sabato 22 gennaio 2022
Quando Simon Pegg non basta - Paul (2011) - #Recensione
giovedì 20 gennaio 2022
Miracolo a Sant'Anna - (2008) #Recensione
Il miracolo che non c'è stato, nè nella realtà, nè al botteghino.. sarebbe appunto potuto essere soltanto tale, un miracolo, se questo film avesse ricevuto plausi da pubblico e critica.
Si tratta della rivisitazione molto romanzata, dei fatti storici avvenuti nell'agosto del 1944, in un piccolo paesino dell'alta Versilia, Santa'Anna di Stazzema, dove le truppe naziste premeditarono ed eseguirono un eccidio di proporzioni enormi, quasi 600 persone furono trucidate per intimidire le popolazioni locali e troncare i loro rapporti con le frange partigiane.
La trama è la storia, nella storia, di 4 militari americani di colore che si perdono durante una missione sulle montagne locali e che riescono a sopravvivere e rimettersi in contatto con le proprie truppe per farsi venire a salvare, grazie anche alla collaborazione ed interazione spesso anche intima, con la gente del luogo. A ciò si sommeranno singoli incontri rivelatori per molti dei protagonisti, alcuni sotto forma di amori, altri sotto forma di "adozioni" di persone trovate lungo il proprio cammino. Il tutto condito, specialmente all'inizio ed alla fine di espedienti fin troppo banali per collegare i fatti alla narrazione.. classici della cinematografia, ma gratuiti e scontati in questo caso.
Difficile trovargli un aspetto che abbia funzionato, partendo dal "revisionismo" storico di Spike Lee, che sceglie di prendersi notevoli libertà nella riscrittura della storia, di per se la cosa non avrebbe grandi controindicazioni, pur sempre di cinema stiamo parlando, se non fosse che alla base, questa opera dovrebbe essere un docu-film. Questa è una delle accuse piu forti mosse al regista, tanto da portare la gente del luogo a scendere in piazza per protestare, particolarmente contro l'idea, non supportata dalla letteratura storica, che ci fosse stata della collusione tra partigiani e nazisti, tanto da far apparire l'eccidio stesso una rappresaglia, anziché una strage premeditata.
Non colpisce nemmeno la recitazione, nonostante fossero stati presi molti attori di buon livello e già conosciuti sullo schermo, sia per quanto riguarda quelli venuti da oltreoceano, che quelli nostrani. La stessa presenza di Pierfrancesco Favino, che poi nel resto della sua carriera si troverà spesso a lavorare per dei docu-film della Rai per la televisione, (anche con ottime performance personali) lo fa sembrare, il film, ancor di più appunto un'opera con poco budget fatta per il cinema infrasettimanale italiano in televisione, che un quasi colossal da 50 milioni di dollari, quale è stato.
Anche la parte di mixaggio audio video, e qui Spike Lee viene chiamato in causa inevitabilmente in prima persona, non appare per niente accattivante, proprio non all'altezza dello stesso regista che ci ha abituato a molto meglio. Quasi nessuna scena crea una vera e propria tensione durante la visione, i personaggi risultano poco tridimensionali ed è difficile appassionarsi a qualcuno di loro ed alle sue vicissitudini singolarmente.
In sostanza sembra che a Spike Lee interessasse piu l'aspetto di integrazione ed interazione raziale all'interno delle truppe americane, come simbolo ed analisi delle problematiche che viveva l'america in generale sotto quell'aspetto in quegli anni, invece di trattare, rivivere, narrare, le vicende storiche di un periodo, la seconda guerra mondiale, e di un momento, quello dell'eccidio di Sant'Anna, che per l'Europa e l'Italia, avevano tutt'altre emozioni e sfumature. Per quanto si possa concedergli che l'aspetto raziale fosse chiave anche nell'ascesa e nelle pratiche naziste, non si puo prescindere dal fatto che il film ruota intorno a dei giorni specifici ed un evento molto particolare, che non sono stati raccontati accuratamente, recitati degnamente, e forse nemmeno rispettati sufficientemente.
lunedì 17 gennaio 2022
Nuovo Cinema Paradiso (1988) - #Recensione
Difficile nel caso specifico esporsi nel dire che qualcosa sia andato storto nella realizzazione di questa pellicola. Il film è eccellente, eccezionale se si vuole, l'Oscar come miglior film straniero del 1989 ne è una delle prove.
C'è una storia nella storia all'interno del film, ossia la storia del cinema, a livello pratico, di come si sia evoluto nei suoi aspetti tecnici di gestione delle pellicole e nei suoi aspetti morali, liberandosi di dettami ecclesiastici ormai non più rispecchianti la vita di tutti i giorni, ed è un capolavoro. Attrae lo spettatore e lo lascia incollato allo schermo a voler sapere quale sarà il prossimo passo, il prossimo scalino di una scala che si accorge di aver sempre dato per scontata, e della quale scopre di voler sapere, nonostante sappia già dove porti, ovvero alla modernità del digitale e di un mondo fatto di esperti del settore, mentre prima erano in pochissimi a conoscere il mestiere.
Ma il film è anche una storia d'amore, perché questo usa e richiede l'Italia, tra il protagonista Salvatore e la sua Elena, amata ma poi perduta e mai più ritrovata, giovani ed innamorati, con tutta la vita davanti, ma era soltanto la punta dell'iceberg dell'amore, di quello ancora più profondo, quello che aveva per il cinema, che a differenza di quello umano, riesce nel film a trionfare ed a cambiare la vita di molti, anziché solo quella dei due protagonisti come sarebbe probabilmente stato altrimenti.
martedì 11 gennaio 2022
La Grande Mela nella cinematografia. #GeoCineFacts
"Grande mela" è un soprannome che appare per la prima volta associato alla città di New York in un libro dei primi anni del 900, per poi diventare popolare e diffondersi dagli anni 20. Con tale nome ci si riferisce esclusivamente alla città di New York, che per esteso andrebbe chiamata N.Y.C. (New York City), cosi da evitare confusione con lo stato di New York, all'interno del quale la città si trova.
Dopo questa precisazione per non confondere i vari termini e specificare che si parla esclusivamente del territorio della città di New York come set, vediamo come è stata questa relazione tra questo studio a cielo aperto e la cinematografia :
Perché fare questa penta-analisi della città e non trattarne luoghi specifici legati alle pellicole più famose?, perché spesso sono proprio questi 5 borough ad essere presi in considerazione singolarmente nei film, più che la città nel suo insieme e sono essi stessi sinonimo di particolari e caratteristiche condizioni di vita, classi, e risorse che le contraddistinguono.
Non capita inoltre raramente che queste zone vengano confuse tra loro, o che un film ambientato ufficialmente in una, sia invece girato in un'altra. Uno di questi casi è il film "Bronx", del 1993, diretto ed interpretato da Robert De Niro, che nonostante il titolo, è girato quasi interamente nel Queens.
I nomi dei 5 distretti suonano tutti familiari anche ai meno appassionati di cinema : Brookling, Bronx, Manhattan, Queens e Staten Island, con al loro interno alcuni quartieri estremamente noti a livello cinematografico, come Harlem, Little Italy, China town, che si trovano tutti all'interno dell'isola di Manhattan.
Tutti con le loro peculiarità, e tutti con numeri demografici al pari di città vere e proprie, hanno rappresentato e caratterizzato pellicole di tutte le generazioni. In alcuni casi per certe loro icone architettoniche, come il caso di Brooklin, dove il ponte è attraversato o inquadrato in innumerevoli film, anche solo come riferimento alla trama, come accade in I,Robot, pellicola con Will Smith di inizio anni 2000.
Poi c'è Manhattan, centro economico e polo finanziario non solo della città stessa, ma di tutti gli stati uniti d'america. E' un'area ad altissima densità abitativa, nonché una delle zone con la maggior presenza di grattacieli al mondo. Anch'essa molto esplorata nel suddetto film, nel quale ci sono scene d'azione girate a Central Park, inseguimenti per varie strade, esplosioni della metro e l'iconico furto alla Federal Reserve.
Central Park stesso, letteralmente "Parco centrale", un appezzamento verde di notevolissime dimensioni nel cuore della città, è presente in innumerevoli pellicole. Curioso è invece il caso che lega la serie televisiva FRIENDS, a tale parco. Uno dei set scenografici principali è proprio un cafè in zona central park, denominato Central Perk, gioco di parole con il verbo per realizzare il caffè, che in realtà non è altro che uno studio in legno realizzato a Los Angeles, dove si sono svolte per tutti e 10 gli anni le riprese, lontano dunque migliaia di miglia dal vero parco, anziché esserne adiacente.
Ed infine c'è Staten Island, anch'essa considerata parte bene della grange mela, un po' più defilata dalla caoticità delle zone ricolme di grattacieli, ma pur sempre parte integrante della città. Tale area è stata il set di gran parte delle più memorabili pellicole riguardanti proprio gli Italo-americani, essendo state girate li molte scene di Goodfellas, di The Irishman e di Il padrino. La storica villa della fittizia famiglia Corleone, si trova infatti proprio in quel distretto.
domenica 9 gennaio 2022
One child nation - (2019) #Recensione
Uno dei paradossi di tutta questa parte di storia Cinese, è come ci fosse poca consapevolezza e forse anche poco interesse al di fuori del paese per quello che stava accadendo al suo interno su questo fronte, ma come ce ne fosse ancor meno (di consapevolezza) tra i suoi stessi cittadini, e su questo il documentario fa un buon lavoro nel mostrare la cosa sia da dentro che da fuori i confini nazionali.
L'intera storia della politica del figlio unico in Cina è tutta una unica gigantesca vicenda trentennale di diritti umani basici violati, di istituzioni corrotte e falsificatrici, di imposizioni dall'alto che costringevano a battaglie quotidiane tra poveri, di immani sofferenze di figli e famiglie, divisi, e lasciati al loro destino.
E' un documentario ricco di argomenti, che apre un parecchie parentesi e cerca di chiamare in causa un sacco di contributi esterni, tuttavia sembra più rincorrere se stesso che dare dei veri e propri contorni a quello che cerca di dire. In sostanza, per quanto i contorni di tutta la vicenda non possano essere del tutto delineati perché non chiari a nessuno, rimane un po' un senso di incompletezza nella narrazione, tanto che se ne esce in parte più confusi di prima.
Non è forse dunque un'opera che possa essere presa come chiarificatrice, ma è certamente un buon tentativo nel voler far vedere e cercare di analizzare che cosa possa essere stato giusto e che cosa possa essere stato sbagliato, nella storia Cinese recente, dalle quale elaborazione, le nuove generazioni
possano trarre beneficio, nel non commettere gli stessi errori.
mercoledì 5 gennaio 2022
Il bar di Chernobyl (2016) - #Recensione
"Il bar di Chernobyl" (titolo originale "Chernobyl's cafè) è un documentario francese realizzato nel 2016, nell'anno dell'anniversario dei 30 anni dal disastro che colpì quella zona dell'Ucraina, ossia l'esplosione nel reattore numero 4 della centra nucleare che li si trova (e che è incredibilmente ancora in funzione), ma che afflisse consequentemente indirettamente il mondo intero.
Forse non il più imparziale del documentari, va detto. Non che sia un requisito essenziale, ma si nota comunque dal tono fin dall'inizio e nel caso ve ne fossero ancora dei dubbi, viene confermato dalla frase finale.
domenica 2 gennaio 2022
50 anni di "Lo chiavamano Trinità" - #CineBday
Sono incredibilmente già passati 50 anni, dall'uscita di quello che è ai fatti, uno dei più grandi film a livello di incassi della storia del cinema Italiano. E pensare che era un genere, degli attori, ed una pellicola, che non avevano pretese.
Partiamo dal genere, si parla di una novità, che fu poi ironicamente ma appropriatamente definita "Fagioli western", ossia una sorta di ripresa ma con taglio più a commedia e più adatta a tutta la famiglia, degli al tempo ben più famosi "Spaghetti western", molti dei quali firmati da registi di grandissimo valore come Sergio Leone, che erano già a loro volta una ripresa nostrana dei film Western classici Americani.
Il caso volle che i due si ritrovassero sul set insieme, quello di "Dio perdona.. io no!" quasi esclusivamente per tutta una serie di coincidenze, tra le quali la più nota e più eclatante, fu quella che a causa di un infortunio fu escluso l'allora scritturato attore protagonista che costrinse il regista a reclutare all'ultimo minuto Girotti. Similarmente, anche Pedersoli non doveva essere presente, per poca competenza nel ruolo ed una richiesta di compenso troppo alta, ma alla fine fu scelto quale "male minore", ed il risultato della pellicola fece capire subito che sarebbero stati una coppia vincente.
Passarono attraverso un'altro paio di film, fino a giungere al suddetto "Lo chiamavano Trinità" dove furono protagonisti e mattatori e che riscosse un successo enorme, battuto soltanto da quello ancora più stupefacente del seguito, uscito l'anno successivo "Continuavano a chiamarlo Trinità".Nonostante buona parte del film sia stata girata in Abruzzo, con le scene in campo aperto nella piana di Campo Imperatore, vi è stata una piccola celebrazione per i cinquantanni della pellicola, in provincia di Siena, all'agriturismo di quello che al tempo fu uno dei produttori esecutivi. Mario Girotti, ormai attualmente forse più conosciuto per la longeva serie Don Matteo, ha presenziato. Purtroppo assente "Bud Spencer" che come ben sappiamo ci ha lasciati già da qualche anno.
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