venerdì 19 maggio 2023

"Up to 11" (Spiegazione)

 L'espressione in inglese "up to 11", o a volte "this goes to 11", proviene dal film "This is Spinal Tap" del 1984, e significa letteramente, almeno nella scena in questione, che l'amplificatore musicale del protagonista poteva essere alzato di volume fino ad 11, ossia 1 in più rispetto a tutti gli altri, che da sempre hanno la possibilità di regolare il volume soltanto da 0 a 10.

All'interno della pellicola, già molto comica e densa di scene citabili e ripetibili come battute, è quella che è risaltata di più e rimasta maggiormente nella storia, proprio per originalità e curiosità riguardo al concetto.
E' diventata infatti un possibile modo di esprime due concetti che capita di dover descrivere nella vita, ossia quando qualcosa viene fraintesto, nel caso in questione il volume massimo non cambia, l'11 è soltanto l'equivalente del precedente 10 ma in una scala con più scalini, oppure quando qualcosa realmente supera di un gradino qualcosaltro.
 
La popolarità e l'interesse attorno a tale espressione furono da subito tali, che sia alcuni produttori di amplificatori che varie band musicali, iniziarono rispettivamente a produrre ed ad usare, strumenti che avessero una numerazione che andava oltre le canoniche 10 tacche. 

lunedì 15 maggio 2023

"This is Spinal Tap" (1984) #Recensione

 This is Spinal Tap è un finto documentario riguardo ad una band chiamata appaunto Spinal Tap, ma in maniera più ampia è una descrizione in chiave ironica di tutta la scena metal di fine anni '70 e primi anni '80.

Il nome stesso della band contiene la presa in giro dell'uso della "umlaut" spesso usata nei nomi dei gruppi di tale genere musicale, andrebbe infatti scritto propriamente con i due puntini sopra le lettere, , "n" e "a", ma a metà tra le due.

La band nel film è britannica, probabilmente per il fatto che la maggior parte del contributo al genere in termini di gruppi veniva proprio dalla Gran Bretagna, anche se il documentario si svolge tutto durante un loro tour negli Stati Uniti d'America.

Altro aspetto propriamente britannico e perfettamente rappresentato, è lo humor, che ne è anche l'aspetto più brillante ed immortale dell'opera. Alcune battute non sarebbero ben viste ad oggi, ma nel suo insieme si può definire un film invecchiato bene, o meglio, non invecchiato, dato che ancora oggi riesce a trasmettere attraverso la sua comicità, lo stesso messaggio per cui è stato realizzato ormai 40 anni fa. 

Alcune note curiose riguardo al film sono : 

Il fatto che sia presente in una piccola parte Fran Dresher, che raggiungerà il proprio picco di popolarità, specialmente in Italia, una decina di anni dopo, interpretando "La Tata", nella omonima e fortunatissima serie televisiva. 

Il loro album fittizio, avente nella versione finale una copertina completamente nera su entrambi i lati, è stato associato a vari album usciti negli anni successivi, che avrebbero "copiato" o "omaggiato" l'idea e la band, in particolare quello dei Metallica, uscito nel 1991.

Veramente appropriata è anche l'ironia che viene fatta all'interno del film riguardo alle unità di misura Britannico-Statunitensi, particolarmente confusionarie, datate, e distaccate da quelle più diffuse ed ormai globali del resto del mondo. 

Ne è in programma un sequel, in uscita nel 2024.

La band ha suonato dal vivo realmente in alcune occasioni nel corso degli anni, tuttavia perdendo l'occasione di poter far esplodere il proprio batterista sul palco durante l'esibizione, o comunque facendolo magari morire in circostanze sulle quali la polizia avrebbe poi potuto dichiarare che sia "meglio non indagare".

Celebre e passata di generazioni, la citazione proveniente dal film "up to 11", ma la cosa merita un post a parte.

In sostanza un film semplice ma molto ben fatto, ben pensato, ben scritto e ben riuscito, che intrattiene e merita per il tipo di umorismo ed il modo in cui viene reso.

 


venerdì 12 maggio 2023

"Tick, Tick... Boom!" (2021) #Recensione

 Si tratta di film biografico musicale, riguardande la vita e le opere del drammaturgo americano Jonathan Larson, prematuramente scomparso a soli 35 anni, proprio la sera prima della "prima" di quello che sarà il suo lavoro di maggior successo, un musical dal nome "Rent".

Il titolo del film si riferisce invece alla sua precedente opera, la seconda della sua carriera, dopo "Superbia", e la pellicola tratta proprio le fasi della scrittura ed i tentativi di vederla prodotta e proposta a Broadway, in parallelo alle sue vicende personali e sociali.

Il film è molto energetico, molto rock, molto moderno, e la performance di Andrew Garfield (nei panni del protagonista), catalizza tutta l'attenzione su di se, e vale da sola il prezzo del biglietto.
Prestazione intesa sia come aspetto recitativo che canoro, nel primo egli infatti risalta in maniera assolutamente netta a confronto del resto del cast, rispetto a molti dei quali si vede il divario soprattutto nelle scene con lui presente, un divario che in alcuni frangenti appare talmente ampio, anche come livello di teatralità ed espressività, che sembra quasi sconnesso dal resto degli attori, tanto da far sospettare che sia stato un contrasto ricercato ed ottenuto dal regista.
Per quanto riguarda invece il secondo aspetto, nemmeno lo stesso Garfield era a consocenza di quanto suonasse bene la propria voce, e se è pur vero e visibile che altri membri dimostrano eccellenti doti canore nel film, anche superiori alle sue, la sua voce è quella che trasmette maggiormente, e che sembra davvero adatta al messaggio ed al personaggio che voleva essere rappresentato. 
Una persona (Larson) che era in grado di provare una vasta gamma di emozioni e che stava cercando la propria via per comunicarle al mondo.
L'unica "nota" un po' dolente, ma comunque marginale, è che il personaggio nel film si dichiara a più riprese 29enne, impegnativo da accettare in diverse scene, il 37enne (al momento delle riprese) Garfield ne dimostrava forse anche qualcun'uno in più.
Come premesso l'attore protagonista ha catalizzato anche tutta l'attenzione di questo post.

Una nota curiosa è quanto la sua agente (nel film), Rose, appaia simile (sembra un po' troppo da crederla una coincidenza), all'agente del personaggio di Joey Tribbiani nella serie televisiva F.R.I.E.N.D.S., Estelle, sia fisicamente che come espressioni, che come atteggiamenti.

In sostanza un film che va in crescendo, con una ottima performance da parte del suo elemento chiave, (
che gli è valsa molteplici candidature a premi di settore) che scorre piuttosto bene, che porta ad appassionarsi ed emozionarsi principalmente verso il finale, e che non ha caratteristiche per sconsigliarlo specificamente a nessuno.

mercoledì 10 maggio 2023

Prime Video - Non solo film, ma anche sport.

 Al momento attuale, e da qualche mese/anno a questa parte, si può dire in maniera abbastanza oggettiva, che tra le piattaforme di streaming video a pagamento, quella di Amazon, ossia "PrimeVideo", sia la più fornita a livello di film, battendo anche la piu nota e piu storica Netflix (che a sua volta è oggettivamente più fornita per quanto riguarda le serie televisive).

Tuttavia, un "servizio" ulteriore che si può trovare gratuitamente su PrimeVideo, o meglio inlcuso nell'abbonamento già pagato, è quello di una sezione "Sport", nella quale si trovano addirittura alcune partite della competizione sportiva più seguita d'Europa, ossia la Champion's League tra le square di calcio maschili.

Questo post, ai limiti dell'essere "off topic", è indirizzato a segnalare la cosa, specificamente in data odiera, perchè stasera si disputa proprio la semifinale della competizione che vede coinvolte proprio due squadre italiane l'una contro l'altra, addirittura due squadre di Milano, Milan contro Inter.

Un evento che per alcuni può essere il momento più alto dell'anno da seguire, sportivamente parlando, e quindi una cosa che pareva giusto segnalare a tutti gli appassionati di cinema e quindi possessori di un account sulla piattaforma di Amazon. 

lunedì 8 maggio 2023

"Il violinista del diavolo" (2013) #SpiegazioneTitolo

 "The Devil's Violinist" è un film di produzione tedesca di oramai 10 anni fa, distribuito in Italia con il titolo tradotto letteralmente : "Il violinista del diavolo".

Il perchè di un titolo del genere, che poi ne riguarda anche la gran parte della trama stessa, va ricercato nelle voci e superstizioni dell'epoca che circondavano la figura del violinista Niccolò Paganini. 

Nello specifico quella del titolo, riguardava un presunto patto, stipulato tra il musicista ed il diavolo (nel film si tratta di un emissario e non del diavolo in persona), che gli avrebbe permesso di suonare in quel modo (e di diventare famoso), tanto era enorme e quasi inspiegabile il suo talento.

Non fu quella però l'unica leggenda che ne contraddistinse l'esistenza e che contribui a miticizzare ancor di più la sua figura, alcune, altrettanto note, erano ancor più macabre, e lo vedevano addirittura come ex galeotto o serial killer.
La cosa era alimentata anche da alcuni suoi atteggiamenti, ed ancor più dal suo modo di vestire, spesso in nero, e dal suo aspetto fisico, specialmente negli ultimi anni di vita, quando era ormai debilitato dalla malattia, che aveva reso il suo aspetto ulteriormente cadaverico ed in parte ancor più inquietante. 


venerdì 5 maggio 2023

Il violinista dal diavolo (2013) #Recensione

 "Il violinista del diavolo" (in originale : "The Devil's Violinist"), è un biopic di produzione principalmente tedesca, ma con molto contributo soprattutto nel cast da parte di attori di madrelingua inglese, riguardante il violinista italiano Niccolò Paganini. 

La trama è quella della sua vita, genevose di nascita, catapultato a suonare alla scala di Milano, per poi finire ad esibirsi a Londra e Parigi. Sicuramente una figura controversa, dedita al gioco d'azzardo ed alla promiscuità con l'altro sesso, passioni che apparentemente secondo il film coltivava ed apprezzava tanto quanto la musica, e che non riuscendo a controllare, lo portarono più volte alla rovina economica ed a quella fisica data principalmente dalla sifilide.

Le critiche alla pellicola sono state molteplici, riguardanti più di tutto la performance recitativa del protagonista David Garrett (di fatto nella vita musicista). Nonostante quasi tutte ne elogiassero il talento musicale, aspetto del film stesso che è anche stato apprezzato in generale un po' da tutta la critica, contestavano come fosse stata la sua recitazione uno dei tasti più dolenti di tutto il film. 
Impossibile nascondere che già dalle prime scene si capisca che l'interprete del personaggio di Paganini non sia un attore, tuttavia la performance di tutto il resto del cast, davvero eccellente, ed il fatto che ci si abitui alla sua poca espressività, non sembrano rendere la cosa così determinante in negativo, come era stata premessa.
 
Altra critica molto diffusa è il fatto che se pur si trattino un po' tutti i temi della sua esistenza, ci si concentri in particolare su uno specifico suo amore tanto da farla sembrare in parte una storia romantica di serie B. 
Anche questo è innegabilmente vero, ma come per il punto precedente, non sembra cosi grave la scelta, e la resa, da motivare la crocifissione della pellicola.
 
In sostanta un film decente, forse eccessivamente criticato, che sfoggia a tratti della musica interessante, con un passo accettabile e costante, che non fa pesare le sue due ore, ma allo stesso tempo comunque un'opera che non appassiona, che non fa parteggiare per qualcuno, che non regala ne momenti veramente ironici nè scene particolarmente coinvolgenti e commoventi, e che aggiunge visivamente poco per motivare di non essere semplicemente un audiolibro.

mercoledì 3 maggio 2023

Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga (2020) #Recensione

 Il titolo non è certamente nè ermetico nè intrigante, ma la semplice spiegazione pratica di che cosa tratterà il film, una manifestazione canora, alla quale è in qualche modo legata una band chiamata "Fire Saga".

Gruppo musicale islandese, che si presenta nella loro formazione essenziale, un duo, all'evento denominato European Song Contest (relmente esistente). Una notevole dose di scetticismo da parte dei familiari e di alcuni produttori musicali, sommata ad altrettante difficoltà nelle esibizioni, date principalmente dalla loro goffaggine, cercano di rendere la storia avvincente.

Partendo dagli aspetti deludenti del film, perchè in minoranza, appare come la presenza di Will Ferrell, spesso eccellente e paradossale nelle pellicole comiche, non risulti così determinante, nè troppo memorabile. 
Delude anche il fatto di scoprire che la coprotagonista, Rachel McAdams, non canti realmente nelle scene in cui il suo personaggio si esibisce, ma venga invece "doppiata" da una cantante svedese di nome Molly.
Il titolo stesso può essere inserito tra gli elementi poco interessanti e poco ricercati, come anche il fatto che a livello di musical, come alcuni tendono a definirlo, offra poco (è di fatto una commedia musicale).
I due aspetti peggiori però sembrano proprio essere : il non necessario clichè della corsa in auto finale, decisamente non divertente ne sorprendente, che serve solo a far sospettare lo spettatore che la Mini (Bmw) abbia pagato per un paio di minuti intensi di pubblicità, e la durata del film, aspetto criticato più o meno da tutti, e che effettivamente è quasi indifendibile, 2 ore che avrebbero avuto molto più brio e successo se fossero state condensate in 90 minuti. 

Di positivo però come detto c'è forse ancor più da elogiare, la storia è simpatica ed a tratti appassiona, alcune battute sono decisamente azzeccate, molto bene anche le performance recitative singole di Rachel McAdams, Dan Stevens e Pierce Brosnan, bene anche la quasi totalità del resto del cast.
Molto belle alcune voci che si esibiscono come cantanti nel film, tra le quali la citata Molly, ed interessante anche la scelta di Graham Norton, nei panni di se stesso, anche se con battute molto meccaniche che non hanno lasciato molto spazio al suo vero senso dell'umorismo ed alla sua capacità di interagire con ospiti e pubblico.
Elogiabile anche come il film tenti, ed in parte riesca anche piuttosto bene, a trattare temi sociali importanti, legati alla libertà personale, professionale, e sessuale.

In sostanza un film carino e simpatico, con elementi di intrattenimento ma anche temi impegnati, che fa ridere e riflettere a tratti, ma che ha tutti questi elementi un po' troppo diluiti nella propria eccessiva durata.
Ad ogni modo vale la pena ribadire che forse le critiche generali che ha ricevuto siano eccessive, per un film che non aveva pretese particolari e che è certamente di intrattenimento, facendo anche più del dovuto su aspetti della società che in altri lavori sarebbero magari anche stati sorvolati per non rischiare.