domenica 6 marzo 2022

Che cosa è la cinefilia?


Per chi non ne conosce il significato, a primo impatto, potrebbe persino sembrare il nome di una malattia o di una condizione fisica, ma la "cinefilia", parola composta dalla prima parte "Cinè" proveniente dal francese, dove significa "Cinema", e la seconda parte "filia" derivante dal greco, che sta a significare "amore per" non è altro che la passione per il mondo del cinema. 

Che poi si tramuti in studio della sua storia o una assidua visione di pellicole, rimane sempre tale, un forte interesse per la cinematografia. Dunque non è affatto una malattia, sempre purche non si trasformi in fanatismo, ed allora la dipendenza probabilmente la riuscirebbe anche a rendere tale. 

Una curiosità è come suoni molto simile, ma sia molto distante a livello pratico, alla parola "Cinofilia", con cui puo' capitare di confornderla, che è invece semplicemente l'amore per i cani. 




giovedì 3 marzo 2022

Attori marziali #CineFacts

Il mondo delle arti marziali e quello del cinema si sono incontrati più volte, un binomio che negli anni è andato ben oltre delle seplici collaborazioni, ma ha creato vere e proprie saghe cinematografiche, grazie ad alcuni artisti marziali che hanno portato la loro conoscenza e dinamismo sul grande schermo.
Tra i più conosciuti, ci sono Steven Seagal, Jean Claude Van Damme, Chuck Norris, il tutt'ora attivo Jacky Chan e certamente forse il piu noto di tutti Bruce Lee, per dirne alcuni.
In altri casi invece non è stato il singolo ad essere proposto ed esposto, ed a ricevere notorietà, ma proprio l'arte marziale usata nel film, come è accaduto per la saga di Karate Kid dove sia il protagonista e forse ancora di più il maestro Miaghi, hanno ricevuto una notevole notorietà e sono entrati con alcune delle loro battute nella storia del cinema, ma è innegabile che il vero protagonista della serie fosse proprio il Karate. Arte che non a caso ebbe un boom di iscrizioni e praticanti negli anni successivi nel mondo occidentale.
Di questo binomio si potrebbe dire di tutto e di più, analizzarlo in una delle sue tante sfaccettature, ma forse quella piu curiosa, è il provare a vedere se realmente e fino a che punto questi volti noti del cinema, rappresentanti di svariate disciplice, siano o no davvero dei praticanti di esse e fino ache punto ne siano competenti.
Quasi tutti i film di tutti i nomi sovracitati sono usciti pre-internet, quindi con la difficoltà da parte del singolo spettatore, di ricercare personalmente la verità e nel caso la storia di questi attori.
Per quanto ne sapevamo noi bambini e poi adolescenti dello scorso secolo, avrebbero potuto anche essere dei semplici attori, ben istruiti per le scene di stunt nei combattimenti, che recitavano una parte.
Non era cosi. Tutti i nomi citati sono dei veri e propri praticanti di alto livello nelle loro rispettive discipline, alcuni di loro esperti anche in piu di una di esse.

Prendiamo proprio i citati : 


Steven Seagal, forse il personaggio più controverso, sia per i suoi mille interessi nella vita, sia per non essere stato proprio amato da tutti durante la sua carriera cinematografica. E' realmente cintura nera di Aikido, arte marziale giapponese che non punta al combattimento o all'autodifesa, ma che ha come obiettivo la "padronanza di se stessi". I suoi film hanno avuto la caratteristica di essere spesso parecchio duri. 

Chuck Norris, cintura nera e quinto dan di Karate, è un esperto anche di altre arti marziali, come il Taekwondo, dove possiede un'altra cintura nera ed è ottavo dan. Ha raggiunto forse il picco della popolarità nel "cinema" di massa, con la serie televisva Walker Texas Ranger, andata in onda per diverse stagioni, di cui ne era il protagonista. Curioso anche come questa sua espressione inperturbabile, soprattutto nella serie, e la surrealità di alcune scene, abbiano portato al diffondersi di tutta una serie di battute, ovviamente paradossali, sul suo conto, chiamate ChuckNorrisFact, un fenomeno che oggi verrebbe definito "virale".

Jean-Claude Van Damme, è un attore belga emigrato negli Stati Uniti poco più che ventenne per cercar fortuna nel mondo del cinema. Esperto di Karate e Kickboxing, arti che ha portato poi sul grande schermo e che gli hanno reso una enorme popolarità, ma che ha anche praticato a livello agonistico partecipando a diversi combattimenti. Il picco della sua popolarità sono stati gli anni 90, successivamente anche per colpa di vari problemi di dipendenze e di salute, le sue partecipazioni non hanno ricreato gli stessi successi ai botteghini. Forse la scena recente più conosciuta dal pubblico è paradossalmente un virale spot della Volvo, in cui pratica uno "split" tra due camion in movimento. 

Jackie Chan, pseudonimo inglesizzato forse per far meglio presa sul pubblico occidentale, è un attore ed artista marziale di Hong Kong. Le sue peculiarità sono quelle di essere stato molto prolifico negli anni, apparendo in oltre 200 pellicole di tale genere e di rifarsi molto allo stile del cinema muto. Ha ricevuto un oscar alla carriera nel 2017 ed ha avuto anche la caratteristica di voler girare sempre i propri stunt da solo, cosa che gli ha causato non pochi infortuni nell'arco della vita, anche gravi. Conosce ed usa moltissimi stili nelle sue pellicole, il più rappresentato è probabilmente il Kung Fu.

Ed eccoci giunti forse al più noto e stimato di tutti, Bruce Lee, fondatore addirittura di una propria arte marziale, il Jeet Kune Do, nonostante la sua prematura scomparsa a soli 33 anni, è riuscito ad elevare moltissimo ed a diffondere, l'interesse per le discipline marziali, re sia del mondo orientale che occidentale. La sua disciplica fu il Wing Chun, arte marziale cinese e non giapponese, e la morte, con cause mai definite certe ma solo presunte, suona ancor più tragica e triste ad oggi, sapendo che anche il figlio, talentuoso attore americano, sia scomparso persino più giovane di lui, a soli 28 anni, per un incidente sul set cinematografico durante le riprese de "Il Corvo", film che poi ebbe un enorme e meritato successo.

lunedì 28 febbraio 2022

Gli ordini sono ordini (1972) Monica Vitti #Recensione

 Gli ordini sono ordini è un film che ormai ha compiuto mezzo secolo di età, tuttavia tratta temi estremamente attuali, per i quali la gente ancora combatte e verso i quali l'opinione pubblica si è maggiormente sensibilizzata nel tempo.

La storia è quella di una casalinga (la recentemente scomparsa Monica Vitti), che insconsciamente inizia a nutrire frustrazione e disprezzo per la propria vita e condizione, tanto da iniziare a sentire delle voci interiori, che inizialmente interpreta come esterne, che la costringono a fare cose solo apparentemente contro il proprio volere. 

Il primo bersaglio, perchè maggiore responsabile delle sue insoddisfazioni ed anche perchè è il più a tiro, diventa il marito. Viene dunque cacciata di casa da quest'ultimo ed inizia una nuova vità, più libera e libertina, che la porterà ad affrontare tutta una serie di problematiche di rapporti sociali e vivere finalmente tutto il meritato range di emozioni che la mente ed il corpo umani permettono di provare.

 
(L'immagine, centro di Padova, si riferisce al tema sculture ed al fatto che il film sia stato girato prevalentemente in tale città)
 
Purtroppo però la commedia dopo un buon inizio, in cui lo spettatore viene attratto dalla particolarità della protagonista con tutti i suoi atteggiamenti incongruenti, ed incuriosito da quale sia il messaggio e lo scopo finale di tali voci, tende a risultare ripetitiva, sia nei personaggi che nei concetti. Probabilmente voleva essere rappresentato come una giovane donna a quei tempi, una volta abbandonato il tetto coniugale, fosse vista come una persona senza meta e senza futuro, ed in questo certo la pellicola e le mille espressioni di Monica Vitti riescono. Rimane però il fatto che non riesca ad essere un crescendo di interesse per queste vicissitudini da parte dello spettatore, come probabilmente invece era l'intento. 

La qualità audio e video è quella dell'epoca, e congrua al budget usato, quindi niente di tremendo o stupefacente da segnalare. In negativo però stupiscono alcune performance recitative, quella di Gigi Proietti infatti aggiunge molto poco alla storia e all'interesse per il suo personaggio, che tuttavia però puo essere stimolato dalle opere che porta e rappresenta in scena. Vere e proprie installazioni artistiche gigantesche, dell'artista Mario Ceroli.

Difficile consigliare il film sotto l'aspetto "Commedia italiana", probabilmente vista tutta la concorrenza conviene virare su altri classici. Lo stesso vale se si volesse segnalare specificamente uno dei lavori con Monica Vitti come protagonista, si può trovare di meglio. 



sabato 26 febbraio 2022

La ragazza del palio (1957) #Recensione


 La ragazza del palio (titolo in inglese : The Love Specialist) è una produzione italo-francese, anche se il binomio culturale in azione ed in contrasto nel film è composto quasi esclusivamente da riferimenti all'italia ed all'america. 

Si tratta di una commedia sentimentale con protagonisti la povera ma bella americana Diana Dixon (l'attrice Diana Dors, britannica), ed il "Principe di Montalcino" (fittizio titolo nobiliare attribuito al coprotagonista Vittorio Gassman). 

Una vincità in tv porta la giovane Diana a coronare il sogno di visitare l'Italia per la prima volta, di cui già conosce molto sulla sua storia, che l'aveva sempre affascinata, prima di fare ritorno alla propria piccola cittadina del Texas ed accettare il proprio destino di dover entrare a lavorare nel distributore di benzina a conduzione familiare del padre, per il resto della propria vita. 
Una volta nel belpaese, in Toscana per la precisione, incontra, o meglio si scontra  con la propria auto, con il suddetto principe. Da tale incontro iniziera una storia d'amore che necessiterà di molto tempo per carburare ed assestarsi, e che vivrà dei timori di non essere al corrente della verità e del sincero volere l'uno dell'altra.
 
 

Alcuni temi rimangono costanti per tutto il film, uno di questi è quello del denaro, che appare a livello societario e nell'immaginario collettivo, come uno dei principali valori e maggiori contributori alla felicità.
Ci sono molti risvolti nella trama riguardo a tale temà però, la povertà della giovane viene inizialmente scambiata per l'opposto a causa della vincita, e cosi sarà anche per altri personaggi nel film, che non è possibile nominare per non rovinare il poco di rovinabile, ma la cui situazione economica verrà supposta completamente al contrario di come sia efffettivamente.
Il tema rimane presente anche nell'aspetto palio (Palio di Siena), dove il denaro viene usato per corrompere fantini, pratica descritta come abituale, e rimane appunto come leitmotiv per tutto il film, sotto forma di proposte scommesse, costose riparazioni di auto, conti alberghieri da saldare e proposte di scommesse.

Altro tema sempre presente è quello dell'Italia da visitare, come non è stato infatti nascosto, il film fu fatto con lo scopo principale di attrarre il turismo straniero. Si vedono dunque numerose bellezze artistiche e storiche della Toscana, in particolare di Siena dove il film è ambientato. Molte di esse raggiunte con cene a 150 km di distanza non facilissime da motivare allo spettatore, come la visita a Collodi, o con colazioni altrettanto fuori mano per mostrare Piazza dei Miracoli (Pisa). La città di Siena in particolare viene mostrata in parecchi dei suoi aspetti caratteristici, come gli stretti ma affascinanti vicoli, la vista dalla finestra del centro arroccato sulla collina, la particolarità di Piazza del campo, e naturamente la sua manisfestazione più storica ed a cui la gente del posto è più legata, il palio. Difficile dire da non autoctoni quanto sia stata riportata fedelmente nella pellicola, tuttavia nonostante il film sia stato stroncato unanimamente dalla critica italiana, in parte ottiene il suo obbiettivo di incuriosire riguardo a tali terre. 
 
Per concludere, il tema dell'amore, immancabile in una commedia del genere ed impossibile da eludere specialmente se si parla d'Italia. Sotto questo aspetto il film appare piuttosto piatto, la chimica tra i due protagonisti sembra proprio non esserci, o almeno ve ne è giusto il minimo necessario per far parteggiare per la loro unione ed un lieto fine, ma non porta davvero lo spettatore a vivere tutta la serie di emozioni che un argomento del genere dovrebbe suscitare. 
 
Inutile analizzare singolarmente le performance recitative dei partecipanti, perchè l'opera rimane appunto quello che è, più un prodotto commerciale che artistico, ma a livello di curiosità si può segnalare come la cattiva di turno sia Franca Valeri, scomparsa proprio di recente all'età di 100 anni.

lunedì 21 febbraio 2022

Emma Peeters (2018) #Recensione

Emma Peeters (il titolo è rimasto invariato dall'originale) è un film belga-canadese del 2018, anche se le riprese e le scene si svolgono quasi tutte nella città di Parigi. La protagonista però è effettivamente belga (l'attrice è canadese), ed è anche colei che da il nome al film e su cui si incentra tutta la storia. 

La storia è appunto quella di una giovane, o non più giovane come di fatto inizia a sentirsi, aspirante attrice che trasferitasi dal belgio a Parigi, si accorge di non aver concluso molto, o a suo dire nulla, nei 15 anni trascorsi nella capitale. Tutto il suo partecipare a provini e corsi cercando di arrivare da qualche parte con la recitazione durante tutto quel tempo, le ha fatto ottenere di fatto soltanto una leggera notierietà per una pubblicità di un detersivo, di cui lei stessa si vergogna ad avervi preso parte.
Costretta saltuariamente a fare lavoretti più comuni come vendere televisori, in cui a dire il vero sembra riuscire anche oggettivamente bene, considera quelle soddisfazioni non abbastanza, e quelle mansioni come ruoli per persone sostanzialmente meno intelligenti. 
Entra quindi in scena il tema del suicidio, presente per tutto il resto del film, che lei cerca di raggiungere pianificandolo in anticipo fino alla scelta esatta del giorno. Dichiarando persa la guerra e cercando di vincere almeno l'ultima battaglia. 

 
Il personaggio fin qua descritto potrebbe apparire come altezzoso, ed almeno nei comportamenti in molti casi è cosi, ma nel profondo è una persona caritatevole. La sua mancanza apparente di empatia e scontrosità verso il mondo, è soltanto dettata dalle sue frustrazioni, ormai somatizzate, a cui nemmeno lei crede più che la possano abbandonare.
Anche la pellicola non è cosi macabra come potrebbe apparire leggendo questo riassunto della trama. Certo, il tema principale è quello detto, ma viene trattato in maniera molto ironica, o almeno il film ci prova, essendo appunto una commedia sentimentale. 
 
La protagonista ha un certo magnetismo sullo schermo, sottolineata dai molteplici e lunghi primi piani sulle sue espressioni che il regista le dedica. Anche il rapporto con il coprotagonista, che stenta un po' ad apparire congruo, trova alla fine la sua alchimia.

Purtroppo però molti aspetti del film falliscono, a partire proprio dall'ironia, non basta infatti la classica vagonata di scene in cui l'impacciataggine e sbadataggine dei protagonisti creano situazioni in stile cinema muto. Come non bastano i personaggi principali tutti singolari che dovrebbero apparire comici nelle loro stranezze. Il risultato è piuttosto piatto per tutto il film.

Menzione a parte merita il tema del suicidio, che nel film vuole esssere trattato in maniera leggera, cercando di mostrarne le possibili dinamiche, gli stati d'animo e le eventuali conseguenze, senza usare toni scuri o scenari cupi, ma tentando di metterne in luce le sue assurdità e la mancanza talvolta di reali motivazioni dietro a tale gesto. Tuttavia rimane forse sempre troppo nel campo della commedia, e non permette reali spunti di riflessione profondi. 

In sostanza un film che avrebbe anche potuto essere adatto per riempire una serata vuota, ma che a causa del suo tema principale, rende la visione un po' più complicata se fosse fatta in compagnia.

venerdì 18 febbraio 2022

Che cosa significa "Cast"? #Curiosità

 La parola inglese Cast è ormai entrata nel nostro dizionario, in modo inalterato, e sta a rappresentare quello che significa anche per tutto il mondo anglosassone, ossia l'insieme degli attori che prenderanno parte ad uno specifico film.

Tuttavia, quello è soltanto uno dei tipi di cast, quello artistico. Esiste infatti, anche il cast tecnico, che altro non è che l'insieme dei tecnici che supporteranno e dirigeranno tutte le azioni di contorno alla recitazione.

La selezione del cast, si chiama Casting, ed anche questa parola sta piano piano appaiando e forse sostituirà, la nostra dicitura, appunto "selezione". Mentre la parola "audizione", già sufficientemente simile all'inglese "audition", non è stata ancora toccata. 

La spiegazione del perchè si dica casting, potrebbe essere data dal fatto che tale parola in inglese significa "colare", come si fa con uno stampo dove venga versato del liquido perchè poi solidificandosi prenda la forma desiderata. Potrebbe dunque stare a rappresentare come si cerchi di selezionare la figura che si vuole abbia più possibile le sembianze e caratteristiche del risultato finale. 


lunedì 14 febbraio 2022

Goon (2011) #Recensione

Piaciuto alla critica, fallimentare al botteghino, apprezzato negli anni successivi sui servizi di streaming video. 

Goon è un film del 2011, con consistenti inflessioni canadesi, anche dialettali (nella versione originale). Parla infatti di un campionato canadese di Hockey non di primo livello, e la sua sceneggiatura, basata su di un libro che raccoglieva a sua volta aneddoti veri riguardanti tale sport, è stata scritta da Jay Baruchel, di Ottawa, che prende anche parte al film come attore. 

 

La storia è quella di un giocatore, Doug, e del suo conflittuale rapporto con l'hockey, dove è abile, soprattutto nella parte delle risse in campo, ma che una volta steso malamente da un avversario, attraversa una crisi esistenziale, tanto da dover cambiare lavoro e rischiare di minare la propria relazione sentimentale. 

Il film è catalogato come commedia, commedia sportiva in alcuni casi per la precisione, ma è una informazione che sembra dirottare un po' fuori dai contenuti effettivi del film. La parte di commedia è spesso sovrastata da immagini al limite del macabro, alcune quasi splatter, da un linguaggio scurrile e martellante che saturerebbe le orecchie anche di un adolescente. L'attesa ironia, vista anche la presenza di Sean William Scott (American Pie) e lo stesso Jay Baruchel (presente in molteplici commedie divertenti americane di successo) è presente soltanto in rarissimi sprazzi e spesso scade proprio nel cattivo gusto e nell'accanimento terapeutico nel voler salvare una scena ormai deturpata da troppi altri fattori. La parte sportiva è un'altro grande punto interrogativo per lo spettatore, perchè poche veramente sono le scene di movimento sulla pista da hockey, mentre innumerevoli e spessissimo gratuite sono le risse in campo, che si protraggono per minuti interi. 
Un dettaglio decisamente poco chiaro è la figura del cattivo di turno, che non ne ha nè le sembianze, nè l'atteggiamento, e che naviga per inerzia per tutto il film sul filo del diventare un possibile alleato del protagonista, ma ciò non accade mai. 
Ad aggiungere la beffa al danno, è la costante lentezza del film, che tra un pugno e l'altro, si trascina stancamente in inquadrature, dialoghi, e momenti, che poco aggiungono alla trama ed al possibile interesse da parte dello spettatore. 
 
In generale un film che sorprende per quanto sia stato di fatto apprezzato, e che di salvabile ha la figura di Sean William Scott, che se pur non brilli in questa pellicola, rimane sempre una faccia caratteristica, fotogenica, e carismatica, che nonostante si sia fatta largo nel mondo del cinema quasi esclisivamente con commedie divertenti, non sembra del tutto impreparato a ricoprire ruoli più drammatici.

Ne è stato realizzato addirittura un sequel, dal nome (rimasto in alterato dall'originale) Goon : Last of the enforcers, e lo stesso sceneggiatore ha espresso interesse a scriverne un terzo capitolo.


"Ecce bombo" #FrasiFamose