sabato 30 aprile 2022

Adriano Olivetti - La forza di un sogno (2013) #Recensione


 Adriano olivetti la forza di un sogno è un docufilm firmato RAI del 2013, che raffigura davvero poco e poco degnamente la figura di Olivetti e la grandezza delle sue scelte, imprenditoriali ed umane.

La trama è semplicemente un riassunto della vita della famiglia Olivetti, come era giusto che fosse, dalla nascita della prima fabbrica di famiglia, grazie al padre di Adriano, Camillo, fino quasi ai giorni nostri e di come si siano sviluppate le iniziative intraprese da Adriano, anche dopo la propria morte. 

 

Il film tratta un po' tutti i temi essenziali della vita di quello che è stato di fatto uno dei più grandi imprenditori italiani, certamente visionario, ma non solo nel campo aziendale, anche in quello umano, dove ha cercato di dare per tutta la propria esistenza, la maggior dignità possibile al lavoro di operario, ed agli operai stessi, grazie anche alla creazione di vere e proprie aree all'interno delle fabbriche, dedicate al benessere psicofisico del lavoratori.
Non fu però appunto soltanto un eccellente imprenditore nel campo delle macchine da scrivere (ereditando e portando avanti la storica ditta di famiglia), ed una guida a tratti anche
spirituale per le comunità da lui create, fu anche (grazie all'aiuto del suo staff) un visionario, in grado di prevedere, anticipare, e completare, un progetto che è possibile definire come uno dei primi e piuttosto primitivi, personal computer.

Purtroppo però, tutto quello appena detto, viene raffigurato in questa miniserie della Rai (è andata in onda in due puntate), in maniera terribile. I traguardi imprenditoriali e di innovazione di Adriano Olivetti risultano quasi in secondo piano rispetto alla miriade di storie d'amore, relazioni extraconiugali, etc, trattati nel film. Una costellazione di intrecci amorosi quasi del tutto irrilevanti ai fini della storia, che allungano a 3 ore un docufilm che altrimenti sarebbe stato (ingiustamente) di 40 minuti. Vengono trattate anche storie d'amore tra dipendenti della sua fabbrica, in un eccesso stucchevole di romanzatura, con tanto di coincidenze surreali usate come colpi di scena.

La recitazione di quasi tutti i membri del cast risulta atrettanto tremenda, i monologhi del suo fedele addetto alle vendite sono l'apoteosi di quello che oggi verrebbe definito "cringe", ma la palma del peggiore spetta certamente a Luca Zingaretti, assolutamente inespressivo, assolutamente avulso dall'atmosfera che le scene avrebbero dovuto dare, ed assolutamente non credibile nella parte, con tanto di protesi ai capelli snervante per quanto ovvia. Si salva una giovane Elena Radonicich, nella parte della giovane compagna di Adriano, Grazia.

Tutti gli altri aspetti tecnici sono altrettanto scadenti, con tanto di telecamera che in alcune scene addirittura traballa, e per quelli più sensoriali, il film risulta per niente coinvolgente ed in parte sconclusionato, nonostante dei semplici fatti reali concatenati e conclamati quelli da raccontare.

Comprensibile che non dovesse e potesse essere un capolavoro, e che certamente avesse un budget modesto, ma nella stessa categoria vi sono altre opere simili della stessa RAI, come i docufilm su Enrico Piaggio e su Gino Bartali, che invece avevano impressionato per essere stati molto ben fatti, ma probabilmente il peso specifico dei protagonisti, Alessio Boni e Pierfrancesco Favino, hanno inciso determinantemente rispetto a quello di Zingaretti.

In sostanza un'opera assolutamente inconsigliabile, nè a chi possa essere intrigato dal personaggio di Olivetti, perchè non gli rende giustizia, nè da chi possa voler semplicemente essere intrattenuto un paio di sere sul divano, perchè ci sono commedie romantiche molto migliori. 

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