"Ladri di biciclette" è un film che ormai ha più di 75 anni, ed anche in questo caso li dimostra proprio tutti.
La trama è quella di un uomo sposato, con due figli, senza lavoro, che si ritrova ad accettare un incarico per il quale serve possedere una bicicletta, la sua però purtroppo l'ha impegnata tempo prima.
Vendendo altri oggetti di valore riesce a riscattarla, ma gli viene rubata il primo giorno di lavoro, inizierà dunque una lunga ed estenuante ricerca per ritrovarla, fino a farlo finire talmente in basso psicologicamente e moralmente, da farlo passare sull'altro lato della barricata.
Come detto gli anni si sentono tutti, dal bianco e nero, che era inevitabile, alla qualità audio e video che nonostante la restaurazione continuano ad essere di qualità piuttosto bassa.
A questi aspetti si aggiungono il passo molto lento dell'opera, anch'esso nella norma per l'epoca, e la durata/insistenza di alcune scene.
Purtroppo però oltre a tutto quello che ci si poteva aspettare, c'è anche una trama che parte ispirata, con un buon passo e creando un certo quantitativo di premesse ed aspettative, nella prima mezzora, per poi afflosciarsi, cadendo praticamente nel nulla, e diventando una sequenza di scene poco determinanti e ridondanti, quasi un collage di situazioni poco amalgamate tra loro.
L'estenuante ricerca della propria bicicletta da parte del protagonista quindi, diventa estenuante anche per lo spettatore, che si trova davanti ben pochi colpi di scena e molta ricerca della suspense che però fatica a coinvolgere.
Si salva la recitazione da parte del cast, vista l'epoca e dato il fatto che molti attori furono "presi dalla strada", con il picco raggiunto dal piccolo coprotagonista, il figlio "Bruno", che appare veramente calzante e bravissimo nella propria prestazione recitativa.
Difficile commentare colori e scenografia, ma le inquadrature appaiono ben fatte ed a tratti interessanti, anche se in molti altri casi scontate.
In sostanza un film che ha vissuto tutte le possibili reazioni ricevibili, dall'essere talmente criticato in patria dopo la prima proiezione a Roma, tanto che il pubblico in massa domandò la restituzione del biglietto, fino all'acclamazione più assoluta a Parigi poco dopo.
Una pellicola che si è conquistata un posto speciale tra i più grandi capolavori di tutti i tempi italiani e non, da parte della critica, tanto che vinse al tempo l'Oscar come "Miglior film straniero", ma che a vederlo oggi perde molto del suo fascino ed appare più come una di quelle opere che devono essere apprezzate perché di qualità.
Il risultato è la creazione di enormi aspettative nello spettatore, fattore che contribuisce forse più di tutti gli altri alla delusione generale finale.
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