giovedì 17 giugno 2021

Non è soltanto una semplice storia del Bronx (Film : Bronx 1993)

Stiamo parlando del film "A Bronx tale" del 1993, semplicemente "Bronx" nella versione doppiata in Italiano, ed ancor più nello specifico della frase finale pronunciata nel film dalla voce fuori campo, che non vuole certo sminuire l'opera, ma in parte fa esclamare allo spettatore come invece non sia stata la visione di una storiella leggera ("Soltanto una storia del Bronx"). In particolare per tutti coloro che non sono cresciuti in quartieri complicati e con tutte le difficolta della strada, e come non sia stato un adattamento poco curato solo per poterla mettere sullo schermo e trarne profitto.

Questa non vuole essere una recensione al film, ne una analisi generale, ma solo una riflessione sul come mai un film che è innegabilmente eccellente, possa essere cosi ai margini dei must da vedere, persino all'interno del proprio genere, quello dei film sulla mafia Italo-americana.

Forse è il cast il colpevole?.. oltre a De Niro volto ampiamente noto ed all'apice della carriera da attore, non vi erano nomi altisonanti, lo stesso Chazz Palminteri ebbe dal film il proprio trampolino di lancio, ma non era al tempo un nome e un volto particolarmente conosciuto.


La critica però, accolse in maniera piuttosto tiepida la pellicola, specialmente nel dettaglio del debutto alla regia di De Niro. Anche i numeri del pubblico non furono dei migliori all'uscita
del film.

Il budget e gli incassi forse sono la parte che meno rispecchiano i connotati di un gran film, non che servano necessariamente fondi principeschi, anzi, ben vengano le pellicole che riescono a dire senza strafare o sprecare, ma 10 milioni di dollari non sono certo, nemmeno per il 93, quello che una produzione Hollywoodiana era capace e disposata a spendere per un film che reputava di grande valore.

Il budget è bastato comunque certamente a renderlo un film molto valido e senza falle di sorta dove per le quali si potesse dire che doveva essere investito di più, ma come detto anche il botteghino non ha reso propriamente giustizia al valore dell'opera.

Forse quello che non lo ha consegnato alla storia tra le grandi pellicole di sempre, almeno tanto quanto altri mafia movie, come Il Padrino, Goodfellas, Casino, è stato il suo essere una via di mezzo.

Non un colossal ripieno di star e con decine e decine di milioni di dollari per la produzione, nè un piccolo film indipendente girato senza grandi nomi, ma con la grandezza della propria sceneggiatura a risaltare oltre ogni altro aspetto. 

Potrebbe davvero essere stato il connubio di inesperienza, tra Robert De Niro alla regia e Chazz Palminteri nel ruolo di protagonista a non aver attratto a priori un notevole quantitativo di pubblico, e questo è un vero peccato perché oltre ad aver lavorato fianco a fianco su praticamente ogni aspetto della realizzazione, l'alchimia tra loro e il resto del cast durante la visione appare ottima, nonostante di fatto i due nello specifico condividano pochissime scene insieme. 

Una curiosità da notare riguarda il prima, durante e dopo, della vita dell'attore che ricopre la parte di Calogero da "grande", ormai diventato per tutti nel film "C". Il quale era stato trovato in maniera del tutto casuale e scritturato immediatamente, anche per le proprie capacità di imitare i personaggi dello stesso De Niro in film precedenti. Purtroppo però tutta la morale più volte espressa nel film, su come non si debba buttare la propria vita e su come la cosa peggiore sia il talento sprecato, non si rivelarono sufficienti a distogliere l'attore, realmente 17enne all'epoca, dalle strade sbagliate e dalle tentazioni di Hollywood. Iniziò infatti a fare uso di droghe proprio sul set del film e fini ad avere grossi problemi con la legge ed a scontare ben 8 anni in prigione pochi anni dopo, tanti quanti il personaggio di Sonny aveva dichiarato di aver fatto nel film. 

De Niro in persona provo ad evitare tutto questo presentandosi a casa dell'attore adolescente per parlare con lui e con i genitori riguardo all'attenzione che si deve far nel gestire la difficile fama improvvisa che stava travolgendo le loro vite grazie a quella parte del figlio nel film.

Tale aneddoto era solo per sottolineare come anche un film che forse ai più è sconosciuto e che ha di fatto fallito al botteghino, sia stato in grado con la semplice esposizione al suo limitato livello di successo, di contribuire a portare sulla strada errata un ragazzo, proprio come molte situazioni in cui si era trovato proprio il suo personaggio nel film, avrebbero potuto fare.

sabato 12 giugno 2021

Le "nuove" (e strane) unità di misura dei documentari.


I sistemi di misurazione lo sappiamo, sono diversi da paese a paese, talvolta per tradizione, talvolta per comodità. 
E come per la guida dell'auto, in alcune parti del mondo a destra in altre a sinistra, non è un'operazione semplice trovare una uniformità globale alla cosa.
Come detto, quando si cerca di misurare qualcosa si usano sistemi diversi, per la misurazione delle superfici nell'europa continentale è in uso il sistema metrico decimale, mentre negli Stati Uniti si usano i pollici, misura che per noi italiani è utilizzata soltanto in alcuni frangenti, come per esempio nei cerchi dei mezzi di trasporto, che siano auto o biciclette, o negli schermi a cristalli liquidi, che siano computer o televisioni. 
Nella misurazione dei liquidi veri e propri la confusione aumenta forse ancor di più, da noi è in uso l'unita del litro, in America il gallone, ed in Gran Bretagna il gallone imperiale, simile a quello americano ma leggermente più "grande".
Anche per le misurazioni delle temperature c'è molta disuniformità.
Da noi vige la scala Celcius, in America quella Fahrenheit, un esempio cinematografico dell'uso di questa parola per noi italiani quasi sconosciuta, è quello del titolo del documentario di Michael Moore, Fahrenheit 9/11.


Ed è proprio nei documentari in particolare, che la situazione sull'uso della terminologia specifica sembra sfuggita di mano. Si trovano infatti ormai da diversi anni, innumerevoli esempi dove le unità di misura standard si sono volatilizzate, per far spazio ad elefanti, campi da calcio e lavatrici. 
E' dunque piuttosto comune, mentre si sta guardando un documentario su una delle guerre mondiali, che un elemento di artiglieria, venga definito "pesante come 5 elefanti e mezzo", oppure mentre si sta vedendo un documentario ingegneristico, un mezzo unico o raro al mondo, come per esempio una portaerei, la si senta definire lunga come 2 campi da calcio.



Il tutto poi diffusosi a macchia d'olio a giornalisti e reporters, che nel narrare una improvvisa difficile situazione nel traffico cittadino americano a causa di una voragine apertasi nel terreno, la finiscono per definire :  "larga come 3 lavatrici". 

Per quanto se ne possa apprezzare lo sforzo di cercar di far capire le cose tramite esempi più visivi possibili e per quanto l'elefante sia nell'imaginario collettivo più chiaro, rispetto ad una unità di misura con cui non si ha mai avuto a che fare personalmente come la tonnellata, o magari semplicemente una unità di misura in voga in un altro paese, sfugge ancora il senso del perché non voler imparare e preferire invece una trasposizione surreale, al dato corretto, esatto, che possa poi stabilire uno standard di conoscenza nello spettatore, per future nozioni a riguardo. 


mercoledì 9 giugno 2021

I Joy Division nella cinematografia.

Sono principalmente due le pellicole che trattano l'esistenza musicale e limitrofi, della band Joy Division, una è "Control" del 2007, interamente basata sul microcosmo che erano la band stessa e le loro relazioni personali col resto del mondo, soprattutto quelle di Ian Curtis, cantante e leader, l'altra è 24 hours party people, ma in essa il ruolo della band è più marginale, è infatti più precisamente un'opera in chiave piuttosto ironica riguardo alla scena musicale nella zona di Manchester in quegli anni.


Control è dunque un film interamente incentrato sulla band, dove si ripercorrono i fatti ritenuti salienti dal regista riguardanti la loro purtroppo breve carriera musicale. Difficile parlarne senza fare spoiler, anche se di fatto, la trama non è altro che i fatti reali accaduti in quegli anni alla gruppo, ma è comunque un film che vale la pena nominare, anche solo in superficie come in questo post, per invogliare magari qualcuno a guardarlo. "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie", questo deve aver pensato Ian Curtis, nei suoi ultimi anni, dalla scoperta della malattia, soffriva infatti di forti attacchi epilettici, fino alla sua morte, avvenuta per suicidio a soli 23 anni. 

Il pensiero/sospetto però, che una cosa del genere potesse accadere, non è balenata nelle menti di chi lo circondava, i quali hanno invece preso l'intera situazione alla leggera per poi riempirsi di inevitabili rimpianti a seguito della sua scomparsa. Soffriva dentro e fuori, dentro per i suoi turbamenti e la mai celata depressione, fuori per gli attacchi, ed i medicinali che era costretto a prendere e che al tempo ancora, erano molto generalizzati, ed estremamente debilitanti, oltre che in questo specifico caso, poco efficaci. 

Una curiosità riguardo al film, nonostante molti degli elementi principali dell'opera, come il protagonista Sam Riley ed il regista Anton Corbijn fossero al debutto cinematografico, l'attrice che interpreta la moglie di Curtis, Samantha Morton, era già piuttosto affermata, avendo preso parte già a pellicole molto note, tra le quali la sua parte come la Precog "Agatha" in Minority Report, film con Tom Cruise uscito pochi anni prima. Il suo non è proprio un cameo di una celebrità, ma rimane comunque curioso come sia lei, in un ruolo minore, ad essere la più esperta sul set.

Nel film la Morton viene lasciata per una giornalista belga, la nuova storia viene dipinta come prorompente ed impossibile da fermare, beh nella realtà cosi è stato, i due attori si sono sposati e vivono insieme da ormai 15 anni.




sabato 5 giugno 2021

Esiste davvero un Central Perk? #Riconoscinema


 La foto viene come sempre direttamente dalla nostra collezione personale di gadgets e la domanda è sorta spontanea in tutti noi negli anni durante la visione della serie.

Stiamo parlando ovviamente di F.R.I.E.N.D.S. e nello specifico dell'esistenza reale o meno della caffetteria che appare in moltissimi episodi, come luogo principale di ritrovo degli "amici".

La risposta è NI!, di fatto il locale era una costruzione scenografica, realizzata appositamente per le scene e non aveva alcun altro scopo oltre l'orario delle riprese. Lo stesso luogo non esisteva altrove nel mondo reale e non era stata quindi presa ispirazione da qualcosa di preesistente alla serie.

Tuttavia, a seguito del grande successo commerciale (della serie), ne fu aperto uno negli anni successivi, in maniera temporanea, ed in un quartiere differente di N.Y.C., ma che ebbe come ulteriore attrazione il nostro caro Gunther in persona a servire il caffè nel suo giorno di apertura.

Esistono inoltre molti altri Central Perk nel mondo reale, più legati ad un aspetto di "tributo" o "ispirati" alla serie, in varie parti del mondo, da Liverpool a Dubai. 

L' "originale", quello della serie tv, o meglio, nella serie tv, si trovava in pieno centro di New York City, nel Greenwich Village, zona residenziale di Manhattan e la ragione per la quale fu chiamato Central Perk, è per un gioco di parole in Inglese, basato sull'aspetto geografico del luogo, ossia a ridosso del grande parco Central Park e del verbo usato per realizzare il caffè, ossia "Perking".

mercoledì 2 giugno 2021

Chi fa da se..


Quanto conta la sceneggiatura in un film?

Innanzitutto definiamola.. dicesi sceneggiatura : l'adattamento di un soggetto, originale o non, a copione cinematografico. E' quindi l'insieme di trama e dialoghi, suddivisi in scene. 

Per rispondere alla domanda, si potrebbe dire che non abbia forse in tutti i generi lo stesso peso.. in un film di azione, per esempio, al di la di certe battute ad effetto e magari un po' spaccone, non è l'elemento più ricercato dal pubblico, maggiore importanza viene data infatti agli stunts, agli effetti speciali, alla spettacolarizzazione visiva.

Allo stesso modo in un film fantastico, maggiore rilevanza la hanno aspetti come, la scenografia, la fotografia o i costumi. Diversamente ancora, in un film horror sono predominanti aspetti come la suspense, o la sorpresa.

E' quando il genere è quello che viene comunemente definito come "drammatico", che forse trama e dialoghi assumono una rilevanza predominante.  

Due ottimi esempi sono le pellicole "A Bronx tale" scritta ed interpretata da Chazz Palminteri e "Good Will Hunting" scritta ed interpretata da Matt Dammon.

Nel caso di Palminteri, egli non riusciva a sfondare come attore, decise allora di scriversi di mano propria un film per intero, basato su spaccati della propria vita e lo mise  in scena inizialmente come spettacolo teatrale. Questo catturò l'attenzione di qualche produttore, ma sapendo bene che nessuno avrebbe accettato di lasciargli recitare la parte del protagonista, un boss Italo-Americano di nome Sonny, la pose come condizione imprescindibile. Fu De Niro, al suo debutto dietro la cinepresa, ad accettare di finanziare e dirigere l'opera. Volle anche che Palminteri, oltre a non essere escluso dal recitare nel film, collaborasse in tutti i settori della realizzazione, persino al montaggio audio. 

Nel caso di Matt Dammon, arrivò addirittura insieme al coautore Ben Affleck, un Oscar per la miglior sceneggiatura, alla notte degli Oscar del 1998. 

Curioso in questo caso l'aneddoto raccontato da Kevin Smith, regista, che sul set di un'altra pellicola stava dirigendo lo stesso Ben Affleck e non era contento dei continui interventi di quest'ultimo per cercare di implementare alcune battute, decise perciò di interrompere la cosa sul nascere dicendogli : "Se pensi di essere tanto bravo a scrivere, perché non scrivi tu un film?!", e come racconta sempre lo stesso Smith, sorridendo, nell'intervista, "Quel maledetto lo fece davvero.. e vinse un Oscar". Naturalmente il tutto senza alcun astio tra i due. 

Un terzo esempio simile, storico e forse il più noto, è quello di Silvester Stallone, che scrisse (in soli 3 giorni) ed interpretò, il film Rocky, il quale ricevette ben 3 Oscar.

Per quanto non lo si possa talvolta far credere a chi è appassionato di film d'azione o fantastici o horror, alcuni amanti di cinema vedono nella sceneggiatura e nei suoi dialoghi in particolare, l'elemento più accattivante, quello che gli fa cambiare il giudizio sul film e che non cambierebbero con nessun scontro a fuoco, nessun inseguimento, nessun make up e nessun sobbalzo dallo spavento. 

In conclusione si potrebbe dire che, come nel suo solito modo ironico e sarcastico è stato detto anche da Ricky Gervais ai Golden Globes, talvolta si tende a dare estremo risalto agli attori, essendo loro le facce in primo piano, mettendo in secondo piano gli autori.. gli attori appena citati però, hanno potuto toccare con mano e dimostrato, che la fortuna di queste loro pellicole se la sono creata proprio con il valore dei propri copioni.

domenica 30 maggio 2021

Perché "Citizen Kane" è stato "tradotto" in "Quarto potere"?

Citizen Kane è un film del 1941, considerato tra i più rilevanti della storia del cinema e secondo alcuni, critici compresi, il più grande di tutti i tempi. Tuttavia quando uscì non ottenne affatto un buon risultato al botteghino a causa di una faida personale da parte di colui che veniva dipinto, anche se non in maniera diretta, come protagonista nel film, ossia un magnate dell'editoria dell'epoca che non gradì la cosa e fece boicottare a tutti i media di cui era in possesso la pellicola. 
Soltanto negli anni successivi è stato rivalutato e diventato un film di culto. 
Il film narra proprio le vicende di un certo Charles Kane, personali, lavorative, amorose, etc, per tenere incollato lo spettatore al tracciamento virtuale del suo profilo psicologico da parte di tutti gli altri personaggi. 
Letteralmente "Citizen Kane", non significa altro che "Cittadino Kane", ma perché
mai dunque in Italia fu commercializzato come Quarto potere?!


Una ragione, la più semplice, più marginale e nella storia cinematografica molto in uso, fu per usare parole Italiane che non avessero bisogno di essere tradotte, che non creassero dubbi o confusione. 
La seconda è più specifica, ed è il fatto che il cosiddetto "Quarto potere" fosse proprio una delle tematiche principali del film. Occorre adesso fare chiarezza però su che cosa voglia dire questo concetto ; nei paesi democratici è scenario diffuso da molte decadi quello di avere tre livelli di potere, vero e proprio, da parte dello stato : 
1) Quello legislativo, nelle mani del parlamento, ossia il potere di poter creare e riscrivere leggi. 
2) Quello esecutivo, nelle mani del governo, che è dunque in gradi di applicare e far rispettare le leggi.
3) Quello giudiziario, nelle mani della magistratura, di poter attraverso tutta la propria macchina della giustizia (Giudici, avvocati, tribunali, etc) poter punire un cittadino.

Il quarto potere dunque non esiste ufficialmente, ne si può davvero parlare di potere a tutti gli effetti, ma sta a significare il potere di quelli che oggi vengono universalmente chiamati i "Media", ossia tutti i mezzi di comunicazione di massa, che per quanto dovrebbero cercare di avere un atteggiamento imparziale, cosi non è e finiscono, volenti o nolenti per influenzare i cittadini.

Nel 2020 è uscito il film "Mank" che parla proprio della stesura della sceneggiatura del film Quarto Potere, dei fatti, personaggi e intrecci che ne portarono al completamento. Difficile parlare di tale pellicola senza fare spoiler, ma per gli interessati e per tutti coloro che abbiano apprezzato il film di Welles, è una buona appendice a tutte le vicissitudini che già avevano contraddistinto l'opera.

mercoledì 26 maggio 2021

I laureati (1995)

La voce fuori campo di Leonardo Pieraccioni, nel film I laureati diretto ed interpretato da egli stesso, recitava "I giorni importanti nella vita di un uomo sono 4 o 5, il resto, fanno volume.."
Una frase che colpisce per sincerità e triste veridicità, ma allora viene da domandarsi quanti siano i film importanti nella carriera di un regista?. 
Nemmeno nel caso di mostri sacri del cinema credo si possano definire tutti importanti, ma anche fosse, quanti sono quelli di Pieraccioni?. 
I laureati, suo primo film, che ha scritto, diretto ed interpretato, arrivò, a metà anni novanta, come una ventata d'aria fresca per il cinema Italiano, dopo i fasti decaduti del cinema d'autore anni 60, e le mille e una pellicole trash anni 80.

Un nuovo regista si affacciava sulla scena, e lo faceva con spensieratezza, con semplicità, se pur trattando temi piuttosto complessi e senza un Hollywoodiano lieto fine. Il nuovo era rappresentato da Leonardo Pieraccioni, fiorentino d.o.c., che con I Laureati, una pellicola sugli spaccati di vita di 4 universitari clamorosamente fuori corso, cercava di porsi, senza una risposta oggettiva, domande esistenziali, che lo affliggevano, e come lui, uomo comune, affliggevano sicuramente gran parte della società che lo circondava.

Il film è innegabilmente brillante, sia nelle appena citate domande retoriche del protagonista, sia per alcune piccole scene di vita quotidiana vissute con scherzi tra i 4 amici/protagonisti, sia per il realismo dei personaggi, come detto rappresentanti dell'uomo comune, con le proprie ambizioni, gioie e delusioni.


E' una pellicola che appare senza troppe pretese, nel senso positivo del termine, i protagonisti sembrano non volersi prendere troppo sul serio e lo stesso Pieraccioni non si sentiva all'altezza di dirigerla, fu convinto da Vittorio Cecchi Gori, allora produttore cinematografico e compaesano, a buttarsi, con la frase : "un regista deve sapere fare soltanto due cose, l'inquadratura totale e il primo piano".

La recitazione degli stessi attori non ha anch'essa nessuna ambizione di essere da premi, Pieraccioni e Ceccherini sono attori comici, fanno eccezione la buona performance di Rocco Papaleo, nei panni di uno dei 4 "studenti", e l'eccellente interpretazione, non da protagonista, di Alessandro Haber, ma raramente è capitato nel suo caso di non dover elogiare una sua performance in un film.

Che cosa è che non lo potrebbe rendere uno dei film più importanti di Pieraccioni dunque?, beh, in un certo senso non era ancora ritagliato ad hoc per il grande pubblico, come invece molte pellicole successive. Aveva ancora una connotazione regionale e campanilistica, e sicuramente è stato consegnato alla storia, col senno di poi, non come una delle sue pellicole di maggior successo al botteghino.
Da un punto di vista cinematografico e più critico però, verrebbe da dire proprio l'opposto, questo film è l'inizio di un qualcosa che poi non si è concretizzato. Questo nuovo regista agli albori, sembrava pronto e disposto a migliorarsi, prendersi magari col tempo un po' più sul serio, e finire per scrivere pellicole forse anche impegnate, diventando un Verdone, o addirittura un Moretti.
Ma come detto il vento è cambiato quasi subito, il film successivo, "Il ciclone", aveva di nuovo tutti i tratti della commedia trash, forse un po' meno trash ed un po' più anni 90, ma comunque portava con se tutti i cliché del caso ed era ben disposto a dare in pasto al grande pubblico esattamente quello che esso desiderava.
Per alcuni dunque l'opinione sulla carriera del Pieraccioni regista, è che si sia bloccata sul nascere, o meglio sia diventata la stessa di tanti altri che hanno intravisto una prospettiva più allettante nel continuare ad usare un format ben collaudato, cambiando soltanto, e soltanto in parte in realtà, l'ordine degli addendi. 
Il risultato è che i più, ad oggi, conoscono i suoi lavori per quello che è venuto dopo, ritenendo Il Ciclone la sua opera migliore, "più divertente" si potrebbe sentir dire.. ma per altri, i più nostalgici, I Laureati rimane una perla nel deserto, un film sincero, a tratti malinconico, che provoca nostalgia a rivederlo, ed il rimpianto per quella che poteva essere una carriera di un regista, che sarebbe arrogante definire non brillante, perché brillante lo è stata, ma semplicemente, diversa. 
Purtroppo come nel film anche nella vita, Leonardo ha scelto la via più breve, anziché.. il giro lungo.

"Ecce bombo" #FrasiFamose