"Un mondo a parte" è un film di recentissima uscita che vede protagonisti Antonio Albanese e Virginia Raffaele nei panni di due insegnanti messi in difficoltà più dal sistema scolastico italiano che dai bambini stessi.
La trama è quella di un insegnante del nord che dopo oltre 30 anni di lavoro in una scuola di Roma, sente il bisogno di andare a vivere realmente, a contatto con la natura, chiede ed ottiene dunque il trasferimento in un istituto di un piccolissimo paese sulle montagne dell'Abruzzo.
Rapito dalla fauna e dalla flora del luogo proprio come sperava ed immaginava, si trova di fronte ad alcune difficoltà che esse stesse presentano, riuscendo però ad adattarvisi egregiamente, e scoprendo che in tale "mondo", questo piccolo borgo quasi del tutto spopolato, il problema quotidiano non sono più i bambini viziati figli di genitori prepotenti come accadeva in città, ma lo stato stesso, che non si adopera abbastanza per salvare situazioni ancora importanti per molte persone, come le piccole scuole di paese che spesso non hanno alunni a sufficienza per continuare a rimanere aperte.
Il film appare una forzatura un po' in tutti i suoi aspetti, gli accenti estremizzati, la "montanarità" di alcuni personaggi, l'illegalità di alcune soluzioni attuate, etc.. tuttavia, risulta molto ben riuscito, trasmette diverse emozioni e stimola anche qualche riflessione, oltre a coinvolgere nella sua trama.
Bene Albanese come scelta e come performance, curiosamente forse per la prima senza il nome Antonio, come accaduto quasi sempre, rappresentando di solito una persona del sud in un film girato al nord, in questo caso il suo personaggio si chiama Michele, essendo del nord ma in un contesto del sud.
Molto bene la Raffaele, pratica di accenti ed intensa nella recitazione, oltre che calzante come scelta da parte della produzione.
Ben illustrata da complessità della vita degli insegnanti, dai trasferimenti, alla burocrazia, al costante contatto col pubblico di ogni ceto ed etnia.
Non male la poesia finale, senza rivelarla per non fare spoiler sgraditi.
Benissimo la frase "tutti perdenti, tutti contenti", a raffigurare emblematicamente come meglio non si potrebbe, quella che talvolta, troppo spesso, è la mentalità italiana del paraculismo, del non esporsi, del mal comune mezzo gaudio.
Curioso come l'accento abruzzese, nonostante ne esistano di vari tipi, appaia a chi lo abbia sentito spesso, come un insieme di molti accenti tipici di altre zone del sud Italia.
Un paio di elementi negativi dell'opera comunque si possono trovare, il primo è un enorme errore pratico, ossia che il protagonista esca per una gita scolastica sotto la neve, dove appunto cammina per ore, e torni a scuola senza nemmeno un fiocco addosso e perfettamente asciutto, per di più con la giacca da cui è presa la foto per la locandina del film, dove infatti ha le spalle ricoperte di neve.
Altro aspetto non del tutto convincente è questa voglia di salvare borghi che hanno avuto una ragione ben specifica come causa del proprio spopolamento, e niente fa presagire che la cosa non riaccadrà ad oltranza, facendolo sembrare quasi soltanto accanimento terapeutico.
In sostanza comunque una buona commedia, ben pensata, ben realizzata e decisamente ben recitata, che intrattiene, che fa riflettere, e decisamente adatta a tutti.
Promossa quindi, al netto di alcune sue scontatezze.
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