"La teoria svedese dell'amore" è un documentario, svedese, riguardante principalmente la condizione socio-sanitaria della svezia attuale.
L'attenzione in particolare viene incentrata sul tema della morte in condizione di solitudine assoluta, cosa che sembra accadere piuttosto frequentemente in tale paese.
La spiegazione, o almeno il dito, viene puntato contro il grado di benessere raggiunto e l'emancipazione, che porterebbero ad un indipendentismo irreversibile, sia per i singoli individui (non per tutti porta a condizioni volenti o nolenti di isolamento estremo), che per la stessa società svedese.
Viene fatta, da parte del regista e di molti degli intervistati, una autocritica fortissima alle scelte intraprese dai cittadini ed alla direzione in cui stia andando tutta la vita sociale nel paese.
Di contro si elencano e si mostrano un sacco di paesi di secondo e terzo mondo, dove i valori e le interazioni umane sono rimaste intatte e genuine, dove si vive insieme agli altri e non solo per se stessi, e dove soprattutto, secondo il documentario elemento più rilevante di tutti, non si muore soli.
L'immagine dipinta però sembra stonare un po', troppo forte ed estremizzata, appare più come il mostrare costantemente una sorta di "erba del vicino", più "verde" perchè loro hanno o fanno quello che la Svezia non sta facendo, quando gli aspetti da considerare riguardo alla vita, e riguardo alla morte, sarebbero talmente tanti, che prenderne uno negativo per un luogo ed uno positivo per un'altro, sembra proprio quello descritto dal comico Tim Minchin, riguardo a come si affrontano spesso i problemi ed i dibattiti al giorno d'oggi, ossia creando false od erronee dicotomie, per poi cercare di argomentarle usando due serie di ipotesi completamente diverse, come "due tennisti che cercano di vincere una partita eseguendo colpi bellissimi, dai rispettivi fondocampo di due campi separati".
Il risultato è quello di una ora circa di opera, che sembra accusare un malessere di una società piuttosto fiorente e perfettamente vivibile, come se fosse molto più che UN elemento da tenere in considerazione ed una problematica da cercare di migliorare, mettendo tale società a confronto con altre dove quel problema non è presente o almeno non visibile, facendo passare in sottofondo il messaggio, volontariamente o non, che si possa vivere molto meglio altrove.
Sembra dunque un documentario un po' estremizzato ed a tratti forzato, basato su fatti e dati reali, ben misurati ma mal soppesati dall'autore, di nuovo, volontariamente o non, che portano al suddetto pensiero, il come si possa vedere in una morte se pur penosa, ma in tarda età e dopo aver vissuto una vita intera ed in piena liberta, un qualcosa di peggiore di altre situazione in cui non si vive affatto in condizioni di libertà, e si può morire in qualsiasi momento anche in giovane età a causa di altissimi livelli di malnutrizione, criminalità, o addirittura bigottisto persino religioso, quando la Svezia non ha più per fortuna nessuno di questi problemi da decenni.
In sostanza per quanto il problema esista, risulta ancora difficile accettare che lo si possa trattare come una catastrofe umanitaria tanto da farci un documentario in parte sensazionalista a riguardo, che vorrebbe in pratica elevarlo ad una delle problematiche primarie da combattere per il genere umano, o il futuro di esse, quando davvero ancora in innumerevoli parti del mondo si muore, anche in solitudine, per altre ragioni, con dei tassi talmente maggiori da essere quelli si allarmanti.
Sembra onestamente un documentario su "problemi da primo mondo", e forse semplicemente perche è proprio cosi.