultato eccezionale un po' in tutti gli aspetti criticati invece fino ad adesso.

Stucchevole anche quanta amicizia tra i membri si voglia far passare attraverso lo schermo, reale o ostentata appare comune un po' ridondante, insieme ad altri concetti che nell'arco del docuemntario vengono ripetuti più volte. 

La seconda parte invece migliora e di parecchio, molti cerchi vengono chiusi, i concetti ed i racconti sembrano un po' più genuini ed il finale emoziona abbastanza.

Naturalmente anche in questa intervista, come in molte altre, avviene la consueta spiegazione del nome della band, e come sempre è diversa e più assurda delle precedenti date negli anni.

In sostanza, nonostante questo post sia certamente apparso molto critico, è un documentario che vale la pena guardare, specialmente se si apprezza tale band, e che ha nel suo andare a crescere, la chiave per poterlo realmente apprezzare e consigliare ad altri.

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