lunedì 1 gennaio 2024

Il diario di Bridget Jones (2001) #Recensione

 "Il diario di Bridget Jones" è un capolavoro nel suo genere, quello della commedia romantica, una di quelle pellicole che segnano l'anno in cui escono e che rimangono immortali.

La trama è quella di una non più giovanissima impiegata in una casa editrice, che sente lo scorrere del tempo e nota come accanto a se non vi sia una persona rilevante con cui condividere il futuro.
Conosce Mark grazie ad una delle tante intromissioni nella sua vita da parte della madre, ma è attratta da Daniel, il suo capo. Il resto del film ruoterà intorno a questo trio, con moltissime situazioni comiche, malinconiche, imbarazzanti, frustranti, eccitanti, romantiche, infantili e impulsive, ma comunque tutte, tremendamente reali. 
 

Il risultato generale dell'opera è come detto eccezionale, la trama è semplice ma non banale, e certamente un qualcosa in cui molti si possono sentire rappresentati.
Tutti gli aspetti principali risultano riusciti, dalla durata perfettamente congrua, agli scenari e alle ambientazioni.
Funziona praticamente tutto in questo film, dalla comicità diretta ma mai troppo volgare o scontata, ai colpi di scena, niente di eclatante ma comunque ben posizionati e portatori di sufficienti sorprese.
Funzionano anche gli attori, Renèe Zellweger, ed il suo eccellente accento inglese, ed i due inglesissimi Colin Firth e Hugh Grant, e funzionano l'amalgama e la chimica tra loro.

In sostanza è un film che nel suo piccolo ha osato, con un budget poco stupefacente come 26 milioni di dollari, ne ha incassati 10 volte tanti, e con una protagonista d'oltreoceano, per una commedia che è la quintessenza del british, (da immaginarsi la posizione inorridita di Pierfrancesco Favino davanti a tale scelta), che invece ha regalato quello che è nel suo piccolo, un capolavoro cinematografico.

Poche pretese aveva questa opera, cosi come poche deve averne lo spettatore, e questo permetterà di terminare la visione con un risultato di soddisfazione, ottimo intrattenimento, e forse anche qualche spunto di riflessione. 


mercoledì 27 dicembre 2023

Mr. Crocodile Dundee (1986) #Recensione



Mr. Crocodile Dundee è un film del 1986 che riscosse un successo planetario, o almeno nel mondo occidentale, sia di pubblico che di critica, con annesse svariate candidature ai premi di settore, tra le quali anche una agli Oscar, come miglior sceneggiatura.

La storia riguarda una giornalista americana che viene a conoscenza di un singolare episodio avvenuto anni prima in una zona remota dell'Australia, nel quale un autoctono era stato aggredito da un coccodrillo, riuscendo a sopravvivere ed a raggiungere la civiltà nonostante apparentemente delle gravi menomazioni.
La cosa si rivelerà in parte ingigantita, ma farà comunque nascere un rapporto lavorativo e di amicizia tra i due, tanto da chiedergli di tornare con lei in america, come promozione vivente alla storia che verrà di li a poco raccontata sui giornali.

Il film come detto ebbe un enorme successo, un po' per la semplicità e particolarità della storia, un po' per la simpatia che suscitava il protagonista (Paul Hogan).
Purtroppo però è un'opera che sente il peso degli anni, probabilmente più di altre, tanto da farla stridere con tutti i sentimenti di inclusività e rispetto per le minoranze ai quali da qualche anno la società occidentale fà maggiore attenzione.
Ma mentre alcuni aspetti del protagonista, come il suo lato aggressivo ed a volte violento, o come la sua interazione verbale con il sesso femminile e le persone di colore, possono ancora passare come scene volutamente cinematografiche e paradossalmente in alcuni casi anche inclusive, altre scene, come quella al bancone del bar dove viene coinvolta una persona transessuale, sono effettivamente oltre ogni limite di accettazione per la società attuale.
Anche il passo paga il suo pegno, risultando particolarmente lento, cosa che non sembrava guardandolo da bambini/adolescenti quanto uscì.

Molte sono le curiosità che riguardano il film, una è la grande presenza di birra, in molteplici scene, bevanda di largo consumo in Australia, ed in particolare la presenza del marchio "Foster", australiano appunto, che compare ben in vista più volte, scelta naturalmente non casuale.

Altra curiosità è come i due protagonsiti, Paul e Linda (i loro veri nomi), finirono per divenire una coppia anche fuori dal set, sposandosi pochi anni dopo. Un legame che, nonostante i quasi 20 anni di differenza tra loro, durò anch'esso per una ventina di anni.
La terza cosa da far notare è come un po' tutta l'ironia e la memorabilità del film, si basi su espressioni tipiche delle rispettive culture, quella americana e quella australiana (soprattutto la seconda), rendendo il doppiaggio, o meglio l'adattamento, particolarmente difficile. Il risultato sotto questo aspetto è infatti disastroso, con la quasi totale perdita di tutti i riferimenti nazionali, ed invece l'inserimento di parole dal suono italiano, come "svinfera", usata in moltissime scene, ma che nell'uso comune non hanno assolutamente alcun valore.

Un'ultima cosa da segnalare è come vi siano, essendo ambiento in gran parte a New York, una grande quantità di personaggi italiani o di discendenza italiana, come il cameriere, o il fattorino, o il tassista, etc.. e solo pochi di loro sono stati mantenuti come tali nell'adattamento in italiano.

In conclusione un film che ha divertito un'intera generazione, per la quale appariva semplice e leggero, un ottimo intrattenimento per tutta la famiglia, ma che nel corso degli anni ha finito per apparire più come oltraggioso e poco appetibile alle nuove generazioni.

sabato 23 dicembre 2023

Polar express (2004) #Recensione

 "Polar express" è un film di animazione di ormai 20 anni fà, e la propria età la dimostra tutta, davvero tutta.
Non per le tematiche, si parla del Natale nella sua più classica forma e con più o meno tutti i soliti stereotipi, ne per aspetti che hanno preso sempre più rilevanza negli ultimi anni, come l'inclusività, ma bensì proprio per la qualità delle animazioni, con praticamente tutti i personaggi sconcertantemente inespressivi ed a tratti agghiaccianti.
 
La storia è quella di un bambino qualsiasi di una famiglia normalissima, che addormentatosi inizia a vivere/sognare un viaggio in treno verso il polo nord, insieme a diversi altri passeggeri, quasi tutti perlopiù coetanei, il tutto perchè la sua fede in Babbo Natale venga rinvigorita, dato che come molti altri si era trovato a dubitare della sua esistenza.
 
Il film non sarebbe ne carne ne pesce, quindi raccoglierebbe probabilmente anche una sufficenza, sempre con in mente che il destinatario sia un pubblico di piccolissimi, se non fosse che i personaggi, in particolare le loro mimiche facciali, sono davvero terribili, per un adulto, e forse traumatizzanti per un bambino.
 
Non si tratta tuttavia di un'opera improvvisata, dato che il soggetto è tratto da un libro già noto, e che la sceneggiatura e la direzione siano state appannaggio di niente di meno che Robert Zemeckis, per non parlare del fatto che molti dei personaggi sono stati doppiati addirittura da Tom Hanks, al picco della sua notorietà.

Il cachè dei suddetti due probabilmente ha fatto lievitare notevolmente le spese, che hanno raggiunto una cifra veramente consistente, il film è infatti costato ben 165 milioni di dollari, riuscendo sorprendentemente a raccoglierne praticamente il doppio al botteghino.

In sostanza, un film che forse al tempo andava più che bene, ma che oggi sfigura proprio di fronte alla nuova qualità di quello che può essere fatto a livello di digitalizzazione per un film.

mercoledì 20 dicembre 2023

Chi era Matthew Perry.



Matthew Perry è stato un attore americano-canadese, recentemente scomparso, che ha avuto piccole parentesi come regista ed in teatro, ma che ha dato il meglio di se e dove ha passato la maggior parte della propria carriera recitativa, davanti alla cinepresa, tra film e serie televisive.

Dopo buoni risultati nel mondo dello sport, specificamente nel tennis, scelse già in gioventù che la recitazione sarebbe stata la sua strada, si trasferì dunque dal padre a Los Angeles e tentò di iniziare a far diventare i suoi sogni realtà.

Nella propria vita ha raccolto moltissimi riconoscimenti sia da parte della critica che da parte del pubblico, il suo ruolo di Chandler Bing nella famosissima serie F.R.I.E.N.D.S., che ha ricoperto per una intera decade, è stato non sono realistico e coinvolgente, ma un personaggio che è diventato quasi un membro di famiglia per i più appassionati.

Durante e successivamente è stato più presente di altri membri del cast, nel mondo del cinema vero e proprio, prendendo parte sia a film per la televisione che per le sale, recitando molto egregiamente in pellicole come Numb (2007) e 17 again (2009) oltre che nei due episodi della mini saga degli F.B.I. - Protezione testimoni, a fianco di Bruce Willis.

Ha purtroppo come molti sofferto di uso, abuso, e dipendenza da varie sostanze nell'arco della propria vita, iniziando con l'alcol in tarda adolescenza, per poi passare agli antidolorifici a causa di un incidente, e per finire ad altre droghe, tentando innumerevoli volte di disintossicarsi e costantemente ricadendoci.

Le sue gesta lavorative ad ogni modo non sono in discussione, come i suoi talenti, da quello sportivo a quello recitativo, hanno avuto modo di essere dimostrati al mondo, e le sue performance hanno lasciato un segno indelebile nella mente di moltissime persone, ma come ha scritto egli stesso, il suo desiderio era quello di essere ricordato come una persona che ha vissuto veramente e che più di tutto ha cercato di aiutare gli altri, e questo dimostra quanto dietro a quello che molti credono essere stato soltanto Chandler Bing, ci fosse un grandissimo uomo, di nome Matthew Langford Perry.

domenica 17 dicembre 2023

Che cosa significa la parola "Budget"?

 La parola "budget" è ormai di uso comune nel parlato in italiano, nonostante appaia sia alla vista che una volta udita, che non si tratti di una parola italiana, o forse si?

Innanzitutto il suo significato, essa sta infatti ad indicare un quantitativo di risorse, solitamente denaro, che vengono stanziate per eseguire una determinata azione. Nella cinematografia rappresenta quindi semplicemente il quantitativo di soldi, che una determinata produzione decide di dedicare alla realizzazione di una opera. 

Ma se pur a vederla scritta, e sentita pronunciata, sembri una parola del tutto anglosassone, è invece una derivazione del francese "bougette", ossia una sorta di borsa, o addirittura del latino "bulga" con la quale si intendeva la bisaccia di cuoio dove venivano trasportati documenti contabili. 

Non è quindi un vocabolo che si possa definire come propriamente venuto da altre culture, o un neologismo, ne una parola come per esempio quelle del campo dell'informatica che stanno venendo tutte importate pari pari dall'inglese, ma più un concetto, forse partito dai latini, che ad oggi viene espresso nella maggior parte del mondo occidentale, usando quella sequenza di lettere.

giovedì 14 dicembre 2023

Un Natale al sud (2016) #Recensione

 "Un Natale al sud" è uno degli ennesimi cinepanettoni nostrani, piuttosto recente in questo caso, che racchiude la solita miriade di battute infantili, giochi di parole pessimi, doppi sensi sessuali, e tutta una serie di scontatezze nuove o già viste, che hanno da sempre caratterizzato tale genere cinematografico.

La trama è quella di due famiglie, naturalmente rappresentanti la solita dicotomia nord-sud, che sono un po' vittime delle proprie infelicità, un po' dei tempi moderni, ed un po' ci mettono del loro a complicarsi l'esistenza.
In particolare il film ruota intorno ai rispettivi figli, i quali hanno delle relazioni nate su internet, che stentano a trasformarsi in frequentazioni reali, con il risultato di rendere i genitori piuttosto insoddisfatti della cosa.
Si passa dunque come detto a tutta una infinità di situazioni già viste, nelle quali si fa sfoggio di pochissima ricercatezza di contenuti e forma, e si bada più che altro a dire la cafonata più arrogante e regionalista possibile, per buttare quasi tutte le scene in caciara.

Il film ha comunque la caretteristica di non essere particolarmente irritante, quindi si riesce a guardarlo, anche grazie al fatto che scorre abbastanza bene e con passo costante. Detto questo, non contiene assolutamente niente che passerà mai alla storia, a differenza di altre battute e situazioni di cinepanettoni storici, e probabilmente nemmeno voleva che cosi fosse. Sembra infatti una semplice pellicola messa su con un po' di volti noti del momento, e temi il più attuali possibili, per capitalizzare al massimo la voglia di vedere qualcosa di divertente e leggero da parte degli italiani nel periodo natalizio.

Naturalmentissimamente presente l'immancabile, assolutamente immancabile, presenza di tutta una gamma di accenti, atteggiamenti ed usanze tipiche delle varie regioni italiane, per poter far sentire rappresentata la maggior parte della popolazione possibile. Il tutto capitanato come quasi sempre, dalla battaglia Milano-Roma, con rispettive frasi gergali tipiche. 

Un aspetto però lo differenzia del resto dei film del genere, ed è quello di basare moltissime iniziative e personaggi, su aspetti della cultura americana, ormai diffusa in quasi tutto l'occidente, ragione per la quale all'interno del film si trovano influencers, si parla di followers, di selfie, etc.. 

Nello specifico si salvano la Tatangelo, la quale non sembra aver recitato affatto male, e Boldi, decisamente invecchiato e ripetitivo, ma rimane l'unico che regala un paio di sorrisi.

Di curioso vi è come il film abbia voluto mantenere l'iconica voglia di invecchiare male di tutti i cinepanettoni, di fatti la frase "Cinese, ma perchè sei venuto qua, non potevi morire in Cina?", difficilmente passerà le revisioni future di una società sempre più attenta a certi temi.
E, la sorprendente citazione di Via col vento : "Francamente, me ne infischio!", fatta da Boldi in una delle scene. 



lunedì 11 dicembre 2023

Perché F.R.I.E.N.D.S è ufficialmente scritto con i puntini?




Si tratta per la precisione di punti a mezza altezza tra le lettere, quindi non in basso da poter realmente rappresentare un acronimo, tuttavia negli anni è stata tentata spesso tale strada, forse più di tutte le altre, per spiegarne la presenza, senza giungere da parte di tutta la comunità di internet e degli appassionati della serie, ad una frase o concetto soddisfacente che potesse convincere tutti di aver decriptato l'acronimo.

La risposta sembra essere stata data dai creatori stessi a distanza di 25 anni dalla nascita della serie, ossia che non siano altro che puntini messi a rappresentare ognuno dei membri principali del cast, appunto anch'essi 6.
Anche questa teoria, se pur apparsa piuttosto banale era stata paventata spesso dai fans nel corso degli anni, ma senza fonti ufficiali rimaneva una semplice supposizione.

La questione dei puntini sembra davvero aver coinvolto nel corso degli anni molti degli appassionati della serie, forse anche più del dovuto, e continua a farlo tutt'oggi, tanto che è stata cercata una spiegazione persino al colore, visto che non sono tutti dello stesso.
Ed in questo caso la spiegazione degli utenti, coincidenza o no, pare abbia messo d'accordo i più, dato che è stato notato come i colori corrispondano con quelli degli ombrelli che i membri del caste tengono in mano nella foto usata come copertina della serie.

Ancor più recentemente è stato notato come su Netflix sia cambiato l'ordine del colore dei puntini nelle anteprime, ma questo è forse uno spingersi troppo oltre nel voler dare risposte ad un qualcosa che potrebbe essere casuale, anche se, a quei livelli di visibilità e con il giro di affari che ancora oggi la serie muove, forse persino l'ordine del colore di alcuni puntini può determinare qualcosa nello spettatore tanto da voler essere cambiato di proposito.

"Ecce bombo" #FrasiFamose