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venerdì 25 luglio 2025

La leggendaria camminata di Benigni sul pubblico..

 Anche se nella vita dovremmo celebrare come leggendarie le imprese in campi come la medicina o la ricerca, la nostra società tende ad usare ed abusare tale termine per atti ed eventi evvenuti in settori come lo sport e l'intrattenimento, ecco, in alcuni casi però non sembra a sproposito.

Ed è per questo che si può definire leggendario quello che è avvenuto la notte del 21 Marzo del 1999 alla cerimonia degli Oscar, per talmente tanti aspetti che non sarà nemmeno possibile elencarli tutti : 

Innanzitutto vincere un Oscar, o meglio 3, per un film straniero in terra americana, risultato che ottenne appunto "La vita è bella" di Roberto Benigni.
A cui si aggiunse il fatto che il caso volle che fosse proprio l'italiana di origine Sophia Loren ad annunciarne il vincitore, urlando e gioendo in prima persona nel dire il nome proprio, senza nemmeno il cognome, del vincitore : "ROBERTO!!".

A ciò si aggiunsero le gesta in prima persona di Benigni, il suo ergersi in piedi sulla poltroncine del teatro ed iniziare festante la sua camminata verso il palco, facendo una sorta di moderno crowd surfing sopra la folla appunto, e per folla si intendono celebrità e miliardari, con tutti i rischi del caso.

E per ultimo, ma solo in senso temporale, il suo discorso di accetazione del premio, che avrebbe probabilmente meritato un ulteriore Oscar esso stesso, dove tutti pendevano dalla sue labbra, e dove sorprese tutti citanto Dante, ringraziando tutti coloro che erano caduti in guerra e non solo per essere i grandi contributori alla possibilità di dire oggi "la vita è bella", e ringraziando i propri genitori che lo stavano guardando dal loro piccolo paesino toscano, per avergli dato il più grande dono possibile, la povertà.. una delle affermazioni più forti e che lo ha contraddistinto di più in tutta la sua carriera.

Come detto sarebbe stato impossibile segnalare ed elogiare tutti gli aspetti memorabili di quei 4 minuti di follia in quella notte degli Oscar senza dilungarsi troppo, ma la speranza è che se ne sia colta l'essenza, soprattutto quella dell'umiltà e del realismo, che troppo spesso vengono perse nell'ipocrisia e nei moralismi di Hollywood. 

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