sabato 23 dicembre 2023

Polar express (2004) #Recensione

 "Polar express" è un film di animazione di ormai 20 anni fà, e la propria età la dimostra tutta, davvero tutta.
Non per le tematiche, si parla del Natale nella sua più classica forma e con più o meno tutti i soliti stereotipi, ne per aspetti che hanno preso sempre più rilevanza negli ultimi anni, come l'inclusività, ma bensì proprio per la qualità delle animazioni, con praticamente tutti i personaggi sconcertantemente inespressivi ed a tratti agghiaccianti.
 
La storia è quella di un bambino qualsiasi di una famiglia normalissima, che addormentatosi inizia a vivere/sognare un viaggio in treno verso il polo nord, insieme a diversi altri passeggeri, quasi tutti perlopiù coetanei, il tutto perchè la sua fede in Babbo Natale venga rinvigorita, dato che come molti altri si era trovato a dubitare della sua esistenza.
 
Il film non sarebbe ne carne ne pesce, quindi raccoglierebbe probabilmente anche una sufficenza, sempre con in mente che il destinatario sia un pubblico di piccolissimi, se non fosse che i personaggi, in particolare le loro mimiche facciali, sono davvero terribili, per un adulto, e forse traumatizzanti per un bambino.
 
Non si tratta tuttavia di un'opera improvvisata, dato che il soggetto è tratto da un libro già noto, e che la sceneggiatura e la direzione siano state appannaggio di niente di meno che Robert Zemeckis, per non parlare del fatto che molti dei personaggi sono stati doppiati addirittura da Tom Hanks, al picco della sua notorietà.

Il cachè dei suddetti due probabilmente ha fatto lievitare notevolmente le spese, che hanno raggiunto una cifra veramente consistente, il film è infatti costato ben 165 milioni di dollari, riuscendo sorprendentemente a raccoglierne praticamente il doppio al botteghino.

In sostanza, un film che forse al tempo andava più che bene, ma che oggi sfigura proprio di fronte alla nuova qualità di quello che può essere fatto a livello di digitalizzazione per un film.

mercoledì 20 dicembre 2023

Chi era Matthew Perry.



Matthew Perry è stato un attore americano-canadese, recentemente scomparso, che ha avuto piccole parentesi come regista ed in teatro, ma che ha dato il meglio di se e dove ha passato la maggior parte della propria carriera recitativa, davanti alla cinepresa, tra film e serie televisive.

Dopo buoni risultati nel mondo dello sport, specificamente nel tennis, scelse già in gioventù che la recitazione sarebbe stata la sua strada, si trasferì dunque dal padre a Los Angeles e tentò di iniziare a far diventare i suoi sogni realtà.

Nella propria vita ha raccolto moltissimi riconoscimenti sia da parte della critica che da parte del pubblico, il suo ruolo di Chandler Bing nella famosissima serie F.R.I.E.N.D.S., che ha ricoperto per una intera decade, è stato non sono realistico e coinvolgente, ma un personaggio che è diventato quasi un membro di famiglia per i più appassionati.

Durante e successivamente è stato più presente di altri membri del cast, nel mondo del cinema vero e proprio, prendendo parte sia a film per la televisione che per le sale, recitando molto egregiamente in pellicole come Numb (2007) e 17 again (2009) oltre che nei due episodi della mini saga degli F.B.I. - Protezione testimoni, a fianco di Bruce Willis.

Ha purtroppo come molti sofferto di uso, abuso, e dipendenza da varie sostanze nell'arco della propria vita, iniziando con l'alcol in tarda adolescenza, per poi passare agli antidolorifici a causa di un incidente, e per finire ad altre droghe, tentando innumerevoli volte di disintossicarsi e costantemente ricadendoci.

Le sue gesta lavorative ad ogni modo non sono in discussione, come i suoi talenti, da quello sportivo a quello recitativo, hanno avuto modo di essere dimostrati al mondo, e le sue performance hanno lasciato un segno indelebile nella mente di moltissime persone, ma come ha scritto egli stesso, il suo desiderio era quello di essere ricordato come una persona che ha vissuto veramente e che più di tutto ha cercato di aiutare gli altri, e questo dimostra quanto dietro a quello che molti credono essere stato soltanto Chandler Bing, ci fosse un grandissimo uomo, di nome Matthew Langford Perry.

domenica 17 dicembre 2023

Che cosa significa la parola "Budget"?

 La parola "budget" è ormai di uso comune nel parlato in italiano, nonostante appaia sia alla vista che una volta udita, che non si tratti di una parola italiana, o forse si?

Innanzitutto il suo significato, essa sta infatti ad indicare un quantitativo di risorse, solitamente denaro, che vengono stanziate per eseguire una determinata azione. Nella cinematografia rappresenta quindi semplicemente il quantitativo di soldi, che una determinata produzione decide di dedicare alla realizzazione di una opera. 

Ma se pur a vederla scritta, e sentita pronunciata, sembri una parola del tutto anglosassone, è invece una derivazione del francese "bougette", ossia una sorta di borsa, o addirittura del latino "bulga" con la quale si intendeva la bisaccia di cuoio dove venivano trasportati documenti contabili. 

Non è quindi un vocabolo che si possa definire come propriamente venuto da altre culture, o un neologismo, ne una parola come per esempio quelle del campo dell'informatica che stanno venendo tutte importate pari pari dall'inglese, ma più un concetto, forse partito dai latini, che ad oggi viene espresso nella maggior parte del mondo occidentale, usando quella sequenza di lettere.

giovedì 14 dicembre 2023

Un Natale al sud (2016) #Recensione

 "Un Natale al sud" è uno degli ennesimi cinepanettoni nostrani, piuttosto recente in questo caso, che racchiude la solita miriade di battute infantili, giochi di parole pessimi, doppi sensi sessuali, e tutta una serie di scontatezze nuove o già viste, che hanno da sempre caratterizzato tale genere cinematografico.

La trama è quella di due famiglie, naturalmente rappresentanti la solita dicotomia nord-sud, che sono un po' vittime delle proprie infelicità, un po' dei tempi moderni, ed un po' ci mettono del loro a complicarsi l'esistenza.
In particolare il film ruota intorno ai rispettivi figli, i quali hanno delle relazioni nate su internet, che stentano a trasformarsi in frequentazioni reali, con il risultato di rendere i genitori piuttosto insoddisfatti della cosa.
Si passa dunque come detto a tutta una infinità di situazioni già viste, nelle quali si fa sfoggio di pochissima ricercatezza di contenuti e forma, e si bada più che altro a dire la cafonata più arrogante e regionalista possibile, per buttare quasi tutte le scene in caciara.

Il film ha comunque la caretteristica di non essere particolarmente irritante, quindi si riesce a guardarlo, anche grazie al fatto che scorre abbastanza bene e con passo costante. Detto questo, non contiene assolutamente niente che passerà mai alla storia, a differenza di altre battute e situazioni di cinepanettoni storici, e probabilmente nemmeno voleva che cosi fosse. Sembra infatti una semplice pellicola messa su con un po' di volti noti del momento, e temi il più attuali possibili, per capitalizzare al massimo la voglia di vedere qualcosa di divertente e leggero da parte degli italiani nel periodo natalizio.

Naturalmentissimamente presente l'immancabile, assolutamente immancabile, presenza di tutta una gamma di accenti, atteggiamenti ed usanze tipiche delle varie regioni italiane, per poter far sentire rappresentata la maggior parte della popolazione possibile. Il tutto capitanato come quasi sempre, dalla battaglia Milano-Roma, con rispettive frasi gergali tipiche. 

Un aspetto però lo differenzia del resto dei film del genere, ed è quello di basare moltissime iniziative e personaggi, su aspetti della cultura americana, ormai diffusa in quasi tutto l'occidente, ragione per la quale all'interno del film si trovano influencers, si parla di followers, di selfie, etc.. 

Nello specifico si salvano la Tatangelo, la quale non sembra aver recitato affatto male, e Boldi, decisamente invecchiato e ripetitivo, ma rimane l'unico che regala un paio di sorrisi.

Di curioso vi è come il film abbia voluto mantenere l'iconica voglia di invecchiare male di tutti i cinepanettoni, di fatti la frase "Cinese, ma perchè sei venuto qua, non potevi morire in Cina?", difficilmente passerà le revisioni future di una società sempre più attenta a certi temi.
E, la sorprendente citazione di Via col vento : "Francamente, me ne infischio!", fatta da Boldi in una delle scene. 



lunedì 11 dicembre 2023

Perché F.R.I.E.N.D.S è ufficialmente scritto con i puntini?




Si tratta per la precisione di punti a mezza altezza tra le lettere, quindi non in basso da poter realmente rappresentare un acronimo, tuttavia negli anni è stata tentata spesso tale strada, forse più di tutte le altre, per spiegarne la presenza, senza giungere da parte di tutta la comunità di internet e degli appassionati della serie, ad una frase o concetto soddisfacente che potesse convincere tutti di aver decriptato l'acronimo.

La risposta sembra essere stata data dai creatori stessi a distanza di 25 anni dalla nascita della serie, ossia che non siano altro che puntini messi a rappresentare ognuno dei membri principali del cast, appunto anch'essi 6.
Anche questa teoria, se pur apparsa piuttosto banale era stata paventata spesso dai fans nel corso degli anni, ma senza fonti ufficiali rimaneva una semplice supposizione.

La questione dei puntini sembra davvero aver coinvolto nel corso degli anni molti degli appassionati della serie, forse anche più del dovuto, e continua a farlo tutt'oggi, tanto che è stata cercata una spiegazione persino al colore, visto che non sono tutti dello stesso.
Ed in questo caso la spiegazione degli utenti, coincidenza o no, pare abbia messo d'accordo i più, dato che è stato notato come i colori corrispondano con quelli degli ombrelli che i membri del caste tengono in mano nella foto usata come copertina della serie.

Ancor più recentemente è stato notato come su Netflix sia cambiato l'ordine del colore dei puntini nelle anteprime, ma questo è forse uno spingersi troppo oltre nel voler dare risposte ad un qualcosa che potrebbe essere casuale, anche se, a quei livelli di visibilità e con il giro di affari che ancora oggi la serie muove, forse persino l'ordine del colore di alcuni puntini può determinare qualcosa nello spettatore tanto da voler essere cambiato di proposito.

venerdì 8 dicembre 2023

"Sing" (2016) #Recensione

 Sing è un film d'animazione di produzione americana del 2016, che annovera notevoli star di un certo livello tra coloro che hanno prestato la propria voce ai personaggi, tra le quali Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Scarlett Johansson, John C. Reilly, tutti attori di successo internazionale, oltre che quello che è forse il re del doppiaggio nel mondo dei cartoni animati, essendo autore e voce di molti personaggi de "I Griffin", Seth MacFarlane. 

La trama ruota tutta attorno ad un teatro, ottenuto dal padre del protagonista dopo una vita di sacrifici, che egli cerca di far restare aperto nonostante gli innumerevoli insuccessi negli anni.
Decide dunque di organizzare una gara canora, e di stabilire un premio per il vincitore. La cosa attira un interesse enorme da parte di chi si vuole esibire, anche grazie ad un errore nel volantino, che dichiara un premio molto più alto di quello che avrebbe dovuto essere.
 Iniziano cosi una serie di tentativi da parte di tutti i vari personaggi principali, principalmente "persone" comuni, con la loro grande passione per la musica ed i loro talenti nascosti, per tentare di vincere la suddetta gara.
Tuttavia, le difficoltà sia del proprietario che di ognuno di essi nelle riespettive vite, si rilevano molto più complicate da superare del previsto. 

Il film è certamente un buon intrattenimento, con un buon passo, e non risulta nè troppo lungo, nè manchevole di qualcosa. Non ha il suo punto forte nella trama, una delle più classiche ed a tratti anche un po' stucchevole, ma si distingue per una buona resa espressiva dei protagonisti, una variegata colonna sonora, che attraversa decadi di successi, da Sinatra alle hits più acclamate del pop moderno, e per qualche colpo di scena e battuta interessante. 

Di ancor più positivo vi sono alcuni personaggi, davvero curati, ben scritti e ben pensati, come quello di Rosita, pieno di trovate divertenti e di aspetti umani emozionanti, che però fa da contrappeso ad un personaggio come quello di Ash, che è sembrato invece scontato, piuttosto irrilevante per la storia, e non tridimensionale come altri. 
 
Il film ha ricevuto principalmente opinioni positive, sia da pubblico che dalla critica, tanto che ne è stato realizzato un sequel nel 2021.

Sicuramente consigliabile ad un pubblico di appassionati del genere, ed ai più piccoli in generale, forse pero, per tutto quello detto sopra, non riesce ad essere sufficentemente maturo sia come aspetti tecnici che come messaggi, da poter essere realmente consigliato anche ai più grandi.

lunedì 4 dicembre 2023

El sentido del cacao (2019) #Recensione




"El sentido del cacao" è un brevissimo documentario spagnolo del 2019 (solo 19 minuti), ma molto interessante.
Si basa su un aspetto forse un po' trascurato dalla nostra società, ossia la perdita del senso del gusto, e lo fa partendo subito con una premessa che colpisce e rapisce immediatamente lo spettatore, la prima frase che appare sullo schermo è infatti una riflessione, riguardande come tutti noi, al di là di quale sia la nostra nazionalità e lingua, conosciamo come venga definita una persona che ha perduto la vista, l'udito o la voce (cieco, sordo o muto), ma come si chiama una persona che ha perso il senso del gusto?

Inoltre sorprende come il numero di persone che sono affette da tale condizione in tutto il mondo sia più alto di quello che si potrebbe pensare, semplicemente non sembra esserci stato un particolare interesse verso questa problematica e un forte desiderio nel cercare di fare qualcosa per risolverla o quantomeno migliorarla.

Ecco che entra in gioco Jordi Roca, mastro pasticcere catalano, di Girona, che dopo aver assistito alla perdita del senso del gusto da parte di un amico, decide di affrontare il problema in prima persona, con le conoscenze culinarie che possiede, ed il risultato è altrettanto interessante quanto la premessa.
Egli sceglie infatti la strada di provare a far risvegliare tale senso, o almeno di cercare di far rivivere ad una persona le stesse sensazioni ed emozioni che tale senso dà, attraverso la creazione di piatti estremamente particolari e personalizzati.
La sua idea è quella di realizzare dei cibi, basati sulle esperienze personali di vita vissuta delle singole persone, ossia le attività, il luoghi, i sapori e gli odori, che più le hanno stimolate durante la loro esistenza.
Questo insieme di elementi, uniti finemente con cura e passione, finiscono per riuscire, secondo alcuni dei partecipanti all'"esperimento", a far rivivere sensazioni legate al senso del gusto, ormai sopite da anni.

L'approccio è innegabilmente particolare ed interessante, ed i risultati iniziali sembrerebbero dar ragione al giovane Jordi, ma tutto questo è più nel campo della medicina e della psicologia, quello che si può dire invece rispetto al campo della cinematografia, è che siano 19 minuti certamente intriganti e ben montati, su di un argomento, come detto, innegabilmente originale. Consigliatissimo a tutti quindi, proprio perchè in ogni caso il poco tempo che la visione richiede, vale certamente la candela.