giovedì 23 giugno 2022

Bowling a Columbine - Spiegazione titolo.

 Il titolo nella versione Italiana è sostazialmente lo stesso di quella originale (Bowling for Columbine), quindi non vi è stato un vero e proprio adattatamento ad una differente cultura come spesso accade, ma soltanto una marginale traduzione. 

 
La spiegazione perciò è la stessa per entrambi i mercati cinematografici, ed è semplicemente quella che ha voluto il regista, ossia associare l'idea del terribile massacro alla Columbine highschool in Colorado del 1999, al gesto naturale e distaccato dell'andare a giocare a bowling, cosa che i due protagonisti del massacro Eric Harris e Dylan Klebold andarono a fare, senza ad oggi ancora una ragione certa sul perchè, poco prima di compiere la strage. 

Il contrasto tra le due azioni non è la sola ragione che lega il bowling a tale episodio. Si nota infatti facilmente come il cadere dei birilli possa essere una raffigurazione del cadere a terra di persone sotto i colpi d'arma da fuoco, in aggiunta, in questo caso specifico furono proprio 10 le vittime da parte dei due, come 10 sono i birilli del bowling, prima che si togliessero loro stessi la vita aumentando il computo totale a 12.

Nel documentario vengono inoltre fatti altri riferimenti al bowling ed in particolare ai birilli, ed a come in alcuni frangenti siano usati nell'addestramento a sparare, in quanto simili alle sembianze umane. 


Prova a prendermi (2002) #Recensione

 Prova a prenderemi (Titolo originale : Catch me if you can) è un film del 2002 che annovera nelle sue file nomi decisamente illustri, dalla regia agli attori, riscuotendo un ottimo successo, sia di critica che al botteghino. 

 
E che cosa accade quando metti Steven Spielberg, Tom Hanks, Leonardo di Caprio, Christopher Walken e Martin Sheen nello stesso pentolone?, si ottiene una commedia drammatica riguardante il crimine, che nonostante i suoi temi e i suoi fatti storici di illegalità, viene condita in manierà adeguata di sfumature grottesche ed ironiche, tanto da renderla adatta a tutti.

La trama è semplicamente una trasposizione cinematografica, non esente da romanzature, della vità di Frank William Abagnale, noto truffatore e falsificatore americano di modeste origini, che lascio la famiglia da adolescente per cercare la propria strada, scoprendo di essere particolarmente dotato nel mondo della falsificazione, nello specifico in quella degli assegni bancari.

Il protagonista è interpretato da un giovane Di Caprio, inseguito per tutto il film da un ligio agente delle forze dell'ordine, Tom Hanks. I due non solo esibiscono due ottime performance recitative, ma appaiono amalagamati come coppia, accrescendo ancor di più il valore delle scene in cui sono presenti entrambi.

La pellicola in se e per se è ben fatta ed ha forse nella scorrevolezza il suo miglior pregio, rende infatti le oltre due ore di visione molto lineari e con un passo coerente, rendendolo un intrattenimento che non farebbe addormentare nemmeno in un dopocena. 

 
Di contro la narrazione spezzettata ed in un ordine non cronologico non aggiunge abbastanza da essere pienamente giustifica, di fatti la storia, il cast, i dialoghi, etc, gli avrebbero tributato lo stesso successo, anche senza stropicciare l'aspetto consequenziale dei fatti. (Cosa che in altri film come Memento, ne ha invece contribuito notevolemente al successo)

In conclusione un film per tutti, e che difficilmente farà rimpiagere di avergli dedicato due ore della propria vita per la visione, ben pensato e ben realizzato, su di un argomento molto particolare, ma anche poco spettacolare, che poteva essere una arma a doppio taglio, facendolo essere un insuccesso.


domenica 19 giugno 2022

Bowling a Columbine - 2002 #Recensione

 Bowling a Columbine (Titolo originale : Bowling for Columbine) è un documentario dei primi anni 2000 realizzato da Michael Moore, già autore di altri lavori simili, che ebbe una notevole popolarità ed ottenne diversi apprezzamenti, culminati con la vittoria dell'oscar nel 2003 come miglior documentario. 

Vengono trattati nell'arco delle due ore effettive di pellicola, moltissimi temi, da quelli sociali, a quelli pratici di vita quotidiana, mantenendo il leit motiv della diffusione delle armi sul territorio degli Stati Uniti, ed usando come fulcro del fatto che esista un reale problema, la strage avvenuta alla Columbine highschool in Colorado nel 1999.

Il fatto che due studenti adolescenti avessero avuto accesso liberamente ad armi e munizioni, comprandole addirittura nelle catene di supermercati aperte al pubblico senza che nessuno li fermasse, è come detto il punto di partenza dal quele Michal Moore inizia ad interrogarsi sul come sia stato possibile, a livello pratico, e sul perchè due ragazzi perdano il contatto con la realtà in tale modo, da riuscire a generare cosi tanto male. 

 
Il suo processo di domande interiori, si materializza nella realtà andado di persona nei luoghi dove sono avvenuti tutti i fatti salienti o connessi all'evento, dalle sale da bowling, alle catene dove vendevano ancora munizioni, fino alla Columbine highschool.

La narrazione è certamente originale e ben fatta, compresi i tagli e gli interlocutori scelti, alla quale si aggiunge il portare a conoscenza di tutti, elementi poco conosciuti, specialmente da un pubblico non statunitense. 

 
Alcuni degli intervistati si rivelano inoltre particolarmente interessanti nelle loro posizioni, come è il caso del cantante metal Marylin Manson, preso come principale capro espiatorio della tragedia in quanto i due esecutori ascoltavano le sue canzoni, che dichiara che forse è stato più il bombardare del governo americano a dare il cattivo esempio rispetto a lui, e che non avrebbe detto niente ai due ragazzi se li avesse incontrati prima dei fatti, ma li avrebbe ascoltati, cosa che secondo lui nessuno ha fatto. 

Questi sono solo alcuni aspetti specifici presi come esempi, per non fare troppi spoiler, ma per far capire come sia un documentario semplice ma intrigante, che coglie le problematiche giuste, e cerca di andare a fondo nel risolverle. Al contempo non è negabile che si stia parlando di cinematografia, e che sicuramente ci siano stati possibili tagli sugli elementi più scomodi, che alcune voci siano state magari in parte travisate o messe in cattiva luce, e che vi sia un notevole livello di spettacolarizzazione anche forse dove non serviva. Tuttavia rimane un'opera che colpisce, e che tratta un problema realmente grave nella società americana e nella cultura moderna, in un modo che lo rende adatto a tutti, nonostante gli argomenti siano pesanti da trattare ed accettare.


mercoledì 15 giugno 2022

"21 grammi" - Spiegazione titolo

 "21 grammi" (in originale : "21 grams") è il titolo di un film del 2003 con pratagonisti Sean Penn, Naomi Watts e Benicio Del Toro. Il film fu ben riuscito, e parte del suo successo risiede certamente anche nel suo abbastanza intrigante titolo. 

Tutto nasce da un esperimento dei primi del '900 avvenuto in Massachussets, nel quale un fisico americano tentò di dimostrare che al momento della morte, un essere umano perde effettivamente improvvisamente peso. Testò la sua teoria su 6 pazienti, decretando fallati o non di suo interesse i risultati riguardanti 5 di loro, ma non il sesto, il quale perse 3/4 di oncia, ossia 21.3 grammi. 

 
(Secondo un'altro fisico si trattò semplicemente di un aumento del calore corporeo dato dall'aver cessato di funzionare dei polmoni, che fece perdere al corpo una piccola quantità di liquido sotto forma di sudore)

La teoria di per se è considerata tutt'oggi discutibile ed i risultati inattendibili dalla comunità scentifica mondiale, lo stesso MacDougall, autore dell'esperimento, nella sua pubblicazione riguardante i risultati della ricerca, dichiarò che i test andavano ripertuti molte ulteriori volte per poter dichiarare che quel risultato fosse corretto. 

Tuttavia, la cosa si diffuse nella cultura popolare, arrivando fino al nostro secolo come dimostra la realizzazione di una pellicola che ne riporta il concetto. 

Quello che decisamente sorprende più di tutto è come non siano stati effettuati ulteriori test approfonditi nell'arco degli ultimi 100 anni, in fondo si tratta di un tema molto suggestivo ed interesante, e certamente una delle ricerche meno costose e meno complesse da realizzare.

Quel suffisso che fa inciampare tutti, Scenegrafia Vs Sceneggiatura.



Uno dei dilemmi, che talvolta nel parlare costringono ad una pausa anche gli appassionati, è la somiglianza lessicale, non etimologica, delle parole Scenografia e Sceneggiatura, elementi cinematografici che sono di fatto piuttosto distanti tra loro.

 
Vediamo che cosa significano nello specifico per non essere confusi al momento di doverli usare : 
 
Per scenografia si intende ciò che contorna fisicamente gli attori (esclusa la costumistica, che ha solitamente anche riconoscimenti a parte), il luogo reale o fittizio, in cui viene girata la scena, piu tutti gli elementi richiesti dal regista per il set. Spesso un'opera cinematografica richiede la vera e propria costruzione di scenari simil reali anche di dimensioni spropositate, per i quali occorre usare addirittura capannoni industriali. Per questo gli studi cinematografici hanno spesso le sembianze di una zona industriale se visti dall'esterno. Talvolta i set sono cosi costosi, impegnativi, o semplicemente si prevede che verranno utlizzati in più occasioni, che vengono lasciati più o meno intatti all'interno di una di queste strutture. Tutte queste situazioni, hanno fatto si che negli anni si formassero per comodità delle piccole "città", come la nostrana Cinecittà. 
(Tutto quello appena descritto sarebbe più apprpriato come definizione di "Scenotecnica", in quanto la scenografia vera e propria riguarda anche tutta la parte astratta, come l'ideazione di tali scenari e la parte sonora. Tuttavia la figura professionale rimane sostanzialemente quella dello scenografo, quindi i due termini si possono unire a livello pratico).

Per sceneggiatura si intende il mix tra trama e dialoghi, il copione per interderci, che altro non è che un "soggetto" che grazie a degli sceneggiatori viene suddiviso in scene e dialoghi per poter diventare appunto il copione di un film. Lo sceneggiatore è una professione specifica, anche se negli anni si è fatta largo anche la figura del regista-sceneggiatore. 

La sequenza di eventi per poter giungere alla stesura finale di una sceneggiatura cinematografica, è partire da una idea, che poi si trasforma in soggetto (solo poche pagine descrittive ed esplicite riguardanti la storia), che poi diventano sceneggiatura. 
Quandunque l'opera si basasse su altri lavori, come ad esempio un romanzo, si tende per necessità a riscriverla da capo, per incongruenze nelle tipologie di narrazione da un settore all'altro. 
Anche la sceneggiatura ha solitamente premi dedicati nelle cerimonie di premiazione di maggior rilievo, come accade appunto agli Oscar.
 
 In conclusione come detto sono due cose ben distinte, quasi agli antipodi, spesso se non sempre sottovalutate, sia dai media che dal pubblico, in favore di elementi più ovvi e palpabili come attori e registi, ma che contribuiscono in maniera essenziale al risultato di un'opera.

martedì 7 giugno 2022

"Pisorno", la Cinecittà che non fu..

E' proprio così, Pisorno precede come realizzazione persino la ben più nota Cinecittà, se pur di pochi anni.

Facciamo un passo indietro perchè a molti il nome potrebbe suonare nuovo. Nei primi anni trenta, in una zona del comune di Pisa, sulla costa Toscana, chiamata Tirrenia, fu realizzato un insieme di stabilimenti cinematografici, che diventarono a tutti gli effetti la prima città del cinema italiana. 
Il nome deriva dal fatto che il luogo prescelto fosse, e sia tutt'oggi, equidistante dalla città di Pisa e da quella di Livorno, non fu la prima denominazione in ordine cronologico, ma fu assunta dopo poco dalla sua apertura.
Lo scopo primario di tutto il progetto era quello di realizzare prodotti cinematografici propagandistici, a favore dell'allora fiorente Fascismo. 
Molti attori di rilievo nostrani passarono per tali studi, da Gassman a Mastroianni, ed altrettante star straniere, da Philippe Noiret a Fred Asteire. Lo stesso si puo dire per i registi, molti dei più noti dell'epoca diressero in quegli stabilimenti.

 
Tuttavia la struttura non ebbe vita facile, e fu già dopo pochi anni requisita dalle truppe americane per diventare terreno di stoccaggio, data anche l'estrema vicinanza della nota e mastodontica base militare chiamata Camp Darby. Lo stato di abbandono persiste tutt'oggi, nonostante le molteplici parole spese negli anni, i tentativi di rivitalizzazione e quelli di riqualificazione. 

Certamente un peccato per chi è di quelle terre, avrebbe potuto ereditare una Hollywood sotto casa e cosi non è stato, ma anche una perdità per tutto il cinema Italiano, perchè di fatto tutto quel potenziale sia di spazi che di accessibilità, è stato pensato per scopi spietati e riconvertito dopo poco per scopi ancor più dannosi per gli esseri umani.

21 grammi (2003) #Recensione


 21 grammi ("21 grams" in originale) è un pellicola del 2003, che tratta temi piuttosto complessi ed anche spinosi, e lo fa in maniera altrettanto complessa ed articolata. 

Si tratta di un intreccio di storie, collegate in modi sorprendenti e profondi tra loro, con protagoniste delle persone comuni, dal professore di matematica all'ex galeotto che cerca di rifarsi una vita con lavori semplici. Tutti hanno compiuto sbagli in passato, o sarebbe meglio dire "peccati" visto che la religione è una tematica portante del film, e cercano di trovare la gioia e soprattutto la pace tentando di non ripeterli.

E' una storia molto difficile da raccontare senza fare spoiler, ma quello che conta è che è molto lineare, il passo è costante, i colpi di scena si susseguono per tutta la durata del film, aiutati anche dalla narrazione spezzettata ed in parte a ritroso, che mantiene concentrato lo spettatore.

 
Il titolo da solo meriterà un post a parte, come spesso accade (per i titoli fatti bene), ma in sostanta si tratta di una teoria legata al peso dell'anima, secondo la quale al momento della propria morte, in quell'esatto istante, una persona perde esattamente 21 grammi di peso, appunto quello dell'anima che lascia il corpo definitivamente.

I tre protagonisti principali sono Sean Penn, Naomi Watts e Benicio Del Toro, tutti in ruoli che devono rappresentare una vasta gamma di emozioni umane, dalla disperazione al avere qualcosa per cui lottare, dal sentirsi persi all'avere nuovamente uno scopo.

Volendo prendere singolarmente le loro performance, appare buona quella di Sean Penn ed eccellente quella di Benicio Del Toro, mentre sembrano un po eccessive tutte le candidature ai vari premi di settore, tra cui quella agli oscar del 2004, per Naomi Watts, non aiutata dalla scrittura del suo personaggio, che appare un po' meno tridimensionale di quello degli altri. 

In conclusione è un film decisamente interessante, ed altrettanto originale, che scorre bene e fa riflette su certi argomenti sui quali spesso sorvoliamo, e se pur tratti temi impegnativi, in maniera cruda ma mai macabra, è consigliabile un po' a tutti, quantomeno per quanto riguarda la sua visione, mentre
per la sua "rivisione", il suo intreccio rimane fin troppo ben impresso e non è uno di quei film che regala altrettante emozioni nel rivederlo a distanza di qualche anno.