lunedì 20 novembre 2023
Numb (2007) #Recensione
La trama è quella di uno scrittore, affiancato da un collega e grande amico, che affronta una specie di crisi mentale verso i 40 anni.
Amici, dottori e familiari non riusciranno a vedere e comprendere la gravità della situazione, salvo una persona incontrata per caso, che si dedicherà a lui genuinamente ed ingenuamente.
Il film è ufficialmente catalogato come commedia-romantica-drammatica, ma fallisce miseramente in tutti e tre gli aspetti.
Non regala momenti di particolare ironia per la parte di commedia, anzi, molte delle battute o scene considerate divertenti intervengono malamente in situazioni o dialoghi in cui il tono era diverso, senza smorzarlo o creare alcun paradosso di valore.
Per la parte di romanticismo, si limita a non coinvolgere, mai, in nessuna delle varie relazioni, di amicizia, amore, lavorative e familiari, le quali non stimolano particolari sensazioni, nemmeno il rapporto principale, quello tra il protagonista e la avvenente ragazza conosciuta lavorativamente, appare anzi come una coppia che stona un po' in tutti gli aspetti possibili.
I personaggi non sono per niente tridimensionali, si introduce a malapena tutte le loro mansioni nella vita, senza svolgere il tema, ci si trova dunque ad essere a conoscenza che il protagonista sia uno scrittore, senza sapere nemmeno il titolo di un suo libro, che la persona di cui si innamora sia una imprenditrice, o forse soltanto una che lavora nelle risorse umane, e nulla più, lo stesso vale un po' per tutto il nucleo familiare di Hudson (Matthew Perry), che tanti problemi gli ha creato crescendo e nella vita, ma del quale sappiamo giusto i nomi, e qualche flashback.
Il film è relativamente breve, 1h 33m, ma forse è uno di quei rari casi in cui si potrebbe dire che sarebbe stato meglio fosse durato di più, ed avesse sviluppato maggiormente i personaggi. Anche se, augurarsi che questo film potesse durare di più, è un innegabile desiderio masochista.
Male, anche la parte drammatica, tutto il film ruota intorno a questo poco conosciuto disturbo che affligge il protagonista, una condizione che ti porta a sentirti fisicamente distaccato dalla realtà, ma nonostante tutti i tentativi di voler far sembrare la cosa grave ed invalidante, proprio non si riesce a sentirsi coinvolti nella sua battaglia, ne a capire quanto apparentemente irrisolvivibile essa sia.
Per quanto riguarda le prestazioni singole, Kevin Pollak, eccezionale attore, non riesce nemmeno lui a dare un taglio interessante al proprio personaggio, risultando solo un misto di clichè e dando una sensazione di "Seinfield" di cui il film non aveva bisogno.
E rimanendo a tema clichè per un attimo, anche questa pellicola regala allo spettatore l'immancabile inseguimento in auto americano a fine film, la lotta contro il tempo del protagonista redento ed oramai consapevole che non abbondona il mondo della cinematografia da decenni.
La ragazza di cui si innamora Hudson poi risulta quasi sempre "cringe" nelle varie scene in cui è presente, ed alcuni dei familiari del protagonista, madre e fratello, sembrano davvero cosi irrilevanti che potevano essere un'e-mail.
Matthew Perry si impegna enormemente per far risultare il suo personaggio sofferente ed interessante, ma nonostante la buona recitazione in se e per se, affonda insieme a tutto il resto del cast in questo film che appare realmente intorpidito.
Si salvano alcune, pochissime, scene, battute, momenti, ma che non valevano nemmeno la pena di essere menzionate tanto il livello dell'opera è quello appena descritto, un film da evitare dunque, e se qualcuno non riuscisse a resistere al desiderio di vedere una pellicola con un membro della serie friends riguardo alle malattie mentali, fà propendere il consiglio verso "Lovesick", con Matt LeBlanc, anch'egli nel film affetto da un disturbo mentale, che appare come una pellicola con meno pretese e che restituisce allo spettatore un certo spunto di riflessione introspettiva.
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