mercoledì 10 novembre 2021

Acqua e sapone (1983) #Recensione.

"Acqua e sapone" è un pellicola di inizio anni 80, momento molto prolifico per il suo regista/sceneggiatore, Carlo Verdone, che per tutta la decade riuscì a far uscire un film all'anno. 

Questo film, appunto, risente forse dell'essere stato partorito come quantità più che come qualità. 

Il risultato è una commedia che vorrebbe apparire non troppo superficiale e con temi anche di una certa profondità, ma che fallisce un po' sotto tutti i punti di vista, dalla recitazione dei suoi protagonisti, alle risate che stenta enormemente a far scaturire. 

Tutta la storia ruota intorno al bidello, ma qualificato come professore, Rolando (Carlo Verdone) ed alla sua interazione con la baby-modella Sandy (Natasha Hovey), alla quale riesce, fingendosi un membro del clero, a fare da professore per alcuni giorni. (Difficile raccontare di più della trama senza cadere nello svelare troppo).

Il tutto suona non particolarmente intrigante, ma i temi sarebbero anche di una certa rilevanza, come ad esempio il fatto che il suo rapporto con lei sia sempre al limite tra il professionale e la complicità, tra l'esserne uno spasimante ed il farle da genitore.

Il risultato come detto tuttavia appare del tutto insoddisfacente. La recitazione di Verdone è sicuramente interessante e come sempre da caratterista, ed è quella che negli anni successivi verrà affinata e lo consacrerà definitivamente, ma risulta comunque forzata, ed eccessivamente studiata.




La performance della coprotagonista, Natasha, al suo esordio cinematografico e comunque pur sempre una adolescente, non è stata risparmiata dalla critica, anche se forse non è il male peggiore del perché molte scene non risultino fluide ma un insieme di battute visibilmente attaccate tra loro. Lo stesso film soffre anche un po' di quello che capita spesso a molte commedie poco amalgamate e cioè di apparire come un insieme di sketch aggiuntati tra loro in post produzione. 

Si salva Elena Fabrizi, che viene anche insignita di un David di Donatello, principalmente perché nelle scene che vengono buttate in caciara, è quella che appare più naturale e credibile di tutti in quella parte. 

Menzione a parte per Fabrizio Bracconeri, anch'egli all'esordio cinematografico, che però nella parte del disinvolto e sveglio amico del protagonista non convince del tutto, di fatto di li a poco verrà scelto per un ruolo diametralmente opposto, che invece ricoprirà egregiamente, quello di Bruno Sacchi, ne "I ragazzi della 3C", dove forse anche per la sua fisicità al tempo, viene messo in un ruolo più da sempliciotto e pacioccone, che da invadente e spaccone.

Nota più negativa di tutte, l'umorismo. La romanità viene espressa non certo nel più becero o scontato dei modi, ma non arriva comunque ad essere una comicità che possa coinvolgere a livello nazionale. La scontatezza di molte delle battute non arriva nemmeno ad essere il problema stesso della scena in se e per se, è proprio il modo forzato e meccanico con cui vengono snocciolate che non attrare. Sembra sempre che ad A corrisponda B, ogni azione ha la sua reazione scontata, da commedia all'Italiana.. che per carità, quello era, ma direi che da Verdone si ambisca sempre ad aspettarci qualcosa di più. 

sabato 6 novembre 2021

"Per Firenze" #Recensione

(Questo post non vuole essere una vera e propria recensione, più una segnalazione, del fatto che un documento del genere esista e sia accessibile in forma gratuita e completamente restaurato, sul sito Raiplay.it).

Durante questa settimana, esattamente il 4 Novembre, ricorreva l'anniversario di quella che è conosciuta come "L'alluvione di Firenze". 
Trattasi nello specifico dello straripamento del fiume Arno, che attraversa da sempre la città, a causa delle ingenti piogge dei giorni precedenti, accaduto oramai 55 anni fa.

A brevissima distanza dai fatti, nell'ordine di poche settimane, il noto regista fiorentino Franco Zeffirelli fece uscire un documentario, intitolato "Per Firenze", che ripercorreva con immagini dei fatti reali, interviste, ed una narrazione a volte in presenza ed a volte fuori campo, tutti quei concitati momenti ed i frenetici giorni successivi.

L'elemento più distruttivo come detto fu proprio l'acqua, arrivata in alcune zone addirittura all'altezza di 6 metri, che si portò via 35 vite umane, tra la città e le campagne limitrofe, ed una lunga, lunghissima scia di distruzione, soprattutto di archivi storici ed opere d'arte.


Ed è proprio su questo punto che il regista si sofferma maggiormente, cercando di evidenziare come non sia stata solo Firenze a rimetterci, ma come tutta l'umanità abbia perduto pezzi della propria storia, pezzi di estremo valore. 

Tutto il documentario non vuole infatti essere particolarmente narrativo o nozionistico, ma più un grido d'aiuto al mondo, da parte di tutti coloro che dai fatti avevano appena subito un danno e da parte di tutti coloro che già erano in prima linea per cercare di riportare la città il più possibile a quella che era fino a pochi giorni prima. 

Le immagini di tutta quella massa d'acqua, che aveva creato fiumi dove prima c'erano auto e strade, miste alla suggestione che spesso crea il bianco e nero, miste ad un sonoro a tratti volutamente atroce, cercano di voler dare allo spettatore una infarinatura di poco meno di un'ora (la durata del documentario è di 55 minuti), di quello che sono stati quegli interminabili momenti/giorni.

Il risultato preventivato fu ottenuto, l'opera di Zeffirelli ebbe molto risalto in tutto il mondo e richiamò intorno alla tragedia, sia mediaticamente che fisicamente un sacco di persone a cercare di poter fare tutto il possibile per salvare parte di quello che era stato compromesso. 



lunedì 1 novembre 2021

Non chiamatela discoteca. #RiconosCinema


 In questa foto recente si vede quello che è probabilmente tra i locali da ballo piu antichi e longevi al mondo, o quanto meno certamente d'Europa. Oltre a tale primato può vantare anche il fatto di non aver mai cambiato nome, in tutti i suoi oramai quasi 100 anni di storia.

Si tratta del locale notturno, (tuttora attivo) con annesso ristorante, ma con funzione principale di discoteca, "La Capannina", con esattezza La capannina di Franceschi, dal nome del suo fondatore nel 1929. Attività poi ceduta dopo i fasti del boom economico degli anni 60-70, ma che anche con il nuovo gestore ha mantenuto lo stesso stile e naturalmente la stessa struttura. 

Si trova nel comune di Forte dei Marmi, nella Versilia storica, e riscosse come locale immediatamente un grandissimo successo. Era frequentato abitualmente da nobili, da intellettuali, tra i quali : Primo Levi, Montale ed Ungaretti ne erano frequentatori assidui, da imprenditori come Agnelli e Moratti e negli anni del suddetto boom economico si esibirono molti degli artisti musicali di spicco del momento, italiani ed internazionali da Patty Pravo a Ray Charles. 

Ma quello che interessa maggiormente a questo blog, è come abbia fatto da set cinematografico per varie scene in diversi film girati in Versilia, tra i quali Sapore di mare (1983) ed Abbronzatissimi (1991). 
In entrambi presente Jerry Calà che poi negli anni successivi diventerà proprio ospite fisso del locale, come musicista/intrattenitore per le serate. 

sabato 30 ottobre 2021

"Hasta la vista, baby!", le frasi più famose dei film - #CineQuotes

La battuta è stata pronunciata da Arnold Schwarzenegger, nel secondo capitolo della saga dei Terminator, Terminator 2 - il giorno del giudizio, uscito nel 1991.

La frase è un misto spagnolo-inglese, se infatti per la prima parte "Hasta la vista", si parla di un esistente ma non particolarmente usato saluto in lingua spagnola, il "baby" finale viene direttamente dal mondo anglosassone.

Letteralmente la prima parte significa "Fino a quando" (Hasta), "Non ci rivedremo" (La vista), mentre il "Baby" (Bambina), è spesso usato per intendere quello che in Italiano sarebbe il "piccola" o "piccolo" detto magari affettuosamente al proprio partner.

E' stata appunto resa popolare dAl film in questione, tanto che oggi è quasi impossibile usarla nel parlato comune senza fare un chiaro riferimento alla pellicola.


Quello che la rende ancor più particolare è il suo misto serio-faceto, mentre infatti "Hasta la vista" (se pur di fatto espressione formale), veniva usato per lo più per rappresentare un momento in qualche modo drammatico, dove si salutava qualcuno, con la certezza di rivederlo ma senza sapere quando, il "Baby" finale è la quintessenza dell'assurdità.

Se a ciò aggiungiamo il fatto che venga detta tra due personaggi che nel film non hanno nessun aspetto sentimentale che li unisca, in più poco prima di sparare un colpo d'arma da fuoco "mortale" e visibilmente "ferito", con inoltre una pioggia di scintille alle spalle e tra due robot.. decisamente era la frase giusta per il momento particolare in cui è stata pronunciata.

lunedì 25 ottobre 2021

Ciao "Gunther"! #CineFacts

La carriera cinematografica, intesa puramente come pellicole a cui abbia preso parte, di James Michael Tyler, non è certamente stata una delle piu memorabili, soltanto poche apparizioni in produzioni verso la fine degli anni 90, tuttavia questo lo qualifica come attore di cinema e gli permette di essere ricordato, augurandoci degnamente, su questo blog.

Egli doveva infatti quasi interamente la propria popolarità al mondo delle serie televisive, una in particolare, era stato, anche a distanza di anni dal termine delle riprese, per tutti, "Gunther", un umile barista di New York, gestore della caffetteria "Central Perk", all'interno della fortunatissima serie televisiva FRIENDS, andata in onda per 10 anni, dal 1994 al 2004. 


Ruolo che aveva ricoperto piu volte anche nel mondo reale, in vari frangenti nel corso dei 20 anni successivi, quandunque venissero allestiti set reali, identici a quello della serie, dove egli stesso in persona partecipava come barista. Curiosamente, il ruolo di barista nella serie era era stato affidato proprio perché era l'unico tra tutte le comparse sul set ad essere in grado di usare la macchina del caffè. 

Nonostante una laurea in Geologia, aveva visto nel mondo della recitazione la sua vera strada e la sua prematura scomparsa, a soli 59 anni, a causa di un tumore giunto ormai al quarto stadio, che non gli aveva permesso nemmeno di essere presente alla Reunion del cast della serie, avvenuta proprio quest'anno, lascia tutti i fan con la consapevolezza di quanto toccate siano state le loro vite da tale serie, se persino un membro non principale del cast, fosse un ricordo cosi vivo e cosi vero, a distanza di talmente tanti anni. 

venerdì 22 ottobre 2021

Che cosa è un Cineforum? - #CineFacts

Cineforum è una parola composta da Cine (Cinema) e Forum (Riunione).

La parola forum viene direttamente dal latino, dove stava a significare mercato o luogo pubblico.

Inteso nell'immaginario collettivo solitamente come parte o a volte sinonimo di Cineclub, non sono al inscindibili, infatti anche se solitamente il cineforum è il proseguo a livello temporale del cineclub, non è detto che non siano invece elementi da potersi vivere a se stanti.

Spieghiamo dunque allora prima che cosa sia un Cineclub : dicesi Cineclub, un luogo, ma la location non è realmente rilevante, dove persone si ritrovano per una proiezioni privata di un film già in commercio.

Dicesi invece Cineforum, la discussione post film, a cui prendono parte tali persone, riguardo agli argomenti ed aspetti della pellicola stessa.



Come detto le due cose non sono inscindibili, potrebbero sussistere dei cineclub molto ricreativi, ossia dove si passa il tempo a visionare un film insieme, ma non se ne sente necessariamente il bisogno di attivare una qualsivoglia analisi collettiva sistematica dopo la proiezione.

Viceversa, specialmente al tempo d'oggi con tutti i supporti media per poter guardare un film comodamente da casa propria, potrebbe esistere un cineforum, dove la gente si ritrova per la sola discussione, senza cineclub, avendo visto in film concordato tra i partecipanti, da casa nei giorni precedenti, ad orari diversi.

Ma quale è lo scopo più profondo di un cineclub/cineforum oltre al mero aspetto ricreativo. Il fine più "alto" solitamente non è altro che dare accesso e divulgare, pellicole che altrimenti non sarebbe stato possibile conoscere, film minori o che semplicemente non hanno ricevuto attenzione dai media. Tale "regola" nella scelta delle pellicole non è intransigibile, ma è un buon obiettivo che molti membri di questi "club" si prefiggono.

martedì 19 ottobre 2021

Ovosodo (1997) #Recensione

Ovosodo (Toscano per Uovo sodo), è un quartiere di Livorno, nella zona del centro, che prende il nome dal fatto che i colori sociali per il palio che si disputa in città, siano il bianco ed il giallo, quelli appunto di uovo sodo.


Il film è un'opera che ha ormai quasi un quarto di secolo, uscito nel 1997 sotto la regia di Paolo Virzi, anch'egli Livornese e che tratta le vicende di un giovane adolescente, dalle prime esperienze di socializzazione con i primi calci ad un pallone in cortile, fino a quelle piu complesse della vita da adulto e delle dinamiche familiari. Dinamiche che vive prima distrattamente come ogni bambino e poi  precocemente in prima persona visto il susseguirsi di eventi segnanti, in positivo ed in negativo, che accadono nella sua giovane vita.

Il tutto viene descritto da una voce narrante, la stessa del protagonista, che racconta e commenta i fatti salienti della propria vita, come vorremmo fare tutti, col senno di poi, potendo spiegare al mondo il perché delle nostre scelte e dei nostri gesti. 

Le suddette vicissitudini familiari che contraddistinguono l'esistenza del protagonista sin da piccolo, come la perdita della madre, l'incarcerazione del padre, l'arrivo di una matrigna a prenderne il posto prepotentemente, avvengono all'interno di un contesto cittadino dove si deve crescere velocemente se non si vuole essere sottomessi. (Le scene non sono girate esattamente ad Ovosodo, ma in un quartiere di periferia).



Naturalmente, essendo una commedia, viene tutto condito di umorismo, quello tipico labronico, misto all'autoironia di un giovane che analizza la propria vita in maniera oggettiva e non teme di definirsi sfigato od incapace in quello che crede oggettivamente di non saper fare. Si sente impreparato alla vita, all'amore, al lavoro e spesso sceglie la strada piu semplice, talvolta addirittura semplicemente quella che gli capita davanti.

Ma il risultato non è comunque niente male e si rende conto che tante piccole soddisfazioni e forse addirittura la felicità, la si può trovare anche intorno casa. Pur rimanendo con la sensazione, anche fisica, di avere come un uovo sodo dentro, che "non va ne su, ne in giu", per tutto quello che è rimasto di inespresso nella propria vita. 

La "Livornesità" è sicuramente espressa egregiamente e non poteva essere altrimenti, vista la cittadinanza di Virzi, gli stessi attori sono risultati credibili, soprattutto la Pandolfi, nei panni della fidanzata del protagonista, pur non essendo nemmeno toscana. Il film ha ricevuto alcuni premi, tra i quali forse eccessivo il David di Donatello a Nicoletta Braschi, nei panni di una professoressa che si lascia andare a legami particolarmente forti con i propri studenti. 

In sostanza è un film che vale la pena vedere e magari rivedere a distanza di anni, che tratta bene le tematiche che narra e che lascia con la consapevolezza che la strada che stiamo seguendo, anche se non è quella che ci siamo scelti, va accettata, e solo cosi ci restituirà in cambio la soddisfazione di averla vissuta, anche se quella sensazione ci lascerà un leggero retrogusto, di "ovosodo". 

"Ecce bombo" #FrasiFamose