La voce fuori campo di Leonardo Pieraccioni, nel film I laureati diretto ed interpretato da egli stesso, recitava "I giorni importanti nella vita di un uomo sono 4 o 5, il resto, fanno volume.."
Una frase che colpisce per sincerità e triste veridicità, ma allora viene da domandarsi quanti siano i film importanti nella carriera di un regista?.
Nemmeno nel caso di mostri sacri del cinema credo si possano definire tutti importanti, ma anche fosse, quanti sono quelli di Pieraccioni?.
I laureati, suo primo film, che ha scritto, diretto ed interpretato, arrivò, a metà anni novanta, come una ventata d'aria fresca per il cinema Italiano, dopo i fasti decaduti del cinema d'autore anni 60, e le mille e una pellicole trash anni 80.
Un nuovo regista si affacciava sulla scena, e lo faceva con spensieratezza, con semplicità, se pur trattando temi piuttosto complessi e senza un Hollywoodiano lieto fine. Il nuovo era rappresentato da Leonardo Pieraccioni, fiorentino d.o.c., che con I Laureati, una pellicola sugli spaccati di vita di 4 universitari clamorosamente fuori corso, cercava di porsi, senza una risposta oggettiva, domande esistenziali, che lo affliggevano, e come lui, uomo comune, affliggevano sicuramente gran parte della società che lo circondava.
Il film è innegabilmente brillante, sia nelle appena citate domande retoriche del protagonista, sia per alcune piccole scene di vita quotidiana vissute con scherzi tra i 4 amici/protagonisti, sia per il realismo dei personaggi, come detto rappresentanti dell'uomo comune, con le proprie ambizioni, gioie e delusioni.
E' una pellicola che appare senza troppe pretese, nel senso positivo del termine, i protagonisti sembrano non volersi prendere troppo sul serio e lo stesso Pieraccioni non si sentiva all'altezza di dirigerla, fu convinto da Vittorio Cecchi Gori, allora produttore cinematografico e compaesano, a buttarsi, con la frase : "un regista deve sapere fare soltanto due cose, l'inquadratura totale e il primo piano".
La recitazione degli stessi attori non ha anch'essa nessuna ambizione di essere da premi, Pieraccioni e Ceccherini sono attori comici, fanno eccezione la buona performance di Rocco Papaleo, nei panni di uno dei 4 "studenti", e l'eccellente interpretazione, non da protagonista, di Alessandro Haber, ma raramente è capitato nel suo caso di non dover elogiare una sua performance in un film.
Che cosa è che non lo potrebbe rendere uno dei film più importanti di Pieraccioni dunque?, beh, in un certo senso non era ancora ritagliato ad hoc per il grande pubblico, come invece molte pellicole successive. Aveva ancora una connotazione regionale e campanilistica, e sicuramente è stato consegnato alla storia, col senno di poi, non come una delle sue pellicole di maggior successo al botteghino.
Da un punto di vista cinematografico e più critico però, verrebbe da dire proprio l'opposto, questo film è l'inizio di un qualcosa che poi non si è concretizzato. Questo nuovo regista agli albori, sembrava pronto e disposto a migliorarsi, prendersi magari col tempo un po' più sul serio, e finire per scrivere pellicole forse anche impegnate, diventando un Verdone, o addirittura un Moretti.
Ma come detto il vento è cambiato quasi subito, il film successivo, "Il ciclone", aveva di nuovo tutti i tratti della commedia trash, forse un po' meno trash ed un po' più anni 90, ma comunque portava con se tutti i cliché del caso ed era ben disposto a dare in pasto al grande pubblico esattamente quello che esso desiderava.
Per alcuni dunque l'opinione sulla carriera del Pieraccioni regista, è che si sia bloccata sul nascere, o meglio sia diventata la stessa di tanti altri che hanno intravisto una prospettiva più allettante nel continuare ad usare un format ben collaudato, cambiando soltanto, e soltanto in parte in realtà, l'ordine degli addendi.
Il risultato è che i più, ad oggi, conoscono i suoi lavori per quello che è venuto dopo, ritenendo Il Ciclone la sua opera migliore, "più divertente" si potrebbe sentir dire.. ma per altri, i più nostalgici, I Laureati rimane una perla nel deserto, un film sincero, a tratti malinconico, che provoca nostalgia a rivederlo, ed il rimpianto per quella che poteva essere una carriera di un regista, che sarebbe arrogante definire non brillante, perché brillante lo è stata, ma semplicemente, diversa.
Purtroppo come nel film anche nella vita, Leonardo ha scelto la via più breve, anziché.. il giro lungo.