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sabato 15 novembre 2025

"Laughing and joking" (2013) Jimmy Carr #Recensioni

 "Laughing and joking" è uno spettacolo di più di 10 anni fa ormai, del comico inglese Jimmy Carr.
 
La durata è forse un po' oltre la media, 90 minuti, ma la densità di battute è decisamente altissima.
La ragione sta proprio nel suo stile, che anche in questo spettacolo non si smentisce, ossia di regalare tutta una serie di battute da una frase o poco più, non connesse tra loro, naturalmente una dopo l'altra, ad una velocità decisamente sostenuta.
 
Gli argomenti trattati sono i più svariati, e ce ne è sostanzialmente per tutti, dai più comuni come per esempio la religione, fino a cose un po' più di nicchia ma ben conosciute, come il veganismo.

Particolarmente ben riuscita è l'interazione con il pubblico, niente di nuovo per i suoi spettacoli, ma nel caso specifico si assiste anche ad una delle migliori battute della serata proveniente proprio non dal palco.

Vi sono leggere eccezioni, un paio di piccole storie con tanto di creazione di suspence nel pubblico, ma non risultano particolarmente degne di nota, anche rispetto proprio a tutto il resto del materiale stesso.

Nota forse dolente, non tanto il quantitativo di tempo dedicato all'argomento sesso, anche in maniera molto esplicita, ma la modalità in cui viene trattato, ossia un continuo uscire e rientrare sull'argomento, cosa che stona un po' e stanca anche, come se si volesse sempre privilegiarlo come soggetto di maggior controversia e comicità. (A dire il vero è proprio cosi che egli lo descrive, come il miglior argomento per varie ragioni come la diffusione e l'interesse intorno ad esso).

In sostanza un buono spettacolo per chi volesse appassionarsi al personaggio, che regala diversi momenti molto divertenti e che nell'insieme difficilemente può far pentire di averlo visto. Tuttavia, quanto detto vale comunque per la sua figura di comico in generale, non tanto per l'opera in se, infatti non c'è ragione alcuna per consigliare a qualcuno questo spettacolo specificamente, rispetto ad altre sue performance.

mercoledì 12 novembre 2025

Lucca Film Festival

 Tra i moltissimi film festival in Italia e nel mondo ve ne è uno anche nella città di Lucca, quello di quest'anno è da poco terminato, dato che si svolge a cadenza annuale nell'ultima parte del mese di settembre, ed ha la durata di 8 giorni.


L'argomento è stato già in parte trattato in questo blog perchè all'interno della manifestazione viene organizzata una serata chiamata "Lucca Effetto Cinema", alla quale è già stato dedicato un post, quindi il suggerimento è di andarlo a leggere per avere una visione più completa.

Quello che accade in città durante la suddetta settimana è un po' tutti gli aspetti classici di tali festival, ossia convegni tematici, incontri, mostre, ma ovviamente gli elementi principali sono le proiezioni, di cortometraggi e lungometraggi.

Alcune di esse sono particolarmente rilevanti, per esempio quest'anno vi è stata quella in anteprima mondiale del nuovo film a cui ha preso parte l'attore americano Kevin Spacey. La pellicola in se però purtroppo non è stata particolarmente apprezzata.

L'esempio è scelto anche per spiegare che solitamente alcune delle grandi star internazionali e non, presenti in questi film, decidono di presenziare fisicamente alla manifestazione, spesso prestandosi anche per delle "masterclass".

Quest'anno infatti, Kevin Spacey ha interagito con degli intervistatori, ed il pubblico, per poco più di un'ora all'interno della chiesa di San Francesco, in pieno centro città.

Non è come detto comunque un caso isolato, l'anno precedente infatti era stato Ethan Hawke a presentarsi in città per la manifestazione, e l'anno prima ancora era stata la volta di Julianne Moore.

In sostanza una iniziativa lodevole, che riesce a portare in città qualche nuova uscita cinematografica, e certamente qualche nome altisonante sia a livello italiano che internazionale.

venerdì 7 novembre 2025

"Il pianeta verde" (1996) #Recensione

Si tratta di un film francese del 1996, anche se per molti aspetti, alcuni anche difficili da spiegare, sembra piu essere un film di magari 15 anni prima.

La trama è quella di un gruppo di persone, abitanti di un'altro pianeta, che durante una delle loro riunioni annuali, si trovano a dover scegliere una di loro da inviare in visita perlustrativa sulla terra.
Si autopropone una certa Mila, madre di due figli ormai grandi, la quale desidera fortemente sapere di più riguardo alle proprie origini, dato che un suo antenato veniva proprio dal pianeta terra.
Viene cosi teletrasportata nella Parigi dell'epoca, dove durante la propria ricerca incontrerà varie difficoltà, ma anche persone che si riveleranno piene di umanità.
 
Il film parte bene, sia per originalità che come mera critica alla società consumistica e materialista moderna, ma si perde quasi subito, continuando a ribadire gli stessi concetti con una ridondanza quasi sconcertante.
 
Il mondo da cui proviene la protagonista è un mondo che è già passato da tutte le fasi che stanno vivendo gli abitanti della terra, le persone sanno quindi curarsi e soddisfarsi in maniera più autonoma, con empatia e senza bisogno di troppi oggetti superflui come fanno gli umani. 
Questo è un esempio dei concetti che vengono ripetuti fin troppe all'interno del film, nonostante questo nello specifico fosse ben chiaro dalla prima scena.

Il film appare anche piuttosto sconclusionato nel suo insieme, in molti aspetti cardine come "la sconnessione", che non viene mai spiegata a pieno e che appare più fantascienza pura che un elemento che faccia riflettere. 
 
Poco si puo dire sulla recitazione, ma vale la pena segnalare la presenza della futura premio Oscar, Marion Cotillard, che di li a poco raggiungerà un ottimo successo, se non altro di pubblico, grazie alla saga dei film "Taxxi", di Luc Besson.  

In sostanza un film che poteva avere del potenziale, ma che finisce per prendersi troppo sul serio, e che fallisce nell'esprimere una vera morale, chiara e comprensibile, quindi difficile da consigliare a chiunque.

martedì 4 novembre 2025

Che cosa è un "Jump-cut".

 Per "Jump-cut" si intende una tecnica di montaggio cinematografico che unisce due punti della pellicola senza nessuna transizione, proprio come se ne fosse stata tagliata una parte e si "saltasse" direttamente al fotogramma successivo, da li il nome in lingua inglese, che in italiano potrebbe essere tradotto letteralmente con "Salto del taglio".

L'inizio del suo utilizzo non è affatto recente e le sue implicazioni sono numerose, essendo una tecnica piuttosto versatile, tanto che viene usata sia nella commedia, per enfatizzare l'aspetto comico di una scena, tanto quanto in una scena drammatica per aumentarne la tensione e la sorpresa.

Volendo approfondirne le origini, sembra che sia stata scoperta per caso, quando durante le riprese di una scena che coinvolgeva il passaggio di un carro che trasportava persone, la cinepresa si sia bloccata, ed una volta che fu sbloccata, pochi momenti dopo, stava passando nello stesso luogo e nella stessa direzione un carro funebre. La ripresa dunque, dato che la parte centrale di pellicola tra i due momenti non era stata di fatto mai usata, creava involontariamente l'illusione che il primo si fosse trasformato nel secondo.

Nei suoi oltre 100 anni di utilizzo, e nonostante esistano varie sfumature del suo uso e del suo scopo, il più comune ed il più caratterizzante, è il fatto che dia la sensazione di un passaggio del tempo istantaneo, ossia di saltare a livello temporale ad un momento successivo della storia, che potrebbe essere istanti o persino ore nel futuro, senza far perdere allo spettatore la connessione con gli avvenimenti che si stanno rappresentando, ma lasciando comunque molto al suo immaginario. 

sabato 1 novembre 2025

"Chi è lo Re!?"#FrasiFamose

 Solo un ulteriore piccolo tributo a Mauro Di Francesco..

Non la più famosa ed internazionale tra le frasi cinematografiche, ma certamente una delle più citate ironicamente dai giovani degli anni '80.
Il titolo si riferisce infatti ad una frase, una domanda nello specifico, ripetuta svariate volte dal personaggio di Attila (Interpretato da Diego Abatantuono), nel film commedia comica "Attila flagello di Dio".
La domanda è rivolta più volte proprio al personaggio interpretato da Maurino, che dovrebbe rispondere che il Re è appunto Attila.
Tuttavia egli nel film si oppone, contestando la sua posizione e proponendo di eleggere un nuovo Re.
A conseguenza di ciò il contendente ed il Re in carica si sfidano a "La zampa di ferro", duello vinto da Attila, che mantenendo salda la propria corona inizia di nuovo a chiedere a tutti "Chi è lo Re!?", cosa che porta alla frase altrettanto iconica di Abatantuono che non sentendo Maurino rispondere inizia a dire "Non sento una voce!!", riferendosi a lui mentre lo alza da terra tenendolo solo per un orecchio.

Tutto surreale ed in molte parti più trash che comico, ma comunque un film storico a livello di cinema popolare nostrano, condito appunto da queste due piccole pillole/perle legate alla figura di Mauro Di Francesco. 

domenica 26 ottobre 2025

Chi era "Maurino"?

E' notizia proprio di ieri che Mauro Di Francesco, per molti fuori e dentro il set "Maurino", se ne sia andato.

Ormai ritiratosi dalle scene, almeno quelle cinematografiche, da più di 10 anni, non era più il giovane spensierato che beveva con gli amici dopo le riprese.
Erano infatti sopraggiunti per lui problemi di salute, molto gravi, legati probabilmente in parte anche al suddetto consumo a volte poco moderato di alcol, oltre agli acciacchi naturali per il fatto che aveva ampiamente superato i settanta anni.

Aveva subito addirittura un trapianto di fegato, fortunatamente senza rigetto, circa una quindicina di anni fa, esperienza che lo aveva profondamente segnato psicologicamente tanto da voler diventare testimonial contro l'abuso di alcol e da farlo finire a dire "Non morite come me", frase probabilmente pronunciata per la prima volta dal famosissimo calciatore George Best. 

La sua vita intensa, che ne è stata forse la causa di morte con qualche anno di anticipo sull'aspettativa di vita nazionale e con qualche operazione imprevista, è stata comunque costellata di grandi soddisfazioni.
Attivo sul set sin da piccolissimo, esordisce infatti ufficialmente a 10 anni, dimostra di non essere uno sprovveduto, lavorando ed impegnandosi molto con varie compagnie teatrali, legate anche a direttori di successo.

Ma è nel cinema che troverà l'apice della propria notorietà, milanese doc, porterà sul grande schermo il tipico atteggiamento scansonato e nel suo piccolo la milanesità, come altri attori suoi contemporanei fecero, Pozzetto per citarne uno.

Recitò in numerossissime commedie all'italiana, soprattutto negli anni '80, e soprattutto accanto ad un'altro pilastro storico del genere di quei tempi, milanese come lui, Diego Abatantuono. 
Tuttavia sentire la propria immagine associata quasi esclusivamente a commedie passate più o meno trash, gli fece scegliere in tarda età di rinunciare al cinema in favore esclusivamente di chiamate di un certo livello riguardanti il teatro.

Nella vità privata non fu particolarmente attivo sulle cronache, salvo quando, raccontato da lui stesso, si invaghi di una collega sul set di "Sapore di mare 2", tornò a casa, lo confessò alla propria ragazza, che lo cacciò di casa, e la cosa fu l'inizio della sua relazione con l'attrice, breve, ma anch'essa intensa, dalla quale ebbe un figlio.
Il resto della vita lo passò con una nuova compagna, ritirandosi negli ultimi anni a vivere in Toscana in un piccolo paese dell'aretino. 

venerdì 24 ottobre 2025

"Lost in translation - l'amore tradotto" #SpiegazioneTitolo

 Più che una vera spiegazione, perchè non c'è di fatto molto da spiegare, questo post sarà una domanda retorica sul come si sia finiti in Italia, e si finisca spesso, ad adattare i titoli dei film in modi così insensati e monotematici. 

Il problema che risiede nella prima parte del titolo è che il senso voluto in originale, è esattamente l'opposto di quello spiegato in italiano nella seconda parte. 
Nato "Lost in translation", ossia letteramente "perso durante la traduzione", viene tradotto concettualmente con "Intraducibile", cosa che lo colloca nella direzione assolutamente opposta all'aggiunta della seconda parte di titolo nella versione italiana "Lost in transaltion - l'amore tradotto". 

La seconda parte contiene inoltre l'annoso problema dal quale l'Italia proprio non riesce a liberarsi, l'abuso della parola "amore" in titoli di canzoni, testi, e titoli di film.
Modo apparentemente sempre efficace per portare la gente al cinema, e che come già spiegato in molteplici spiegazioni di titoli, rivela di fatto più di quelle che erano le intenzioni originali della regista.

Che cosa significa "Filmografia"?