mercoledì 25 agosto 2021

Dove trovare immagini per il proprio blog? - Pixabay.com


L'argomento esula dall'aspetto cinematografico, ma non affatto della blogosfera e sembrava un tributo/segnalazione doverosa riguardo ad un sito che è stato d'aiuto in maniera determinante per questo specifico blog. 

Per gran parte del popolo di creatori di contenuti su internet, avere la possibilità di utilizzare un qualcosa non protetto da diritti d'autore è spesso una necessità.

Specialmente per i blogger agli inizi, anche se essi trattano un tema ben preciso con i propri scritti, è essenziale riuscire a dare un riscontro visivo allegato alle proprie parole.

Ecco che si pone la questione su dove e come ottenere il materiale, fotografico per esempio, necessario per condire i vari post.

La situazione non è stata presa a caso, è infatti proprio quella a cui si è trovato davanti questo blog.

Serviva un quantitativo piuttosto consistente di materiale fotografico da cui poter attingere liberamente per associare per esempio una recensione su di un film di mafia a qualche immagine a tema, anche in bianco e nero e cosi è stato.

Molte delle foto nei posts su questo blog sono farina del nostro sacco e delle nostre fotocamere, le restanti però al momento vengono quasi tutte da Pixabay.com 

Il funzionamento è molto semplice, basta accedere al sito tramite l'url, come si farebbe per ogni altro sito internet ed eseguire la propria ricerca tramite la casella in alto dove è presente la lente di ingrandimento, anch'esso sistema ormai ben conosciuto.
Il sito che può essere usato sia in modalità completamente gratuita, ossia avendo accesso a tutto quel materiale che non richiede un pagamento del diritto d'autore per l'utilizzo, anche in caso di utilizzo commerciale dello stesso, sia nella modalità a pagamento, ossia facendo proprio l'opposto, attingendo anche dalla ulteriore sezione dove invece le foto richiedono un contributo per chi le ha realizzate. 
L'interfaccia, o almeno il posizionamento della barra di ricerca è molto simile a quello della home page di Google, ed è quindi familiare oltre che intuitivo il suo utilizzo.
Il risultato sarà una serie di immagini pertinenti con il tema cercato, suddivise in tre fasce, quella in alto, contenente quelle a pagamento, chiamate "Sponsored images", sotto la quale apparirà una fascia contenente tutte quelle il quale utilizzo è gratuito ed a fondo pagina nuovamente una sezione con in mostra quelle a pagamento. 
Il resto non consiste in altro che aprirle l'immagine che si desidera in un'altra finestra e salvarla.
Se non si utilizzano immagini a pagamento non è necessaria l'iscrizione per scaricarle.
Il sito da anche la possibilità di caricare immagini proprie, diventando in tale modo parte del maccanismo di condivisione gratuito oppure dando l'opportunità di far fruttare una propria passione mettendole nella sezione a pagamento. 

Sembrava dunque giusto rendere tributo, anche se in maniera generica e non ai singoli autori delle immagini, ad un sito che è stato di grande aiuto per questo piccolo blog in questi suoi mesi iniziali. 


sabato 21 agosto 2021

"The purge", quando le buone premesse tradiscono. #Recensione

"The purge" in italiano (La notte del giudizio) è il primo capitolo, uscito nel 2013, di una saga formata da 5 film. 

E' ambientato in una America rinata, dopo la sua più grande crisi economica sfociata in un aumento incontrollato del crimine, ricostruita da un gruppo di persone chiamate "Nuovi padri fondatori".

La loro soluzione per debellare con successo il crimine dilagante e far prosperare l'economia, è quella di lasciare che l'intera popolazione sul suolo americano, abbia, per una notte all'anno, la possibilità di compiere delitti impunemente. Dodici ore senza regole, o quasi, durante le quali sfogare tutte le proprie repressioni, premeditate od improvvisate. 

All'interno di questo scenario, il padre di famiglia James Sandin, venditore proprio di sistemi di sicurezza, arricchitosi secondo alcuni vicini sulle loro spalle e sulle loro paure, si trova a fronteggiare quello che è facile poter definire il suo peggior incubo, sentirsi insicuro in casa propria.

La notte in questione, quella dove si effettua una purga alla società, egli si ritrova quindi barricato in casa propria assieme all'intera famiglia, esattamente come aveva programmato di fare., ma qualcosa va storto, l'aspetto meccanico della loro incolumità che doveva essere garantito dai sistemi da lui stesso venduti, si ritrova fragile davanti all'aspetto umano di voler aiutare e salvare il prossimo da parte di alcuni membri della sua famiglia. 

Il resto è un film relativamente corto, poco più di 80 minuti, in cui egli e gli altri familiari si trovano a fronteggiare i pericoli di una notte cosi particolare, proprio dall'interno della propria casa.

L'idea si può facilmente definire eccellente, intrigante, con quel mix tra realismo e fantascienza che lascia spazio a moltissimi scenari e possibili trovate cinematografiche interessanti, ma cosi non sarà.

Il film è realizzato in parte con uno stile horror, dove la vita dei personaggi è costantemente a rischio, mischiata ad aspetti in stile thriller psicologico.

Purtroppo gli aspetti di valore del film finiscono qui, perché tutto quello che poi di fatto è stata la sua realizzazione, ossia la recitazione, i dialoghi, l'editing, la suspense, lasciano a dir poco a desiderare, ed anzi, a voler essere ancor più onesti, risultano alquanto fastidiosi.

Non basta nemmeno la presenza di Ethan Hawke, eccezionale in Lord of War e Gattaca, ma anch'egli non particolarmente ispirato in questa pellicola. 

Sarà la reale mediocrità del risultato di tutti i suddetti aspetti, o forse il divario con le aspettative create nello spettatore dalla trama di fondo e dalla presenza di un nome altisonante anche se non di primissimo piano, come quello del protagonista, ma di fatto la sensazione finale è innegabilmente di un qualcosa di incompiuto. 


mercoledì 18 agosto 2021

Da "Safety last" a "Safety first"

La realizzazione dei film ha da sempre avuto come parte del suo obiettivo di intrattenere, l'intento di stupire lo spettatore.

A sua volta gran parte di questa attrazione è spesso venuta da quelle scene che in Inglese vengono chiamate "stunts" e che sono interpretate da coloro che ormai anche in italiano vengono comunemente chiamati "stuntman". 


Ma la parabola di che cosa sia stato considerato un rischio accettabile ed anche legale, è cambiata molto nel tempo.

Molti attori, agli albori della nascita del cinema, provvedevano ad essere loro stessi gli stuntman, mettendosi in prima linea, a far evoluzioni che facevano temere tutti per la loro incolumità, gli spettatori e le crew sul set, e sicuramente lo temevano pure loro stessi.

Il titolo di questo post deve il proprio nome ad una pellicola ormai quasi centenaria, uscita precisamente nel 1923, di Harold Lloyd, in cui lo stesso, oltre ad essere il protagonista del film, appariva fare evoluzioni sorprendenti, con l'aiuto, come era per molti all'epoca ed oggi, di illusioni ottiche che grazie ad angolazioni di ripresa e trucchi pratici simili, rendevano il tutto ancora più spettacolare. 

Un nome dell'epoca ben noto per essere stato lo stuntman di se stesso per tutta la propria carriera, è quello di Buster Keaton. 

Il quale doveva il proprio nome d'arte addirittura al grande mago Houdini, che stupito proprio dalle sue evoluzioni esclamò "What a buster!".

Questo genere di attività però un conto lo porta sempre, ed infatti egli non è stato esente da conseguenze fisiche, essendosi addirittura rotto il collo durante la realizzazione di uno dei suoi film.



In tempi recenti, ha fatto molto notizia, anche se sembra essere cosi da quasi tutta la sua carriera, il fatto che Tom Cruise esegua i propri stunt personalmente, senza controfigura e questo al giorno d'oggi è sorprendente perché gli attori sono cosi ben pagati e le produzioni hanno budget cosi grandi che non ce ne è assolutamente più necessità. 

La cosa non si limita, nel caso di Cruise, ad eseguire la parte inserita nel copione, per quanto rischiosa, al momento di dover girare la scena, ma riguarda tutto un processo di preparazione che egli fa con dedizione e meticolosità. Uno degli esempi più noti è come abbia conseguito addirittura la patente di pilota di elicotteri per poter girare alcune scene specifiche in uno dei suoi film. 

Altro aneddoto curioso, è come una volta si sia allenato per settimane per una scena dove aveva da trattenere il respiro e lo ha poi fatto per ben 6 minuti e mezzo, record poi soffiatogli dalla collega Kate Winslet, che recentemente ha anche lei girato una scena sott'acqua per un film in uscita ed ha deciso di non usare controfigure, trattenendo il respiro per ben 7 minuti e 14 secondi. Ovviamente parliamo di "record" per delle pellicole cinematografiche, non in termini assoluti di apnea.

Inoltre, sempre in tempi recenti, è diventato sempre più più credibile, ed incredibile, quello che la tecnologia è in grado di fare, in generale nella vita di tutti i giorni, ma in questo caso stiamo parlando proprio di quello che sia stata capace di ottenere come risultato finale, applicata alla cinematografia.

Molte scene che avrebbero richiesto stunt fisici hanno potuto essere realizzate al computer e quelli che una volta, a volte, erano attori improponibilmente truccati, effetti speciali poco credibili e stuntman in carne ed ossa a dover eseguire scene, ad oggi in molti casi sono immagini generate al computer, spesso chiamate con l'acronico inglese C.G.I. 

Le regole però come detto sono molto cambiate negli anni, specialmente per l'incolumità degli attori, a cui non è più permesso prendersi rischi personali considerati eccessivi, per il solo obiettivo della spettacolarizzazione e del successo.

In sostanza è avvenuto quello che è accaduto nei confronti del mondo animale, dove prima era accettato e non faceva troppo scalpore includerne la morte in una pellicola se la scena lo richiedeva, mentre adesso non è più possibile uccidere nessun tipo di animale durante le riprese di un film e devono essere sempre usati stratagemmi per farlo invece semplicemente apparire.


sabato 14 agosto 2021

"I'll be back!", le frasi più famose del cinema - #CineFacts

La frase del titolo è in versione originale, perché la traduzione inserita nel doppiaggio è piuttosto controversa ed ha ricevuto varie critiche nel corso degli anni.

Stiamo parlando della  battuta pronunciata da Arnold Schwarzenegger, nel primo capitolo della saga The Terminator, uscito nel 1984.



La traduzione naturale sarebbe stata "Tornerò", tuttavia è stato scelto di doppiare quella originale nel film con un "Aspetto fuori", che a molti non è affatto piaciuto. La spiegazione è quasi esclusivamente da attribuirsi ad una questione di labiale, l'altro modo non avrebbe conciso con le immagini, mentre la "A" aperta della prima sillaba rende più naturale il movimento della bocca nel doppiaggio.

Tuttavia, volendola analizzare più a fondo, nel suo aspetto concettuale, più che quello pratico, questa variazione fa cambiare completamente la scena, facendo perderle il suo aspetto di minaccia e diventando invece una curiosa espressione a forte carica sarcastica, dato come poi si svolge l'esatto contrario e questo non la rende affatto male come scelta linguistica.

Curioso è anche come si sia arrivati alla scelta di tali parole in lingua originale, dove non sono mancati gli attriti ancor più che nel doppiaggio nostrano.

Sembra infatti che lo stesso James Cameron, regista ed autore dell'opera, si sia ritrovato a discutere animatamente con Schwarzenegger, durante le riprese del film, proprio per divergenze su quella specifica battuta. 

La posizione di Schwarzenegger era che sarebbe stato molto meglio un meno contratto "I will be back", dato che si trattava pur sempre di una macchina, la quale difficilmente avrebbe usato un linguaggio informale, più tipico degli umani. Al quale appunto Camerun rispose di limitarsi a leggere quello che era già sul copione, Schwarzenegger rinnovò dunque la sua obiezione e Cameron pose fine alla discussione con un : "Io non correggo il tuo modo di recitare e tu non correggi il mio copione". 

Il resto è storia, il film fu un enorme successo e la frase, rimasta nella sua forma contratta è ad oggi la battuta più iconica nelle menti della gente di tutta la carriera di Schwarzenegger. 

martedì 10 agosto 2021

Che cosa è un Remake?

Remake è una parola Inglese, Re-make, letteralmente Ri-fare, significa appunto "Rifacimento".

E' molto in voga nel mondo del cinema e con essa si indica quando una pellicola già uscita, anni o decadi prima, viene rigirata di nuovo, mantenendo molte delle sue caratteristiche iniziali ma cambiandone alcuni aspetti, personaggi, sfaccettature.

La parola non copre uno spettro particolarmente ampio, infatti non è possibile fare un Remake tra campi diversi, in tal caso, per esempio se si trasponesse una commedia teatrale al cinema, si parlerebbe di "adattamento" cinematografico.

Un esempio di remake famoso, ben riuscito e che forse ha addirittura superato il valore dell'originale, è il film horror "The Ring", uscito nei primi anni duemila, rifacimento a marchio statunitense del film Ringu, realizzato in Giappone pochissimi anni prima.

La nuova versione ne è sicuramente una più occidentalizzata, ma anche una che mantiene ed anzi accentua il suo elemento più essenziale, quello di riuscire a terrorizzare lo spettatore, aspetto chiave per un horror ben riuscito. 

Senza scendere in dettagli e rischiare magari di fare spoiler, il succo è che sembra che il regista sia riuscito a cogliere l'essenza della pellicola originale, caratteristica fondamentale per ottenere un buon risultato e ne abbia realizzata una più adatta al nuovo pubblico, ma senza snaturare, edulcorare, ne perdersi nell'altra direzione, della spettacolarizzazione gratuita. 

Come per "Sequel" e "Prequel", anche Remake ha la sua parola a cui viene spesso associato se non addirittura in alcuni casi confuso, ossia Reboot.

Reboot, viene anch'esso dall'inglese, Re-boot, letteralmente Ri-avviare ed è una differente tipologia di rifacimento, dove non si prende più in considerazione un film specifico, ma una intera saga (spesso nominata anche come "Franchise").

Rimane il tema di mantenere molti degli aspetti principali di una serie di film, ma non se ne gira uno nuovo basato specificamente su di uno già uscito, al contrario si fa ripartire la stessa saga da zero, per proporsi ad un pubblico nuovo, che magari non è al corrente di quella precedente, ma soltanto del nome e della fama di essa. 


venerdì 6 agosto 2021

"La donna elettrica" - #Recensione


La donna elettrica è un film islandese di recente uscita (2018), dal titolo potrebbe sembrare voler cavalcare in maniera plateale qualche tema attuale per trarne pubblicità, ma non è affatto cosi.

E' realmente la storia di una donna, la protagonista, indipendente e con dei valori veri, ma non cerca, la pellicola, di voler dare un doppio fondo al perchè della sua rettitudine e non c'è una morale riguardo ai sessi o alle problematiche della società riguardo ad essi.

E' come detto soltanto una gran persona, che si imbarca in una battaglia per il pianeta, nel suo piccolo, cercando di bloccare lo sviluppo sconsiderato e l'attuale gestione, di alcune multinazionali dell'elettricità sul suo territorio.


Questo aspetto, insieme al titolo, sono forse la parti meno riuscite e meno sviluppate di tutta l'opera, il resto... è veramente tutto ottimo.

Se pur da catalogare come commedia, vagamente thriller, gli aspetti base di un film ben riuscito ci sono tutti e ben amalgamati. La recitazione di tutti i protagonisti e comparse è assolutamente credibile, la trama è sufficientemente articolata ed i colpi di scena non risultano ne forzati ne spettacolarizzati.

La stessa Islanda ne esce a testa altissima, perchè per tutto il film vengono mostrati senza nessuna invadenza, tutti gli scenari piu favolosi che tale terra possa offrire. Con malizia sembrerebbe quasi uno spot pubblicitario pagato dal governo per accrescere il turismo, ma tornando razionali, è soltanto una terra che offre cosi tanti panorami da film che era probabilmente impossibile non lasciar che se li godesse anche lo spettatore in quasi ogni scena.

Andando agli aspetti tecnici, il film ha avuto un costo non da poco per un cinema come quello Islandese, circa 3 milioni di euro, che si sono trasformati in 4 in ingresso per la produzione al botteghino.

L'opinione della critica riguardo al film è stata ancora piu positiva della ricompensa monetaria del pubblico, venendo definito da piu parti come film interessante e ben recitato, tanto che, Hollywood non se ne è stata a guardare, ed ha acquisito celermente i diritti per un futuro e probabilmente di prossima uscita, remake. Jodie Forster è già stata annunciata salvo imprevisti, come protagonista certa.

In sostanza è un film che non tradisce le aspettative, anche perchè poche se ne creano a prescindere nello spettatore conoscendone soltanto titolo e cast, ed anzi stupisce, senza trovate fuori luogo, senza apparire irreale e sconnesso dagli istinti naturali umani, ma anzi con la propria semplicità. 

Un film per tutti, che mantiene anche una ironia di sottofondo che fa scorrere ancor meglio il tutto, data la rilevanza e gravità dei temi principali trattati.


martedì 3 agosto 2021

"Amo l'odore del napalm al mattino" - #RiconosCinema



La frase in questione, in lingua originale “I love the smell of napalm in the morning.” si trova all'interno del film "Apocalypse now," film sulla guerra del Vietnam, terminata pochi anni prima, diretto da Francis Ford Coppola ed uscito nel 1979.
E' stata pronunciata dal Tenente Colonnello William (Bill) Kilgore, interpretato da Robert Duvall.

Non è detto che per essere a conoscenza di tale frase si debba aver visto il film, infatti per molti è arrivata prima la conoscenza della citazione, diventata una espressione molto usata, che la visione della pellicola, che per quanto famosa, è ad oggi un'opera piuttosto datata. 

E' un chiaro riferimento alle classiche frasi mattutine come "Adoro l'odore del caffè al mattino", ma che in tempi e clima di guerra, prende una accezione più cinica e macabra. 




Nello specifico, il napalm è un prodotto che venne usato in maniera consistente da parte delle truppe americane durante tale guerra, venendo rilasciato dagli aerei su vaste aree di territorio per annientare tutto quello che vi si trovata. Il nome è una parola composta, formata dai due tipi di acidi che servono per realizzarlo, naft-enico e palm-itico.

Il film fu un grande successo sin già dalla sua uscita, con molteplici candidature a premi di cui molti vinti. Ad oggi è considerato uno dei 100 migliori film americani di tutti i tempi, ed appunto un contenitore di varie frasi passate alla storia, tra le quali quella appena trattata, che è anch'essa inserita tra le 100 migliori frasi del cinema americano, secondo l'AFI (American Film Institute).


"Tropa de Elite" (2007) #Recensione