mercoledì 18 agosto 2021

Da "Safety last" a "Safety first"

La realizzazione dei film ha da sempre avuto come parte del suo obiettivo di intrattenere, l'intento di stupire lo spettatore.

A sua volta gran parte di questa attrazione è spesso venuta da quelle scene che in Inglese vengono chiamate "stunts" e che sono interpretate da coloro che ormai anche in italiano vengono comunemente chiamati "stuntman". 


Ma la parabola di che cosa sia stato considerato un rischio accettabile ed anche legale, è cambiata molto nel tempo.

Molti attori, agli albori della nascita del cinema, provvedevano ad essere loro stessi gli stuntman, mettendosi in prima linea, a far evoluzioni che facevano temere tutti per la loro incolumità, gli spettatori e le crew sul set, e sicuramente lo temevano pure loro stessi.

Il titolo di questo post deve il proprio nome ad una pellicola ormai quasi centenaria, uscita precisamente nel 1923, di Harold Lloyd, in cui lo stesso, oltre ad essere il protagonista del film, appariva fare evoluzioni sorprendenti, con l'aiuto, come era per molti all'epoca ed oggi, di illusioni ottiche che grazie ad angolazioni di ripresa e trucchi pratici simili, rendevano il tutto ancora più spettacolare. 

Un nome dell'epoca ben noto per essere stato lo stuntman di se stesso per tutta la propria carriera, è quello di Buster Keaton. 

Il quale doveva il proprio nome d'arte addirittura al grande mago Houdini, che stupito proprio dalle sue evoluzioni esclamò "What a buster!".

Questo genere di attività però un conto lo porta sempre, ed infatti egli non è stato esente da conseguenze fisiche, essendosi addirittura rotto il collo durante la realizzazione di uno dei suoi film.



In tempi recenti, ha fatto molto notizia, anche se sembra essere cosi da quasi tutta la sua carriera, il fatto che Tom Cruise esegua i propri stunt personalmente, senza controfigura e questo al giorno d'oggi è sorprendente perché gli attori sono cosi ben pagati e le produzioni hanno budget cosi grandi che non ce ne è assolutamente più necessità. 

La cosa non si limita, nel caso di Cruise, ad eseguire la parte inserita nel copione, per quanto rischiosa, al momento di dover girare la scena, ma riguarda tutto un processo di preparazione che egli fa con dedizione e meticolosità. Uno degli esempi più noti è come abbia conseguito addirittura la patente di pilota di elicotteri per poter girare alcune scene specifiche in uno dei suoi film. 

Altro aneddoto curioso, è come una volta si sia allenato per settimane per una scena dove aveva da trattenere il respiro e lo ha poi fatto per ben 6 minuti e mezzo, record poi soffiatogli dalla collega Kate Winslet, che recentemente ha anche lei girato una scena sott'acqua per un film in uscita ed ha deciso di non usare controfigure, trattenendo il respiro per ben 7 minuti e 14 secondi. Ovviamente parliamo di "record" per delle pellicole cinematografiche, non in termini assoluti di apnea.

Inoltre, sempre in tempi recenti, è diventato sempre più più credibile, ed incredibile, quello che la tecnologia è in grado di fare, in generale nella vita di tutti i giorni, ma in questo caso stiamo parlando proprio di quello che sia stata capace di ottenere come risultato finale, applicata alla cinematografia.

Molte scene che avrebbero richiesto stunt fisici hanno potuto essere realizzate al computer e quelli che una volta, a volte, erano attori improponibilmente truccati, effetti speciali poco credibili e stuntman in carne ed ossa a dover eseguire scene, ad oggi in molti casi sono immagini generate al computer, spesso chiamate con l'acronico inglese C.G.I. 

Le regole però come detto sono molto cambiate negli anni, specialmente per l'incolumità degli attori, a cui non è più permesso prendersi rischi personali considerati eccessivi, per il solo obiettivo della spettacolarizzazione e del successo.

In sostanza è avvenuto quello che è accaduto nei confronti del mondo animale, dove prima era accettato e non faceva troppo scalpore includerne la morte in una pellicola se la scena lo richiedeva, mentre adesso non è più possibile uccidere nessun tipo di animale durante le riprese di un film e devono essere sempre usati stratagemmi per farlo invece semplicemente apparire.


sabato 14 agosto 2021

"I'll be back!", le frasi più famose del cinema - #CineFacts

La frase del titolo è in versione originale, perché la traduzione inserita nel doppiaggio è piuttosto controversa ed ha ricevuto varie critiche nel corso degli anni.

Stiamo parlando della  battuta pronunciata da Arnold Schwarzenegger, nel primo capitolo della saga The Terminator, uscito nel 1984.



La traduzione naturale sarebbe stata "Tornerò", tuttavia è stato scelto di doppiare quella originale nel film con un "Aspetto fuori", che a molti non è affatto piaciuto. La spiegazione è quasi esclusivamente da attribuirsi ad una questione di labiale, l'altro modo non avrebbe conciso con le immagini, mentre la "A" aperta della prima sillaba rende più naturale il movimento della bocca nel doppiaggio.

Tuttavia, volendola analizzare più a fondo, nel suo aspetto concettuale, più che quello pratico, questa variazione fa cambiare completamente la scena, facendo perderle il suo aspetto di minaccia e diventando invece una curiosa espressione a forte carica sarcastica, dato come poi si svolge l'esatto contrario e questo non la rende affatto male come scelta linguistica.

Curioso è anche come si sia arrivati alla scelta di tali parole in lingua originale, dove non sono mancati gli attriti ancor più che nel doppiaggio nostrano.

Sembra infatti che lo stesso James Cameron, regista ed autore dell'opera, si sia ritrovato a discutere animatamente con Schwarzenegger, durante le riprese del film, proprio per divergenze su quella specifica battuta. 

La posizione di Schwarzenegger era che sarebbe stato molto meglio un meno contratto "I will be back", dato che si trattava pur sempre di una macchina, la quale difficilmente avrebbe usato un linguaggio informale, più tipico degli umani. Al quale appunto Camerun rispose di limitarsi a leggere quello che era già sul copione, Schwarzenegger rinnovò dunque la sua obiezione e Cameron pose fine alla discussione con un : "Io non correggo il tuo modo di recitare e tu non correggi il mio copione". 

Il resto è storia, il film fu un enorme successo e la frase, rimasta nella sua forma contratta è ad oggi la battuta più iconica nelle menti della gente di tutta la carriera di Schwarzenegger. 

martedì 10 agosto 2021

Che cosa è un Remake?

Remake è una parola Inglese, Re-make, letteralmente Ri-fare, significa appunto "Rifacimento".

E' molto in voga nel mondo del cinema e con essa si indica quando una pellicola già uscita, anni o decadi prima, viene rigirata di nuovo, mantenendo molte delle sue caratteristiche iniziali ma cambiandone alcuni aspetti, personaggi, sfaccettature.

La parola non copre uno spettro particolarmente ampio, infatti non è possibile fare un Remake tra campi diversi, in tal caso, per esempio se si trasponesse una commedia teatrale al cinema, si parlerebbe di "adattamento" cinematografico.

Un esempio di remake famoso, ben riuscito e che forse ha addirittura superato il valore dell'originale, è il film horror "The Ring", uscito nei primi anni duemila, rifacimento a marchio statunitense del film Ringu, realizzato in Giappone pochissimi anni prima.

La nuova versione ne è sicuramente una più occidentalizzata, ma anche una che mantiene ed anzi accentua il suo elemento più essenziale, quello di riuscire a terrorizzare lo spettatore, aspetto chiave per un horror ben riuscito. 

Senza scendere in dettagli e rischiare magari di fare spoiler, il succo è che sembra che il regista sia riuscito a cogliere l'essenza della pellicola originale, caratteristica fondamentale per ottenere un buon risultato e ne abbia realizzata una più adatta al nuovo pubblico, ma senza snaturare, edulcorare, ne perdersi nell'altra direzione, della spettacolarizzazione gratuita. 

Come per "Sequel" e "Prequel", anche Remake ha la sua parola a cui viene spesso associato se non addirittura in alcuni casi confuso, ossia Reboot.

Reboot, viene anch'esso dall'inglese, Re-boot, letteralmente Ri-avviare ed è una differente tipologia di rifacimento, dove non si prende più in considerazione un film specifico, ma una intera saga (spesso nominata anche come "Franchise").

Rimane il tema di mantenere molti degli aspetti principali di una serie di film, ma non se ne gira uno nuovo basato specificamente su di uno già uscito, al contrario si fa ripartire la stessa saga da zero, per proporsi ad un pubblico nuovo, che magari non è al corrente di quella precedente, ma soltanto del nome e della fama di essa. 


venerdì 6 agosto 2021

"La donna elettrica" - #Recensione


La donna elettrica è un film islandese di recente uscita (2018), dal titolo potrebbe sembrare voler cavalcare in maniera plateale qualche tema attuale per trarne pubblicità, ma non è affatto cosi.

E' realmente la storia di una donna, la protagonista, indipendente e con dei valori veri, ma non cerca, la pellicola, di voler dare un doppio fondo al perchè della sua rettitudine e non c'è una morale riguardo ai sessi o alle problematiche della società riguardo ad essi.

E' come detto soltanto una gran persona, che si imbarca in una battaglia per il pianeta, nel suo piccolo, cercando di bloccare lo sviluppo sconsiderato e l'attuale gestione, di alcune multinazionali dell'elettricità sul suo territorio.


Questo aspetto, insieme al titolo, sono forse la parti meno riuscite e meno sviluppate di tutta l'opera, il resto... è veramente tutto ottimo.

Se pur da catalogare come commedia, vagamente thriller, gli aspetti base di un film ben riuscito ci sono tutti e ben amalgamati. La recitazione di tutti i protagonisti e comparse è assolutamente credibile, la trama è sufficientemente articolata ed i colpi di scena non risultano ne forzati ne spettacolarizzati.

La stessa Islanda ne esce a testa altissima, perchè per tutto il film vengono mostrati senza nessuna invadenza, tutti gli scenari piu favolosi che tale terra possa offrire. Con malizia sembrerebbe quasi uno spot pubblicitario pagato dal governo per accrescere il turismo, ma tornando razionali, è soltanto una terra che offre cosi tanti panorami da film che era probabilmente impossibile non lasciar che se li godesse anche lo spettatore in quasi ogni scena.

Andando agli aspetti tecnici, il film ha avuto un costo non da poco per un cinema come quello Islandese, circa 3 milioni di euro, che si sono trasformati in 4 in ingresso per la produzione al botteghino.

L'opinione della critica riguardo al film è stata ancora piu positiva della ricompensa monetaria del pubblico, venendo definito da piu parti come film interessante e ben recitato, tanto che, Hollywood non se ne è stata a guardare, ed ha acquisito celermente i diritti per un futuro e probabilmente di prossima uscita, remake. Jodie Forster è già stata annunciata salvo imprevisti, come protagonista certa.

In sostanza è un film che non tradisce le aspettative, anche perchè poche se ne creano a prescindere nello spettatore conoscendone soltanto titolo e cast, ed anzi stupisce, senza trovate fuori luogo, senza apparire irreale e sconnesso dagli istinti naturali umani, ma anzi con la propria semplicità. 

Un film per tutti, che mantiene anche una ironia di sottofondo che fa scorrere ancor meglio il tutto, data la rilevanza e gravità dei temi principali trattati.


martedì 3 agosto 2021

"Amo l'odore del napalm al mattino" - #RiconosCinema



La frase in questione, in lingua originale “I love the smell of napalm in the morning.” si trova all'interno del film "Apocalypse now," film sulla guerra del Vietnam, terminata pochi anni prima, diretto da Francis Ford Coppola ed uscito nel 1979.
E' stata pronunciata dal Tenente Colonnello William (Bill) Kilgore, interpretato da Robert Duvall.

Non è detto che per essere a conoscenza di tale frase si debba aver visto il film, infatti per molti è arrivata prima la conoscenza della citazione, diventata una espressione molto usata, che la visione della pellicola, che per quanto famosa, è ad oggi un'opera piuttosto datata. 

E' un chiaro riferimento alle classiche frasi mattutine come "Adoro l'odore del caffè al mattino", ma che in tempi e clima di guerra, prende una accezione più cinica e macabra. 




Nello specifico, il napalm è un prodotto che venne usato in maniera consistente da parte delle truppe americane durante tale guerra, venendo rilasciato dagli aerei su vaste aree di territorio per annientare tutto quello che vi si trovata. Il nome è una parola composta, formata dai due tipi di acidi che servono per realizzarlo, naft-enico e palm-itico.

Il film fu un grande successo sin già dalla sua uscita, con molteplici candidature a premi di cui molti vinti. Ad oggi è considerato uno dei 100 migliori film americani di tutti i tempi, ed appunto un contenitore di varie frasi passate alla storia, tra le quali quella appena trattata, che è anch'essa inserita tra le 100 migliori frasi del cinema americano, secondo l'AFI (American Film Institute).


sabato 31 luglio 2021

Il Ciucheba, per trent'anni la discoteca piu premiata e piu amata d'italia.


Il Chiucheba è stato un famosissimo locale sulla costa Toscana, nella provincia di Livorno, sito esattamente a Castiglioncello, nel comune di Rosignano, che dagli anni 70 ai primi 2000, fu uno dei locali più frequentati in assoluto da tutte le star nostrane.
"E stato" perché non è più in uso, nonostante la sua struttura, fatiscente come si nota nella attualissima foto, sia ancora in piedi e continui ad essere oggetto di discussioni.
In quale modo però è questo degradato luogo rilevante alla causa cinematografica, la risposta è semplicemente perché per quasi 30 anni è stato uno degli epicentri, della vita mondana, ma anche di molte esibizioni dal vivo, di moltissimi personaggi del mondo dello spettacolo, tra i quali tantissime star del cinema.
Per far capire la portata e rilevanza di tale luogo, basti pensare che non solo Alberto Sordi prese casa proprio a Castiglioncello, ma che il lungo mare del luogo è stato a lui dedicato dopo la sua scomparsa.

Il Ciucheba fu fondato anni prima da 3 amici di Firenze, il nome è infatti composto dalle prime sillabe dei loro rispettivi cognomi. Fu poi rilevato da Mauro Donati che in breve tempo lo portò ad una popolarità nazionale durata 3 decadi. 

La location è molto suggestiva, immerso nel verde della pineta locale ed affacciato sul mare di una della tante piccole baie. 
Tra i suoi frequentatoti più assidue legati al cinema, si sono alternati negli anni : Leonardo Pieraccioni, Roberto Benigni, Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Beppe Grillo, e moltissimi altri, oltre a tutti gli altri V.i.p. dello spettacolo, Gianna Nannini, Mara Venier, Alba Perietti, Giogio Armani e naturalmente Renato Zero, uno dei fedelissimi e grande amico personale del gestore, che non mancava quasi mai di essere presenti alle serate importanti.

Dagli anni settanta ai primi anni duemila ha rivaleggiato con le maggiori discoteche d'Italia ed oggi non riesce nemmeno ad avere una degna riqualificazione, invece del lento e poco decoroso disfacimento al quale continua ad andare incontro.


mercoledì 28 luglio 2021

The Game (1997) - Recensione

Difficile dire quando un film sia sottovalutato, certamente stiamo parlando di una pellicola che raramente viene citata nelle conversazioni quando si parla dei migliori film Hollywoodiani e questo è un peccato, perché che possa piacere o meno, è sicuramente un film realmente ben fatto.
La recitazione di tutti i protagonisti è eccezionale, la trama intricata ed imprevedibile come si conviene ad un buon thriller drammatico, il finale inaspettato e carico di significato. 
Il tutto diretto da un regista, David Fincher, che aveva appena realizzato con successo "Seven" e si apprestava a dirigere un altro cult degli anni 90, "Fight Club".


Partiamo da uno degli aspetti come detto inconfutabili : l'ottima recitazione... Michael Duglas come protagonista e più che all'altezza del ruolo, coadiuvato de una eccellente performance di Sean Penn, per arrivare alla meno conosciuta Deborah Kara Unger, che ebbe la parte nonostante un po' di scetticismo per il provino video che aveva inviato, ma che sorprese tutti con le sue doti una volta provinata di persona.

All'appello manca Jodie Foster, che infatti non è presente con nessuna parte nel film, la cosa è rilevante e curiosa, perché a lei era stato promesso un ruolo ma una volta visto il non manifestarsi della cosa, ha citato la casa di produzione, per una cifra veramente notevole, oltre i 50 milioni di dollari. La causa si è poi conclusa con un accordo privato tra le parti. 

La trama vede un magnate della finanza, Nicholas Van Orton, aver perso negli anni gli affetti, vuoi per eventi tragici per i quali non poteva far niente e dei quali si duole, vuoi per aver fatto scappare dalla propria vita legami ai quali in fondo teneva, vuoi per aver allontanato volontariamente persone alle quali non trovata più uno scopo per continuare a tenerle vicino a se.

Ed è proprio lo scopo quello che inizia a mancare anche a lui stesso, nemmeno i soldi, da sempre una direzione inattaccabile per gli esseri umani e certamente ancor più per lui, non possono più essere, da soli, il suo unico obiettivo di vita.

Inizia un distacco sentimentale dalla realtà, che lo stava portando all'autodistruzione, fino a.. fino all'intervento del fratello, Sean Penn, con una busta, contenente l'invito per poter partecipare ad un fantomatico gioco.. 

Il film parla di profondi temi personali della vita di tutti i giorni, dubbi interiori, fantasmi dal passato, atteggiamenti sconsiderati nei confronti del prossimo, ma lo fa attraverso un thriller/drama che lascia lo spettatore incollato allo schermo perché ogni volta che qualcosa sembra ovvio, decade, come un puzzle che si compone ed ogni volta poi si scompone.

"Ecce bombo" #FrasiFamose