Difficile nel caso specifico esporsi nel dire che qualcosa sia andato storto nella realizzazione di questa pellicola. Il film è eccellente, eccezionale se si vuole, l'Oscar come miglior film straniero del 1989 ne è una delle prove.
La trama non è altro che l'evoluzione, fisica e mentale, del protagonista, Salvatore Di Vita, sin dai suoi primi difficili anni nella Sicilia degli anni 50, dove scopre per caso di avere una vera e propria passione, e successivamente un vero e proprio talento, per il cinema, passando per le classiche vicissitudini adolescenziali ed i primi amori, fino agli aspetti della sua vita da adulto, condizionati in positivo ed in negativo dagli eventi del passato, in quella Sicilia da dove, appena maggiorenne, era scappato e non vuole più tornare.
Per molti degli attori presenti la performance si puo definire eccezionale a livello recitativo, quella di Philippe Noiret nei panni di un addetto alla cinepresa all'interno di un cinema di paese, è ricolma di malinconia, proprio quanta ne deve avere il suo personaggio. Il Salvatore Di Vita bambino, interpretato da Toto (Salvatore) Cascio, al suo esordio cinematografico, buca lo schermo con disinvoltura e con espressioni che ne rendono le scene con Noiret, momenti di una tale naturalezza che scorrono senza accorgersene.
La stessa performance di Leo Gullotta, come caratterista in questo caso, è eccellente, pensare che fosse capace di essere tutto ciò è di difficile conciliazione con i suoi anni al Bagaglino, non certo luogo per un umorismo che fa pensare. Da sottolineare come il film fosse proprio nella sua terra, la Sicilia, ed abbia dunque avuto la fortuna che tocca a pochi, di essere profeta in patria.
C'è una storia nella storia all'interno del film, ossia la storia del cinema, a livello pratico, di come si sia evoluto nei suoi aspetti tecnici di gestione delle pellicole e nei suoi aspetti morali, liberandosi di dettami ecclesiastici ormai non più rispecchianti la vita di tutti i giorni, ed è un capolavoro. Attrae lo spettatore e lo lascia incollato allo schermo a voler sapere quale sarà il prossimo passo, il prossimo scalino di una scala che si accorge di aver sempre dato per scontata, e della quale scopre di voler sapere, nonostante sappia già dove porti, ovvero alla modernità del digitale e di un mondo fatto di esperti del settore, mentre prima erano in pochissimi a conoscere il mestiere.
Ma il film è anche una storia d'amore, perché questo usa e richiede l'Italia, tra il protagonista Salvatore e la sua Elena, amata ma poi perduta e mai più ritrovata, giovani ed innamorati, con tutta la vita davanti, ma era soltanto la punta dell'iceberg dell'amore, di quello ancora più profondo, quello che aveva per il cinema, che a differenza di quello umano, riesce nel film a trionfare ed a cambiare la vita di molti, anziché solo quella dei due protagonisti come sarebbe probabilmente stato altrimenti.
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