mercoledì 27 dicembre 2023

Mr. Crocodile Dundee (1986) #Recensione



Mr. Crocodile Dundee è un film del 1986 che riscosse un successo planetario, o almeno nel mondo occidentale, sia di pubblico che di critica, con annesse svariate candidature ai premi di settore, tra le quali anche una agli Oscar, come miglior sceneggiatura.

La storia riguarda una giornalista americana che viene a conoscenza di un singolare episodio avvenuto anni prima in una zona remota dell'Australia, nel quale un autoctono era stato aggredito da un coccodrillo, riuscendo a sopravvivere ed a raggiungere la civiltà nonostante apparentemente delle gravi menomazioni.
La cosa si rivelerà in parte ingigantita, ma farà comunque nascere un rapporto lavorativo e di amicizia tra i due, tanto da chiedergli di tornare con lei in america, come promozione vivente alla storia che verrà di li a poco raccontata sui giornali.

Il film come detto ebbe un enorme successo, un po' per la semplicità e particolarità della storia, un po' per la simpatia che suscitava il protagonista (Paul Hogan).
Purtroppo però è un'opera che sente il peso degli anni, probabilmente più di altre, tanto da farla stridere con tutti i sentimenti di inclusività e rispetto per le minoranze ai quali da qualche anno la società occidentale fà maggiore attenzione.
Ma mentre alcuni aspetti del protagonista, come il suo lato aggressivo ed a volte violento, o come la sua interazione verbale con il sesso femminile e le persone di colore, possono ancora passare come scene volutamente cinematografiche e paradossalmente in alcuni casi anche inclusive, altre scene, come quella al bancone del bar dove viene coinvolta una persona transessuale, sono effettivamente oltre ogni limite di accettazione per la società attuale.
Anche il passo paga il suo pegno, risultando particolarmente lento, cosa che non sembrava guardandolo da bambini/adolescenti quanto uscì.

Molte sono le curiosità che riguardano il film, una è la grande presenza di birra, in molteplici scene, bevanda di largo consumo in Australia, ed in particolare la presenza del marchio "Foster", australiano appunto, che compare ben in vista più volte, scelta naturalmente non casuale.

Altra curiosità è come i due protagonsiti, Paul e Linda (i loro veri nomi), finirono per divenire una coppia anche fuori dal set, sposandosi pochi anni dopo. Un legame che, nonostante i quasi 20 anni di differenza tra loro, durò anch'esso per una ventina di anni.
La terza cosa da far notare è come un po' tutta l'ironia e la memorabilità del film, si basi su espressioni tipiche delle rispettive culture, quella americana e quella australiana (soprattutto la seconda), rendendo il doppiaggio, o meglio l'adattamento, particolarmente difficile. Il risultato sotto questo aspetto è infatti disastroso, con la quasi totale perdita di tutti i riferimenti nazionali, ed invece l'inserimento di parole dal suono italiano, come "svinfera", usata in moltissime scene, ma che nell'uso comune non hanno assolutamente alcun valore.

Un'ultima cosa da segnalare è come vi siano, essendo ambiento in gran parte a New York, una grande quantità di personaggi italiani o di discendenza italiana, come il cameriere, o il fattorino, o il tassista, etc.. e solo pochi di loro sono stati mantenuti come tali nell'adattamento in italiano.

In conclusione un film che ha divertito un'intera generazione, per la quale appariva semplice e leggero, un ottimo intrattenimento per tutta la famiglia, ma che nel corso degli anni ha finito per apparire più come oltraggioso e poco appetibile alle nuove generazioni.

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