martedì 19 aprile 2022

Il caminetto in Quarto Potere - #CineFacts

L'elemento del caminetto nel film di Orson Welles "Quarto potere", è un elemento rilevante, che non può essere trattato del tutto per non fare un colossale spoiler, tuttavia se ne può analizzare un suo aspetto.

                                      

"Walk-in" è un anglicismo, che sta a rappresentare quando qualcosa è talmente grande da poterci camminare dentro, per esempio alcuni armadi che sono in pratica delle stanze dedicate.

In quale modo questo dettaglio, per noi europei, abituati ad avere e costruire più a misura d'uomo, si associa al mondo della cinematografia.
Beh, perche nel film Quarto potere, c'è un elemento di dimensioni assolutamente riguardevoli, tanto da poterci volendo camminare dentro, anche se sarebbe in questo caso estremamente sconsigliato per la più ovvia delle ragioni. Ed è il caminetto.
In epoche passate anche i nostri caminetti erano di dimensioni notevoli, perchè era l'unica fonte di riscaldamento della casa e spesso le famiglie, molto numerose al tempo, vi si ritrovavano radunate davanti a godersi il tepore.
Tuttavia, quello mostrato in alcune scene nel film, rimane mastodontico. 

E questo dettaglio è rilevante perche Quarto Potere fu un film di rottura, a livello cinematografico, sotto molti aspetti. Tanti dei quali riconosciutegli soltanto a distanza di decenni. Uno dei quali fu proprio la gestione e valorizzazione degli spazi all'interno dell'inquadratura. Ed è per questo che un elemento in secondo piano, come un semplice (in questo caso non troppo semplice) caminetto, risalti ed appaia nitido, agli occhi dello spettatore.

giovedì 14 aprile 2022

L'uomo senza sonno (2004) #Recensione



 L'uomo senza sonno, titolo originale "The Machinist", è un film del 2004, con protagonista Christian Bale. Innanzitutto si può notare come il titolo vari notevolmente nell'adattamento in Italiano, e mentre in originale l'intento principale potrebbe essere quello di sottolineare la riperitività di alcuni lavori manuali in determinate fabbriche, in Italiano si è andati più verso un titolo affatto ermetico, il film infatti parla interamente di una persona che ha enormi problemi di insonnia. 

La trama è quella abbastanza classica di un thriller-pSicologico-drammatico, ossia una storia dove tutti i pezzi vengono messi insieme soltanto alla fine, nello specifico il protagonista vive in una difficolta costante, come detto quella di non riuscire a prendere mai sonno veramente, nella quale spirale di distruzione altrui ed autodistruzione finisce, principalmente involontariamente, per trascinare tutte le persone che gli stanno attorno.

La performance di Christian Bale è eccellente, come del resto ci ha abituati ed esserlo, sia come recitazione, che come devozione alla causa, il suo personaggio infatti soffre anche di non specificati disturbi alimentari legati alla mancanza di sonno, che lo hanno portato ad arrivare ad un peso di meno di 60 kg, nel film, ma altrettanto nella realtà, visto che l'attore si sottopose ad una dieta molto ferrea per mesi, per apparire scheletrico nelle scene del film che lo richiedevano. 

Anche tutti gli altri membri del cast si comportano egregiamente sul set, sia come immagine calzante e ben scelta per i personaggi che interpretano, sia per le loro singole performance. Tra i volti più noti ci sono Michael Ironside, nei panni si un collega di lavoro di Trevor Reznik (Christian Bale), e Aitana Sanchez-Gijon, nella parte di una giovane madre, e barista, che oltre a servire il caffè tutti i giorni al protagonista, ne diventa un po' la psicologa ed un po la confidente. 

Il film ha dei toni piuttosto scuri, la storia infatti è abbastanza cruda, con alcune sfumature di macabro in varie sue scene, e la cosa si rifrelette anche nelle inquadrature, nei colori, e nelle scenografia, sempre però rimanendo pienamente calzante, è stato infatti fatto un ottimo lavoro sotto tutti questi aspetti. 

Difficile dire da non esperti del settore psicologico, quanto bene sia dipinto il mondo dell'insonnia e della schizofrenia, tuttavia almeno da profani sembra un lavoro ben fatto, frutto di ricerche e di meticolosità e non di sola immaginazione.

Il giudizio sul film è nel suo insieme quindi riassubile come molto ben fatto, forse non eccelle in suspense o in qualsivoglia altro aspetto classico che di solito viene preso in considerazione, ma ottiene  certamente un ottimo voto in tutti i campi che si propone di trattare. E' quindi altamente consigliabile a tutti, salvo a stomaci particolarmente delicati. 

Menzione particolare, dopo tutti questi elogi, ad un piccolo dettaglio, marginale nella visione generale, ma assolutamente pessimo nello specifico, gli effetti speciali durante una scena del film, nello specifico un incidente d'auto, senza specificare altro per non fare spoiler. Se pur si trattasse di un film di 20 anni fa, rimane una digitalizzazione al computer fatta in maniera davvero scadente, una qualsiasi scena con uno stuntman avrebbe ottenuto sicuramente un risultato migliore.

mercoledì 13 aprile 2022

8 Mile (2002) Sfida finale di freestyle, spiegazione tecnica.


 8 Mile è un film dei primi anni 2000 con protagonista il rapper Eminem, che ormai aveva raggiunto una notevole notorietà, e che tratta appunto vicende legate alla sua vita, con scenario i sobborghi di Detroit.

Il film ebbe un grande successo, e la stessa performance del rapper nei panni di attore fu piuttosto convincente.

Tuttavia, se pur molti aspetti del film, essendo essi di dominio pubblico, o comunque tipici di molti altri film, come la povertà e criminalità in certe aree cittadine, le difficoltà economiche e relazionali in alcuni nuclei familiari, etc, siano perfettamente comprensibili per lo spettatore, c'è un aspetto che era ed è certamente molto piu di nicchia, ossia le sfide in freestyle (rap, non dance), e le loro regole.

(Aspetto rilevante nel film perchè molte scene e molto del rispetto e della consacrazione per un rapper, passano da li)

Nonostante il film sia fatto in modo che non si creino particolari incomprensioni e dubbi su come si svolgano, questa è la spiegazione tecnica dettagliata sul funzionamento di esse, che magari potrebbe aiutare a fare completa chiarezza nello spettatore.

Innanzitutto, i tempi dati ai vari parteicpanti, 45 secondi a testa e 90 per la finale, è molto soggettivo da da un tipo di contest all'altro, da locale a locale, ma comunque quello usato nel film è sufficentemente realistico.

La "votazione" del vincitore, come si vede, avviene per acclamazione, e soltanto al termine della performance di entrambi come appunto accade nel film. In caso di parità, si fa rivotare il pubblico immediatamente, anche questa scena si vede, quello che non c'è è che cosa sarebbe accuduto in caso di ulteriore parità, ed in tal caso molto spesso si procede col dare un piccolo ulteriore tempo per sfidarsi ad entrambi, e poi richiedere di nuovo al pubblico di esprimersi. In alcuni casi, in un tentativo di avere un giudizio più imparziale possibile, alcune organizzazioni di questi eventi si muniscono di congegni che misurino i decibel, in alcuni casi chiamati "applausometri".

La "battle" per intero non viene mostrata, ma solo le 3 performance di Eminem, facendo intendere che ve ne fossero state altre, in classico stile quarti di finale, semifinale e finale, da cui provenivano gli sfidanti.

Tuttavia non sempre il numero di partecipanti è un multiplo adatto per questo genere di eleminazione, e si può procedere infatti inizialmente con delle performance a rotazione con più persone sul palco dalle quali poi, solitamente sempre per volere del pubblico, vengono eliminati alcuni partecipanti. 

Una cosa forse poco verosimile nel film, sicuramente usata per fini narrativi, ma che nella realtà avrebbe difficolta a verificarsi, è la scelta del primo sfidante Lickety Split, di partire per primo a rappare. Questo è piuttosto inusuale, perchè potendo sceglere, si tende a far andare prima l'avversario per poi poter "rispondere", letteralmente per le rime, a quello che ha detto.

Tutta la situazione del "Chocking", ossia dello "strozzarsi", (sia inizialmente da parte di Rabbit, che nel finale da parte di Papa Doc) bloccandosi completamente in pratica senza riuscire a proferire rime, è molto romanzata, perchè nella realtà è rarissimo che ciò accada. Sicuramente la tensione ed anche l'impreparazione rendono la cosa quasi possibile, ma quasi sempre il rapper di turno riesce a fare il proprio tempo a diritto, semplicemente con una pessima performance, ma non rimanendo muto e riconsegnando il microfono. 

Altro aspetto che potrebbe non essere chiaro è di che cosa avrebbero parlato dei rapper che non avessero cosi tanti intrecci personali come quelli sul palco nel film, beh, più o meno delle stesse cose, o almeno con lo stesso tenore. Le gare di freestyle sono infatti fatte per sfottersi e quindi sia i temi che gli atteggiamenti sono molto simili nella realtà a quelli visti nel film. 

 Un aspetto in cui però c'è molta divergenza con una battle dal vivo, è quanto le rime ed il flow nella battle del film siano perfette, ripulite, senza impappinamenti o temporeggiamenti, questo non potrebbe assolutamente accadere, a meno che qualcuso non si scriva ed impari per intero la propria entrata a casa, cosa che comunque ogni tanto succede.

In conclusione, è un film che ha portato a conoscenza di molti un mondo underground di cui i più non sapevano, e si puo dire che nell'insieme lo abbia fatto in maniera egregia.

mercoledì 6 aprile 2022

SAW, L'enigmista. Vince ma non convince. #Recensione

Quello che oggi si può definire come il primo capitolo della saga di SAW, è stato ormai consegnato alla storia come un must della cinematografia mondiale. Forse non il capitolo più apprezzato qualitativamente, ma certamente innovativo e che si è confermato come ottimo franchise a livello di incassi nei capitoli successivi.
Sicuramente la produzione aveva poco da perdere, e questo è possibile che sia stato di aiuto. 
L'intero film è stato girato in meno di 20 giorni e lo stesso budget era piuttosto irrisorio, a fronte invece di un successo enorme al botteghino. 
 
La trama della pellicola è tanto semplice quanto la sua ambientazione.
Due sconosciuti si risvegliano all'interno di una stanza sotterranea, con al centro della quale un cadavere a faccia in giu. Entrambi legati alla parete da pesanti catene di metallo, iniziano una titubante interazione verbale, che li porterà a scoprire ed ammettere molte cose riguardo al loro passato.
In pratica, qualcuno li vuole li, vuole specificamente loro, e vuole "fare un gioco" proprio con loro due. 
Il "gioco", non è altro che un estenuante gioco psicologico, condito da indizi ed indovinelli, spesso i primi come risultato dei secondi. Ma è anche un gioco fisico, tanto che metterà a rischio in diversi frangenti, la vita degli stessi. La caratteristica dominante di tutte le prove che devono superare, è la moralità, o meglio, quella che non hanno avuto in passato, e per cui rischiano di dover pagare pegno.
Il resto sono molte scene esterne, altrettanti flashback, ed alcuni colpi di scena piuttosto interessanti. 

Tuttavia tutto questo non basta. L'ambientazione è forse uno degli elementi migliori, nella sua essenzialità, non pecca ne di realismo, nè di apparire agghiacciante e sinistra come vorrebbe risultare.


Ma dove fa storcere il naso questa pellicola di ormai quasi 20 anni fa? Beh, un aspetto potrebbe essere la recitazione, dove nonostante la presenza di un Michael Emerson in un personaggio a lui calzante, in parte se si vuole simile a quello che ricoprirà a breve nelle serie televisive "Lost" e "Person of interest" e nonostante un perfettamente scritturato Tobin Bell, il resto del cast forse non è stato altrettanto brillante ed ispirato, ed in alcuni casi si può anche dire onestamente, non all'altezza, nella propria interpretazione.
Capitolo a parte è quello su Danny Glover, certamente il nome più rinomato di tutto il cast all'epoca, eppure non particolarmente accattivante come personaggio ne come interpretazione nemmeno lui. 
La croce del film ricade dunque principalmente sulla performance dei due protagonisti, che nel caso di Leigh Whannell aveva la scusante, o l'aggravante, di essere anche lo sceneggiatore del film.


Uno degli elementi essenziali del film, e non poteva essere altrimenti, è il trucco, che risulta in parte ben riuscito, sicuramente quello di Tobin Bell è ben fatto, in altri casi, come in molte scene riguardanti Cary Elwes sembra davvero stonare, il cerone per farlo apparire quasi completamente dissanguato, sembra piu adatto ad un clown. 

Una curiosità riguardante la pellicola, è come abbia lanciato il personaggio di Billy il pupazzo, poi diventato un'icona della saga, quasi più riconoscibile e conosciuta dei vari protagonisti in carne ed ossa. Si tratta di un pupazzo, dalle sembianze piuttosto sinistre, che si muove sopra ad un triciclo, spesso avvicinandosi ai soggetti costretti a prendere parte ai giochi, per consegnare o comunicare qualcosa. 

Nell'insieme è un film che ha meritato gran parte della propria fama per l'originalità, del soggetto soprattutto, ma che poi all'atto pratico non ha poi prodotto un risultato particolarmente accattivante, ne memorabile in quasi nessuno dei suoi aspetti principali, dalla colonna sonora alla recitazione, dagli effetti speciali alla sceneggiatura. Naturalmente essendo un orror, soffre anche forse più di altri, della difficolta a mantenere il proprio valore nelle visioni successive, saperne infatti il finale ne rovina il piacere di rivederlo più di altre pellicole. E' quindi difficile da consigliare a tutti per via della particolarità del genere, per via della non eccezionalità del prodotto finale, ed è difficile consigliare a qualcuno di rivederlo. Tuttavia rimane un must della cinematografia moderna e dunque un film che un vero appassionato di cinema debba vedere, anche se potrebbe non gradirne del tutto la visione. 


domenica 3 aprile 2022

Che cosa vuol dire "tagliare" nel mondo del cinema?


 Il verbo tagliare è molto usato quando si parla di cinematografia, da molti addetti ai lavori, per svariate ragioni, alcune delle quali risalenti anche ad un secolo fa, vediamo quali sono : 

Uno degli utilizzi, e dei significati, del verbo tagliare nel mondo del cinema è molto letterale, e riguarda semplicemente l'azione che serviva per procedere al montaggio delle scene quando ancora si usavano le bobine. Si trattava infatti di praticare tagli, e successivi incollaggi per congiungere la parti rimanenti, di parti di pellicola, ottenendo il risultato finale desiderato. 
Tale pratica è ovviamente sparita con l'avvento del digitale, ma ne è rimasta la dicitura per intendere quale parte di una scena togliere, in fase di montaggio. 
 
Un'altro utilizzo è quello durante le riprese, anche in inglese la dicitura è la stessa "Action" per iniziare le riprese (il nostro "azione"), e "cut" per dire al cameraman di interromperle (il nostro "taglia"). In entrambe le lingue tuttavia va ammesso che l'espressione "Stop" è diventata predominante ad oggi. 
 
Un terzo frangente è quello di riferirsi alle varie versioni di una pellicola, spesso con le scene censurate oppure con le scene volute dal regista e non incluse dalla produzione, con il termine "cut", sono infatti molto diffuse versioni o aggiunte, specialmente in formati come il dvd, delle "Director's cut", ossia la versione con i tagli scelti dal regista e non dalla produzione o dalla censura. Capita dunque che uno stesso film abbia persino 3 versioni, e che esse differiscano tra loro in lunghezza anche in maniera rilevante.

giovedì 31 marzo 2022

Buon compleanno Mr. Grape (1993) #Recensione


 Buon compleanno Mr. Grape (titolo originale : What's eating Girlbert Grape) è un film del 1993, con un cast che oggi verrebbe considerato quasi d'eccezione, ma che all'epoca, essendo i protagonisti ancora non affermati come lo sono oggi, fu possibile realizzarlo con un budget di "soli" 10 milioni di dollari. 

La storia riguarda una famiglia media americana che vive in una casa di proprietà, costruita dal padre scomparso, nelle campagne vicino ad un paese chiamato Endora. Tutti i figli si danno da fare in casa e fuori, dato che da dopo la morte del padre, la madre è diventata obesa e non lascia nemmeno più le mura di casa da anni. Oltre a queste difficoltà causate da scelte umane, ve ne è anche una di carattere naturale, ossia il fatto che uno dei figli, Arnie, sia affetto da autismo.

 
Il protagonista ufficiale del film è il personaggio di Gilbert Grape (Johnny Depp), ma come è opinione comune sia della critica che degli spettatori, la scena gli è stata quasi completamente rubata da una performance superlativa da parte di Leonardo Di Caprio (nei panni di Arnie Grape). Il giovane Di Caprio, diciannovenne al momento delle riprese, infatti, appare perfettamente a suo agio nella parte da caratterista e diventa il vero centro dell'attenzione nelle scene in cui è presente. Ottima la recitazione anche di tutto il resto del casta, dalle sorelle a tutti i personaggi di paese più o meno secondari con cui interagiscono i protagonisti.  

E' un film realizzato molto bene in tutti i suoi aspetti, dai dialoghi alle inquadrature, dai suoni ambientali alla colonna sonora vera e propria. La storia di per se è sufficentemente intrigante da tenere lo spettatore costantemente interessato nei confronti degli sviluppi delle vicende narrate. Il passo del film è adeguato e costante, i colpi di scena sono all'altezza di una storia particolare come quella che viene raccontata.

E' un film per tutti, nonostante abbia diversi aspetti di cinicità da parte di alcuni personaggi ed alcune scene velatamente macabre. Potrebbe quindi essere sconsigliabile soltanto per ragioni non tecniche, ma umane, magari a qualcuno che abbia vissuto vicende simili, per tutto il resto, è un film drammatico che tratta egregiamente tutti i temi che tocca, dall'obesità alle dinamiche tra fratelli, all'autismo.

La candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista per Leonardo Di Caprio, è la prova che dimostra quanto sia stata meritevole e memorabile la sua recitazione, purtroppo però è un riconoscimento proposto dalla critica, che ha apprezzato il film, ma non è accaduto altrettanto al botteghino, dove non si è riusciti nemmeno a riprendere i soldi spesi per la realizzazione della pellicola, tanto da farlo risultare ufficialmente un "box office bomb". 


lunedì 28 marzo 2022

Perche il film si chiama "Lord of war"?


Nel film intitolato "Lord of war" del 2005, (il titolo rimane invariato anche nella versione italiana), ci sono due episodi linguistici piuttosto curiosi, tanto da essere appunto uno dei due quello che da il nome al film.

Fanno entrambi parte di due distinte conversazioni tra Nicolas Cage, nel film interpreta un commerciante di armi internazionale, ed il sanguinario presidente della liberia, interpretato egregiamente dall'attore britannico Eamonn Walker.

Nel primo scambio di battute, Andrè Baptiste Sr (Walker) pronuncia la frase : "Nessuno può fermare questo lago di sangue", venendo corretto da Yuri Orlov (Cage) "Non si dice lago si sangue, si dice bagno di sangue!", al che Baptiste, prendendola bene, risponde "Grazie, ma preferisco dirlo a modo mio!".

In lingua originale la conversazione è praticamente identica, sia come forma che come contenuti, per la precisione "No one can stop this bath of blood" "It's not bath of blood, it's blood bath", "Thank you, but i prefer it my way"

Il secondo episodio, che avviene proprio poco dopo nel film e che ci interessa maggiormente perche è proprio quello che da il nome al film, è quello in cui Baptiste pronuncia la frase "Mi chiamano Dio della guerra, ma forse quello sei tu!", riferendosi a Yuri Orlov (Cage), il quale curiosamente ed amichevolmente risponde : "Non si dice Dio della guerra, si dice signore della guerra". Il diagolo si conclude con Baptiste che la prende nuovamente non sul personale, commenta "Ti ringrazio, ma preferisco dirlo a modo mio".

In ogirinale : "They call me the lorf of war, but perhaps it is you" "It's not lord of war, it's warlord!" "Thank you, but i prefer it my way".

E' dunque questo errore di forma, linguistico, che è stato preso ed usato come titolo del film, "Lord of war" è come appunto appena spiegato una forma scorretta di esprimere tale concetto, che è stata lasciata come titolo anche nella versione italiana. 

La spiegazione del perchè effettivamente si dica "Signore della guerra", sarebbe di poco interesse ad un appassionato del mondo cinematografico, ma è in grandi linee la traduzione dal tedesco Kriegsherr, ed inizio ad essere utilizzato circa un secolo fa per descrivere personaggi che apparivano sulle macerie di stati decaduti dove non vi è più un effettivo ed efficente controllo governativo. La parola venne prima  tradotta ed iniziata ad usare nella sua versione inglese "Warlord", e da li poi giunse anche alla nostra traduzione in "Signore della guerra"