Il 14 novembre 2004 andava in onda sulla Rai, la puntata dedicata alla storia della banda della Magliana, condotta come sempre dal preparatissimo e piacevolissimo, Carlo Lucarelli.
La presentazione di chi sia il suddetto conduttore è già stata fatta in altri post, e magari nemmeno ce ne sarebbe stato bisogno, altrettanto vale per il programma, ed anche se pur entrambi pecchino saltuariamente di inesattezze e non possano come format e stile piacere a tutti, rimangono validi gli aggettivi dell'incipit, almeno soggettivamente.
La serata in questione si è svolta con tutti i crismi classici, ossia ricostruzioni storiche, suspence non eccessiva e sempre pertinente, piccole parentesi che non deviano troppo dalla storia, e un buon passo, come al solito, a permettere di far scorrere i 90 minuti senza annoiare.
La storia della banda della Magliana è a grandi linee nota a tutti, un gruppo di criminali di poco conto, di borgata, si unisce per formare quella che diventerà la "banda" appunto (non è mai stato giuridicamente provato il reato di "associazione a delinquere di stampo mafioso"), più potente e temuta di Roma per circa un decennio.
I fatti sono tanto sanguinosi, tra omici esterni ed interni, tanto spregiudicati, come le collaborazioni con mafie varie ed esponendi politici, da sorprendere proprio per il fatto che la capitale fino a quel momento non aveva mai avuto niente di autoctono in grado di raggiungere un tale potere.
Ma il crimine come si sà non paga, almeno a lungo termine, e la puntata farà piena luce, su quello su cui sia stata fatta effettivamente luce a livello di pentimenti e processi, su quelle che sono state le connessioni della banda e le sue vicende interne.
Tuttavia molti aspetti di tutta la storia rimangono irrisolti, a partire dal principale, i moventi di come si sia realmente creata e se sia stata gestita da qualcuno più in alto tale banda.