mercoledì 17 novembre 2021

Come sono cambiati i poster dei film negli anni.

Esistono due tipi di sguardi diretti ai poster/locandine di un film, lo sguardo di chi cerca al suo interno i dati che gli interessano, come quello di uscita del film, luogo di proiezione, nomi degli attori, etc.. e chi ne valorizza ed apprezza anche l'aspetto artistico.

La sua funzione non è infatti soltanto informativa, come per un cartello stradale, ne soltanto di intrattenimento come è per un quadro.

I poster dei film sono stati per anni oggetti da collezione, di culto in alcuni casi, spesso vere e proprie opere d'arte.

Questo perchè l'idea al tempo era che un qualcosa di particolare, dedicato, intrigante, attraesse piu persone a visionare la pellicola e rimanesse maggiormente in mente. L'ermetismo dunque fungeva da suspense.


Oggi non è più cosi, come è già stato detto a riguardo dei Trailer cinematografici, anche i poster dei film in uscita non sono più altro che dei copia incolla, di vari cliché, ogni volta riguardanti il genere cinematografico in questione, con annessi e ben visibili volti e nomi degli attori protagonisti.

Niente più è lasciato al caso.. meglio uno spettatore deluso al termine della proiezione, ma che ormai ha pagato per vederla, che uno spettatore che si mangia le mani per non essere andato perché non sapeva che nel film ci fosse anche uno dei suoi attori preferiti.

Profitto dunque, come quasi sempre accade. Non è un servizio reso al pubblico, è la semplice conseguenza del cinico calcolo di rischi/benefici da parte delle case di produzione.

E' cosi che i poster dei film horror non sono più cimeli da appendere nelle camerette da parte degli adolescenti più impavidi, ma soltanto un primo piano del personaggio protagonista in una qualche posa dove si possano ben vedere i suoi tratti tipici.

E cosi ogni altro genere, ha ormai, a livello di poster, i suoi crismi imprescindibili, i suoi colori dedicati e le frasi ad effetto che non cambiano negli anni. Come per i trailer del genere thriller abbiamo ascoltato per una decade la maggior parte di essi cominciare con un "In un mondo dove.." lo stesso è ben palese anche per la parte grafico-pubblicitaria del marketing delle nuove pellicole, dove i colori, le pose, gli scenari, sono quasi sempre gli stessi e sembra che cambino solo i lineamenti dei protagonisti, aggiunti su di un poster che andrebbe bene per qualsiasi altro film dello stesso genere.

sabato 13 novembre 2021

Qual è la miglior posizione/postazione per vedere un film?

Dove e come conviene posizionarsi, sia a casa che al cinema, per godere nella maniera migliore di una pellicola?.. vediamo quali sono alcuni semplici accorgimenti per capire come evitare di sbagliare e ritrovarsi a vedere un film in un modo in cui l'esperienza video e/o audio non siano ottimali.

Innanzitutto, partendo dall'ovvio, un aspetto che riguarda entrambi gli scenari, cercare di posizionarsi più centrali possibili allo schermo, l'angolazione dalla quale si guarda un film è rilevante, a casa come al cinema, ritrovarsi in una fila particolarmente laterale, o sul bracciolo del divano a casa di amici, potrebbe rendere per esempio i colori piu sbiaditi, specialmente se lo schermo fosse di bassa qualità. 


Altro elemento essenziale e comune è la distanza, che tuttavia non può essere calcolata basandosi solo sul parametro della grandezza dello schermo (che si stabilisce per le televisioni casalinghe misurando in diagonale la sola parte di cristalli liquidi ed è quasi sempre espressa in pollici), ma va tenuto conto anche della qualità dello schermo, nello specifico della risoluzione alla quale riesce a riprodurre un filmato.
Stare molto vicini ad uno schermo a bassa risoluzione non ne migliora infatti l'esperienza, ma mostra bensi tutti i suoi limiti rendendo ben visibili i pixel, creando appunto quell'effetto definito "pixelato" (non nel senso di censuarato), che rende la visione un po' fastidiosa e deludente.
Uno schermo 4k su quel fronte aiuterebbe molto, ma anch'esso diventerebbe inutile se la distanza da esso fosse invece eccessiva. 
Scegliere dunque una distanza che stia nel range di quelle che danno una buona visuale è essenziale, troppo vicini non si riuscirà a cogliere tutti i dettagli con la visione periferica, troppo lontani e si dovranno sforzare gli occhi per vedere ogni tipo di dettaglio.
Una regola generale, ma abbastanza grezza, per calcolare una distanza appropriata dalla televisione, sarebbe posizionarsi con gli occhi a circa il doppio della diagonale dello schermo. 




Per quanto riguarda l'audio, al cinema, la miglior posizione sarebbe vicino alla postazione del mixer, se possibile, perchè quello, come per un concerto, è il luogo dove si può sentir meglio, luogo dove opera appunto il tecnico del suono. Scegliere dunque le file centrali della sala, ma non del tutto, essere infatti leggermente decentrati aiuta ad avere un maggior dinamismo da parte degli effetti audio.
Riguardo all'aspetto video invece, per ottenere la miglior visuale possibile, sarebbe consigliabile sedersi a 2/3 della sala, partendo dallo schermo. 

mercoledì 10 novembre 2021

Acqua e sapone (1983) #Recensione.

"Acqua e sapone" è un pellicola di inizio anni 80, momento molto prolifico per il suo regista/sceneggiatore, Carlo Verdone, che per tutta la decade riuscì a far uscire un film all'anno. 

Questo film, appunto, risente forse dell'essere stato partorito come quantità più che come qualità. 

Il risultato è una commedia che vorrebbe apparire non troppo superficiale e con temi anche di una certa profondità, ma che fallisce un po' sotto tutti i punti di vista, dalla recitazione dei suoi protagonisti, alle risate che stenta enormemente a far scaturire. 

Tutta la storia ruota intorno al bidello, ma qualificato come professore, Rolando (Carlo Verdone) ed alla sua interazione con la baby-modella Sandy (Natasha Hovey), alla quale riesce, fingendosi un membro del clero, a fare da professore per alcuni giorni. (Difficile raccontare di più della trama senza cadere nello svelare troppo).

Il tutto suona non particolarmente intrigante, ma i temi sarebbero anche di una certa rilevanza, come ad esempio il fatto che il suo rapporto con lei sia sempre al limite tra il professionale e la complicità, tra l'esserne uno spasimante ed il farle da genitore.

Il risultato come detto tuttavia appare del tutto insoddisfacente. La recitazione di Verdone è sicuramente interessante e come sempre da caratterista, ed è quella che negli anni successivi verrà affinata e lo consacrerà definitivamente, ma risulta comunque forzata, ed eccessivamente studiata.




La performance della coprotagonista, Natasha, al suo esordio cinematografico e comunque pur sempre una adolescente, non è stata risparmiata dalla critica, anche se forse non è il male peggiore del perché molte scene non risultino fluide ma un insieme di battute visibilmente attaccate tra loro. Lo stesso film soffre anche un po' di quello che capita spesso a molte commedie poco amalgamate e cioè di apparire come un insieme di sketch aggiuntati tra loro in post produzione. 

Si salva Elena Fabrizi, che viene anche insignita di un David di Donatello, principalmente perché nelle scene che vengono buttate in caciara, è quella che appare più naturale e credibile di tutti in quella parte. 

Menzione a parte per Fabrizio Bracconeri, anch'egli all'esordio cinematografico, che però nella parte del disinvolto e sveglio amico del protagonista non convince del tutto, di fatto di li a poco verrà scelto per un ruolo diametralmente opposto, che invece ricoprirà egregiamente, quello di Bruno Sacchi, ne "I ragazzi della 3C", dove forse anche per la sua fisicità al tempo, viene messo in un ruolo più da sempliciotto e pacioccone, che da invadente e spaccone.

Nota più negativa di tutte, l'umorismo. La romanità viene espressa non certo nel più becero o scontato dei modi, ma non arriva comunque ad essere una comicità che possa coinvolgere a livello nazionale. La scontatezza di molte delle battute non arriva nemmeno ad essere il problema stesso della scena in se e per se, è proprio il modo forzato e meccanico con cui vengono snocciolate che non attrare. Sembra sempre che ad A corrisponda B, ogni azione ha la sua reazione scontata, da commedia all'Italiana.. che per carità, quello era, ma direi che da Verdone si ambisca sempre ad aspettarci qualcosa di più. 

sabato 6 novembre 2021

"Per Firenze" #Recensione

(Questo post non vuole essere una vera e propria recensione, più una segnalazione, del fatto che un documento del genere esista e sia accessibile in forma gratuita e completamente restaurato, sul sito Raiplay.it).

Durante questa settimana, esattamente il 4 Novembre, ricorreva l'anniversario di quella che è conosciuta come "L'alluvione di Firenze". 
Trattasi nello specifico dello straripamento del fiume Arno, che attraversa da sempre la città, a causa delle ingenti piogge dei giorni precedenti, accaduto oramai 55 anni fa.

A brevissima distanza dai fatti, nell'ordine di poche settimane, il noto regista fiorentino Franco Zeffirelli fece uscire un documentario, intitolato "Per Firenze", che ripercorreva con immagini dei fatti reali, interviste, ed una narrazione a volte in presenza ed a volte fuori campo, tutti quei concitati momenti ed i frenetici giorni successivi.

L'elemento più distruttivo come detto fu proprio l'acqua, arrivata in alcune zone addirittura all'altezza di 6 metri, che si portò via 35 vite umane, tra la città e le campagne limitrofe, ed una lunga, lunghissima scia di distruzione, soprattutto di archivi storici ed opere d'arte.


Ed è proprio su questo punto che il regista si sofferma maggiormente, cercando di evidenziare come non sia stata solo Firenze a rimetterci, ma come tutta l'umanità abbia perduto pezzi della propria storia, pezzi di estremo valore. 

Tutto il documentario non vuole infatti essere particolarmente narrativo o nozionistico, ma più un grido d'aiuto al mondo, da parte di tutti coloro che dai fatti avevano appena subito un danno e da parte di tutti coloro che già erano in prima linea per cercare di riportare la città il più possibile a quella che era fino a pochi giorni prima. 

Le immagini di tutta quella massa d'acqua, che aveva creato fiumi dove prima c'erano auto e strade, miste alla suggestione che spesso crea il bianco e nero, miste ad un sonoro a tratti volutamente atroce, cercano di voler dare allo spettatore una infarinatura di poco meno di un'ora (la durata del documentario è di 55 minuti), di quello che sono stati quegli interminabili momenti/giorni.

Il risultato preventivato fu ottenuto, l'opera di Zeffirelli ebbe molto risalto in tutto il mondo e richiamò intorno alla tragedia, sia mediaticamente che fisicamente un sacco di persone a cercare di poter fare tutto il possibile per salvare parte di quello che era stato compromesso. 



lunedì 1 novembre 2021

Non chiamatela discoteca. #RiconosCinema


 In questa foto recente si vede quello che è probabilmente tra i locali da ballo piu antichi e longevi al mondo, o quanto meno certamente d'Europa. Oltre a tale primato può vantare anche il fatto di non aver mai cambiato nome, in tutti i suoi oramai quasi 100 anni di storia.

Si tratta del locale notturno, (tuttora attivo) con annesso ristorante, ma con funzione principale di discoteca, "La Capannina", con esattezza La capannina di Franceschi, dal nome del suo fondatore nel 1929. Attività poi ceduta dopo i fasti del boom economico degli anni 60-70, ma che anche con il nuovo gestore ha mantenuto lo stesso stile e naturalmente la stessa struttura. 

Si trova nel comune di Forte dei Marmi, nella Versilia storica, e riscosse come locale immediatamente un grandissimo successo. Era frequentato abitualmente da nobili, da intellettuali, tra i quali : Primo Levi, Montale ed Ungaretti ne erano frequentatori assidui, da imprenditori come Agnelli e Moratti e negli anni del suddetto boom economico si esibirono molti degli artisti musicali di spicco del momento, italiani ed internazionali da Patty Pravo a Ray Charles. 

Ma quello che interessa maggiormente a questo blog, è come abbia fatto da set cinematografico per varie scene in diversi film girati in Versilia, tra i quali Sapore di mare (1983) ed Abbronzatissimi (1991). 
In entrambi presente Jerry Calà che poi negli anni successivi diventerà proprio ospite fisso del locale, come musicista/intrattenitore per le serate. 

sabato 30 ottobre 2021

"Hasta la vista, baby!", le frasi più famose dei film - #CineQuotes

La battuta è stata pronunciata da Arnold Schwarzenegger, nel secondo capitolo della saga dei Terminator, Terminator 2 - il giorno del giudizio, uscito nel 1991.

La frase è un misto spagnolo-inglese, se infatti per la prima parte "Hasta la vista", si parla di un esistente ma non particolarmente usato saluto in lingua spagnola, il "baby" finale viene direttamente dal mondo anglosassone.

Letteralmente la prima parte significa "Fino a quando" (Hasta), "Non ci rivedremo" (La vista), mentre il "Baby" (Bambina), è spesso usato per intendere quello che in Italiano sarebbe il "piccola" o "piccolo" detto magari affettuosamente al proprio partner.

E' stata appunto resa popolare dAl film in questione, tanto che oggi è quasi impossibile usarla nel parlato comune senza fare un chiaro riferimento alla pellicola.


Quello che la rende ancor più particolare è il suo misto serio-faceto, mentre infatti "Hasta la vista" (se pur di fatto espressione formale), veniva usato per lo più per rappresentare un momento in qualche modo drammatico, dove si salutava qualcuno, con la certezza di rivederlo ma senza sapere quando, il "Baby" finale è la quintessenza dell'assurdità.

Se a ciò aggiungiamo il fatto che venga detta tra due personaggi che nel film non hanno nessun aspetto sentimentale che li unisca, in più poco prima di sparare un colpo d'arma da fuoco "mortale" e visibilmente "ferito", con inoltre una pioggia di scintille alle spalle e tra due robot.. decisamente era la frase giusta per il momento particolare in cui è stata pronunciata.

lunedì 25 ottobre 2021

Ciao "Gunther"! #CineFacts

La carriera cinematografica, intesa puramente come pellicole a cui abbia preso parte, di James Michael Tyler, non è certamente stata una delle piu memorabili, soltanto poche apparizioni in produzioni verso la fine degli anni 90, tuttavia questo lo qualifica come attore di cinema e gli permette di essere ricordato, augurandoci degnamente, su questo blog.

Egli doveva infatti quasi interamente la propria popolarità al mondo delle serie televisive, una in particolare, era stato, anche a distanza di anni dal termine delle riprese, per tutti, "Gunther", un umile barista di New York, gestore della caffetteria "Central Perk", all'interno della fortunatissima serie televisiva FRIENDS, andata in onda per 10 anni, dal 1994 al 2004. 


Ruolo che aveva ricoperto piu volte anche nel mondo reale, in vari frangenti nel corso dei 20 anni successivi, quandunque venissero allestiti set reali, identici a quello della serie, dove egli stesso in persona partecipava come barista. Curiosamente, il ruolo di barista nella serie era era stato affidato proprio perché era l'unico tra tutte le comparse sul set ad essere in grado di usare la macchina del caffè. 

Nonostante una laurea in Geologia, aveva visto nel mondo della recitazione la sua vera strada e la sua prematura scomparsa, a soli 59 anni, a causa di un tumore giunto ormai al quarto stadio, che non gli aveva permesso nemmeno di essere presente alla Reunion del cast della serie, avvenuta proprio quest'anno, lascia tutti i fan con la consapevolezza di quanto toccate siano state le loro vite da tale serie, se persino un membro non principale del cast, fosse un ricordo cosi vivo e cosi vero, a distanza di talmente tanti anni. 

"Ecce bombo" #FrasiFamose