venerdì 14 giugno 2024

"Red Eye" (2005) #Recensione


 Si tratta di un film che al tempo, ormai 20 anni fa, fu molto pubblicizzato e riscosse un buon successo sia di pubblico che di critica. 
 
La trama è molto semplice, forse un po' banale per un thriller psicologico, ma allo stesso tempo sufficentemente intrigante, almeno sulla carta.
Una dirigente d'albergo giovane e con una vita di basso profilo, incontra all'areoporto un uomo affabile ed abbastanza carismatico, col quale inizia una coversazione che si protrarrà fin sopra al velivolo. 
Dove però per sua sfortuna ella scoprirà che l'interesse dell'uomo non era casuale ed inizierà a subire un ricatto sia psicologico che fisico.
Purtroppo è una di quelle situazioni in cui andare oltre significherebbe svelare troppo, oltre al tanto già detto.
 
Il film ha mantenuto negli anni lo stesso livello di pareri positivi, tuttavia vi sono degli elementi molto elogiabili al suo interno, ed altri che non sembrano propriamente riusciti.
 
Di costante vi è la linearità del film, senza accellerazioni o punti noiosi, mantiene l'attenzione dello spettatore sempre al solito livello, grazie ad un passo costante ed in parte a crescere, anche se non si può elogiarlo come il migliore dei passi ed il maggior catturatore di attenzione.
Mentre ci sono altri aspetti che che rendono il film piuttosto incongruente con se stesso, come per esempio l'eccellente performance recitativa di entrambi i protagonisti, ossia Rachel McAdamas e Cillian Murphy, riconosciuta da più parti con cadidature a vari premi di settore, in contrasto con il valore generale del film che non riesce mai a rilasciare colpi di scena memorabili, sia come dialoghi, che come trama, che come scene vere e proprie. 

Altra incongruenza, ma è un classico per i film hollywoodiani, è quella di trasformare un thriller psicologico con protagonista una persona comune, in una caccia tra esperti di armi e combattimento, con tanto di pistole, ed in questo caso addirittura bazooka, che appaiono dal niente in quantità sproporzionate.

In sostanza un film che delude nel suo insieme nonostante l'ottima prova recitativa del cast, ma che ha nella sua brevissima durata, solo 1h 15 minuti effettivi, la caratteristica di essere il meno indolore possibile. 

martedì 11 giugno 2024

Jim Jefferies - Fully functional (2012)

 "Fully functional" è uno speciale del comico australiano Jim Jefferies, della durata di poco più di un'ora.

Come già detto più volte per altri suoi lavori, anche questo soffre dalla solita problematica, un enorme divario tra le due tipologie di argomenti scelti ed il modo in cui vengono trattati.

Si parte con l'analisi di situazioni personali, riguardandi le sue frequentazioni e le sue interazioni familiari, e come spesso accade, al di la di quello che alcuni trovano un linguaggio eccessivamente volgare, vi sono vari elementi sofisticati e divertenti. Rimane comunque il consueto velo di pesantezza e di inverosimiglianza generale, riguardo a tutte queste dinamiche che lo coinvolgono.

Si passa dunque, per ribadire ancora una volta il notevole stacco, ad una disamina geniale e sorprendente della società moderna, in particolare della cultura americana, contrapposta a momenti a riguardanti quella cinese.
Seguita da una altrettanto elaborata ed eccezionale critica alla religione, precisamente quella cristiana, con scene dichiaratamente e volutamente fittizie per completare la sua visione di totale controsenso da parte di tale istituzione se rapportata alla vita reale. 
 
A seguire parte il racconto di due aneddoti, uno in aereo ed un uno in un albergo dopo uno spettacolo, che ovviamente lo vedevano protagonista, e fin troppo verrebbe da dire.
Senza rivelarne i contenuti, appaiono entrambe come costruite, se non del tutto, quantomeno esagerate fino a rendere la prima surreale, e purtroppo in parte anche ridicola, e la seconda.. beh, la seconda appare proprio come inaccettabile, "cringy" per usare un termine anglofono, oltre che fuoriluogo, e nel caso specifico anche eccessivamente lunga.
Queste due storie ricoprono infatti da sole la metà del suo speciale, e fanno stavolta pendere l'ago della bilancia verso l'opinione che non valga la pena consigliarlo.

Rimane comunque un'ora in cui alcuni momenti e riflessioni appaiono cosi geniali ed originali, che quantomeno per un appassionato di questo genere di spettacoli, o semplicemente un suo grande fan nello specifico, valga certamente la pena vederlo.

sabato 8 giugno 2024

"Che pasticcio, Bridget Jones!" (2004) #Recensione

 "Che pasticcio, Bridget Jones!" (In originale : Bridget Jones - The edge of reason), è il secondo capitolo della saga di Bridget Jones, tratto dall'omonimo libro.

La trama è la stessa, medesima, identica, del primo film. Lei è in sovrappeso, si duole di se stessa e della vita, crea incomprensioni e momenti di imbarazzo, alimenta i propri rimugini al limite della paranoia, e lascia e riconquista Mark numerevoli volte. 
Nel mezzo a tutto c'è Hugh Grant, che riprende anch'egli il proprio ruolo, che si comporta nella stessa maniera del primo capitolo, cercando di portarla a letto, fregandosene di lei quando è in difficoltà, e lottando a mani nude con il rivale in amore.
Ad un certo punto la storia si sposta in Tailandia, cosa che sembra essere ricorrente nei sequel pessimi, come era accaduto già per Hangover 2.
 
Che il film sia una copia del primo non vi sono dubbi, che ne sia una brutta copia, appare altrettanto palese.
Sembra un Fantozzi venuto male, con tanto di settimana bianca e discesa disperata dopo aver mentito riguardo alle proprie abilità da parte della protagonista.
Questo film non fa mai ridere, mai pensare, mai appassionare, in compenso irrita molto nel modo in cui vengono riproposti all'infinito i soliti concetti. 
Si da per scontato che quello che ha funzionato nel primo, in quanto sorpresa che nessuno si aspettava, permetta di ottenere lo stesso risultato in questo episodio.
 
Si salva la recitazione, bene un po' tutti nei rispettivi ruoli, d'altronde si sta parlando di attori di alto livello.

In sostanza un film che non aveva ragione di esistere, e che non ha niente da dire, soprattutto niente da aggiungere al primo capitolo. Un film fastidioso nella sua banalità e che non rende l'agonia affatto breve con i suoi 105 minuti di durata, quindi sconsigliabile a tutti, specialmente a chi ha amato quel piccolo capolavoro che è stato invece il primo film della saga, e che piacque un po' a tutti, anche a coloro che non sono affatto appassionati del genere.
 
Era comunque prevedibile che non venisse fuori un lavoro di valore, dato che i sequel difficilmente riescono in questo intento, e dato che il registra del primo film non ha diretto questo sequel. 

martedì 4 giugno 2024

Chi è Rocco Papaleo?

 Rocco Papaleo, nato e cresciuto in Lucania, è un attore e registra italiano, che è finito nel mondo della cinematografia per caso, essendo stato iscritto ad un corso di teatro da un'amica al tempo dei suoi studi universitari.

Sicuramente sentiva il richiamo delle arti sin da giovane, dato che aveva già iniziato a suonare vari strumenti musicali, ma dopo averli abbandonati, cosi come i propri studi universitari, fu risucchiato dal mondo della recitazione che gli regalò anche le maggiori soddisfazioni ed i maggiori riconoscimenti.

Come attore uno dei suoi primi lavori è essere parte del cast dell'indimenticabile serie televisiva tutta italiana "Classe di ferro", per poi passare pochi anni dopo al diventare un fedelissimo di Leonardo Pieraccioni, finendo per partecipare a moltissimi dei suoi film, con prestazioni anche molto ben riuscite come quella ne "I laureati".

Il suo esordio dietro la cinepresa risale al 2010 con un film sulla sua Basilicata, per il quale ottiene un David di Donatello ed un Nastro d'argento proprio a livello personale. 

La passione mai del tutto sopita per la musica lo ha portato negli anni ad incidere anche degli album, mentre le sue doti di sceneggiatore erano state messe in pratica sin dal tempi di Classe di ferro, avendo contribuito come autore.
Oltre a queste capacità, la sua poliedricità lo ha portato anche ad essere nella vita un conduttore e doppiatore, e da sempre un personaggio del quale si sente parlare per aspetti artistici, dato che la sua vità privata non è mai finita in primo piano per nessun eccesso o scandalo.

sabato 1 giugno 2024

"Ragazze interrotte" #SpiegazioneTitolo

 Si tratta di un film del 1999, che apparve subito particolare già dal titolo.

Titolo che è una traduzione sostanzialmente letterale di quello originale "Girl, interrupted", ma che nella sua maggior semplicità in questa piccola sorta di adattamento in italiano, suona ancora meglio.

Dando a Cesare quel che è di Cesare, dopo le tante e talvolta giustificate critiche che vengono mosse al risultato finale della traduzione/adattamento dei titoli originali in Italiano (cosa accaduta frequentemente anche su questo blog), stavolta va proprio riconosciuto che non vi sono stati ne stravolgimenti insensati o ridicolizzanti, nè allungamenti o rivelazioni eccessive, quindi nel piccolo della cosa, un ottimo lavoro.

Il significato letterale è dunque rimasto invariato da quello originale, e cosi anche ovviamente il suo concetto, ossia che si tratti di un film incentrato su di un gruppo di ragazze, che come lascia intuire e presagire il titolo, abbiano avuto un qualcosa di sconvolgente durante la propria crescita o esistenza, che ne abbia in qualche modo interrotto alcune funzionalità mentali, rendendole in parte invalide e certamente inadatte, per la società in cui vivevano.

lunedì 27 maggio 2024

Bill Burr - Why do i do this (2008) #Recensione

 "Why do i do this" è uno speciale di stand-up comedy del comico americano Bill Burr, registrato nel 2008, che mostra tutti i segni dell'età, ma non nel classico senso in cui la frase viene solitamente intesa.

Lo spettacolo è nello spettro della media della durata per il settore, ma è comunque piuttosto corto, soltanto 52 minuti. 

I temi affrontati sono quelli che caratterizzeranno gran parte della sua carriera, come i rapporti uomo donna, i rapporti di coppia, le difficoltà sociali, i problemi psicologici ed in più occasioni analizza le differenze ed i rapporti tra razze, con delle disamine sui comportamenti razzisti piuttosto interessanti.

Senza raccontare battute od aneddoti per non fare spoiler, si può dire che lo show è certamente di un livello abbastanza alto, tanto da non fargli perdere la nomea di uno dei migliori comici mondiali del suo tempo, ma non è all'altezza di molti altri spettacoli, nemmeno dei suoi futuri.

Ed è qui che è il caso di spiegare perchè mostri "i segni dell'età", infatti lo spettacolo sembra, specialmente se comparato ai suoi lavori successivi, un po' più acerbo, ed un po' piu faticoso da seguire. Le sue battute e le sue analisi su quegli stessi argomenti si raffineranno enormemente nel tempo, tanto da rendere la trattazione delle stesse tematiche molto più avvincente ed ilare.

In sostanza un'ora di comicità certamente buona e non da sconsigliare, ma per chi ambisse a vedere il meglio di tale comico, allora il suggerimento è di cercare uno dei suoi special della decade successiva.

giovedì 23 maggio 2024

"Cado dalle nubi" - Checco Zalone (2009) #Recensione

 "Cado dalle nubi" è un film di ormai 15 anni, e li dimostra soltanto in un solo aspetto, la differenza tra la Milano di allora e quella di oggi, specificamente nell'aspetto immobiliare, mostrando scene con carrellate della skyline, dove non si vede ancora nessuno dei grattacieli tipici costruiti negli ultimi anni. 

La trama è quella di un giovane musicista pugliese, al limite tra uno scansafatiche illuso, ed uno dedito e concentrato nel proprio sogno che tenta tutto il possibile per realizzarlo.
E' un cantautore, ma il suo repertorio è interamente basato su canzoni scritte per la propria ragazza, la quale continuando a vederlo lontano dal diventare famoso e ricco e dal poterle garantire un futuro, lo lascia.
Il protagonista, "Checcho" nel film, interpretato da Checco Zalone, all'anagrafe Luca Medici, decide dunque di dirigersi verso Milano, dove ha dei parenti, in quanto unica terra che possa garantirgli sbocchi per la sua arte.
Da li inizia tutta una serie di scene, talvolta surreali, in cui si confrontano e scontrano culture, quella del sud e quella del nord, gli etero e i gay, l'uomo e la donna, i giovani e la famiglia, le quali danno luogo a diverse sorprese.

Il film scorre davvero bene, fa appassionare alla storia ed ai personaggi, e pur non avendo grosse pretese, raggiunge tutti i propri scopi, infatti intrattiene, fa ridere e sorridere, e fa riflettere sugli argomenti trattati.
Bene anche la durata e la sceneggiatura, sempre opera di Checco Zalone.
Meno bene alcuni membri del cast, su tutti la ragazza di cui il protagonista si innamora e con cui, spoiler, si consacra il finale "e vissero tutti felici e contenti", che proprio dispensa una performance recitativa tremenda, spaziando dal sembrare fuori dalla comfort zone in certe scene, alla eccessiva teatralità in altre. 

In sostanza un film ben pensato, ben scritto e piuttosto ben fatto, che avrebbe potuto anche essere più serio, e non avrebbe comunque perso gran parte del suo senso.
Una pellicola consigliabile a tutti, senza violenza o eccessi di nessun tipo, che tratta bene degli argomenti ancora attuali, per questo la prima frase su come il film non sia invecchiato male, e che lo fa con leggerezza ed ironia, elementi che permettono spesso di far arrivare bene un messaggio.

"Tropa de Elite" (2007) #Recensione