sabato 27 novembre 2021

Al cinema in bicicletta. #CineNews

Non si tratta di un vero e proprio Drive-in per biciclette (Bike-in nel caso), ma è comunque una iniziativa lodevole. 
E' il caso del "BiCinema", realizzato sul territorio del comune di Camaiore, in Versilia, dove è possibile visionare un film, in un classico stile di cinema all'aperto, portando con se la propria bicicletta, o meglio, usandola come mezzo per raggiugerlo e lasciandola in appositi spazi allestiti per accoglierle.

La visione della pellicola può poi essere fatta sedendosi sulle sedie a disposizione, oppure scegliendo uno dei grandi quadrati disegnati a terra con il gesso, per mantenere il distanziamento, dove è possibile sdraiarsi, portare asciugami, cuscini, cibo, etc. 


Il programma si sviluppa estivamente, sui mesi di Luglio ed Agosto, durante i quali vi sono proiezioni quasi giornaliere. Inutile parlare di prezzi e modalità, visto che potrebbero essere soggetti a fluttuazioni sostanziali nel corso degli anni.
Forse è, appunto, lontano dall'essere un qualcosa di rivoluzionario, ma rimane comunque una iniziativa molto lodevole, che permette di ridurre il traffico, l'inquinamento sonoro, ed i rischi di incidenti, in una area affollata e di villeggiatura come è quella del lungomare della Versilia. 

Una nota curiosa è come tutta l'area adibita a tale iniziativa, non sia altro che quella della vecchia Bussoladomani, "locale" storico versiliese, satellite del principale e poco distante, e tutt'oggi attivo sotto il nome di "La bussola versilia", dove si sono esibiti per un quarto di secolo moltissimi membri del mondo dello spettacolo nostrano e non, tra i quali soprattutto Mina, la quale scelse proprio tale luogo per dare il proprio precoce addio alle scene. 



giovedì 25 novembre 2021

Il giorno sbagliato (Unhinged) - 2020 #Recensione

Di sbagliato oltre al giorno c'è molto in questa pellicola. Innanzitutto la categoria "thriller", che per quanto il film ambisca ad esserlo, non riesce proprio a creare quasi alcuna suspense.

La storia ruota intorno ad un fatto di "road rage" ossia un momento di ira mentre si è alla guida, scaturito da una azione generalmente irrispettosa o considerata tale da uno degli automobilisti/motociclisti coinvolti. In questo caso un insistente spronamento a ripartire ad un incrocio, tramite un uso del clacson ritenuto improprio dal cattivo di turno, Tom Cooper (Russell Crowe), che inizia da quel momento a riversare su di una sconosciuta appena incontrata Rachel Flynn (Caren Pistorious) e su tutta la sua famiglia, tutte le proprie frustrazioni. 


Il risultato è un thriller poco mozzafiato, che manca un po' di tutti gli aspetti principali per esserlo. A partire appunto dalla suspense che non riesce proprio ad essere presente in maniera costante, come invece vorrebbe. La performance recitativa da parte del cast è credibile, ma manca comunque di tutta una serie di sfumature emotive che sarebbero state immaginabili, Russell Crowe in primis è spinto da un desiderio di impartire a tale Rachel una lezione di vita, che lo rende di fatto più simile ad un serial killer esperto di combattimento ed in grado di premeditare, che quello che vorrebbe essere, un uomo in preda ad una rabbia accecante.

La totale impavidità del protagonista, è resa credibile a livello di trama, dal fatto che il film si apre proprio con egli che uccide la propria ex moglie ed il suo nuovo compagno poche ore prima del diverbio in strada, ragione per cui è ormai presumibilmente consapevole di avere comunque le ore contate e probabilmente non ha più un vero interesse personale alla vita. 

Molte scene appaiono forzate, impossibile descriverle senza fare spoiler, ma diciamo che un po' tutto l'atteggiamento della polizia specialmente nella parte finale, risulta a senso piuttosto distante da quello che ci aspetteremmo accadesse a livello di procedure nella realtà. 

Il film non ha fallito al botteghino, se pur ottenendo risultati non esaltanti, permettendo per lo meno con certezza di riprendere l'investimento, soprattutto il compenso per Crowe, che certamente essendo un attore di primo livello è stato consistente. In sostanza è una pellicola che è impossibile consigliare per i suoi aspetti tecnici o emozionali, e che verrà visionata in futuro probabilmente solo da coloro che vogliano vedere ogni partecipazione cinematografica di Crowe in carrera.

sabato 20 novembre 2021

Click - (2006) #Recensione

Il film non è recente, in Italia è stato distribuito con il nome "Cambia la tua vita con un click", ed è stato un considerevole successo al botteghino, ma ha lasciato comunque molti con l'idea che non tutto quadri all'interno di questa pellicola. 

La storia è quella di un padre di famiglia, Michael Newman (Adam Sandler) architetto in carriera, che sembra più preso dal voler apparire ed avere successo nel mondo del lavoro, che dal curarsi dei bisogni reali dalla propria famiglia. 
Il tutto cambia quando, cercando un telecomando universale per potersi semplificare la vita con tutti i propri congegni tecnologici, gli viene proposto effettivamente un telecomando magico che gli permetterà di controllare molto di più, gli permetterà di avere pieno controllo della propria stessa vita.


Inizia dunque una serie di azioni in stile telecomando, legate alla vita reale, come il poter abbassare ed alzare il volume dei propri interlocutori, saltare parti noiose e ripetitive dalla propria esistenza e godersi solo i momenti migliori e di piacere. 

Non tutto, come poi la pellicola mostrerà bene, sarà tuttavia rose e fiori, il protagonista si accorgerà che saltando parti banali e ripetitive della propria vita, in favore di quelle essenziali della propria carriera, arriverà a trascurare e perdere ciò che di più caro aveva davvero al mondo, le persone che lo circondavano. 

L'idea forse non sarà del tutto nuova, ne particolarmente sofisticata, ma avrebbe potuto funzionare, se non fosse stato che pochi aspetti del film risultano davvero riusciti da poterlo rendere piacevole, divertente e profondo. 

La scelta di Adam Sandler e del suo humour sembra un po' troppo tendente al volerla far apparire come una commedia comica più di ogni suo altro aspetto. Humour stesso che in questo specifico caso, stenta a renderlo veramente un personaggio simpatico per cui parteggiare durante la visione. 
Tutto a discapito della morale, che invece ci sarebbe e sarebbe di valore, ma che, per quanto la seconda parte del film sia meno incentrata sul puro intrattenimento e più sull'analisi introspettiva da parte del protagonista, risulta annegata in un insieme di gag ed elementi forvianti tanto da far si che si perda in un insieme di scene legate un po' forzatamente tra loro.

Una curiosità, il film ha ricevuto addirittura una candidatura agli Oscar, per "Miglior trucco", ed effettivamente quello è uno dei pochi aspetti che non delude, anzi sorprende. Gli attori "vivono" all'interno della pellicola, per un lasso di tempo di circa 50 anni, tra i flashback di quando sono piccoli a quando sono anziani ed in fin di vita e decisamente risultano credibili in tutti questi cambi di età. 

mercoledì 17 novembre 2021

Come sono cambiati i poster dei film negli anni.

Esistono due tipi di sguardi diretti ai poster/locandine di un film, lo sguardo di chi cerca al suo interno i dati che gli interessano, come quello di uscita del film, luogo di proiezione, nomi degli attori, etc.. e chi ne valorizza ed apprezza anche l'aspetto artistico.

La sua funzione non è infatti soltanto informativa, come per un cartello stradale, ne soltanto di intrattenimento come è per un quadro.

I poster dei film sono stati per anni oggetti da collezione, di culto in alcuni casi, spesso vere e proprie opere d'arte.

Questo perchè l'idea al tempo era che un qualcosa di particolare, dedicato, intrigante, attraesse piu persone a visionare la pellicola e rimanesse maggiormente in mente. L'ermetismo dunque fungeva da suspense.


Oggi non è più cosi, come è già stato detto a riguardo dei Trailer cinematografici, anche i poster dei film in uscita non sono più altro che dei copia incolla, di vari cliché, ogni volta riguardanti il genere cinematografico in questione, con annessi e ben visibili volti e nomi degli attori protagonisti.

Niente più è lasciato al caso.. meglio uno spettatore deluso al termine della proiezione, ma che ormai ha pagato per vederla, che uno spettatore che si mangia le mani per non essere andato perché non sapeva che nel film ci fosse anche uno dei suoi attori preferiti.

Profitto dunque, come quasi sempre accade. Non è un servizio reso al pubblico, è la semplice conseguenza del cinico calcolo di rischi/benefici da parte delle case di produzione.

E' cosi che i poster dei film horror non sono più cimeli da appendere nelle camerette da parte degli adolescenti più impavidi, ma soltanto un primo piano del personaggio protagonista in una qualche posa dove si possano ben vedere i suoi tratti tipici.

E cosi ogni altro genere, ha ormai, a livello di poster, i suoi crismi imprescindibili, i suoi colori dedicati e le frasi ad effetto che non cambiano negli anni. Come per i trailer del genere thriller abbiamo ascoltato per una decade la maggior parte di essi cominciare con un "In un mondo dove.." lo stesso è ben palese anche per la parte grafico-pubblicitaria del marketing delle nuove pellicole, dove i colori, le pose, gli scenari, sono quasi sempre gli stessi e sembra che cambino solo i lineamenti dei protagonisti, aggiunti su di un poster che andrebbe bene per qualsiasi altro film dello stesso genere.

sabato 13 novembre 2021

Qual è la miglior posizione/postazione per vedere un film?

Dove e come conviene posizionarsi, sia a casa che al cinema, per godere nella maniera migliore di una pellicola?.. vediamo quali sono alcuni semplici accorgimenti per capire come evitare di sbagliare e ritrovarsi a vedere un film in un modo in cui l'esperienza video e/o audio non siano ottimali.

Innanzitutto, partendo dall'ovvio, un aspetto che riguarda entrambi gli scenari, cercare di posizionarsi più centrali possibili allo schermo, l'angolazione dalla quale si guarda un film è rilevante, a casa come al cinema, ritrovarsi in una fila particolarmente laterale, o sul bracciolo del divano a casa di amici, potrebbe rendere per esempio i colori piu sbiaditi, specialmente se lo schermo fosse di bassa qualità. 


Altro elemento essenziale e comune è la distanza, che tuttavia non può essere calcolata basandosi solo sul parametro della grandezza dello schermo (che si stabilisce per le televisioni casalinghe misurando in diagonale la sola parte di cristalli liquidi ed è quasi sempre espressa in pollici), ma va tenuto conto anche della qualità dello schermo, nello specifico della risoluzione alla quale riesce a riprodurre un filmato.
Stare molto vicini ad uno schermo a bassa risoluzione non ne migliora infatti l'esperienza, ma mostra bensi tutti i suoi limiti rendendo ben visibili i pixel, creando appunto quell'effetto definito "pixelato" (non nel senso di censuarato), che rende la visione un po' fastidiosa e deludente.
Uno schermo 4k su quel fronte aiuterebbe molto, ma anch'esso diventerebbe inutile se la distanza da esso fosse invece eccessiva. 
Scegliere dunque una distanza che stia nel range di quelle che danno una buona visuale è essenziale, troppo vicini non si riuscirà a cogliere tutti i dettagli con la visione periferica, troppo lontani e si dovranno sforzare gli occhi per vedere ogni tipo di dettaglio.
Una regola generale, ma abbastanza grezza, per calcolare una distanza appropriata dalla televisione, sarebbe posizionarsi con gli occhi a circa il doppio della diagonale dello schermo. 




Per quanto riguarda l'audio, al cinema, la miglior posizione sarebbe vicino alla postazione del mixer, se possibile, perchè quello, come per un concerto, è il luogo dove si può sentir meglio, luogo dove opera appunto il tecnico del suono. Scegliere dunque le file centrali della sala, ma non del tutto, essere infatti leggermente decentrati aiuta ad avere un maggior dinamismo da parte degli effetti audio.
Riguardo all'aspetto video invece, per ottenere la miglior visuale possibile, sarebbe consigliabile sedersi a 2/3 della sala, partendo dallo schermo. 

mercoledì 10 novembre 2021

Acqua e sapone (1983) #Recensione.

"Acqua e sapone" è un pellicola di inizio anni 80, momento molto prolifico per il suo regista/sceneggiatore, Carlo Verdone, che per tutta la decade riuscì a far uscire un film all'anno. 

Questo film, appunto, risente forse dell'essere stato partorito come quantità più che come qualità. 

Il risultato è una commedia che vorrebbe apparire non troppo superficiale e con temi anche di una certa profondità, ma che fallisce un po' sotto tutti i punti di vista, dalla recitazione dei suoi protagonisti, alle risate che stenta enormemente a far scaturire. 

Tutta la storia ruota intorno al bidello, ma qualificato come professore, Rolando (Carlo Verdone) ed alla sua interazione con la baby-modella Sandy (Natasha Hovey), alla quale riesce, fingendosi un membro del clero, a fare da professore per alcuni giorni. (Difficile raccontare di più della trama senza cadere nello svelare troppo).

Il tutto suona non particolarmente intrigante, ma i temi sarebbero anche di una certa rilevanza, come ad esempio il fatto che il suo rapporto con lei sia sempre al limite tra il professionale e la complicità, tra l'esserne uno spasimante ed il farle da genitore.

Il risultato come detto tuttavia appare del tutto insoddisfacente. La recitazione di Verdone è sicuramente interessante e come sempre da caratterista, ed è quella che negli anni successivi verrà affinata e lo consacrerà definitivamente, ma risulta comunque forzata, ed eccessivamente studiata.




La performance della coprotagonista, Natasha, al suo esordio cinematografico e comunque pur sempre una adolescente, non è stata risparmiata dalla critica, anche se forse non è il male peggiore del perché molte scene non risultino fluide ma un insieme di battute visibilmente attaccate tra loro. Lo stesso film soffre anche un po' di quello che capita spesso a molte commedie poco amalgamate e cioè di apparire come un insieme di sketch aggiuntati tra loro in post produzione. 

Si salva Elena Fabrizi, che viene anche insignita di un David di Donatello, principalmente perché nelle scene che vengono buttate in caciara, è quella che appare più naturale e credibile di tutti in quella parte. 

Menzione a parte per Fabrizio Bracconeri, anch'egli all'esordio cinematografico, che però nella parte del disinvolto e sveglio amico del protagonista non convince del tutto, di fatto di li a poco verrà scelto per un ruolo diametralmente opposto, che invece ricoprirà egregiamente, quello di Bruno Sacchi, ne "I ragazzi della 3C", dove forse anche per la sua fisicità al tempo, viene messo in un ruolo più da sempliciotto e pacioccone, che da invadente e spaccone.

Nota più negativa di tutte, l'umorismo. La romanità viene espressa non certo nel più becero o scontato dei modi, ma non arriva comunque ad essere una comicità che possa coinvolgere a livello nazionale. La scontatezza di molte delle battute non arriva nemmeno ad essere il problema stesso della scena in se e per se, è proprio il modo forzato e meccanico con cui vengono snocciolate che non attrare. Sembra sempre che ad A corrisponda B, ogni azione ha la sua reazione scontata, da commedia all'Italiana.. che per carità, quello era, ma direi che da Verdone si ambisca sempre ad aspettarci qualcosa di più. 

sabato 6 novembre 2021

"Per Firenze" #Recensione

(Questo post non vuole essere una vera e propria recensione, più una segnalazione, del fatto che un documento del genere esista e sia accessibile in forma gratuita e completamente restaurato, sul sito Raiplay.it).

Durante questa settimana, esattamente il 4 Novembre, ricorreva l'anniversario di quella che è conosciuta come "L'alluvione di Firenze". 
Trattasi nello specifico dello straripamento del fiume Arno, che attraversa da sempre la città, a causa delle ingenti piogge dei giorni precedenti, accaduto oramai 55 anni fa.

A brevissima distanza dai fatti, nell'ordine di poche settimane, il noto regista fiorentino Franco Zeffirelli fece uscire un documentario, intitolato "Per Firenze", che ripercorreva con immagini dei fatti reali, interviste, ed una narrazione a volte in presenza ed a volte fuori campo, tutti quei concitati momenti ed i frenetici giorni successivi.

L'elemento più distruttivo come detto fu proprio l'acqua, arrivata in alcune zone addirittura all'altezza di 6 metri, che si portò via 35 vite umane, tra la città e le campagne limitrofe, ed una lunga, lunghissima scia di distruzione, soprattutto di archivi storici ed opere d'arte.


Ed è proprio su questo punto che il regista si sofferma maggiormente, cercando di evidenziare come non sia stata solo Firenze a rimetterci, ma come tutta l'umanità abbia perduto pezzi della propria storia, pezzi di estremo valore. 

Tutto il documentario non vuole infatti essere particolarmente narrativo o nozionistico, ma più un grido d'aiuto al mondo, da parte di tutti coloro che dai fatti avevano appena subito un danno e da parte di tutti coloro che già erano in prima linea per cercare di riportare la città il più possibile a quella che era fino a pochi giorni prima. 

Le immagini di tutta quella massa d'acqua, che aveva creato fiumi dove prima c'erano auto e strade, miste alla suggestione che spesso crea il bianco e nero, miste ad un sonoro a tratti volutamente atroce, cercano di voler dare allo spettatore una infarinatura di poco meno di un'ora (la durata del documentario è di 55 minuti), di quello che sono stati quegli interminabili momenti/giorni.

Il risultato preventivato fu ottenuto, l'opera di Zeffirelli ebbe molto risalto in tutto il mondo e richiamò intorno alla tragedia, sia mediaticamente che fisicamente un sacco di persone a cercare di poter fare tutto il possibile per salvare parte di quello che era stato compromesso.