venerdì 13 gennaio 2023
Che cosa sono i "Test screening"?
lunedì 9 gennaio 2023
"27: Gone too soon" - (2018) #Recensione
"27: Gone too soon" (letteralmente : "27: morto troppo presto") è un documentario del 2018 sulla vite, e soprattutto sulle morti, di alcuni artisti musicali degli ultimi cinquanta anni, che hanno avuto come filo conduttore a legarli, il fatto di essere morti all'età di 27 anni, più o meno tutti all'apice della propria carriera.
Dopo la morte, nel giro di soli 3 anni dal primo all'ultimo, di Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, si inizio a notare la caratteristica di come avessere tutti la stessa età al momento della morte, ma per fortuna non ce ne furuono di altrettanto rumorose, fino al suicidio di Kurt Cobain, e diversi anni dopo la morte di Amy Winehouse, anch'essi, ventisettenni.
Il documentario dura poco più di un'ora, scorre piuttosto bene, è diviso in capitoli quindi non confonde chi fosse appena approdato dalla luna e non sapesse di chi sta parlando, ed è piuttosto informativo, sempre per chi fosse all'oscuro di tali personaggi del passato musicale, o anche per chi li conoscesse più di nome che per la loro musica e per aneddoti sulle loro vite di eccessi nel bene e nel male.
Gli aspetti positivi però purtroppo finiscono qui, perchè a fronte di un budget di mezzo milione di euro, non si capisce proprio dove siano andati quei soldi. In primis, è facile notare sin dall'inizo come non sia stato speso un centesimo per la musica di tali artisti, che infatti non è mai presente per tutto il documentario, di contro, è proprio il lato musicale il più fastidioso perchè è stata aggiunta in sottofondo della musica del tutto anonima ed anche fuori luogo.
Gli stessi intervistati non sono del calibro dei protagonisti, hanno condiviso poco o nulla con loro, e quindi in diversi casi viene da domandarsi a quale titolo siano li a dare la loro opinione o a narrare fatti.
Anche gli aspetti tecnici come il montaggio e simili non sono particolarmente accattivanti ne memorabili per alcuna ragione.
Rimane un documentario di nome e di fatto, perchè permette di documentarsi in maniera abbastanza rapida e corretta su di un argomento, ma non è di intrattenimento e non è originale, per tali aspetti e molto altro, vale il consiglio già dato in alcuni post precedenti, guardare il documentario "Amy", sulla vita di Amy Winehouse, decisamente ben fatto.
Whiplash (2014) #Recensione
Whiplash (invariato dall'orginale) è un film del 2014 senza nomi particolarmente altisonanti nel cast, ma che riscosse un notevole successo sia di incassi che di critica, con annesso premio oscar come miglior attore non protagonista a J.K.Simmons.
La storia (i fatti non si basano su di una storia reale) è quella di un giovanissimo batterista jazz che cerca di far carriera passando per la strada più conformata, ossia quella della scuole di musica, sperando di poter arrivare abbastanza in alto nella musica da poter essere apprezzato dalla propria famiglia, che ha invece occhi ed orecchi soltanto per gli altri fratelli, quelli che stanno ottenendo risultati, inferiori ai suoi, ma in campi più socialmente apprezzati, come il football.
Il film scorre molto bene, ed appassiona, tanto che si guarda facilmente e volentieri senza pause. Crea aspettative interessanti e non è carente di colpi di scena. Sembra sempre che non abbia più niente da dire ed invece ogni volta smentisce facendo accadere altro. La recitazione di vari membri del cast è ottima e quella di J.K.Simmons è sembrata piuttosto ispirata.
Purtroppo i complimenti al film finiscono qua, perchè in molti aspetti, col senno di poi una volta terminata la visione, appare molto spettacolarizzato, eccessivamente spettacolarizzato. Specialmente gli ultimi 20 minuti circa, che deviano da una narrazione credibile e diventano quasi un viaggio interiore surreale del protagonista. Forse è eccessivo definirlo cosi, ma l'idea è di cercar di far capire che per quanto sia un film che voglia essere pienamente realistico, eccede in situazioni estreme, che difficilmente sarebbero credibili nella realtà.Stupisce in negativo il personaggio del protagonista, proprio inteso come scrittura del personaggio, risulta infatti una tale accozzaglia di atteggiamenti estremi ed incongruenti tra loro, che appare inverosimile come profilo psicologico di una persona reale. Per inciso, vi sono proprio atteggiamenti da parte del protagonista, da scena a scena, che non sembrano proprio poter appartenere tutti insieme alla stessa persona.
In conclusione è un film che si guarda bene, che delude molto nel finale, ed anche nel suo insieme tirando le somme una volta terminata la sua visione, e che ha per lo meno l'aspetto positivo di essere per tutti, nonostante la musica sia di fatto un argomento di nicchia.
mercoledì 4 gennaio 2023
202, post palindromo.
Questo post serve più che altro a ricordare le cose già dette, scritte, in questi anni, riguardo al blog, ossia che chiunque volesse può :
1) Scrivere all'indirizzo e-mail sulla destra, per consigli o segnalazioni.
2) Aggregarsi al nostro omonimo cineforum online, dal quale il blog nasce, cercando il gruppo "Rewind" su Fb
3) Richiedere il merchandise, le magliette sono già disponibili in diversi colori e taglie.
4) Contribuire se vuole, tramite paypal (vale lo stesso indirizzo e-mail), qualsiasi somma è ben accetta.
Per il resto, buon inizio di anno e buona lettura :)
domenica 1 gennaio 2023
Blu Notte - Milano calibro 9 (2004) #Recensione
domenica 25 dicembre 2022
Che cosa significa "Screen test"?
Uno "Screen test" è una piccola performance da parte di un attore, che ha l'obiettivo di dimostrare le sue qualità. Non è legata ad un copione o a dei dialoghi, e non prevede la presenza di altri attori con cui interagire, questo rende la cosa diversa da una "Audition" (Provino), dove invece tutto è prefissato e si cerca di ottenere il ruolo per una parte specifica. Il materiale da leggere infatti ad uno screen test potrebbe anche essere un monologo portato dallo stesso attore.
arti marziali, se il film prevedesse ciò.
venerdì 23 dicembre 2022
Elf - Un elfo di nome Buddy (2003) #Recensione
"Elf - Un elfo di nome Buddy" (Titolo originale : "Elf"), è una commedia natalizia americana del 2003, con protagonista l'attore e comico, Will Ferrell.
La storia è quella di un bambino, umano, che viene adottato da una comunità di elfi del Polo Nord. Con loro cresce senza accorgersi di non essere un elfo, svolgendo le mansioni tipiche degli altri abitanti, ossia principalmente adoperarsi tutto l'anno per la festività del Natale. Una volta raggiunta l'età adulta, o meglio, una taglia corporea con la quale non è più possibile motivare il suo essere un elfo, scopre la verità, e decide di dirigersi alla ricerca del suo padre genetico.
Alcuni aspetti del film sono pienamente adeguati, come il passo con cui procede e le ambientazioni, e certamente non è negabile che sia stato un enorme successo sia di pubblico che di critica, tuttavia, un po' tutto il resto lascia a desiderare, apparendo non proprio scadente, ma semplicemente poco ispirato.
A partire dal titolo, sia l'originale che l'adattamento italiano, davvero non invogliano ne intrigano, non sono ermetici, sono semplicemente natalizi.
La recitazione dei personaggi principali è accettabile, ma quella dei due protagonisti è piuttosto deludente, Zooey Deschanel fa certamente il suo, ma è un po' sempre il suo solito recitare, uguale da film a film, in parti solitamente parecchio simili tra loro, dove poi finisce sempre per cantare, data la sua competenza nel campo.Lo stesso Will Farrell, eccezionale ed insostituibile in molteplici commedie comiche, in questo caso fa sentire poco la sua presenza, tanto che viene da pensare che forse altri, al suo posto, avrebbero potuto dare di più.
Svelando purtroppo parte del finale, è poco entusiasmanete anche la trovata di ricreare nuovi nemici per gli ultimi 20 minuti di film, dato che ormai il padre era diventato un personaggio "buono", lo scettro dei cattivi da sconfiggere, viene passato a... i Rangers del parco (Central park), che non hanno praticamente volto, dovrebbero essando forze dell'ordine stare dalla parte del bene, e davvero poco credibilmente aggiungono altrettanto poco al tentativo di finale pirotecnico.
Menzione speciale per il product placing natalizio, il protagonista beve per parecchi secondi consecutivi una intera bottiglia di Coca Cola con il marchio sempre rigorosamente a favore di camera.
In sostanza un film certamente natalizio, adatto ai bambini, e probabilmente apprezzabile da quest'ultimi, ma per quanto riguarda gli adulti.. difficile definirlo un classico per tutta la famiglia come "Mamma, ho perso l'aereo".
-
Per concludere la saga dedicata ai Biopic, è giunto forse il momento di spiegarne il significato. Un Biopic è semplicemente una rappresenta...
-
Nella stessa via di Lido di Camaiore, in Versilia, che ha recentemente ospitato il Bicinema (Parco della ex Bussola Domani), un cinema dove...
-
Si tratta di un film scritto e diretto da Leonardo Pieraccioni, di recentissima uscita, liberamento ispirato a fatti simili, realmente acca...