martedì 10 agosto 2021

Che cosa è un Remake?

Remake è una parola Inglese, Re-make, letteralmente Ri-fare, significa appunto "Rifacimento".

E' molto in voga nel mondo del cinema e con essa si indica quando una pellicola già uscita, anni o decadi prima, viene rigirata di nuovo, mantenendo molte delle sue caratteristiche iniziali ma cambiandone alcuni aspetti, personaggi, sfaccettature.

La parola non copre uno spettro particolarmente ampio, infatti non è possibile fare un Remake tra campi diversi, in tal caso, per esempio se si trasponesse una commedia teatrale al cinema, si parlerebbe di "adattamento" cinematografico.

Un esempio di remake famoso, ben riuscito e che forse ha addirittura superato il valore dell'originale, è il film horror "The Ring", uscito nei primi anni duemila, rifacimento a marchio statunitense del film Ringu, realizzato in Giappone pochissimi anni prima.

La nuova versione ne è sicuramente una più occidentalizzata, ma anche una che mantiene ed anzi accentua il suo elemento più essenziale, quello di riuscire a terrorizzare lo spettatore, aspetto chiave per un horror ben riuscito. 

Senza scendere in dettagli e rischiare magari di fare spoiler, il succo è che sembra che il regista sia riuscito a cogliere l'essenza della pellicola originale, caratteristica fondamentale per ottenere un buon risultato e ne abbia realizzata una più adatta al nuovo pubblico, ma senza snaturare, edulcorare, ne perdersi nell'altra direzione, della spettacolarizzazione gratuita. 

Come per "Sequel" e "Prequel", anche Remake ha la sua parola a cui viene spesso associato se non addirittura in alcuni casi confuso, ossia Reboot.

Reboot, viene anch'esso dall'inglese, Re-boot, letteralmente Ri-avviare ed è una differente tipologia di rifacimento, dove non si prende più in considerazione un film specifico, ma una intera saga (spesso nominata anche come "Franchise").

Rimane il tema di mantenere molti degli aspetti principali di una serie di film, ma non se ne gira uno nuovo basato specificamente su di uno già uscito, al contrario si fa ripartire la stessa saga da zero, per proporsi ad un pubblico nuovo, che magari non è al corrente di quella precedente, ma soltanto del nome e della fama di essa. 


venerdì 6 agosto 2021

"La donna elettrica" - #Recensione


La donna elettrica è un film islandese di recente uscita (2018), dal titolo potrebbe sembrare voler cavalcare in maniera plateale qualche tema attuale per trarne pubblicità, ma non è affatto cosi.

E' realmente la storia di una donna, la protagonista, indipendente e con dei valori veri, ma non cerca, la pellicola, di voler dare un doppio fondo al perchè della sua rettitudine e non c'è una morale riguardo ai sessi o alle problematiche della società riguardo ad essi.

E' come detto soltanto una gran persona, che si imbarca in una battaglia per il pianeta, nel suo piccolo, cercando di bloccare lo sviluppo sconsiderato e l'attuale gestione, di alcune multinazionali dell'elettricità sul suo territorio.


Questo aspetto, insieme al titolo, sono forse la parti meno riuscite e meno sviluppate di tutta l'opera, il resto... è veramente tutto ottimo.

Se pur da catalogare come commedia, vagamente thriller, gli aspetti base di un film ben riuscito ci sono tutti e ben amalgamati. La recitazione di tutti i protagonisti e comparse è assolutamente credibile, la trama è sufficientemente articolata ed i colpi di scena non risultano ne forzati ne spettacolarizzati.

La stessa Islanda ne esce a testa altissima, perchè per tutto il film vengono mostrati senza nessuna invadenza, tutti gli scenari piu favolosi che tale terra possa offrire. Con malizia sembrerebbe quasi uno spot pubblicitario pagato dal governo per accrescere il turismo, ma tornando razionali, è soltanto una terra che offre cosi tanti panorami da film che era probabilmente impossibile non lasciar che se li godesse anche lo spettatore in quasi ogni scena.

Andando agli aspetti tecnici, il film ha avuto un costo non da poco per un cinema come quello Islandese, circa 3 milioni di euro, che si sono trasformati in 4 in ingresso per la produzione al botteghino.

L'opinione della critica riguardo al film è stata ancora piu positiva della ricompensa monetaria del pubblico, venendo definito da piu parti come film interessante e ben recitato, tanto che, Hollywood non se ne è stata a guardare, ed ha acquisito celermente i diritti per un futuro e probabilmente di prossima uscita, remake. Jodie Forster è già stata annunciata salvo imprevisti, come protagonista certa.

In sostanza è un film che non tradisce le aspettative, anche perchè poche se ne creano a prescindere nello spettatore conoscendone soltanto titolo e cast, ed anzi stupisce, senza trovate fuori luogo, senza apparire irreale e sconnesso dagli istinti naturali umani, ma anzi con la propria semplicità. 

Un film per tutti, che mantiene anche una ironia di sottofondo che fa scorrere ancor meglio il tutto, data la rilevanza e gravità dei temi principali trattati.


martedì 3 agosto 2021

"Amo l'odore del napalm al mattino" - #RiconosCinema



La frase in questione, in lingua originale “I love the smell of napalm in the morning.” si trova all'interno del film "Apocalypse now," film sulla guerra del Vietnam, terminata pochi anni prima, diretto da Francis Ford Coppola ed uscito nel 1979.
E' stata pronunciata dal Tenente Colonnello William (Bill) Kilgore, interpretato da Robert Duvall.

Non è detto che per essere a conoscenza di tale frase si debba aver visto il film, infatti per molti è arrivata prima la conoscenza della citazione, diventata una espressione molto usata, che la visione della pellicola, che per quanto famosa, è ad oggi un'opera piuttosto datata. 

E' un chiaro riferimento alle classiche frasi mattutine come "Adoro l'odore del caffè al mattino", ma che in tempi e clima di guerra, prende una accezione più cinica e macabra. 




Nello specifico, il napalm è un prodotto che venne usato in maniera consistente da parte delle truppe americane durante tale guerra, venendo rilasciato dagli aerei su vaste aree di territorio per annientare tutto quello che vi si trovata. Il nome è una parola composta, formata dai due tipi di acidi che servono per realizzarlo, naft-enico e palm-itico.

Il film fu un grande successo sin già dalla sua uscita, con molteplici candidature a premi di cui molti vinti. Ad oggi è considerato uno dei 100 migliori film americani di tutti i tempi, ed appunto un contenitore di varie frasi passate alla storia, tra le quali quella appena trattata, che è anch'essa inserita tra le 100 migliori frasi del cinema americano, secondo l'AFI (American Film Institute).


sabato 31 luglio 2021

Il Ciucheba, per trent'anni la discoteca piu premiata e piu amata d'italia.


Il Chiucheba è stato un famosissimo locale sulla costa Toscana, nella provincia di Livorno, sito esattamente a Castiglioncello, nel comune di Rosignano, che dagli anni 70 ai primi 2000, fu uno dei locali più frequentati in assoluto da tutte le star nostrane.
"E stato" perché non è più in uso, nonostante la sua struttura, fatiscente come si nota nella attualissima foto, sia ancora in piedi e continui ad essere oggetto di discussioni.
In quale modo però è questo degradato luogo rilevante alla causa cinematografica, la risposta è semplicemente perché per quasi 30 anni è stato uno degli epicentri, della vita mondana, ma anche di molte esibizioni dal vivo, di moltissimi personaggi del mondo dello spettacolo, tra i quali tantissime star del cinema.
Per far capire la portata e rilevanza di tale luogo, basti pensare che non solo Alberto Sordi prese casa proprio a Castiglioncello, ma che il lungo mare del luogo è stato a lui dedicato dopo la sua scomparsa.

Il Ciucheba fu fondato anni prima da 3 amici di Firenze, il nome è infatti composto dalle prime sillabe dei loro rispettivi cognomi. Fu poi rilevato da Mauro Donati che in breve tempo lo portò ad una popolarità nazionale durata 3 decadi. 

La location è molto suggestiva, immerso nel verde della pineta locale ed affacciato sul mare di una della tante piccole baie. 
Tra i suoi frequentatoti più assidue legati al cinema, si sono alternati negli anni : Leonardo Pieraccioni, Roberto Benigni, Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Beppe Grillo, e moltissimi altri, oltre a tutti gli altri V.i.p. dello spettacolo, Gianna Nannini, Mara Venier, Alba Perietti, Giogio Armani e naturalmente Renato Zero, uno dei fedelissimi e grande amico personale del gestore, che non mancava quasi mai di essere presenti alle serate importanti.

Dagli anni settanta ai primi anni duemila ha rivaleggiato con le maggiori discoteche d'Italia ed oggi non riesce nemmeno ad avere una degna riqualificazione, invece del lento e poco decoroso disfacimento al quale continua ad andare incontro.


mercoledì 28 luglio 2021

The Game (1997) - Recensione

Difficile dire quando un film sia sottovalutato, certamente stiamo parlando di una pellicola che raramente viene citata nelle conversazioni quando si parla dei migliori film Hollywoodiani e questo è un peccato, perché che possa piacere o meno, è sicuramente un film realmente ben fatto.
La recitazione di tutti i protagonisti è eccezionale, la trama intricata ed imprevedibile come si conviene ad un buon thriller drammatico, il finale inaspettato e carico di significato. 
Il tutto diretto da un regista, David Fincher, che aveva appena realizzato con successo "Seven" e si apprestava a dirigere un altro cult degli anni 90, "Fight Club".


Partiamo da uno degli aspetti come detto inconfutabili : l'ottima recitazione... Michael Duglas come protagonista e più che all'altezza del ruolo, coadiuvato de una eccellente performance di Sean Penn, per arrivare alla meno conosciuta Deborah Kara Unger, che ebbe la parte nonostante un po' di scetticismo per il provino video che aveva inviato, ma che sorprese tutti con le sue doti una volta provinata di persona.

All'appello manca Jodie Foster, che infatti non è presente con nessuna parte nel film, la cosa è rilevante e curiosa, perché a lei era stato promesso un ruolo ma una volta visto il non manifestarsi della cosa, ha citato la casa di produzione, per una cifra veramente notevole, oltre i 50 milioni di dollari. La causa si è poi conclusa con un accordo privato tra le parti. 

La trama vede un magnate della finanza, Nicholas Van Orton, aver perso negli anni gli affetti, vuoi per eventi tragici per i quali non poteva far niente e dei quali si duole, vuoi per aver fatto scappare dalla propria vita legami ai quali in fondo teneva, vuoi per aver allontanato volontariamente persone alle quali non trovata più uno scopo per continuare a tenerle vicino a se.

Ed è proprio lo scopo quello che inizia a mancare anche a lui stesso, nemmeno i soldi, da sempre una direzione inattaccabile per gli esseri umani e certamente ancor più per lui, non possono più essere, da soli, il suo unico obiettivo di vita.

Inizia un distacco sentimentale dalla realtà, che lo stava portando all'autodistruzione, fino a.. fino all'intervento del fratello, Sean Penn, con una busta, contenente l'invito per poter partecipare ad un fantomatico gioco.. 

Il film parla di profondi temi personali della vita di tutti i giorni, dubbi interiori, fantasmi dal passato, atteggiamenti sconsiderati nei confronti del prossimo, ma lo fa attraverso un thriller/drama che lascia lo spettatore incollato allo schermo perché ogni volta che qualcosa sembra ovvio, decade, come un puzzle che si compone ed ogni volta poi si scompone.

sabato 24 luglio 2021

"40 anni vergine" - Recensione



40 anni vergine è una delle tante commedie scritte e dirette da Judd Apatow ed in quanto tale può e dovrebbe far ridere come suo scopo principale. 
Il format è abbastanza standard ed abbastanza condito di stereotipi, ma è innegabile che il risultato sia piuttosto originale e divertente.
Il successo di pubblico avuto ne conferma la cosa e lo consacra ad uno dei must da vedere della commedia comica americana degli ultimi 30 anni, come era stato per la saga degli American pie.


Steve Carell, fresco della grande popolarità scaturita dal successo di The Office, un Jonah Hill agli inizi in uno stravagante cameo ed un Seth Rogen nella propria comfort zone, con libertà di improvvisare e di fare uso di droghe leggere, sono stati tutti delle scelte azzeccate, che si saranno da li in poi consacrate con altre produzioni sempre firmate Apatow.

Ben scritta e ben recitata anche la parte di Paul Rudd, immancabile in queste pellicole la presenza di Leslie Mann, moglie di Apatow, completano il cast vari personaggi già visti o sulla rampa di lancio grazie a queste pellicole.

Il film rimane appunto una commedia e poco più, con una trama accettabile e delle situazioni nemmeno troppo forzate che si vengono a creare per far ridere. Un semplice ed eterogeneo gruppo di amici vive un curioso elemento di sorpresa nelle loro altrimenti piuttosto ripetitive ed insoddisfacenti esistenze, che scatenerà con un effetto domino tutta una serie di cambiamenti in meglio nelle loro vite.

Rivederla a distanza di ormai 15 anni dalla sua uscita, non risulta invecchiata benissimo visti i temi sociali diventati predominanti nella vita moderna, il risultato è che viene in parte edulcorata su vari siti di streaming e non ci sarebbe da stupirsi se ne venissero tolte ulteriori parti in futuro.
Uno dei temi ricorrenti nella commedia è appunto quello di quanto multiculturale sia il negozio in cui tutti i protagonisti lavorano, creando divertenti screzi e liti, spesso ironizzanti sulle rispettive culture.
Lo stesso Kevin Heart, non ancora all'apice della carriera, prende parte in un favoloso cameo insieme ad uno dei protagonisti del film, in una scena che si trova in parte rimossa al momento su PrimeVideo.



Lo stesso accade per alcune scene con battute sull'omosessualità, se ne nota innegabilmente l'assenza di malizia, e gli stessi attori non si sarebbero mai prestati a qualcosa di palesemente irrispettoso, tuttavia rimane difficile immaginare che al giorno d'oggi possa essere scritto nuovamente un copione del genere alla luce della sensibilità con cui si cerca di relazionarci a certi temi.

In conclusione, è una commedia, certo, ma forse è nel suo essere senza particolari pretese ed obiettivi, nella sua spensieratezza, che c'è un messaggio importante. Uno spronamento generale al provarci di nuovo. 

Una delle frasi chiave è infatti la risposta alla domanda "come è possibile che tu sia ancora vergine a 40 anni..?".. ossia il punto in cui nella risposta viene affermato che (dopo un elenco di ragioni) : "..ed alla fine credo semplicemente di aver smesso di provarci".

E questo credo che riguardi un po' tutti noi, anche se per ognuno in campi diversi, per alcuni è impensabile essere ancora vergini a 40 anni, per altri potrebbe essere l'essere ancora sovrappeso nonostante si desideri da sempre non esserlo, oppure anche soltanto un qualcosa di non detto, a qualcuno, che si pensa da una vita e non si è mai trovato il coraggio di farlo.

Nessuna di queste situazioni è il risultato del fallimento di 40 anni di tentativi, ma più probabilmente il frutto di aver ad un certo punto semplicemente smesso di provarci.. questo film, nel suo piccolo, dice proprio questo, non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta.


mercoledì 21 luglio 2021

Che cosa avreste fatto con un amico come.. #Riconoscinema


Francis Begbie, detto Franco, è uno dei membri di un piuttosto ingestibile gruppo di amici di Edimburgo, all'interno del film Trainspotting. Il personaggio è stato ripreso dallo stesso Carlyle per il secondo episodio cinematografico della saga, a distanza di 20 anni e dallo stesso Irvine Welsh per altre pubblicazioni, come ad esempio la recente "L'artista del coltello", che tratta proprio della nuova vita di Franco, trasferitosi negli Stati Uniti e datosi alla scultura, ma con un passato difficile da reprimere completamente.

Robert Carlyle, forse più conosciuto per il suo ruolo dell'anno successivo in "The Full Monthy", interpretò nel 1996 Francis "Franco" Begbie, colui che nel gruppo di altri 4 amici tossicodipendenti, sembra il pesce fuor d'acqua perché non fa uso di droghe pesanti, ma anzi, cerca di redimerli e riportarli su quella che è per lui la "retta via", (fatta comunque di poca legalità).

Come viene detto nel film, "Begbie non si faceva di droga, si faceva di gente", a cercar di far capire il suo carattere volubile ed irascibile. Non mancano infatti scontri, i più non solo verbali, persino con gli stessi membri del gruppo, il tutto quasi sempre accompagnato da quella che è per lui quasi una protesi al braccio... il coltello.

Un personaggio cinematografico estremamente affascinante, eccezionalmente ben scritto e credibilmente rappresentato, che lo fa apparire decisamente a 3 dimensioni sullo schermo. 

Un elemento curioso accresciutosi negli anni, è stata proprio la sua sessualità nel film. Mentre a primo impatto potrebbe sembrare senza dubbio un maschio alfa, sia Welsh, autore del libro, che lo stesso Carlyle, hanno dichiarato in varie occasioni che molti degli atteggiamenti di Begbie fossero secondo loro riconducibili, o almeno sospetti, ad/di una omosessualità repressa. 

"Ecce bombo" #FrasiFamose